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Autore: Guitarist_Inside    01/12/2009    5 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi!!
Scusate se non ho aggiornato prima, ma, oltre al fatto che per 3 o 4 giorni ho temuto di aver perso per sempre l’ispirazione, questa settimana sono stata presa da vari impegni scolastici e non…

Indovinate cosa c’è ora?
Sì, lo so, ormai sono prevedibile… XD
Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie (XD):
Come sempre, grazie mille a tutti voi che leggete e recensite questa mia prima fic ^_^ Non sapete quanto mi faccia piacere!! Thank you, thank you a lot! *_*
Especially I wanna thank:

Crazy_Me : Grazie mille!! *-* Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto… E che tu gli abbia assegnato il premio per “miglior capitolo della fic fino ad ora” XD (ok, oggi sono più pazza del solito e quindi sparo anche più cazzate del solito XD)
Brevissimo OT: an, comunque lo so che non sono obbligata a leggere ciò che scrivi ^-^ … Comunque, per curiosità e piacere mio, ho letto la tua fic sui Guns N’ Roses… Complimenti anche a te! Hai espresso bene il momento di definitiva rottura e i sentimenti di Slash e Axl… Devo confessare che varie volte ho desiderato poter vedere un concerto dei Guns, i
veri Guns intendo, ma purtroppo sono nata troppo tardi =(

ZofouArtemis : Thank you girl! Che bello, una nuova lettrice!! *ç*
Guarda, onestamente anch’io spesso ho paura di rendere il testo troppo pesante, o, al contrario, di lasciarlo troppo leggero, quindi puoi immaginare quanto mi facciano piacere i tuoi complimenti… Sei troppo buona XD
E mi fa piacere che ti piaccia il personaggio di Ema… Sì, quella pazza e giovane ribelle che attinge vita dalla musica, in alcuni aspetti può rispecchiare tutte noi… Per quanto riguarda la fortuna, beata lei sì! È l’unica cosa del personaggio che non prende spunto da me: inizialmente abbastanza “sfortunata” come la sottoscritta (se non per alcuni aspetti, che non sono molti ma per me sono importanti *ç*), ha finalmente una botta di enorme fortuna, che purtroppo non ha in comune con la sottoscritta… XD
Per quanto riguarda i consigli, sono ben accetti!!! Sto cercando di seguire il tuo, provando a descrivere maggiormente le reazioni di Billie Joe attraverso i suoi gesti e le sue espressioni… Spero di riuscirci e/o di migliorare in futuro ^-^

K_BillieJoe : Grazie anche a te, dearly beloved (ma quanto amo Jesus Of Suburbia? *.* XD)! Eh, sì, chi non vorrebbe ricevere una proposta come quella che Ema ha ricevuto da Billie Joe??! XD

Helena89 : Maledetta biglietteria del caffien! Non sai quanto odio quando fanno così, continuano a rimandare e poi rimani fregata perché non arriva più niente!! >.<
Tornando alla fic, come ho già detto (cioè, scritto XD), chi non vorrebbe l’immensa botta di fortuna della protagonista e avere l’onore di suonare coi Green Day? *ç*
Per quanto riguarda la valigia… Beh, non sono molto ordinata, si sarà capito… E da quel che so (e che ho visto da alcune foto XDD) non lo è molto neanche Billie… Davvero, se nessuno ci dicesse mai di fare un po’ d’ordine, alla fine non so chi vincerebbe la “gara di disordine” tra me e BJ… (e vantati pure -.-“ XD). Che poi è anche scientificamente provato che l’Universo tende al disordine, quindi… XD
However, mi fa piacere ti sia piaciuto il punto in cui Billie scherza dicendo che pensava di essere lui quello disordinato!
Per come farà Ema a “dire” ai suoi che se ne va in tour coi GD, beh avrai una risposta in questo capitolo… Per come lo dirà agli amici, ti tocca pazientare fino ai prossimi per saperlo XD
“Magari tra qualche anno al suo posto ci sarai tu.. :)” <-- riprendendo come risposta la tua prima parola: magariiiiiii *ç* XD Ma sarebbe troppo bello per essere vero… u.u XD

