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Autore: BeautifulMessInside    03/12/2009    3 recensioni
"Eden Spencer rapinava banche. E non solo. O almeno è quello che faceva prima di essere presa. Oggi collabora con l'FBI. Ma c'è stato un tempo in cui Eden era solo una ragazzina di buona famiglia, figlia di una ricca imprenditrice dell'Upper West Side di Manhattan... Poi un giorno si era innamorata. Della persona sbagliata. Che era anche la persona giusta." Per tutti gli altri Eden è morta quel giorno. Oggi, quasi cinque anni dopo, è costretta a tornare allo scoperto per aiutare l'FBI ad arrestare quelli che una volta erano i suoi amici. Tra verità, bugie e segreti nascosti... In un continuo conflitto tra amore ed odio... Al confine tra la redenzione e la dannazione... Eden scoprirà che non è così semplice spezzare un patto stretto col proprio diavolo personale. - trama, wallpaper e spiegazioni nel capitolo -
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo15

CAPITOLO 15


LOVE IS WHAT IS ALL ABOUT

parte II



Hold me when I'm here

Right me when I'm wrong

Hold me when I'm scared

And Love me when I'm gone...”

When I'm gone – 3 doors down




Sono quasi certa che quello che sto facendo

mi rende a tutti gli effetti una vigliacca.

Sto scappando. Non c'è altro modo per dirlo.

Spero solo che tu riesca a capire.”


Eden sospirò continuando a rileggere quelle specie di lettera


Quando Davis e gli altri domani usciranno di casa,

tu vattene, più lontano e veloce che puoi.

Se credi, porta Payne con te.

Spiegale tutto, sono sicura che capirà.

O almeno lo spero tanto.”


Ti chiedo solo di stare molto attento.

E di essere sicuro che siano lontani da qui

prima di fare qualsiasi cosa.”


La sua sicurezza sembrò vacillare per un secondo


Immagino sia un addio.

Grazie di tutto.

Ricordati sempre che ti voglio bene e, se puoi,

perdonami.”


Eden


Piegò in tutta fretta il foglio per non avere ripensamenti.


Era il suo ultimo messaggio per Tyler.


Prima di andare via doveva essere certa che lui avesse modo di scappare.


Non meritava la galera.


Non lui. E probabilmente nemmeno Payne.


In quanto agli altri, nonostante le fitte continue allo stomaco tentassero di suggerirle il contrario, non c'era dubbio che avessero colpe da scontare.


Strinse il messaggio tra le mani un'ultima volta.


Blake attendeva il suo segnale.


Non aveva troppo tempo.


Per fortuna.


Scivolò silenziosa nella stanza di Tyler ed infilò la busta sotto il suo cuscino.


Di lì a qualche ora l'avrebbe letto.


Non restava altro da fare, almeno in teoria.


Eden chiuse la porta delicatamente e, cercando di essere il più leggera possibile, attraversò il corridoio.


La porta dello studio di Davis era socchiusa.


Cosa molto insolita.


Il suo primo istinto fu di passarci davanti come un fulmine, ma i suoi passi rallentarono senza controllo.


Si ritrovò a guardare dritta in quello spiraglio.


Davis era seduto al suo tavolo.


Gli occhi immersi nello schermo del pc.


The Silent Man in sottofondo.


La colonna sonora piuttosto triste strideva con la bottiglia di Dom Perignon accanto a lui.


Che volesse già festeggiare?


Eden avrebbe voluto sorridere al pensiero di cosa stava per succedere, ma nessun muscolo del suo viso si contrasse.


C'era un uomo così diverso davanti a lei.


Così assorto nei suoi pensieri da sembrare totalmente indifeso.


Eden si chiese se fosse il caso di dirgli qualcosa.


Di mascherare il suo addio ed entrare per l'ultima volta in quella stanza.


Un brivido le percorse la schiena.


Non aveva più parlato con lui.


Né lui con lei.


Si rese improvvisamente conto di non avere niente da dire.


Non poteva dirgli addio.


Non poteva scusarsi.


Non poteva dirgli che l'amava.


E mai gli avrebbe detto che avevano una figlia.


Ogni volta che quel pensiero le attraversava la mente si sentiva una persona peggiore.


Ma non poteva farne a meno.


Davis era pericoloso, viveva una vita allo sbando, non avrebbe mai potuto offrire amore e sicurezza alla sua bambina.


Non poteva offrirne a nessuno probabilmente. Non davvero.


Ironia del destino.


Cinque anni prima, se avesse saputo di dover dire addio a suo marito, avrebbe parlato per ore.


Oggi, pur sapendo che non l'avrebbe mai più visto, non riusciva a schiudere le labbra.


Ma non era contenta.


Non lo era affatto.


Ancora una volta accarezzò i suoi lineamenti con lo sguardo.


C'era così tanto di lui in sua figlia.


Il sorriso. L'aria imbronciata e pensierosa.


Quella sorta di irresistibile fascino naturale.


Chissà se un giorno Sophia l'avrebbe odiata per quello che stava facendo.


Così come Eden aveva odiato sua madre per non averle fatto conoscere suo padre.


