Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: chibi aki    02/12/2009    3 recensioni
Aki Blues è una nuova star Disney ed è follemente innamorata di Nick Jonas. Vorrebbe tanto conoscere lui e i suoi fratelli, e quello sarà l'inizio di una bella amicizia!
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo dedicato a … Rullo di tamburi, prego … *rullano i tamburi, squillano le trombe* Avevo chiesto solo i tamburi, così facciamo troppo casino! Dicevo? Ah sì, questo capitolo lo dedico a

Tappina_5_S!!

Te lo aspettavi, eh? xD

Capitolo 11

Quella sera, la passai a raccontare ai miei genitori ciò che era accaduto durante la festa. Tralasciai  il “regalino” che mi aveva fatto Nick, ripetuto poi anche quando se ne dovette andare. Cercai con tutta me stessa di non parlare male della Cyrus, ma cedetti e mi lasciai scappare qualche insulto di troppo. Passai dalle occhiatacce al rimprovero senza neanche accorgermene. Risolvetti la questione con un’alzata di spalle e andai in camera mia. Sorrisi nel vedere le lenzuola del letto ancora sgualcite. Misi il pigiama e m’infilai sotto le coperte, annusandole a pieni polmoni. Profumavano ancora. Un profumo dolce, naturale, fantastico. L’odore di Nick. Mi addormentai pensando a lui e quella notte la sua immagine non lasciò un attimo la mia mente. Anche il mio sogno lo raffigurava: eravamo su una spiaggia tropicale bellissima, tipo quelle che si vedono nei film.  Probabilmente era appena uscito dall’acqua, perché le gocce d’acqua sul suo corpo brillavano alla luce del sole al tramonto. Ma io non guardavo lui. Guardavo il crepuscolo, il cielo colorato di arancione che dava a tutte le cose che mi circondavano la medesima sfumatura. Due braccia bagnate ma stranamente calde mi cinsero la vita e io mi girai per stringermi a Nick. Anche lui era piacevolmente tiepido, nonostante fosse ancora bagnato. Per me era come se non lo fosse, non una goccia d’acqua sfiorò il mio corpo. Ah, i sogni!

- Mi ami? – chiese, prendendomi il viso tra le mani, ora perfettamente asciutte.

- Non c’è nemmeno da chiederlo. – risposi, avvicinandomi a lui e baciandolo. Nick si staccò da me per quello che mi sembrava troppo presto. Mi prese la mano e mi trascinò nella foresta, comparsa da chissà dove. Io lo seguivo senza paura, se c’era lui sapevo di essere al sicuro.

- Allora ho una sorpresa per te. – continuò, dopo così tanto tempo che mi dovetti concentrare per capire quale discorso stava riprendendo. Non ebbi il tempo di constatarlo che si fermò. Davanti a noi, una casa. Una villetta meravigliosa, con giardino, veranda, piscina – per quanto possa servire in una casa vicino al mare – e un balcone al secondo piano. L’abitazione, sviluppata su tre livelli, presentava sulla facciata una porta di legno scuro, in contrasto col colore bianco latte dei muri. Su ogni piano, dalle 3 alle 5 finestre spalancate, di vetro lucidissimo, con tende colorate e ringhiere di sicurezza. Il balcone presentava un corrimano in ferro, dalle forme floreali bellissime. Alcuni vasi di piante e fiori già sbocciati si mettevano in mostra sulla veranda.

Nick si piazzò dietro di me.

- Vieni a vivere con me. – sussurrò al mio orecchio, facendomi rabbrividire. A quelle parole, nessun imbarazzo, nessuna indecisione. Solo una gioia immensa. Guardai Nick negli occhi e feci incontrare le nostre bocche.

- Sì, sì, un milione di volte sì! – mormorai contro le sue labbra. A quelle parole, Nick sorrise e mi prese in braccio. Si avvicinò alla casa, scherzando sul fatto che sembravamo una coppia di sposi. Aveva già aperto la porta, stava per entrare, quando una voce femminile cominciò a chiamarmi.

- Aki! Aki! – continuava a urlare. Nick sparì all’improvviso e io mi ritrovai da sola in piedi davanti alla porta aperta. Mi girai e vidi qualcuno correre verso di me, scalciando via le foglie e le piante della foresta. Da lontano sembrava Miley Cyrus. Nonostante non avessi la certezza che fosse lei, un impeto di rabbia nacque dentro di me con una potenza e una velocità devastanti. Ma non appena si avvicinò, riconobbi mia madre e l’odio sparì istantaneamente.

- Aki svegliati! C’è Nicholas al telefono per te. Svegliati! – mi disse. Un attimo dopo aprii gli occhi e mi svegliai. Ero sdraiata nel mio letto, il volto di mia madre a poco dal mio. – C’è Nick che ti vuole parlare. È la sesta volta che chiama, ho deciso di svegliarti. – spiegò mamma.

- Mi avevi già convinto a “c’è Nick”. – risposi, tirandomi a sedere sul letto e prendendo il telefono. – Ciao, Nicky! – lo salutai, mentre mia madre toglieva il disturbo.