SilentMoon : Grazie mille darling *-*
Sono contenta che tu segua la mia fic, davvero ^-^
Ho provato a seguire anche il tuo consiglio di aumentare la quantità di “You know”… Li amo quegli “You know” detti con la
sua pronuncia *-* Mentre ho scoperto che la mia prof di Inglese non li ama per niente invece XD Mi ha tirato un’occhiataccia quando nell’interrogazione, quasi senza rendermene conto, ne ho messi uno o due… o.O Nooo Billie ha contagiato anche me con la “YouKnowITE”!! XDD
Ahahahah… XD ..Il concerto dei Green Day in parterre: 41 euro e 42 cent, con Mastercard; cadere all’indietro mentre Billie ti tende la mano: non ha prezzo! XD E neanche venire essere indicata da Billie che dice verso di te “You, yeah, you… Come on” (o qualcosa del genere) per farti salire sul palco, ma nel momento in cui il tipo della Security arriva per tirarti su qualcuno (qualcuna in questo caso) improvvisamente ti sotterra togliendoti l’aria e il tizio manco ti vede e tira su quest’altra… -.-“ >.< XD (Adesso rido, ma al momento non so che le avrei fatto… E a pensarci bene non so cosa le farei neanche
adesso, se la vedessi… muahaha)… Beh, vedrai che la prossima volta ce la faremo e saliremo tutte e due *ç* XD

Fujiko Chan : Carissima!! *ç*
Ok, per questa volta ti perdono il ritardo, ma non farla diventare un’abitudine eh.. XDD
Uhm… Da oggi allora devo chiamare “Ema” anche te?? Che bello allora ho trovato un’omonima! XD
Dai dai però correte non vorrete prendere l'aereo soli soletti xD (in realtà io sì ndEma) <-- XD (le tue recensioni son sempre divertenti XD)
Ema: Beh non sarebbe una cattiva idea…
Io (in qualità di scrittrice): C’avrei scommesso che l’avresti detto u.u
Ema: Beh, allora ci fai arrivare in ritardo, vero? *occhio dolci*
Io: Non ho mai detto ciò…
Ema: Cattiva *mette il finto muso*…
Io: Cattiva? Dopo il colpo di fortuna che ti ho fatto avere? Dovresti ringraziarmi, ingrata u.u
Ema: Sì, grazie ^-^… Però magari potresti mettere del traffico per strada come l’altra volta…
Io: XD Già il viaggio in taxi è abbastanza lunghetto… Accontentati u.u XD
Ema: Ok… Però quando arriviamo non ci saranno dei rompicoglioni in aereo vero?
Io: Uhm… Potrei essere cattiva e metterti la Beat…
Ema: Nononono la Beatrice no… Se non vuoi un omicidio a bordo dell’aereo lascia stare
Io: Ok, per ora te la lascio lontana se no davvero mi sa che qualcuno finisce all’ospedale…
Ema: Lei u.u
Io: Ok, lei… Comunque va bene, te lo concedo: nessun rompiballe… anzi, nessun
rompiballe troppo rilevante (è diverso u.u muahahah) sull’aereo, quando scriverò dell’aereo… Sarai sola con quei 3 pazzi dei Green Day, contenta?
Ema: Sììì *ç* Thank you, thank you!! *_*
Io: Figurati ^^” XD
o.O mi sono un po’ dilungata nel cazzeggio eh… E ho pure spoilerato un pochino… Basta devo smetterla u.u XD… Scusatemi, eheheh *risata imbarazzata*

E ovviamente come sempre grazie anche alla mia Gibson “Baby Billie Joe” che mi è sempre vicina in ogni situazione, e ai Green Day che mi hanno anche regalato una giornata bellissima e indimenticabile, che mi fanno sognare e mi danno l’ispirazione per questa fic, e alla loro musica che è quasi sempre presente nella mia fottutissima vita *_* XD

E grazie anche a chi aggiunge questa fic alle seguite o alle preferite, che vedo aumentare!