Un errore di gioventù, un sociopatico alcolizzato. Questo le aveva detto.


Guardando meglio si chiese se un giorno sarebbe stata come lei.


Forse lo era già.


Eden scosse la testa senza nemmeno rendersene conto.


Combatteva contro i suoi stessi pensieri.


Sophia avrebbe saputo chi era suo padre. Non nei dettagli forse, ma di certo le avrebbe raccontato di come si erano conosciuti e innamorati.


Sì. Sophia avrebbe saputo che loro si amavano.


Davis non era stato solo un errore.


Forse Eden pensò troppo forte, così forte che i suoi pensieri arrivarono fino a Davis.


Lui alzò gli occhi all'improvviso.


Incrociò i suoi.


Non si mosse.


Rimase a fissarla in silenzio, per un tempo che sembrò infinito.


Eden sentì arrivarle il cuore in gola.


Realizzò improvvisamente che era l'ultima volta.


E non solo l'ultima volta che lo guardava.


Era già certa che mai, mai e poi mai in vita sua, si sarebbe di nuovo sentita così.


Strinse i pugni.


Inchiodò le sue emozioni a quella porta.


Avrebbe ricordato solo quel momento.


Quegli occhi scuri che brillavano contro i suoi.


Tutto il resto l'avrebbe rinchiuso in una scatola e sotterrato nelle profondità della sua anima.


Davis si mosse appena.

Eden decise immediatamente di andare verso il salotto.


Sei pronta?”


La intercettò Blake con una certa ansia in viso.


André è fuori e i due piccioncini li ho mandati in cucina. Dobbiamo muoverci.”


Non aveva paura che gli altri le scoprissero.


Aveva paura che Eden ci ripensasse.


Ma non era nei suoi piani.


Ok. Andiamo.”


Rispose Eden con un filo di voce.


La borsa ben stretta tra le mani e tutta la sua determinazione nelle gambe.


In ascensore Blake non disse una parola.


E nemmeno lei.


Attraversarono la hall a grandi falcate.


Signora Miller!”


Fu come se una lama le si conficcasse nelle orecchie.


Signora Miller!”


Il portiere, stretto nella sua stupida uniforme blu, sembrava rincorrerla goffamente.


Dovette fermarsi.


Lui arrivò col fiato corto.


Stringeva tra le mani una busta gialla.


Hanno appena consegnato questa per lei. Stavo per venire a portargliela.”


Eden aggrottò le sopracciglia. Posta per lei?


Afferrò l'involucro con un movimento incerto.


Non era sigillata.


Sollevò il lembo di carta ed infilò le dita nella carta.


Scorrendo con gli occhi la prima riga non poté non stupirsi di quanto fosse rapida la burocrazia criminale.


Istanza di divorzio


Era passato appena un giorno.


E lei se ne era già dimenticata.


Tutto ok?”


Di nuovo la voce di Blake la riportò alla realtà.


Era un bene che Blake la volesse fuori di lì più di quanto non volesse lei stessa.


Eden richiuse di fretta la busta e la infilò nella borsa.


Sì, sì. Andiamo.”


Ripresero i passi veloci sul pavimento lucido della hall.


Blake le stava davanti.


Aveva già richiesto che le portassero la sua auto.


Eden seguiva la sua ombra cercando di non pensare ad altro che al ritmo dei loro tacchi.


Doveva resistere ancora per un po', giusto il tempo di arrivare alla stazione.


Era sicura che una volta scesa dall'auto di Blake, tutte le sue incertezze sarebbero sparite.


Avrebbe preso l'autobus fino al JFK.


E due ore dopo avrebbe rivisto sua figlia.


Allora sì che sarebbe stato di nuovo tutto a posto.


Salì sulla BMW di Blake senza dire una parola.


Fu lei a parlare appena voltato l'angolo.


Cosa vuoi che dica?”


Come?”


Quando si accorgeranno che te ne sei andata. Cosa vuoi che dica?”


Eden sospirò.


Dì che è stata una mia idea. Che non volevo più vivere così e soprattutto che non voglio più essere cercata.”


Blake annuì mentre si immetteva nel traffico della via principale.


Le luci di New York si riflettevano sul parabrezza.


La città era più viva che mai, anche se il sole era calato.


Eden seguì i profili dei palazzi e le sagome indistinte dei tanti passanti.


Non c'era motivo di dire addio anche alla sua città.


Eppure sentiva che non l'avrebbe mai più guardata con gli stessi occhi.


Adesso era solo una bugiarda, una spia dell'FBI.


Tra qualche ora sarebbe stata una donna quasi libera.


Una traditrice.


Adesso siamo solo io e te...”


Iniziò Blake senza distogliere gli occhi dalla strada


...Puoi dirmi la verità.”


Eden si voltò verso di lei con espressione incerta


Quale verità?”


La vera ragione per cui stai scappando. E non dirmi che è quello che hai sempre voluto perché non me la bevo.”


Un brivido freddo le attraversò le gambe.


Aveva fatto troppo affidamento sul suo risentimento.


Non sapeva cos'altro dire.


Non aveva scusa migliore della verità.


