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Autore: Maik    03/12/2009    0 recensioni
Sono una mente malata, me l'hanno sempre detto i miei amici. Infatti mi sono divorata tutti gli episodi di QAF in poco più che due mesi.. So gran parte delle battute a memoria e la fine di questo telefilm mi segnerà per la vita. Allora ho deciso di farmi del male, di scrivere di quei personaggi che ho amato ed odiato. Chiedendomi cosa sarebbe potuto succedere se...
Genere: Generale, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fu così che il mondo ci cadde addosso. Come sempre c’era il suo zampino.

Poche parole di Brian Kinney bastarono a sconvolgere i nostri mondi.

BABYLON APERTO AGLI ETERO.

-No, dai. E’ improponibile. Infattibile!- Erano passate settimane, eppure Brian ancora non aveva accantonato quel suo progetto ritenuto ridicolo da tutti i suoi amici. Ted spense la tv, esasperato, avvilito. Si voltò verso la cucina. –La cosa peggiore è che mi sento in colpa!- Fissò il biondo che teneva le spalle contro il frigorifero. Blake sorrise, scuotendo lentamente la testa, sorridendo ironico.

-E’ il suo locale, lascia che faccia ciò che desidera.- Blake alzò le spalle, sorridendo. Lui era fatto così: lasciava libero spazio agli altri, lasciava libertà d’azione. Secondo lui era più che politicamente corretto che fossero le persone stesse a rendersi conto dei propri sbagli, non che venisse loro imposto di non agire in un determinato modo. Così facendo, del resto, il mondo sarebbe stato completamente svuotato dai gay! Si avvicinò al divano, mettendo le mani sul dorso di questo, inclinandosi in avanti. Abbassò il volto verso Ted, che lo guardava dal basso. –Stai tranquillo. Brian è pazzo, non stupido!- Ridacchiò, dando poi un bacio al proprio fidanzato. Fece il giro del divano, andandosi a sedere accanto a Ted. –Parliamo di cose serie, piuttosto!- Sorrise, mettendo il braccio destro sulla spalliera del divano, rivolto verso l’altro. Ted inclinò la testa, guardandolo un attimo. Alzò un sopracciglio, interrogativo. –Che facciamo a Natale? Non manca poi tanto!- Alzò le sopracciglia, guardando Ted, con mezzo sorriso disegnato sulle labbra.

Ted fece mente locale: -Mancano solo… Quindici giorni?!- Si voltò di scatto verso Blake. Non poteva essere. Era già un mese che Brian farneticava circa il Babylon? Ted fece spalluccia. Non ne aveva idea. E non gli interessava più di tanto, forse.

Blake scosse la testa, sorridendo sarcastico. –Se non ci fossi io, passeresti il Natale da solo con una scatoletta di tonno!- Ted abbassò la testa, ridacchiando. Per un attimo fu tentato dal rispondere “O al Babylon!” Ma poi si accorse che il Babylon era momentaneamente chiuso. –Ho chiamato Debbie. Ha invitato tutti noi a casa sua il 24 notte.- Ted sorrise. Ci sarebbero stati tutti. Peccato che però..

-Ma siamo tutti accoppiati! Io e te..- Iniziò a contare sulle dita, osservandosi le mani. –Mickey e Ben. Debbie e Carl… Emmett e Calvin.. Mel e Liz!- Si voltò verso Blake con gli occhi sgranati, quasi intimorito. –Brian sarà da solo!-

Blake sbuffò, infastidito. Effettivamente non ci aveva pensato minimamente. –Figurati se Brian se ne farà un problema! C’è comunque suo figlio, non te lo scordare!-

Ted distolse lo sguardo. Non lo convinceva molto il fatto che Brian si trovasse a cena solo con coppie e bambini. Si sarebbe trovato a disagio e sarebbe fuggito via prima della fine. Ne era certo. Inspirò profondamente. Anche se magari la presenza di Gas lo avrebbe tenuto un po’ di più.

-Ci toccherà comprare regali per tutti!- Si voltò verso Blake, implorante. Non aveva voglia di perdere la testa dietro ad orologi o roba simile. Detestava proprio fare i regali, non gli piaceva come idea.

-Andremo a comprali insieme!- Acconsentì Blake, alzando gli occhi al cielo. Ted sorrise e lo spinse contro il bracciolo del divano, iniziando a baciarlo. Adorava quando Blake afferrava al volo le cose. Adorava Blake, in ogni suo atteggiamento. La sua sola presenza gli infondeva una calma che non aveva mai neppure osato immaginare.