Commentate, commentate, commentate *ç*

Ok, vi lascio (era ora, direte voi XD) al capitolo… Spero vi piaccia… See you soon!! ^^




CAPITOLO 9 Let’s go


Andai in sala, misi a posto l’amplificatore e lo stereo e rimisi la mia “Baby Billie Joe” nella custodia. Poi presi in mano la custodia, mentre nell’altra tenevo la valigia.
– Hey, non c’è bisogno, ti presto io le chitarre… – disse Billie, guardandomi sbalordito, non capendone il motivo.
– Grazie mille… Però… Non posso venire senza questa, ecco… Mi ha accompagnato in ogni live in cui ho suonato, dal primo anni fa, nonché in ogni singolo momento della mia vita. Te l’ho detto cosa rappresenta per me questa chitarra… Anche se magari non la suonerò, non posso non portarla… –
Lo so, potevo sembrare impazzita completamente, poteva sembrare un capriccio, ma non lo era. Quella chitarra era davvero importante per me, da quando era con me, era sempre stata al mio fianco, ed era forse l’unica al mondo a non avermi mai voltato le spalle, l’unica che ascoltava sempre pazientemente i miei sfoghi, che fossero questi di felicità, rabbia o tristezza… L’avevo aspettata per tanto, tantissimo tempo, aveva prosciugato i miei risparmi al momento di comprarla quando finalmente era arrivata, ma ciò che era per me non aveva prezzo, e ripagava ampiamente ogni singolo secondo in cui l’avevo ansiosamente attesa e ogni singolo centesimo ottenuto con sacrificio che avevo speso per averla. No, non potevo abbandonarla, non potevo tradirla così, andandomene senza di lei.
Sapevo che per molti questi discorsi non avevano senso, ma di loro non poteva fregarmene di meno: loro non potevano capire. Speravo invece che Billie capisse, e qualcosa mi diceva che ciò fosse probabile: in fin dei conti, anche lui, come me, viveva per e grazie alla musica, anche lui aveva un rapporto simile con alcune delle sue chitarre, in primis la sua bellissima Blue…
Vidi la sua espressione farsi pensierosa per alcuni secondi.
– Beh, quand’è così… Capisco benissimo. – rispose quindi, annuendo.
Lasciai andare il respiro che avevo involontariamente trattenuto per quei secondi di silenzio. Quindi guardai la custodia che tenevo in mano, sui cui risaltava la sua meravigliosa dedica. Poi alzai lo sguardo e lo fissai un attimo, sorridendogli complice. Lo sapevo, lo sapevo che lui avrebbe capito.
Poi mi misi il lettore MP3 in tasca, altro mio compagno di vita, insieme al cellulare, e ci dirigemmo verso la porta.
– Un attimo! – mi fermò Billie, ad un tratto, poco prima di uscire.
– Che c’è? –
– L’hai detto ai tuoi? You know, se tornano e non ti trovano stasera come minimo manderanno la polizia a cercarti, pensando a una fuga o a un rapimento o a non so che cosa… –
– Beh… Casomai domani nel primo pomeriggio, quando torneranno… – risi.
– Beh, comunque sia non è il massimo essere cercati dalla polizia mentre sei in tour, non trovi? You know, è meglio se li chiami e glielo dici –
– Uhm… Non posso chiamarli quando arrivo? – chiesi timidamente.
– No. Chiamali adesso se no non parti, ok? – disse con un tono che voleva sembrare severo, ma non gli riuscì molto.
Mi venne da sorridere: Billie non era un tipo severo, anzi da quel che sapevo non nutriva particolare simpatia per i tipi austeri, ma tutt’il contrario… E anche impegnandosi non riusciva a sembrarlo. Uno che incita a ribellarsi agli ordini non è tipo abituato a vivere prendendo e dando ordini, mi sembrava una cosa giusta, logica.
Comunque, la sua espressione era abbastanza seria: mi si mise davanti a braccia incrociate e mi fissò negli occhi, con uno sguardo che sembrava non voler non ammettere repliche.
Non potei fare a meno di sorridere. Nonostante l’aria che voleva sembrare seria, severa, c’era sempre qualcosa di divertente in lui.
– Ok, ok… Come lei comanda, sir – risposi, con tono scherzoso, abbozzando un inchino.