Eden riportò gli occhi fuori dal finestrino prima di parlare.


So del testamento.”


Disse. Con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dire qualsiasi altra cosa.


Blake aggrottò le sopracciglia


Cosa?”


Eden continuò a fissare la città che scorreva veloce.


Ho origliato le vostre conversazioni.”


Mentì.


Era diventata una maestra nel manipolare le sue stesse menzogne.


Quindi ora sei anche una spia.”


Il tono di Blake lasciava intendere una certa rabbia.


Ma non quella che Eden si aspettava.


Volevo solo sapere cosa stava succedendo.”


Tentò di giustificarsi.


La calma apparente che ancora regnava nell'auto era più inquietante dei loro segreti celati.


Blake non rispose.


Accelerò e basta.


Eden voleva sapere.


Sentiva il bisogno di finire quella conversazione.


Forse Blake poteva darle una spiegazione, per quello che valeva.


Domani erediterete il patrimonio di famiglia quindi.”


Di nuovo Eden usò quel tono neutro.


Riusciva ancora a nascondere bene il suo vero stato d'animo.


Sul viso di Blake apparve una piccola smorfia.


Vi ho ascoltato maledire quel denaro per anni...”


Continuò Eden, mentre la calma iniziava a vacillare


...Non ti nascondo che sono delusa.”


Ancora nessuna risposta.


Siete cambiati così tanto... Non sarei mai potuta restare.”


Concluse.


A quel punto sentì Blake ridere.


Non era una risata ironica.


Suonava sorprendentemente sincera.


Non è divertente.”


La ammonì Eden.


Quella reazione era quasi offensiva.


Sì che lo è.”


Perché?”


L'auto rallentò appena.


Blake distolse gli occhi dalla strada.


Noi non vogliamo quei soldi.”


Rispose con una naturalezza disarmante.


Eden sembrò totalmente spiazzata.


Non capisco. Ho visto l'avvocato, so che avete appuntamento col notaio.”


Di nuovo Blake sorrise.


E di nuovo la guardò


Sei sicura che te ne stai andando?”


Eden annuì


Per sempre?”


Annuì di nuovo.


La ragazza dai lunghi capelli scuri sembrò rilassarsi contro il sedile.


Tanto vale che te lo dica allora.”


Eden rimase in silenzio ad aspettare.


Blake prese fiato


So bene che non sei un genio della finanza, per cui cercherò di spiegartelo in maniera semplice...”


Iniziò.


Le mani ben ferme sul volante.


Domani tutti i capitali dell'impero Van der Wiel verranno ceduti alla V corporation, una società informatica fittizia con sede legale in California fondata da alcuni amici...”


Eden non riusciva a seguirla


...Quando domani il loro patrimonio verrà quintuplicato, le azioni saliranno alle stelle. E' quasi un peccato che la società sia destinata alla bancarotta.”


Eden cercò inutilmente di rimettere insieme le sue conoscenze in campo finanziario.


Ancora non capisco.”


Dovette ammettere.


Blake sospirò


Mai sentito parlare di trasferimento fraudolento di beni? Insider Trading? Truffa societaria?”


Stavolta Eden tentò alcuna risposta.


Era chiaramente una domanda retorica.


Ok. Te lo spiego in parole povere. Tutti i soldi di mio nonno finiscono nelle casse della V e dei suoi ignari azionisti. Tra un paio di mesi la società dichiara la bancarotta. E poco conta che sia fraudolenta, visto che in realtà la società non sarà mai esistita...”


Blake sorrise di nuovo.


Stavolta di gusto.


...Tutto il suo denaro andrà magicamente in fumo e gli immobili diventeranno proprietà della contea, probabilmente. Quello che conta, comunque, è che nel giro di un paio di mesi il nome di Anthony Van der Wiel sarà completamente distrutto... E noi saremo finalmente liberi.”


Ok. Adesso forse è più chiaro.


Eden scosse la testa.


Io credevo che...”


Era quasi imbarazzata a dirlo.


Blake la sollevò dal problema.


Cosa? Che avremmo preso i soldi del vecchio e ballato sulla tomba di nostra madre?”


Non esattamente la scena che Eden aveva immaginato, ma ci andava vicino.


Sì sentì una stupida.


Una perfetta idiota.


Blake scosse la testa


E' così tipico di te.”


Stavolta il suo tono era sdegnante.


Eden chiuse le palpebre per un paio di secondi.


Che vuoi dire?”


Lei sollevò appena le spalle


Ti perdi nelle apparenze. E' questo il tuo problema. Lo è sempre stato.”


Quattro parole per definire il suo problema. La sua nevrosi.


Quattro semplici parole.


Per questo non ho mai pensato che fossi adatta a Davis.”


Eden cercò di assimilare quella sentenza.


Blake non aveva tutti i torti.


Di certo era saltata alle conclusioni troppo in fretta.


E non era la prima volta.


Che intendi dire?”


Chiese timidamente con un filo di voce.


Non era sicura di voler ascoltare la sua spiegazione.


Non è davvero colpa tua. E' la tipica educazione da quartieri alti.”


Voleva essere una rassicurazione?


Una giustificazione forse?