- Ciao. Scusa l’ora, so che ti piace dormire, ma davvero volevo parlare con te. – disse.

- Volevi parlare con me? Perché? – chiesi.

- Non lo so. Quando sono innamorato non voglio fare altro che parlare con la mia ragazza. – chiarì. Arrossii a quelle parole. Ancora non riuscivo a credere di essere la sua ragazza. Il cuore mi salì in gola, aumentando i battiti, non appena pensai quelle parole. Scrollai la testa per non distrarmi durante la conversazione.

- E’ un po’ strano, ma di cose strampalate ne faccio più di te. – ribattei, mettendomi sdraiata comoda sul mio letto.

- Tipo?

- Se te le dico tutte fai in tempo a sposarti, avere figli e andare in pensione. Meglio parlare d’altro. – risi.

 

- Ok … Come hai passato la notte? – domandò.

- Dormendo. – mi lasciai scappare una risata, poi proseguii. – Il solito. Tu come passi la notte? Ronf ronf, dream dream e tutto il resto! – canticchiai.

- Effettivamente hai ragione … Ma nella parte “dream dream” che è successo? Perché io ho fatto un sogno davvero strano.

- Racconta, dai.

- Beh, ero davanti a una ragazzina di circa 10, 12 anni che ti assomigliava incredibilmente. Non stava facendo niente, mi fissava, e io ero in imbarazzo, puoi capire. Stavo per dire qualcosa – non chiedermi cosa perché non ne ho idea – quando è arrivato Frankie, ha detto “ciao Nick” e si è portato via la ragazzina, che si è attaccata al suo braccio peggio di una cozza. – sintetizzò.

- Wow, hai paura che Frankie possa portarmi via da te! – esclamai, interpretando il suo sogno.

- No, non è vero! – ribatté, ma dalla voce s’intuiva benissimo che avevo ragione.

- Scommetto che sei arrossito! – lo presi in giro.

- E invece no! Anzi, facciamo così: oggi pomeriggio ci incontriamo, ti racconto di nuovo il sogno e tu fai di nuovo il tuo commento, vedrai che resterò impassibile. – propose. – Facciamo finta che io stamattina non ti abbia chiamato e che quindi l’argomento “dream dream”  è rimasto fuori dalla tua testolina malefica. – concluse.

- Modo originale per chiedermi di uscire. Ma appuntamento o no, arrossirai di sicuro. – affermai ancora.

- Ti avverto che sono molto, molto, molto competitivo. E in un modo o nell’altro vinco sempre. Dai, ne parliamo dopo. Passo a prenderti alle 3.

- Alle 3? Ma non è presto per un appuntamento?

- Sì, ma sono curioso di vedere che faccia farai quando mi vedrai.

- Perché, che faccia dovrei fare?

- Non so, tipo la mia.

- Tradotto per i comuni mortali?

- Beh, visto che mi manchi credo che sarò felice. E sorriderò. – constatò. Miracolo!, pensai, ma poi mi resi conto di quello che Nick aveva appena detto e arrossii violentemente. Per un attimo mi girò la testa, colpa del cuore che aveva saltato qualche battito. Fui di nuovo costretta a scuotere la testa per tornare lucida.

- Ah, ok, capito. Allora ci vediamo oggi, ti aspetto. – balbettai.

- Ciao, piccola. – salutò. Chiusi la chiamata senza salutarlo, ero rimasta paralizzata alla parola “piccola”. Giusto il tempo di tornare l’Aki casinista di sempre, e stavo saltellando dalla gioia.  Mi avvicinai allo stereo e misi la musica a palla. Presi i vestiti dall’armadio ballando e canticchiando. Agguantai una felpa e una maglietta a maniche lunghe, più un paio di jeans scuri. Buttai tutto sul letto e mi infilai nel mio bagno per fare una doccia. Solo una volta che fui pronta, controllai che ore erano: l’una.

- Aki! Vieni a mangiare! – mi chiamò mia madre. Che tempismo perfetto! La raggiunsi in cucina.

- Wow, come sei carina. – si complimentò.

- Infatti, troppo carina. Credo che adesso farò il padre geloso: perché ti sei vestita così? – rimbeccò papà.

- Guardate che ho semplicemente messo dei jeans e una felpa. Niente di che. – mi discolpai.

- Si ma sono quei jeans e quella felpa. – mi corresse papà.

- Ok, siete leggermente paranoici. – risi. – E comunque, oggi pomeriggio esco con Nick. È un problema? – chiesi.

- Certo che no, tesoro, hai 17 anni e puoi scegliere da sola. – disse mia madre.

- Assolutamente no! È vero che lo conosco già, ma se dovete uscire voi due da soli deve prima di tutto essere controllato dal sottoscritto. – rimbeccò mio padre. Mamma lo squadrò malissimo.

- Oh, andiamo, è solo Nicholas. – esclamai, scettica.