L’aria seria di Billie andò definitivamente a farsi fottere.
– Ma riesci sempre a farmi ridere tu? Comunque, scherzi a parte, chiama i tuoi che poi andiamo –
Annuii e presi il telefono. Composi il numero dei miei.
Tu…. Tu…. Tu….
Il telefono suonava a vuoto. Ricomposi il numero, ma il risultato non cambiò. Decisi quindi di lasciar loro un messaggio. Ricomposi il numero per la terza volta, e quando la voce automatica della segreteria rispose nuovamente, dopo un’altra lunghissima serie di “tu”, lasciai il messaggio.
– Ciao mamma, ciao papà, sono Ema. Vi lascio un messaggio perché è la terza volta che provo a telefonare ma il telefono squilla a vuoto. Volevo avvisarvi che tra poco parto per l’Australia. No, non sono impazzita, vado in tournée con i Green Day come seconda chitarra, in quanto Jason White purtroppo non può seguirli… È venuto a chiedermelo Billie Joe Armstrong, lead vocals and guitar della band. Quindi adesso partiamo per l’Australia. Non preoccupatevi per me: è tutto ok, anzi, non potrebbe andare meglio. Vi chiamo quando sono lì. Ciao. Vi voglio bene. –
Rimasi col telefono in mano per qualche secondo, poi premetti il pulsante per terminare la chiamata.
Quindi tornai da Billie all’ingresso, dove avevo appoggiato anche la mia valigia e la mia amata chitarra.
– Bene, possiamo andare – dissi quindi.
– Che hanno detto i tuoi? –
– Ehm… Tutto ok… – dissi, abbassando lo sguardo.
Billie mi sollevò delicatamente la testa con una mano e mi fissò, dritto negli occhi. Quei suoi magnifici occhi verdi scrutarono nei miei: per un attimo ebbi l’impressione che potessero leggermi dentro, i pensieri, l’anima, tutto. Era una sensazione strana. Una parte di me, che provava grande imbarazzo, sentendosi scoperta, nuda, indifesa, voleva terminare quel contatto visivo il prima possibile, un’altra invece voleva che questo durasse il più possibile, provando una sorta di strano piacere nel sentirsi scandagliare da lui.
Ebbi un tremito.
Billie abbassò lo sguardo un attimo, dandomi il tempo di fare un profondo respiro, per poi tornare a fissarmi intensamente.
Annuii debolmente.
– Beh… Ecco… – balbettai.
Billie continuava a fissarmi, ma gli angoli della bocca volsero leggermente all’insù, incoraggianti.
– Ecco, a dir la verità il telefono suonava a vuoto… Ma ho lasciato loro un messaggio in cui ho spiegato tutto… E li richiamerò quando arrivo… Non preoccuparti, è tutto ok, non c’è problema… Possiamo… Possiamo andare… –
L’ultima frase assunse involontariamente un tono leggermente interrogativo.
Billie annuì, sorridendomi. Quindi spostò delicatamente la mano da sotto il mio mento, accarezzandomi, regalandomi un altro brivido di piacere a quel contatto.
– Va bene! – acconsentì, arruffandomi i capelli, che erano già scompigliati di loro.
– Di che mi lamento, io riuscivo ad essere anche peggio; almeno tu hai lasciato un fottutissimo, benedetto messaggio! – commentò poi, ridendo ancora una volta, e ancora una volta contagiando anche me.
Quindi, presi chitarra e valigia e, seguita da Billie, uscii e richiusi la porta dietro di me. Mi misi le chiavi in tasca e ripresi in mano i bagagli che avevo appoggiato per chiudere a chiave l’entrata. Ma una mano mi bloccò, precedendomi nel raccogliere la custodia.
– No, no, lascia stare… –
– Ma figurati! – mi interruppe Billie – Non c’è problema davvero… You know… È leggera, e poi sono abituato a portare chitarre, te la tratto bene –
Sorrise, guardandomi e strizzandomi l’occhio.
– Non volevo dire questo, figurati… Era solo che… –
– Te l’ho già detto, non c’è problema! – mi interruppe ancora.
– Let’s go! – disse poi, iniziando a scendere le scale.
Lo seguii riconoscente.
Da quando mi aveva citofonato, ormai mi sembrava di avere perennemente il sorriso sulle labbra…