Eden rimase in attesa.


Guarda in faccia la realtà per una volta in vita tua...”


Iniziò Blake.


Aveva tutta l'aria di uno di quei momenti.


Quei momenti in cui finalmente qualcuno ti apre gli occhi.


E distrugge tutti i tuoi castelli di sabbia.


Ti sei innamorata del ragazzo ribelle, quello con cui tutte le ragazze del liceo volevano uscire... Ti sei innamorata del rischio, della trasgressione, dell'idea di fare qualcosa che tua madre non avrebbe mai approvato.”


Blake fece una pausa mentre svoltava a sinistra.


Non era suo solito parlare così a lungo.


E anche alle orecchie di Eden quella voce arrivava come qualcosa di insolito.


E le sue parole come qualcosa di incomprensibile.


Era come se Blake stesse finalmente svelando il suo vero ruolo.


L'osservatore muto che per anni ha letto tra le righe.


Vedendo quello che tutti gli altri preferivano ignorare.


Le luci della Grand Central brillarono in fondo alla strada.


La mia domanda è questa Eden...”


Rallentando il ritmo di marcia Blake si concesse di guardarla


...Ti sei mai innamorata davvero di mio fratello?”


Lei ricambiò lo sguardo.


Le sue labbra si schiusero.


Hai mai amato l'uomo che si nasconde dietro la bottiglia di scotch e lo sguardo da duro? L'hai mai neanche conosciuto quell'uomo?”


Sì.


La risposta esatta da dare era sì.


Eden spinse aria nei polmoni, ma nulla venne fuori, come se le sue corde vocali fossero paralizzate.


Abbassò il viso.


Cercò ti tornare in possesso delle sue capacità fonatorie.


Blake, dall'altro lato, rimase rilassata.


Quella reazione non aveva nulla di sorprendente per lei.


Non affannarti a cercare la risposta giusta. Sappiamo tutte e due che se fosse sì non avresti già crocifisso mio fratello sulla base delle tue supposizioni.”


Il silenzio fu interrotto dal ticchettio dell'indicatore di direzione.


Erano arrivate.


Blake le rivolse finalmente un vero sguardo.


Ora il suo risentimento era chiaro.


Stampato a caratteri cubitali sul suo viso.


Accompagnato da quell'espressione esasperata.


Il momento delle confessioni era finito.


Ora doveva scendere e sparire.


Eden però sapeva di dover dire qualcosa.


Non poteva andarsene senza ribattere a quelle accuse.


Accuse insensate per di più.


Dio sapeva quanto aveva amato Davis.


Tanto da lasciare tutto. Da rinnegare ogni cosa.


Tanto da dare la sua vita per lui.


Non aveva valore tutto questo?


Di nuovo prese aria per poter finalmente rispondere.


Andartene è la cosa migliore che tu possa fare. Per lui e per tutti.”


Blake l'anticipò sputando la sua ultima sentenza.


Distruggendo una volta per tutte ogni sua intenzione di ribattere.


Eden mandò giù le parole che non aveva detto.


Strinse la maniglia dello sportello e venne fuori dall'auto più veloce che poteva.


Addio.”


Disse in un sussurro mentre sbatteva la portiera.


L'unica risposta di Blake fu il rombo del motore mentre sfrecciava via.


Eden guardò la sua auto scura sparire tra le altre.


In un attimo fu sommersa dal rumore dei taxi e dal chiacchiericcio dei viaggiatori.


Era sola.


Prese più aria che poteva, mentre una strana sensazione le riempiva il petto.


Era finalmente sola.



---------------


La stanza era insolitamente piena di agenti.


A Dair non piaceva essere il centro dell'attenzione.


Ma la situazione imponeva il massimo della professionalità.


Era lui a guidare le danze.


Guardò i suoi schemi disegnati alla bene e meglio sulla lavagna bianca.


Scorse uno ad uno i volti che lo avevano seguito con attenzione.


Aveva spiegato ogni cosa nei minimi particolari.


Il piano era chiaro.


Errori non erano ammessi.


Potete andare adesso.”


Le sedie stridettero contro il pavimento.


Agenti e federali sparirono l'uno dietro l'altro.


Solo McPhee rimase impalato nel suo angolo mentre Dair continuava a fissare la lavagna.


Devo ammetterlo...”


Esordì


...La bambolina mi ha sorpreso. Non credevo davvero che sarebbe arrivata fino in fondo. Buon per te.”


Il suo tono suonava gioviale.


Il suo viso lasciava intravedere tutta la rabbia malcelata.


Dair aveva ormai imparato a lasciarsi scivolare addosso i suoi commenti.


Rimase di spalle.


Cerca di concentrarti solo sull'operazione per favore.”


Rispose secco.


McPhee si leccò le labbra


Sembra che i tuoi piani romantici potranno realizzarsi dopo tutto.”


Dair sentì un pugno nello stomaco.


...Non è solo per questo che io ti amo.”


Quelle parole risuonarono di nuovo nella sua testa.


Accompagnate dallo stesso imbarazzo.


Se non fosse stato un uomo adulto in compagnia di un collega, si sarebbe concesso di arrossire.