- Non importa, è un ragazzo e ti ha chiesto di uscire.  – concluse. Altra occhiataccia da parte di mia madre. Se fosse andato avanti così, c’era il rischio che lei si arrabbiasse, e non era mai bello quando succedeva.

- E va bene … - mormorai.   … Tanto sono sicura che Nick se la caverà senza problemi. Il resto del pranzo passò tra chiacchiere di importanza irrilevante.

- A che ora arriva Nick? – mi chiese mia madre mentre sparecchiavo e lei dava la pappa a Jamie.

- Alle 3. – risposi, facendo spallucce.

- Troppo presto. – borbottò papà.

- Oh, chiudi quella boccaccia da rospo. – lo rimbeccò ridendo mia madre. – Comunque, quanto pensate di rimanere fuori? – continuò l’interrogatorio.

- Sinceramente non ne ho idea, semmai ti mando un sms. – dissi monocorde.

- Ma allora cosa f- … - cominciò.

- Mamma, basta con tutte queste domande. – la interruppi. Sospirai – Vado di sopra. – tagliai corto.

Non appena tornai in camera mia, ricevetti un sms da parte di Fujiko.

“Allora tu e Nick uscite assieme, eh?

Poi dimmi cm va! Xxx Fu-chan”

Sgranai gli occhi e risposi:

“E tu cm fai a saperlo?!? Se ti becco

in giro cn la makkina ti metto sotto!!”

Non dovetti attendere molto la sua risposta:

“Tnt nn mi bekki in giro cn la makkina! XD

Cmq io sn tua cugi e so tt!”

Risposi:

“Fu-chan di la verità k nn ci credo k

nn te la dtt nex!!!”

E poi lei:

“ammetto me l’ha dtt joe …

Nn dirgli k te lo dtt io, mi ammazza”

E io:

“se prima nn lo ammazzo io!

Vabbè ora dv andare, ciao bella!”

Concluse lei:

“uff, va bn. Ciao piccola, salutami cucciolo joe!

XD ooook ti lascio stare. Tvtb”

Sorrisi nel leggere “cucciolo Joe”. Quando Fujiko dava un soprannome, ti dovevi accontentare e tenertelo. A Joseph non era andata poi tanto male, a mio parere, ma chissà lui come l’avrebbe presa. Mi misi ad ascoltare musica a palla esattamente come quella mattina, mentre leggevo Twilight – eheh, non avevo molto tempo … ^//////^. Mentre Edward confessava a Bella tutti i segreti della sua specie, ricevetti una chiamata sul cellulare.

- Ehi, Maya! – salutai. Maya era l’amica d’infanzia dei fratelli Jonas, in particolare la migliore amica di Nick. Con lei avevo in comune le origini giapponesi e non solo. C’eravamo conosciute durante in tour e da allora eravamo diventate molto amiche.

- Ciao chibi, come va? – disse. “Chibi”(si legge “cibi”), in giapponese, vuol dire “piccolo” o, nel mio caso, “piccola”.

- Tutto ok, niente di particolare. – risposi ridacchiando.

- Uhm, non mi risulta. E dai, il tuo ragazzo è il mio migliore amico, è ovvio che mi ha detto ciò che è successo ieri.  – esclamò, con tono malizioso.

- Hai ragione, è vero. Ma credi che non te l’avrei detto comunque?

Continuammo così per circa mezz’ora, quaranta minuti. Parlavamo di tutto: la scuola pubblica che prima entrambe frequentavamo, gli attori come Robert Pattinson o Zac Efron, gli ultimi modelli di cellulare in uscita, moda e tendenze … Cose da ragazze, insomma. I momenti così erano alcuni di quei rari istanti in cui tornavo a sentirmi una ragazza normale. No, non normale, semmai non famosa. Adoravo quei momenti, potevo rilassarmi e pensare solo a divertirmi, senza preoccuparmi di vestirmi e atteggiarmi in un certo modo perché ero circondata da paparazzi nascosti.

- Oh, scusa tesoro ma mi sono accorta adesso che devo andare, è tardissimo. – si scusò Maya, dopo un po’.

- Ma figurati, vai tranquilla. Anzi, scusa se ti ho fatto perdere tempo. Magari ci sentiamo più tardi. – risposi. Chiusi la chiamata mentre ci scambiavamo l’ultimo “ciao”. Controllai l’ora: 2:37.

Waiting to you … I want your love … I can’t stop the noise in my head yeah …

Improvvisamente mi venne l’ispirazione per una canzone. Presi svelta un foglio e scrissi di getto tutte le frasi che mi venivano in mente. Rilessi il tutto e lo riordinai, riscrivendolo su un altro foglio. Scelsi il ritornello e da lì presi il titolo della canzone: “Dream”.

Dream or not?

I love you, and that is the true

But you love me, is it only a dream?

