Mariarosa si vende all’angolo della strada; mostra le tette
a chi glielo chiede e dona il culo in cambio di pochi euro.
La trovi sempre lì, a quell’angolo scuro della Tiburtina. Ogni tanto, i
poliziotti la mandano via. Mariarosa sorride, sistemandosi la borsetta in finta
pelle sulla spalla. Sa che quella notte almeno uno di loro giocherà all’amore
nel suo letto e di questo si compiace e si gloria.
Mariarosa vive di notte. Esiste solo tra le lenzuola. Chi va da lei trova
sempre un letto pulito e una bocca calda che lo bacerà fino all’esaurirsi del
desiderio. Nessuno le sussurrerà parole d’amore; nessuno le chiederà la mano.
Mariarosa lo sa e non chiede il dono di brevi illusioni: si accontenta di un
pegno per la propria bravura. Sorride ai clienti con le labbra piene di
promesse che manterrà a modico prezzo.
Mariarosa ama, però. Ama Cristina, la figlia del fornaio. La
osserva mentre cammina per la strada, con matite spuntate a sorreggere la
chioma castana e un album da disegno sottobraccio.
Ogni tanto, Cristina si ferma sul ciglio del marciapiede e le sorride, prima di
correre a prendere il treno.
Mariarosa fissa la sua lunga gonna svolazzante allontanarsi e sospira. Poi torna
a camminare lungo il marciapiede.
Mariarosa vorrebbe amare Cristina. Le sue colleghe ridono di
ciò: una puttana non ha bisogno d’amore. Qualcuna, più seria, le chiede perché
allora non è rimasta uomo. Mariarosa non spreca più parole in merito. Vuole amare
una donna come donna e tanto le basta. E un giorno, quando avrà finito di
accumulare centesimi di orgasmi in un cassetto, ce la farà.
Per adesso, continua a battere là alla stazione, sognando la gonna e i capelli
di Cristina.
N/A: fan fiction senza senso su una transessuale MtF. Niente di che. Sinceramente parlando, uno schifo. Ma parafrasando Willy Wonka: “Faccio le storie come mi sento. Mi sento uno schifo quindi anche le storie vengono uno schifo!”
Logico, no?