Lasciami in pace McPhee.”


Gli chiese.


Avrebbe voluto essere un ordine, ma suonò come una richiesta disperata.


Quell'uomo riusciva sempre a toccare i suoi nervi scoperti.


Stavo solo cercando di essere gentile.”


Precisò lui alzando le mani.


Si stava rodendo il fegato, ma non poteva di certo darlo a vedere.


Sperava ancora in un passo falso di qualcuno.


Avrebbe ottenuto quello che voleva, in un modo o nell'altro.


Vado a vedere cosa combinano questi stupidi agenti di New York. Ci vediamo più tardi.”


McPhee fece un cenno con la mano anche se Dair non poteva vederlo.


Lasciò la stanza senza ulteriori commenti.


Dair si rilassò appena.


Doveva restare concentrato su quegli schemi d'azione, ma nella sua testa l'unica immagine chiara era quella di Eden.


E la sua espressione ferita.


Stupido. Stupido Dair.


Scosse la testa con forza.


Il piano era più importante.


Di nuovo ripassò a mente tutte le sue fasi.


Immaginò il momento in cui avrebbe stretto le manette intorno ai polsi di Davis Miller.


Non rappresentava più il momento più importante della sua carriera.


Quell'attimo valeva la sua vittoria.


Eden sarebbe stata sua. Sua e basta.


Si massaggiò le tempie per qualche istante.


La sua professionalità stava andando a puttane.


E mai prima di quel momento qualcosa era valsa più del suo lavoro.


Forse McPhee aveva ragione dopo tutto.


Tolto Davis dal quadro le cose sarebbero tornate a posto.


Eden avrebbe patteggiato la libertà vigilata per il resto della pena.


E lui le sarebbe stato vicino.


Ecco. Lo stava facendo di nuovo.


La vibrazione del telefono in tasca arrivò come un allarme a segnalare che stava nuovamente divagando dalla realtà.


Afferrò il cellulare aspettandosi l'ennesimo comando di servizio, ma trovò un messaggio che non si aspettava di certo.


Sto tornando a Chicago.

Spero tu possa capire.

PS fa' attenzione a McPhee,

non credo che dovresti

fidarti troppo di lui.

Eden


Mise meglio a fuoco sperando di aver letto male.


Non era una visione, quel messaggio c'era davvero.


Tornare a Chicago?


Non era nei piani.


Eden doveva restare lì, fare la sua parte, aspettare che l'operazione venisse conclusa.


Dair afferrò con più decisione il telefono e spinse il tasto di chiamata.


Poteva capire. Voleva capire.


Ma quel gesto avventato non avrebbe portato nulla di buono.



-------------



Eden sgranò gli occhi mentre il numero le lampeggiava davanti agli occhi.


Non si aspettava quella telefonata.


Si era appena seduta sull'autobus che l'avrebbe portata al JFK e già non sopportava più quel denso odore di polvere e profumo da uomo.


Dair si sarebbe arrabbiato.


Avrebbe cercato in tutti i modi di fermarla.


E probabilmente l'avrebbe anche convinta.


Non poteva rispondere.


Eden ignorò la chiamata.


Due volte.


Decise allora di spegnere definitivamente quel maledetto cellulare e ficcarlo in fondo alla sua borsa.


Quando infilò la mano nella sua chanel ricordò di colpo cosa ci aveva già nascosto.


Il giallo della busta le sembrò improvvisamente così insopportabile da ferirle gli occhi.


La tirò fuori lentamente.


La aprì e sfilò piano i documenti.


Nella penombra dell'autobus non era facile leggere, ma quei piccoli caratteri spiccavano con forza sulla carta candida.


Istanza di divorzio


Matrimonio di


Coniuge Richiedente: Eden Spencer Miller

Coniuge Convenuto: Davis Miller


Non c'era bisogno di andare oltre.


Non era difficile da capire.


Due semplici firme ed un matrimonio finisce.


Poco importa aver giurato davanti a Dio di restare insieme fino alla morte.


In fin dei conti era già parecchio in credito con Dio, uno sgarro in più non avrebbe peggiorato troppo la situazione.


Eppure qualcosa le faceva tremare le mani.


Quella scelta era profondamente sbagliata.


Fallimentare, forse.


Lei ci aveva creduto. Davvero.


Si era sposata a diciannove anni convinta che sarebbe durata fino alla fine.


Finché morte non ci separi.



******



Una grande chiesa gremita di gente in abito elegante.


Gigli bianchi e spighe dorate ad adornare la grande navata.


Il suono vagamente triste dei violini ad accoglierla.


Un abito lungo con lo strascico e le lacrime di sua madre.


Così Eden aveva sempre immaginato il suo matrimonio da bambina.


Mentre cercava di ascoltare le parole dell'anziano prete provava ad immaginarlo di nuovo, ma non aveva più lo stesso fascino.


Quel giorno per lei c'era solo una piccola chiesetta sperduta nel Connecticut.


Una cerimonia veloce.


La musica stridente dell'organo suonato da una vecchia signora.


Un bouquet di rose ed un semplice abito bianco senza strascico.


Sua madre l'aveva cacciata da casa e c'erano solo quattro invitati.