Continuai a scorrere lo sguardo su queste frasi. Erano indubbiamente le mie preferite. Presi un foglio pentagrammato e iniziai a cercare le note che avevo in mente sulla tastiera appoggiata alla mia scrivania. Mentre trascrivevo l’inizio della melodia, sentii il suono di un clacson.  Mi alzai di scatto e corsi alla finestra. Fu fin troppo facile individuare la Mustag di Nicholas. Mi feci scappare un gridolino di gioia prima di prendere la giacca, i guanti, la sciarpa e il berretto, tutti rigorosamente coordinati. Come ultimo afferrai la mia adorata borsa a tracolla nera ed eccomi davanti alla porta principale, pronta per aprirla al mio ragazzo.

- Ciao, piccola. – mi salutò Nick.

- Ciao, Nicky! – risposi, buttandogli le braccia al collo. Mi staccai prima che i miei genitori, o meglio mio padre, potesse arrivare e vedermi.

- Mamma, papà, io vado! – urlai, infilandomi la giacca.

- Ehm, Aki, non dovrei uhm … presentarmi? – tentò Nicholas.

Mi bloccai.

- Ah già … Beh, diciamo che preferirei evitare. – sussurrai.

- Io invece credo che prima è, meglio è. – commentò.

- Intelligente, il ragazzo. Bene, un punto a suo favore, ma ancora non mi convince. -. Mi paralizzai. Voltandomi, vidi mio padre squadrare sia me che il ragazzo al mio fianco.

- Papà, che vuoi fare?- chiesi, preoccupata.

- Oh niente, solo qualche domanda, giusto per sapere qualcosa in più su Nicholas. – spiegò, fissandolo.

- Certamente, signore, non c’è nessun problema. – disse cortese il mio ragazzo.

- Ok, ma papà quanto credi di metterci? Sai, com’è, non vorrei passare tutto il pomeriggio qui. – azzardai.

- Dipende dalle risposte. Forza, andiamo comodi in cucina. – rispose il mio vecchio, precedendoci nella stanza. Ci accomodammo al tavolo, io e Nick da una parte, mio padre dall’altra. Con la luce puntata sul tavolo, mi sentivo come sotto interrogatorio. Allungai una mano sotto il piano di ciliegio chiaro e strinsi le dita a quelle di Nicholas, cercando un po’ di coraggio. Nonostante non fossi io quella che doveva piacere a mio padre, ero comunque agitata.

- Allora, Nick, che mi dici riguardo allo studio? – cominciò papà.

- Mi sono laureato in anticipo l’estate scorsa dopo aver studiato con un insegnante privato. Ho fatto solo le elementari alla scuola pubblica, poi mio fratello Joseph è stato ritirato per bullismo e con lui, anche io. – rispose lui diplomatico.

Mio padre annuì, l’ombra di un sorriso sul suo volto. Incurvai le labbra all’insù.

- E in cosa ti sei laureato?

- Ragioneria (o era “ingegneria”??? nn mi ricordo! Nota di Me)

- Pensieri su mia figlia? – Fissai mio padre, leggermente irritata.

- Renderla felice. – Sorrisi a Nick. ,mentre lui rimaneva concentrato sul discorso.

- Ormoni? – Oh papà, sei il re dell’imbarazzo!

- Anche se sono nell’adolescenza e quindi sono abbastanza “vivaci”, sono abituato a tenerli a bada. – rise Nicholas.

Miracolosamente, la risata giunse fino a mio padre.

Per i dieci minuti successivi Nick fu bombardato di domande più o meno imbarazzanti. Ogni occhiatina, cenno con la testa, minimo movimento di mio padre mi faceva preoccupare. Allora il ragazzo di fianco a me mi stringeva la mano per calmarmi. Ovviamente le nostre mani erano sempre nascoste sotto il tavolo, se mio padre ci avesse visti non ci avrebbe più lasciato vedere nemmeno un capello dell’altro.

- Ok, devo ammetterlo: sei davvero un bravo ragazzo. – annunciò papà alla fine dell’”interrogatorio”. – Puoi uscire con mia figlia. – sentenziò. Ebbi un moto di felicità improvvisa e dovetti impegnarmi m0ltissimo per contenermi. Non appena io e Nick fummo fuori dalla porta, lo baciai, un incontro di labbra limitato dal sorriso che non riuscivo a trattenere.

- Che c’è? – mi chiese, l’ombra di una risata.

- Sei piaciuto a mio padre! Sono così felice, non ci credo! – esclamai, prendendogli la mano e cominciando ad avviarmi alla sua automobile.

- Perché? Un ragazzo non è mai piaciuto a tuo padre? – domandò, salendo al posto dell’autista.

- Solo uno, con il quale tra l’altro ho avuto una storia di 3 anni e mezzo. – risposi, facendo spallucce. Mi accomodai sul sedile del passeggero. Nick mi guardò geloso, ma notando quanta poca importanza davo al mio ex, lasciò perdere.

- Allora, dove mi porti? – chiesi, quando già aveva messo in moto.

- Dove vuoi andare? – ribattè lui.

- Ah beh, i soliti posti: Londra, Parigi …  O magari l’Italia. – scherzai.

- Ok, settimana prossima so dove portarti. – resse il gioco. -  Comunque, oggi pensavo di portarti in un posto un po’ più vicino.