– L’auto ce l’hanno Mike, Tré e il resto dello staff. – disse poi Billie – Quindi, you know, o ne affitto una o chiamo un taxi. Ma dato che non conosco le strade e non saprei arrivare velocemente all’aeroporto da qui, preferisco la seconda opzione. – concluse, guardandosi intorno.
Poi prese il cellulare e chiamò un taxi. Appoggiammo la chitarra e la valigia sul marciapiede, davanti al portone, ed aspettammo, guardandoci in silenzio per un po’.
Ma ad un certo punto quella bellissima atmosfera venne rotta da una voce, l’ultima voce che quel giorno avrei voluto sentire… E quella fottutissima voce si rivolgeva a me, in termini non proprio educati, urlando sguaiatamente da lontano, facendomi perdere il sorriso dipinto sul mio volto.
– Ti dispiace aspettarmi qui un secondo? Non preoccuparti, torno subito… E se dovesse arrivare il taxi, chiamami e sarò subito qui! – dissi rivolta a Billie, che annuì, guardandomi interrogativo.
– Poi ti spiego. Torno subito –
Mi incamminai quindi a passo veloce verso quella voce, e la vidi, davanti a me.
Quella faccia antipatica, quella voce odiosa, quello sguardo strafottente, quell’aspetto volgare, allo stesso tempo da troia e da truzza fighetta, quella mentalità del cazzo, quel cervello microscopico e bacato…
Quanto la odiavo! E quel giorno mi aveva già fatto particolarmente arrabbiare…
– Beatrice, vaffanculo! – le dissi, calibrando l’intonazione: né troppo alta, né troppo bassa, ma decisa.
– Oh, ma vacci te, sfigata! – ribatté quella, con quel suo tono che riusciva sempre ad irritarmi.
– Senti non hai già rotto i coglioni abbastanza, oggi? –
– Gnè-gnè… Ma vai a cagare, vai… Te, la tua musica del cazzo e la gente del cazzo sfigata e pisciatura come te! –
Quella mattina mi ero trattenuta davvero per poco, per pochissimo, e bastò che ritirasse fuori l’argomento per farmi ritornare immediatamente a galla tutto l’odio e il rancore di qualche ora prima.
– Senti, non ricominciare! Perché giuro che se no… –
– Oh che paura! Se no cosa mi fai? – disse canzonatoria, per provocarmi.
La risposta fu immediata. Quasi senza neanche rendermene conto le tirai un pugno su quella sua fottutissima faccia, lasciandola senza parole per qualche secondo.
– Oh, sfigata, m’hai fatto male porco ***… Non ci riprovare eh! Se no vengo qui e vi faccio andare all’ospedale, tu e i tuoi amici sfigati! –
– Ma sta’ zitta! E va’ a farti fottere, dato che è l’unica cosa che sai fare, oltre a rompere i coglioni alla gente e lamentarti! –
Quindi, voltai le spalle e me ne andai, lasciandola lì, in mezzo al marciapiede, ancora un po’ spaesata. Con la coda dell’occhio la vidi poi tornare indietro imprecando.
Cazzo, erano mesi e mesi che continuava a provocarmi, a istigarmi, a rompermi le balle in ogni modo possibile, a pigliare per il culo me, e cosa che mi dava ancor più fastidio, i miei ideali, i miei amici, la mia musica, nonché la musica e i musicisti che ascoltavo e che più amavo… E quella mattina aveva raggiunto il limite. E quindi quel pomeriggio era bastato pochissimo per superarlo, per farmi esplodere. Dopo aver stoicamente tenuto tutto dentro per parecchio tempo, finalmente le avevo rigettato tutto in faccia. Il testo di “Platypus (I Hate You)” dei Green Day mi riecheggiava nella mente: gliel’avrei dedicato con tutto il cuore, a quell’infame.