Eppure si sentiva in cima al mondo.


L'unica persona che contava per lei era quella che aveva vicino.


Davis le teneva la mano.


E ogni tanto le lanciava un'occhiata.


Gli brillavano gli occhi.


Il prete si schiarì la voce richiamando la loro attenzione


Davis Miller...”


Iniziò con tono solenne


...Vuoi tu prendere la qui presente Eden Spencer come tua legittima sposa per esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?”


Quell'attimo di silenzio durò un'eternità.


Davis strinse la presa intorno alla sua mano.


Riuscì a guardarla dritto negli occhi.


Lo voglio.”


Rispose.


La sua voce profonda tremò appena.


Un timido sorriso si aprì sul suo viso.


E tu Eden Spencer...”


Eden rispose a quel sorriso.


Il cuore le esplodeva nel petto e non riusciva quasi più a credere che lo stavano facendo davvero.


...vuoi prendere il qui presente Davis Miller come tuo legittimo sposo per essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?”


Lo voglio.”


Rispose.


Ma non riusciva a crederci.


Non aveva mai provato un'emozione così intensa.


Payne si affacciò timidamente alle loro spalle stringendo le fedi nella mano.


Piangeva così tanto che il mascara le era colato su tutto il viso.


Aveva un debole per i matrimoni.


Davis infilò l'anello al suo dito.


Eden ricambiò il gesto.


Tremava per l'emozione, non certo per paura.


Nell'avventatezza di quel gesto, nella loro giovane età e nell'incertezza del loro futuro non c'era nulla di spaventoso.


Sarebbero rimasti insieme per sempre.


Contro tutto e contro tutti.


Col potere conferitomi dalla chiesa di Dio vi dichiaro marito e moglie. Non osi separare l'uomo ciò che Dio unisce.”


Eden non riuscì a trattenere quel sorriso dall'esplodere.


Il più spontaneo della sua intera vita.


Davis la strinse a sé poggiando la bocca sulla sua.


Il loro primo bacio da marito e moglie.


Lui sorrise contro la sua bocca.


Ti amo signora Miller.”


Eccole. Le due parole più belle del mondo.



Signora Miller.



Ti amo anch'io.”



--------------------



Gli altri attendevano fuori già pronti a lanciare il riso, come da tradizione.


Perfino André aveva il sorriso stampato in faccia mentre ricopriva il suo migliore amico di chicchi bianchi.


Payne rideva tra le lacrime.


Tyler la abbracciò tanto forte da toglierle il respiro.


Aveva definito l'accompagnarla all'altare come il più grande onore della sua vita.


E lui era stato il miglior sostituto di padre possibile.


Eden non avrebbe voluto nessun altro.


Blake corse ad abbracciare suo fratello.


Non era d'accordo col matrimonio, ma non riuscì a resistere.


Quel giorno aveva di certo qualcosa di magico.


La magia di due persone che si uniscono per sempre.


La magia di una promessa solenne.


Finché morte non ci separi.



******



Finché morte non ci separi.


Eden riuscì a sentire quell'emozione riecheggiare dentro di lei.


Riuscì ad assaporarla di nuovo per un secondo.


Non era mai stata più felice.


Né più innamorata.


Blake si sbagliava a credere il contrario.


Lei conosceva bene l'uomo che aveva sposato.


E lo amava.


Aveva ascoltato tutti i racconti del suo passato.


E tutti i progetti del suo futuro.


Aveva riso con lui davanti ad uno stupido film.


E l'aveva stretto forte a sé quando aveva bisogno di piangere.


Era rimasta in silenzio ad ascoltare per ore.


E notti intere sveglia a guardarlo dormire.


L'unico momento in cui smetteva davvero di combattere coi suoi fantasmi.


Il momento in cui i suoi tratti si rilassavano e poteva finalmente vederlo sereno.


Aveva sopportato le sue urla e le sue critiche, anche se ingiuste.


E gliele aveva perdonate tutte.


Eden sospirò sentendosi costretta a trattenere le lacrime.


Peccato essere già lontana da tutti.


Peccato non poter più ribattere alle accuse di Blake.


Fissò il suo riflesso nel finestrino.


La sua espressione diametralmente opposta a quella che aveva visto nei suoi ricordi.


Quelle sensazioni lontane anni luce.


Da anni cercava vendetta.


Da mesi sosteneva di star facendo la cosa giusta.


E per tutto quel tempo, mai un secondo, si era sentita bene.


Mai felice.


Mai appagata.


Mai pulita.


Inspirò profondamente.


Poteva davvero fare quello che stava facendo?


Poteva davvero andare fino in fondo e distruggere l'esistenza all'unico uomo che avesse mai amato?


Era giusto ripagare tutto quell'amore col tradimento?


Ancora una volta sentì su di sé quei maledetti quattro colpi.


D'istinto portò la mano lì dove l'avevano colpita.


Non facevano più alcun male.


Tutto il dolore era passato.


Un pensiero del tutto nuovo le attraversò la mente.


Per anni aveva accusato Davis di averla abbandonata, ma non si era mai fermata a guardare oltre quei ricordi confusi.