- Dove? Dove? Dove? -. Essere così curiosa era sempre stato d’ostacolo per me, ma lui di certo non mi aiutava.

- Vedrai. – rispose semplicemente, serafico. Maledetto!

Il resto del viaggio lo passammo a parlare. Di noi, di me, di lui, di tutto. Alla fine persi interesse nel luogo dell’appuntamento. Come biasimarmi, bastava guardare chi avevo di fianco!

- Bene, siamo arrivati.- disse Nick dopo un po’. Scesi dall’auto e mi guardai attorno.

- Ok, non ho capito. -. Eravamo all’esterno di un capannone enorme, non avevo idea di cosa fosse o contenesse.

- Prova ad entrare e capirai. – m’incoraggiò lui. Obbedii.

- Non. Ci. Credo!!!!! – urlai, non appena compresi di trovarmi sul set di Eclipse! – Ma come hai fatto? – chiesi poi, saltandogli quasi in braccio.

- Mi devono una canzone nella colonna sonora. – fece spallucce. – Ehi, ma perché sei ancora qui? Non vuoi fare un giro? – sembrò provocarmi. Era come chiedere al diavolo di fare una cattiva azione. Perciò, lo presi per mano e me lo tirai dietro fino al set vero e proprio, dove Kristen Stewart e Robert Pattinson stavano girando una scena.

- Stop! – urlò il regista, avvicinandosi ai due.

- Ehi, Nick! – esclamò una voce alle mie spalle. Oh, cavolo, se è figo! Inutile dire che mi stavo rivolgendo a Taylor Lautner.

- Ciao, Tay. Lei è Aki. – mi presentò Nicholas. Per fortuna lo fece lui, non ero certa di poter usare ancora la voce.

- Piacere. – mi sorrise Taylor. Se sorride ancora così, svengo!

- P-piacere mio. – riuscii a rispondere. Nick mi sfiorò il braccio, facendomi tornare alla realtà.

- Sei leggermente ridicola. – soffiò al mio orecchio, e un brivido corse lungo la mia schiena.

- Non è colpa mia se è così … Wow. – mi discolpai. – Anzi, complimenti a sua madre. – aggiunsi, guardando Taylor mentre entrava in scena, rigorosamente senza maglietta. Sentii Nick ridere. Mentre lui parlottava con il regista, io guardai la scena, ammirata. Quando Robert uscì dalla finestra della stanza di Bella, intuii che aveva finito per adesso.

Mi morsi il labbro quando mi passò di fianco. Non avevo il coraggio nemmeno di alzare il braccio verso la sua direzione. Oh andiamo, Aki! Ti stai comportando come una ragazzina! Scossi la testa. Si, decisamente, mi stavo facendo delle pippe mentali per niente.

- Robert! – lo chiamai, trovando il coraggio che sfoderavo solo sul palco. Si girò istantaneamente verso di me, facendomi arrossire. Ma dovevo farcela. Accidenti, cantavo davanti a milioni di persone e non riuscivo a dire “ciao” a un ragazzo? Beh, effettivamente quel ragazzo aveva una faccia che da sola si faceva perdonare tutto, ma era comunque un ragazzo, per quanto difficile fosse anche solo pensarlo.

- Ehi, ciao! Ma tu sei … - ci pensò su. – Aki Blues, giusto? – azzardò. Sa il mio nome? Woooooooooooooooooooow!

- Già, e devo ammettere che detto da te il mio nome ha tutt’altro effetto. – scherzai. Sembrò funzionare, lo feci ridere.

- Devo andare al reparto trucco, vieni con me? – propose.

- E’ l’ultima cosa che devi chiedere. – risposi, seguendolo.

Passammo quella che mi sembrava la seguente mezz’ora a parlare, mentre le sue make-up artist gli mettevano in faccia una quantità assurda di fondotinta, cipria e correttori vari.

- Uff, Aki, vuoi un consiglio? Se proprio vuoi recitare, evita film in cui ti devono truccare così tanto: è una noia mortale! – sbuffò, per l’ennesima volta.

- E con questa siamo a 14 avvertimenti. – contai.

- Scusa, è che sono un po’ stanco. – disse.

- Apparte le occhiaie disegnate col trucco, si vede, sai? – commentai, avvicinandomi per controllare.

- Per fortuna questa settimana è Taylor che deve girare … Ti va di andare a fare un giro uno di questi giorni? Magari potrebbe venire anche Nikki, o Ashley, o non so chi altro. Allora? – chiese.

Sorrisi. Certo, non era una cosa da tutti i giorni. Come potevo rifiutare?

- Ok, ci sto! Quando, dove e a che ora? – risposi.

- Uhm … Appena sono in pausa. Non so precisamente quando. Ti mando un messaggino, ok? – annunciò. Annuii, ma poi ricordai che non aveva il mio numero, ne io il suo. Allora, azzardai una cosa folle.

- Mi presti il tuo braccio, se non lo devi usare per le riprese? – chiesi, maliziosamente.