Nel frattempo raggiunsi Billie, che mi guardava con aria sorpresa e interrogativa. Non mi aveva mai visto così arrabbiata, anzi, lui proprio non mi aveva mai visto arrabbiata…
Appena lo raggiunsi, mi guardò un po’ titubante, indietreggiando quasi involontariamente di un passo, forse per paura che non avessi finito di sfogarmi e potessi in qualche modo prendermela anche con lui per una qualsiasi cosa.
– Hey Billie, che c’è? Non ti faccio niente… –
– E secondo te mi fido? – replicò, ridendo.
– Sì, non ho assolutamente niente contro di te, anzi è proprio il contrario, quindi non vedo cosa potrei farti di male. – risposi sorridendo.
Billie mi si riavvicinò.
– Da quel poco che sono riuscito a capire non comprendendo l’Italiano, quella tipa non ti sta proprio simpatica eh? – rise, poi mi porse una mano – Complimenti, te la sei cavata egregiamente! –
Ridendo, gli strinsi la mano con fare solenne.
– But… Who’s that fuckface? –
– L’hai detto. Una fottutissima troia testa di cazzo col quoziente intellettivo di un pinolo! – risi – Hai presente la parte finale di Platypus? Quella che inizia con gli insulti? Da “dickhead” alla fine insomma… –
Billie annuì.
– Beh, credo che possa rispecchiare gran parte dei miei sentimenti verso quella scema –
Billie rise.
– Ma dove l’hai beccata una stronza simile? –
– Ho avuto la “fortuna” di ritrovarmela in classe e dovermela sorbire ogni santo fottutissimo giorno… –
– Non ti invidio per niente… Ma che fa? –
Gli raccontai sommariamente di tutti i modi che escogitava per rompermi le scatole, dei suoi atteggiamenti, dei suoi comportamenti arroganti, stupidi, infantili ma che allo stesso tempo le davano un’aria da troia, cosa su cui Billie concordò.
– Diavolo! Ma tu sei una santa! – esclamò dopo avermi fatto sfogare – You know… Io le avrei risposto male subito, prendendola a calci e insulti… –
– Beh, ecco, diciamo che non amo i conflitti… –
– Se è per questo neanch’io, anzi li odio con tutto me stesso, you know… Ma un bel pugno o un bel calcio accompagnato da un bel po’ di insulti, dopo tutto quel che fa, è il minimo! –
– Beh, sì, hai ragione… mi sento più leggera adesso… Anche se onestamente non mi capacito ancora né di come abbia fatto a sopportarla così a lungo, né di dove abbia trovato proprio ora la forza di fare quel che ho fatto pochi minuti fa! –
– L’importante è che tu l’abbia trovata e ti sia ribellata… You know… il momento può essere determinato dal fatto che tu avessi raggiunto il tuo limite di sopportazione, oppure qualcosa ti abbia dato la forza di reagire così, oppure entrambe le opzioni… –
Sì, aveva centrato il punto, probabilmente entrambe…
– Spero abbia imparato la lezione e non venga più a romperti le balle, almeno… – commentò poi.
– Lo spero vivamente anch’io… Ma sì, chissenefotte! Tanto per un bel po’ non la vedrò più! – risi.

In quel momento arrivò il taxi.
Salimmo e dicemmo al tassista di portarci all’aeroporto, e questo confermò che il viaggio sarebbe durato un’oretta.

   
 
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