Oltre il terrore della morte.


Lo amava.


Non avrebbe mai voluto vederlo morire con lei.


Se avesse potuto guardare quella scena dal di fuori sarebbe stata lei stata ad urlargli di scappare.


Di salvarsi.


Di ricominciare.


Le parole di Blake risuonarono ancora.


E' questo il tuo problema... Ti perdi nelle apparenze.”


Aveva ragione.


Si era persa allora.


E si stava perdendo adesso.


Davis non voleva i soldi di suo nonno.


Voleva solo liberarsi dei suoi fantasmi.


Dimenticare tutte le volte in cui si era sentito abbandonato ed insignificante.


Un colpo allo stomaco fermò il respiro di Eden.


Tutto il suo mondo si bloccò per un istante.


La realtà la colpì dritta in faccia.


Aveva solamente due scelte possibili davanti a lei.


Zittire quelle emozioni, volare da sua figlia e far finta di niente per tutto il resto della sua esistenza.


Oppure sotterrare il passato, tornare indietro e, per una volta, sputare tutta la verità in faccia a Davis.


La risata di un bambino la risvegliò da quel dilemma.


Era seduto due sedili più in là, accanto a sua madre.


Insieme ridevano chissà per quale storia.


I suoi piccoli occhi chiari luccicavano nell'oscurità.


D'improvviso Eden non ebbe più alcun dubbio.


Tra le due vie possibili, scelse la terza.


Frugando di fretta nella borsa tirò fuori il telefono.


Lo accese e compose il numero.


Quella calma improvvisa la sorprese.


Finalmente aveva la soluzione.


La sua unica soluzione.



Pronto?”


Quella voce, bassa e sicura, tradiva appena l'incertezza provata davanti ad un numero che non aveva potuto riconoscere.


Eden chiuse gli occhi prendendo aria.


Pronto??”


Sono io.”


Riuscì finalmente a rispondere.


Non si era data il tempo di trovare le parole adatte.


Eden?”


Stavolta Davis suonò sinceramente sorpreso.


Forse credeva ancora che lei fosse solo due stanze più in là.


Sì.”


Dove sei?”


Eden rimase di nuovo in silenzio.


Il suo vocabolario sembrava d'improvviso non avere abbastanza parole.


Devo dirti una cosa e te la dirò una volta soltanto per cui ascoltami bene ok?”


Le sembrò di vedere chiaramente l'espressione di Davis diventare scura.


Lui non rispose nulla.


Rimase in ascolto come lei le aveva chiesto.


Eden buttò fuori tutta l'aria.


Domani non andare alla lettura del testamento.”


Lui rimase zitto ancora per qualche istante


Come fai a sapere che...”


Tu non andarci ok?”


Lo interruppe Eden.


Voleva sbrigarsi. Quella convinzione non sarebbe durata troppo a lungo.


Perché?”


Domandò Davis.


Adesso il suo tono si era fatto gelido.


Forse aveva già capito.


Perché troveresti tutta l'FBI ad aspettarti.”


Solo una breve pausa


Tu come lo sai?”


Stavolta Eden non ebbe dubbi.


Quella di Davis suonava come una domanda del tutto superflua.


Conosceva già la risposta.


Perché li ho avvertiti io.”


Eden si morse forte le labbra dopo l'ultima confessione.


Non si aspettava di sentirlo urlare.


Ma era terrorizzata dall'idea di cosa avrebbe potuto dirle.


Nulla.


Davis non disse nulla.


Aeroporto internazionale JFK. I signori passeggeri sono pregati di scendere.


La voce gracchiante dell'altoparlante riempì quell'insopportabile vuoto.


Eden coprì istintivamente il telefono con la mano.


Ma forse lui aveva già sentito.


La linea cadde un paio di secondi più tardi.



Prego signorina.”


Un signore dal viso gentile le fece cenno di passare per prima.


Eden si sforzò di sorridere per pure educazione.


Afferrò le sue cose e percorse a grandi passi la breve lunghezza dell'autobus.


Aveva un aereo da prendere.


Il più in fretta possibile.



^^^^^^^




Eccomi!! Stavolta ci ho messo tanto, lo so, e mi dispiace! Ho dovuto preparare un lavoro per l'università e mi sono rimessa a dare ripetizioni, per cui tutto il mio tempo è volato via!! Spero che abbiate avuto pazienza ^_^


Questo è il vero capitolo in cui le cose iniziano “finalmente” a complicarsi... Che ne dite della reazione di Eden? Vi aspettavate di meglio?? Posso solo dirvi che il mio tentativo in questo capitolo è stato quello di ribaltare i due fronti opposti.


Davis e Blake li ho sempre dipinti come i cattivi della situazione, ma in questo capitolo ho deciso di mostrare la loro “parte di luce”. Blake non evita Eden per pura antipatia o per gelosia, ha i suoi buoni motivi e spero che li abbia efficacemente svelati durante il loro discorso. Tutto quello che ha sempre voluto fare è proteggere Davis, suo fratello.