 

-Hunter!- Una voce femminile, acuta. Hunter stava parlando con due compagni di corso, poggiato contro la propria auto, quando sentì una voce chiamare il suo nome. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Gettò via la sigaretta, buttando fuori il fumo. Sorrise appena, riconoscendo la ragazza che gli stava correndo incontro. Lunghi capelli scuri, coperti da un cappello di lana ed una sciarpa dello stesso colore. La borsa a tracolla le sbatteva contro il fianco destro. Arrivata vicino ad Hunter, gli saltò al collo, stampandogli un sonoro bacio sulle labbra.

-Katie, non sarai troppo poco rumorosa?- Rise un ragazzo, alto e dalle spalle larghe. Katie si voltò verso di lui, folgorandolo.

-Fottiti!- Ringhiò, finta offesa.

-Sempre troppo poco.- Rispose alla domanda del ragazzo un’altra ragazza. Capelli corti, sotto il mento. Lisci e biondi. Niente cappelli, niente sciarpe. Solo una corta giacca lucida nera. Ed occhi profondi, nocciola. Labbra sottili ed un sorriso sarcastico su di esse.

-Fottiti anche tu, Flavia!- La rimbeccò l’amica.

Katie si voltò estatica verso Hunter: -E’ vero? Eh? E’ vero?- Hunter corrugò le sopracciglia, Flavia sbuffò e mandò gli occhi al cielo, intrecciando le braccia sul petto. –Il Babylon! E’ vero? Diventa una discoteca etero?- Hunter annuì, mettendo un braccio attorno alla vita di Katie, sorridendo. Katie battè le mani una contro l’altra, più volte. Come dei piccoli applausi tutti per sé.

–Dobbiamo andarci, allora!-

-Io non ci ballo coi froci!- Rispose immediatamente l’atro compagno di Hunter. Si beccò una gomitata nel fianco da parte di Flavia.

-Stronzo insensibile. Si dice gay!- Il ragazzo si voltò di scatto verso Flavia, abbassandosi per guardarla in faccia.

-Ok.. Io non ci ballo coi gay!- Scimmiottò la ragazza, facendole una smorfia. –Il Babylon diventa un locale aperto anche agli etero, non etero! Vuol dire che i gay ci saranno comunque!- Rincarò la dose. Flavia si voltò verso il ragazzo, salendo sulle punte dei piedi. Era troppo mingherlina anche per essere bassa. Con quei capelli biondi e lisci sembrava una piccola bambola di porcellana. Alzò l’indice destro puntandolo sul giovane.

-Finalmente otterresti ciò che vuoi. Fartelo succhiare da un uomo, dato chele donne preferiscono la clausura piuttosto che stare con te!- Ridusse gli occhi a due fessure ardenti.

-Non dicevi così l’anno scorso!- Sorrise sarcastico il ragazzo, avvicinando il proprio volto a quello di Flavia. Ma si beccò soltanto un sonoro malrovescio. Flavia voltò le spalle e si diresse verso la propria macchina. Hunter si guardò con Katie e fece cenno alla propria fidanzata di seguire l’amica. Katie partì, tirando una spallata al ragazzo, senza guardarlo in faccia. Hunter si voltò, e fece per salire in macchina insieme all’altro compagno di corso, poi si voltò verso il terzo ragazzo, quello che aveva avuto il diverbio con Flavia.

-No, Matt. Gli stronzi omofobi stupratori non salgono nella mia macchina.- Lo guardò ed entrò in macchina, chiudendo lo sportello. Si voltò verso Steve, il moro che era entrato in macchina con lui. –Non mi è mai stato simpatico.- Disse, accendendo il motore.

Steve rise e posò la testa contro il sedile dell’automobile. –Neppure a me.-

 

-E’ un mese e mezzo che ci lavorano!- Michael guardò il riflesso di Brian nella vetrina del negozio addobbato per Natale. Brian sospirò rumorosamente, tirando dalla sigaretta accesa. Alzò gli occhi al cielo ed allargò le braccia. Le buste che aveva in mano dondolarono un attimo nell’aria gelida di Liberty Evenue.

-Ti sembra abbia in mano pittura e calce struzzo? Non è mica colpa mia!- Rispose sgranando gli occhi. Sbuffò e precedette l’amico lungo la strada. Mancavano quattro giorni a Natale. Quello era l’ultimo giorno di spese. E come sempre si erano ridotti all’ultimo minuto. Brian si guardava attorno, osservando le vetrine. Gli mancava ancora il regalo per Gas. Aveva in mente qualcosa, ma era solo vaga. Si voltò per chiamare Michael, ma venne travolto da qualcuno. Si voltò di scatto, folgorando chiunque fosse. Si trovò davanti uno scricciolo di ragazza dai capelli biondi e corti. Gli occhi nocciola lo fissavano implorando di non farle del male.

-Mi scusi!- Disse a voce bassa, sorridendo appena.