- Per oggi ho finito, quindi ok. – acconsentì, tirandosi su la manica e guardandomi incuriosito. Presi una penna dalla mia borsa a tracolla e scrissi il mio numero sul suo bicipite spaventosamente perfetto.

- Così sono sicura che non te lo perdi. – commentai.

- Aki? Aki, dove sei? – mi chiamò Nick. Finisce questo sogno e ne comincia un altro!

- Qui, Nicky. – risposi.

- L’hai già usata la battuta del “io ci abito in questo Paese”, dammi indicazioni più precise! – urlò, mal celando una risata.

Aprii la bocca per rispondere, quando la mano di Rob me la chiuse. Sorrise malizioso, mentre con lo sguardo mi fece capire di avere avuto un’idea.

 

- Ehi, Rob, hai visto Aki? – chiese Nick. Trattenni una fragorosa risata a stento.

- Ehm … Nick, mi spiace ma … Ha lasciato un messaggio per te ed è scappata. – spiegò Rob, mostrando l’altro braccio, quello dove non avevo scritto il mio numero.

- “Visto che non sai guidare una moto, me ne vado con Taylor. Ciao, by Aki” – lesse Nick. – Ma non è possibile! – esclamò poi.

- Infatti non lo è! – dissi, saltando fuori proprio da dietro Nick. Io e Rob scoppiammo a ridere.

- Ah - ah. Divertente. – commentò con acido sarcasmo. Lo accarezzai e lui si sciolse in un sorriso, poi ridacchiò.

- E’ uno scherzo stupido e semplicissimo, però Aki ha saputo adeguarsi e farlo riuscire perfettamente! – si complimentò Rob, sul finale dell’ultima risata.

- Ehi, Rob, non me l’hai influenzata troppo, vero? – sembrò minacciare Nick, con un sorriso a trentadue denti.

- Più che influenzata direi migliorata, ma vedila come vuoi. – resse lo scherzo il vampiro.

- Allora, primo: questo sono io a deciderlo, e secondo: Nick, io e te non dovremmo andare? – m’intromisi.

- Già, sono le sei ormai. – mi fece notare lui.

- Wow, sul serio? – chiesi, incredula, afferrando il suo polso e guardando l’orologio.

- Allora ci si vede, Aki. Ti chiamo in settimana. – salutò Rob, mentre Nick mi trascinava letteralmente fuori dal set, lontana dall’attore più affascinante e simpatico che avessi mai conosciuto (ma forse scambiando un “ciao” con Johnny Depp, avrei cambiato idea).

- Sei felice? – chiese Nick, una volta in macchina.

- Tantissimo! Non potevo fare di meglio. – dissi, avvicinandomi e dandogli un bacio a stampo. Fece una smorfia quando mi allontanai da lui.

- Che c’è? – domandai.

- Ci vai troppo leggera coi baci. Se proprio mi dai un bacio a stampo, almeno fallo durare di più. – si lamentò con un finto broncio. Sorrisi e lo baciai di nuovo, questa volta accontentandolo.

- Va meglio? – sussurrai poi al suo orecchio.

- Rispetto a prima sì, ma scommetto che sai essere più soddisfacente. – commentò, guardandomi maliziosamente.

- Ti devo ricordare che siamo in auto e che potrebbero esserci dei paparazzi a ogni angolo? – cercai una scusa. – Non posso più chiamarti “Mr. President” se sei così irresponsabile! – lo presi in giro.

- Non posso comportarmi bene se tu sei così seducente! – mi fece il verso. Arrossii un po’.

- Andiamo “seducente”, saremo fermi qui da non so quanto. -. Cercai di nascondere l’imbarazzo dandogli una pacca sulla spalla. Sorridendo, accese il motore.

- Che si fa adesso? – chiesi, dopo un po’ che viaggiavamo.

- Mandi un messaggio a casa per dire che non ci sei a cena. Ti porto allo Sky Bar. – annunciò.

- Cooooooooooooooosa?!? Lo Sky Bar?!? – esclamai. Presi un respiro profondo e mi calmai. Non poteva farmi andare sul set di Eclipse e portarmi allo Sky Bar lo stesso giorno! – Aspetta un momento: hai già prenotato? – chiesi, cercando di essere serafica. Ci riuscii, ma solo per metà.

- Beh, no, avrei dovuto farlo ieri sera e … -cominciò, ma fu subito interrotto da me.

- Bene, allora non ci andiamo. – decretai.

- Perché no? – domandò, somigliando a un bambino che aveva chiesto un gioco alla madre, la quale glielo aveva negato.

- Perché conoscere Rob e Taylor e andare allo Sky Bar nello stesso giorno, mi farebbe morire! – spiegai, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Beh, se svieni in braccio a me e ti devo risvegliare con la respirazione bocca a bocca, non è un problema. – implorò lui, facendo lo sguardo da cucciolo. Sorrisi, ma non mi lasciai intenerire.