In quanto a Davis si era già capito che aveva buone intenzioni, ma se avevate dubitato per via del testamento, adesso sapete che non è poi così avido come sembra. Per lui quei soldi hanno un valore del tutto simbolico ed è profondamente convinto che liberandosene, potrà liberarsi anche dei brutti ricordi della sua infanzia. La sua però, è solo un'illusione.


Per Eden e Dair vale lo stesso discorso. Dair si è sempre sentito come un onesto paladino della legge, ma in questa situazione inizia a fare i conti col proprio egoismo e la propria ambizione. Non è per fare giustizia che vuole arrestare Davis, ciò che vuole davvero è toglierlo dalla propria strada per poter arrivare ad Eden.


In quanto a lei, i suoi pensieri negli ultimi capitoli hanno seguito passo passo questo processo di capovolgimento di punti di vista. Dall'essere una vittima di Davis e del destino è passata ad essere una bugiarda ed una traditrice. Il discorso di Blake fa scattare il lei qualcosa, le fa finalmente realizzare che non si è mai fermata a guardare al di là delle semplici apparenze. E così può finalmente valutare ogni cosa con occhi diversi: la storia del testamento, l'idea del divorzio, il suo rapporto con Davis, la sparatoria di cinque anni prima, la vendetta...


Paradossalmente, di fronte a tutti questi fatti, si ritrova proprio lei dalla parte del torto. O almeno è come l'ho vista io... Potete benissimo non essere d'accordo con i miei monologhi!! ;)


Detto ciò, non voglio darvi anticipazioni sul prossimo capitolo, anche perché spero di aggiornare prima la prossima volta!


Un grazie a tutti come sempre!! E uno speciale a Supermimmina e karlettasckr che hanno aggiunto la storia alle seguite!



XCINZIA818: finalmente risolto il mistero del testamento! O almeno in parte.. Che dici? Delusa? Se non altro il povero Davis ne guadagna in umanità ed onestà! Credevi davvero che Eden potesse andarsene così fregandosene di tutto e tutti? Ovviamente no! ;) Data la forte tendenza alla paranoia, era normale che avesse all'incirca 850mila ripensamenti diversi. Alla fine ha scelto l'unica opzione possibile, anche se non ho ancora spiegato del tutto di cosa si tratta. Comunque lo saprai presto!

Ahimè Blake non ha ancora scoperto di Sophia, ma credimi, qualcun altro lo scoprirà presto! A parte questo spero di aver reso l'idea nel mostrare i veri pensieri di Blake, ma del resto avevi già capito dal capitolo precedente!^_^ Grazie mille di nuovo e come sempre! A presto! Un bacio, Martina.


XMEREDITH91: grazie davvero per i complimenti! Purtroppo scrivere un romanzo è cosa ben diversa di questa.. Ammetto che mi piacerebbe, ma mi rendo conto di non essere ancora pronta. Ho mille idee per il cervello e Deal With My Devil è ancora una di queste.. E' una specie di tentativo in attesa di scrivere qualcosa di diverso, diciamo. Spero di riuscire a finirla presto, così potrò iniziare anche le altre storie! Conoscendomi non scrivo due cose contemporaneamente, finirei per non concludere nessuna delle due! Ad ogni modo, per il momento, spero che questa storia rimanga fino alla fine all'altezza del vostro apprezzamento e delle vostre aspettative! Grazie davvero di cuore e non ringraziarmi per la locandina, non ce n'è bisogno.. Quando posso essere utile, sono sempre disponibile! A presto, un bacio, Martina.


XMIVIDAM: innanzitutto grazie. Devo ringraziarti di cuore sia per le recensioni che per la fiducia che hai mostrato nei confronti di questa storia. Ammetto che, forse per la prima volta, ho scoperto un'altra lettrice/scrittrice sulla mia stessa lunghezza d'onda. E credimi, vale molto! Ennesima conferma in questa tua ultima recensione. Anche tu appassionata di Georgie e fan sfegatata di Abel? Io pure! Da piccola sottovalutavo molto il significato di questo cartone animato, ma fortunatamente l'età adulta mi ha portato giudizio ;) E' tutto esattamente come dici tu. E credo di averne inevitabilmente preso esempio, ma del resto l'amore in tutte le sue forme è il sentimento più naturale del mondo e, qualunque storia si racconti, finisce sempre per spuntare da qualche parte. Deal With My Davil altro non è che una storia d'amore nel contesto di una storia d'azione (o che ha la pretesa di essere considerata tale). In questo capitolo ho di nuovo mischiato le carte, ma ti assicuro che nella mia testa (almeno nella mia testa) tutto ha un senso, anche quella giustizia di cui ti stavi domandando. Vorrei che i personaggi compissero un vero e proprio processo di crescita per arrivare poi alla conclusione più giusta per l'appunto. Speriamo di riuscirci! Ho visto che hai aggiornato la tua storia, ho una voglia matta di leggere, ma purtroppo non ho avuto tempo! In mia difesa però, ho già deciso che parte di questo week end sarà dedicata alla lettura e alle recensioni! Quindi a presto e di nuovo grazie mille! Leggere l'introduzione alla mia storia sul tuo sito è stato a dir poco emozionante! A presto! Martina






































































































  
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