-Flavia!- Un’altra voce arrivò squillante, completamente contrapposta a quella della giovane bionda. La ragazza si voltò con gli occhi ancora imploranti, Brian guardò senza difficoltà oltre la testa bionda. Un’altra ragazza, dai capelli lunghi ed a boccoli le corse incontro, tenendo strette due borse di Prada. –Ma riesci a non fare danni per qualche minuto?- La mora alzò lo sguardo sull’uomo con il quale si era scontrata l’amica. –La perdoni.. E’ così sbada..- Poi spostò lo sguardo accanto a Brian. –Signor Novotny!-

Michael focalizzò la ragazza e sorrise: -Katie! Che ci fai da queste parti?-

Katie diede due baci sulla guancia a Michael, sorridente. –Ho accompagnato la mia amica a fare compere da Prada! C’è fissata!- La bionda abbassò lo sguardo, quasi imbarazzata. Era uno dei suoi difetti. Se doveva spendere soldi, amava spenderli in grande. Brian gettò via la sigaretta.

-Non è un delitto, sai?- Alzò un sopracciglio, fissando la ragazza, che alzò gli occhi da cerbiatta nei suoi. –Non hai ucciso nessuno!- Ridacchiò. –Brian Kinney.- Porse la mano.

Flavia alzò un sopracciglio, quasi turbata. –Flavia Perez.- Strinse la mano di Brian, scrutandolo. Alzò completamente il volto. –Non è per quello.. E’ che detesto conoscere persone perché ci vado a sbattere contro.- Sorrise sghemba, spostando lo sguardo su Michael e presentandosi anche a lui.

Katie le porse le borse e sorrise a Michael. –Flavia ed io andiamo a prenderci un caffè da Hunter… Buone spese!- I quattro si salutarono e le due ragazze si avviarono lungo Liberty Evenue, senza voltarsi indietro.

Brian le seguì con lo sguardo, per poi voltarsi verso Michael. –Signor Novotny?!- Chiese, alzando un sopracciglio.

-E’ la fidanzata di Hunter!- Rispose soddisfatto Michael, precedendo Brian lungo la strada. Brian scosse la testa, sorridendo sarcastico. Senza fare troppo caso a Michael entrò nel negozio di Prada, quello in fondo alla strada. Era appena oltre il confine di Liberty Evenue.

Passarono lì dentro quasi un’ora e Brian finì con lo svaligiare il negozio. Appena fuori, Michael si voltò infuriato verso l’amico. –Pensavo fossimo usciti per comprare regali agli altri!-

-Se non faccio una buona dose di acquisti per me, non riesco ad avere abbastanza buonumore da spendere soldi per altri!- Spiegò Brian, prendendo il pacchetto di sigarette dalla tasca interna del cappotto nero.

-Brian?- La sigaretta rimase a mezz’aria e gli occhi dell’uomo si spalancarono. Si voltò di scatto, riconoscendo la voce.

-Jennifer!- Disse Brian, abbassando la sigaretta. Andò incontro alla signora bionda e distinta che lo stava raggiungendo. La salutò e lo stesso fece Michael. –Come mai da queste parti?- Si guardò con finta nonchalance attorno, segretamente preoccupato.

-Sono venuta a salutare Debbie e ad organizzare le ultime cose per la cena di Natale.- Sorrise, osservando i due uomini davanti a sé.

-Quindi ci sarà anche lei!- Disse Michael, indicandola con la mano e continuando a sorridere. Gli faceva sempre piacere rivedere Jennifer. Era Justin che odiava. Jennifer annuì e chiese se ci sarebbero stati anche loro.

-Sì, entrambi.- Rispose sicuro Brian, guardandola negli occhi. Jennifer ne fu lieta. Li salutò e poi si avviò lunga la strada, a piedi. Michael si voltò verso Brian, sbalordito.

-Ma se avevi detto che avresti fatto solo un salto!-

-Ci sarà mio figlio. Avrò pur il diritto di stare con lui a Natale!- Alzò un sopracciglio, sorridendo a Michael. Ma quello era il suo solito sorriso di facciata. Quello tirato, a labbra unite. Quello di quando si imponeva di tacere.

-No tu non vieni per Gas!- Rispose Michael, iniziando ad inseguire Brian lungo Liberty Evenue. Riuscì a raggiungerlo per un pelo, scansando alcuni uomini. Indicò l’amico con l’indice sinistro, guardandolo un cagnesco, adirato. –Non mentirmi, Brian!- Disse a voce alta, riducendo gli occhi a due fessure. Ma Brian continuava a non rispondere, camminando a testa alta lungo la strada. Aveva qualcosa di freddo nello stomaco, qualcosa che lo metteva in agitazione e lo avvertiva. Ma non riusciva a definire bene ciò che sentiva. Non ancora.

  
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