- Nicky, non era un “no”, semplicemente preferisco fare la prossima volta. E poi l’importante non è dove passiamo il tempo, l’importante è che lo passiamo assieme, no? – dissi, accarezzandolo.

- Sì, hai ragione. Allora dove ti porto a cena? – domandò, recuperando in fretta l’entusiasmo.

- Un posto vale l’altro, per me. Oppure mi riporti a casa subito e eviti di farti squadrare male da mio padre. – tentai, anche se piuttosto che tornare a casa subito avrei preferito rimanere in auto tutta la sera.

- Non se ne parla neanche! È prestissimo, e poi non siamo stati granché assieme prima. – sembrò accusarmi.

Sorrisi.

- Allora, un posto vale l’altro. – ribadii. Mi sistemai sul sedile, mettendomi comoda.

- Sei sempre un po’ troppo vaga, non posso pensare a tutto io! – scherzò.

- Beh, io non conosco Los Angeles quanto te, cucciolo, quindi azionare il cervellino! – risposi.

- “Cucciolo”? Vabbè, ok, ci penso io. Puoi tornare a chiamarmi “Mr. President”, ora? – continuò a folleggiare.

- Sisi. – risposi, come si m’importasse qualcosa di come lo dovevo chiamare. - Ma ci pensi se un giorno diventassi davvero presidente? – abbozzai. Per tutto il resto del tragitto, i nostri discorsi seguirono quella linea. Quando fermò la macchina, il tutto si concluse con:

- Tu mi voteresti, vero? – chiese lui.

- Perché dovrei? – lo presi in giro, scendendo dal’auto.

- Perché non dovresti? – sussurrò al mio orecchio, improvvisamente vicino. Rabbrividii. Nick ridacchiò, per poi prendermi la mano e trascinarmi nel locale. Il resto della serata fu piuttosto tranquillo, cenammo chiacchierando spensieratamente. Ogni tanto Nick mi prendeva la mano, sorridendo sereno. Un sorriso sincero, che non mi scorderò mai.

 

- Siamo arrivati. – comunicò Nicholas, spegnendo il motore. Eravamo davanti a casa mia, le dieci e mezza ormai passate.

- Vuoi venire dentro? – proposi, accennando la mia dimora con la testa. Nelle mie parole c‘era un che di malizioso, Nick parve accorgersene.

- La voglia c’è, fidati, ma non credo che a tuo padre piacerebbe andare in cucina a prendersi da bere e trovarti seduta sul bancone, paralizzata dal mio corpo, mentre ci baciamo. – scherzò, mantenendo un tono leggero. Mi sfiorò la guancia con le dita. – Ma, se stessimo in camera tua non ci sarebbero problemi. – continuò, avvicinandosi a me.

- Per i tuoi va bene? – mormorai, contro le sue labbra.

- Sì, lo sanno che sono con te. – rispose, prima di baciarmi.

- Ma sanno cosa facciamo? – ribattei. Un altro bacio.

- Sanno che siamo usciti insieme. Non ho detto balle, ho solo tralasciato qualche dettaglio di cui nemmeno io avevo idea. – disse in fretta, riappoggiando impaziente le sue labbra alle mie.

- Allora ok. Ma se finisci nei guai è solo colpa tua. – lo avvertii, staccandomi di malavoglia da lui e uscendo dalla macchina.

- Tranquilla, so quel che faccio. – rispose, raggiungendomi. Mi avvicinai alla porta di casa e la aprii con l’ausilio delle chiavi. Era tutto buio e silenzioso all’interno. Passando per il salotto, mi diressi in cucina – era un’abitudine involontaria. Accesi la luce delle due stanze. Sul bancone, vi era appoggiato un bigliettino di carta. Lo presi e lessi attentamente:

 

Abbiamo deciso di uscire anche noi, giusto per non essere i soliti vecchi che la sera non hanno niente da fare. Vogliamo una serata marito e moglie perciò torneremo abbastanza tardi, forse dormiremo fuori. Jamie è a casa della nonna, perciò sei sola.

Baci

Mamma e Papà

 

Ridacchiai nel leggere la frase “sei sola”. Appoggiai il pezzo di carta colorata e mi girai per raggiungere Nick in salotto, dove pensavo che fosse. Invece, me lo ritrovai a pochi centimetri di distanza.

- Novità? – sussurrò, probabilmente interessato a tutt’altro che le novità.

- Nei 30 secondi in cui non ti ho visto direttamente in faccia? Solo questo. – dissi, riprendendo il post-it rosa evidenziatore e sventolandoglielo davanti al naso. Nick lo afferrò e lesse velocemente.

- Quindi la cucina è libera. – constatò, guardandomi maliziosamente. Accartocciò il pezzo di carta e se lo gettò alle spalle, poi mi prese per i fianchi e mi tirò sul piano del lavandino.

- L’idea originale non era il bancone? – lo sfottei.

- E’ uguale. – rispose in fretta. Non ero convita che avesse capito la domanda, concentrato com’era nel baciarmi il collo. Ma in quel momento, non m’importava assolutamente niente, se non sentire la sua pelle a contatto con la mia.

 

Il mattino dopo, non ero sicura che la sera prima fosse stato tutto reale. Avevo paura di svegliarmi e spezzare il sogno. Quando fui costretta ad aprire gli occhi, cerchiai le prove che non fosse un illusione. Sfiorai le mie labbra con due dita, poi con la lingua. Avevano ancora il sapore di Nick. Mi accarezzai i capelli, ricordando come lui aveva fatto qualche ora prima. Osservai i vestiti buttati a terra. Avrei voluto dormire con quelli, ma mi ero comunque messa il pigiama, per non destare sospetti. Presi la maglietta: anche quella aveva ancora le sue tracce addosso.

Poco dopo, ricevetti una telefonata dal ragazzo responsabile del mio attuale stordimento.

- Ciao. – mormorai, quasi in imbarazzo, non appena aprii la chiamata. Non avevamo fatto niente di male, perciò non c’era motivo d’imbarazzarsi, ma davvero non riuscivo a non arrossire ripensando a quei baci infuocati.

- Ciao. Ti ho svegliato? – chiese subito, sottintendendo il solito “scusa, lo so che ti piace dormire, non lo farò mai più”.

- No, no, mi sono svegliata da solo poco fa. – risposi.

- Beh, ieri sera abbiamo fatto veramente tardi, credevo che avresti dormito di più.

- E tu no?

- Io non riesco a dormire quanto te. E poi stamattina Joe e Kev mi hanno buttato giù dal letto, non appena hanno saputo a che ora ero tornato.

- Sul serio? E ti hanno fatto delle domande, immagino.

- Sì, non sai quante. Quando gli ho detto che mi sono fermato un po’ a casa tua, hanno pensato che abbiamo fatto chissà che cosa.

- Hai chiarito tutto, vero? – chiesi, quasi prima che lui finisse la frase. Mi accorsi di essere arrossita violentemente.

- All’inizio sono stato vago per incuriosirli, poi ovviamente ho detto che non avevamo fatto niente.

Sospirai di sollievo. Restammo al telefono ancora un po’, poi si svegliarono anche i miei genitori e dovetti chiudere. Sapevo che lo avrei comunque rivisto molto presto.

 

ANGOLO AUTRICE:

=( Lo so, sono in ritardo. Vi chiedo scusa. Eppoi, non per giustificarmi, ma l’ultimo mese è stato davvero pesante, tra una cosa e l’altra. -__- MA sono comunque colpevole fino al collo! Spero che il capitolo compensi almeno un po’ l’attesa. A proposito del capitolo, in teoria questo non ci sarebbe dovuto essere. Ma rileggendo i miei appunti mi sono accorta che era poco chiaro il rapporto tra Aki e Nick dopo che si sono messi assieme e hop!, ecco il capitolo. =) L’idea del set di Eclipse mi è venuta dopo aver visto New Moon (*sbav*). All’inizio non volevo metterla, ma quelle pazze delle mie best (una delle due impersona Fujiko, l’altra il nuovo personaggio del prossimo capitolo) mi hanno convinta a metterla.

 

Ah, a proposito dell’ultimo capitolo … Volevo chiedervi scusa per averlo scritto così male. Anche se avevo la febbre, ho deciso di scriverlo e ho fatto un grosso sbaglio. Forse lo riscriverò, forse no, bisogna vedere se ho tempo. ‘O’

 

Oooooooooooooooooooooook, so che vi rompo, quindi passiamo subito ai ringraziamenti:

Le favolose 11 che hanno messo la mia fic tra le Preferite:

102luna

ada12

alice brendon cullen

ffdipendente

JonasBrothersFan

nes95

Niki_Cullen_

PrInCeSsMaLfOy

Star711

Truelove

Veronica91

E anche alle 8 straordinarie che l’hanno messa nelle Seguite:

BENNYY

mione94

nes95

noemi___lovelovelove

sono_io

Star711

streghettathebest

thislove

 

E ora i ringraziamenti singoli:

jeeeeee : wow, calmati Jess! Che Nick è un figo è risaputo. Cooooooooooomunque, ma ti pare il caso di farmi tutti quei complimenti? Guarda che rischi di starmi simpatica più di quanto già mi stai (come se fosse possibile … eheh!) xD

_Crazy_Dona_ : mettere la Cyrus mi serviva, ma da adesso in poi in teoria non dovrebbe più vedersi la sua faccia da porcellino e sentirsi la sua voce pessima (la mia cuginetta di 8 anni e 1.000.000.000.000.000 volte meglio!)

Star711 : uhm chemmidici! Felice che il bacio ti sia piaciuto, ma soprattutto entusiasta che anche tu (come un altro miliardo di persone come minimo) odi quella lì … Uff, non posso chiamarla per nome perché mi irrito e non posso chiamarla con il tuo soprannome perché protetto da copri right! xD

 

Ciao a tutte, ci si vede alla prossima col matrimonio del nostro Kevin! xxx

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: chibi aki