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Autore: Josephine_    05/12/2009    5 recensioni
- Io non sono un assassino. – dico. E non appena quella parola esce dalle mie labbra, mi rendo conto della repulsione che provo nei suoi confronti, dello schifo che mi fa averla avuta tra i denti e nel cuore.
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario:  -  Io non sono un assassino. – dico. E non appena quella parola esce dalle mie labbra, mi rendo conto della repulsione che provo nei suoi confronti, dello schifo che mi fa averla avuta tra i denti e nel cuore.

Pairing: Leggerissima Draco/Hermione.

Raiting: Verde.

Disclaimer: E' tutto mio tranne i personaggi, il titolo, la canzone e le citazioni. Okay, io non ho nulla XD

Note: Ispirata da quella stupenda canzone dei Queen, realizzata con l' incoraggiamento di Ernil^^ Grazie mia carissima *le lancia baci volanti* Un piccolo assaggio di me e dei personaggi che adoro di più in assoluto, spero davvero che vi piaccia. Ah giusto, la dedico a Freddie.

The show must go on!

{ My soul is painted like the wings of butterflies
Fairy tales of yesterday will grow but never die
I can fly, my friends }




L’ aria è insopportabile. Calda, aspra, densa. Mi circonda e mi sovrasta, mi affoga e mi spinge verso il basso.

D’ altro canto, come non sentirsi minuscoli se scortati da due Dissennatori?

Sono come li ho sempre visti, emanano gelo e… solitudine.

Forse anche io sono un Dissennatore, una di quelle creature che estirpano la felicità dalle persone infondendo disagio e tristezza.

No, ma che dico. Non sono abbastanza buono per essere un Dissennatore.

Camminiamo.

Un passo dopo l’ altro, diminuisce la distanza verso la mia fine.

Ma forse dovrei smetterla di essere così tragico. Di pensare che tra un’ ora massimo la mia vita sarà finita, di credere che dietro quella porta mi aspetta l’ inferno.

Dovrei smetterla ma non ci riesco. Sarà che questi due simpaticoni accanto a me non sono proprio il massimo della compagnia.

Mi soffiano sul collo, e ho freddo. Ma non lo do a vedere, non posso. Non è in perfetto stile Malfoy, e lo spettacolo deve andare avanti.*

Siamo arrivati.

Guardo la porta in legno, le pareti lisce intonacate di bianco, gli auror che mi fissano con astio, ma in realtà non vedo nulla. In realtà vorrei solo che finisse tutto ora, per non dover ascoltare quella sentenza che già conosco.

Ma la porta si apre, e io devo entrare. I Dissennatori sono spariti… posso respirare e vivere l’ ultimo atto di questo spettacolo. 

-          Fatelo entrare. – dice Kingsley. Perché ora è lui il Ministro della Magia. 

Entro, e nel preciso momento in cui mi accorgo di tutti gli sguardi fissi su di me, capisco che ce la posso fare. Ce la farò.

-  Ministro, quale onore. – dico, anche se nessuno mi ha interpellato. Mi fanno sedere su quell’ orribile sedia al centro della sala, da dove posso vedere ogni mio inquisitore.

-          Draco Lucius Malfoy, sai perché sei qui? – mi chiede lui.


-          Perché ho fatto tante cazzate.

Qualcuno ridacchia, ma tanti sono i mormorii di disapprovazione e di indignazione che corrono tra gli spettatori. Non mi importa, perché dopo di questo non li vedrò mai più.

-          Malfoy. – mi dice lui, con il tono che un padre usa con il figlio – Seriamente. –

-          Sono qui perché non potrebbe essere altrimenti. – dico allora io.

-          La tua famiglia è indagata per frode, omicidio, esproprio di proprietà e sequestro di persone. Tu, invece, sei accusato di alto tradimento verso il Ministero della Magia e omicidio.

-          Non ho mai ucciso nessuno. –

-          E puoi fornircene le prove? –

-          Esistono forse prove per testimoniare qualcosa che non ho fatto? –

Di nuovo mormorii e commenti poco educati. Complimenti Malfoy, vedo che non perdi colpi, sei sempre il solito egocentrico. Anche quando in ballo c’ è la tua vita.

-          C’ è qualcuno che possa testimoniare a tuo favore? –

-          No. Non c’ è nessuno. –

Qualcuno si alza dagli spalti per andarsene, come uno spettatore scontento della commedia che sta guardando. Qualcun altro invece tiene le orecchie tese, pronto a captare qualsiasi mio commento.

-          Andiamo, non servono testimoni! Tutti sappiamo che è un assassino. – dice un uomo.

Guardo meglio, lo conosco; è uno a cui mio padre ha tolto la moglie e la figlia. Uno di quei poveri diavoli che mi vuole vedere supplicare perdono ai suoi piedi, chiedendo clemenza con le lacrime agli occhi. E’ parecchio incazzato.

-          Da quando in qua i figli devono andare in carcere per i crimini commessi dai padri? – esclamo io.

Tocca sempre ai sobri pagare per gli errori degli ubriachi.** E’ sempre stato così: mio padre distruggeva, manipolava, rovinava, e io guardavo i danni, felice di pensare che un giorno anche io avrei fatto come lui. Felice di sapere che anche io avrei sbagliato, prendendomi gioco di chi pensava di avere il potere e in realtà non aveva nulla.

Ora è diverso. Ora sono io a non avere niente. Sono io che devo pagare per cose che non ho fatto.

-          Io non sono un assassino. – dico. E non appena quella parola esce dalle mie labbra, mi rendo conto della repulsione che provo nei suoi confronti, dello schifo che mi fa averla avuta tra i denti e nel cuore.

-          Certo, e ti aspetti che ti crediamo? Hai ucciso famiglie intere, tu e quel bastardo di tuo padre! - dice sempre lo stesso tizio. In preda alla rabbia ha sfoderato la bacchetta, così viene scortato fuori da alcuni compagni. Nella sala cade il silenzio. Umiliante? Ma il peggio deve ancora arrivare.

-          Ripeto, non ho ucciso nessuno. –

-          Ci serve almeno una testimonianza. – ripete Kingsley con calma. Come se stessimo prendendo il thè invece di discutere su cosa ne sarà della mia vita.

-          Non ce l’ ho. – dico di nuovo.

Con la coda dell’ occhio vedo qualcuno che dalle ultime file si alza in piedi. Morbidi e disordinati capelli castani, occhi scuri e trepidanti, la mano meccanicamente alzata verso l’ alto.

-          Mi faccio garante io per il signor Malfoy. –

Di nuovo mormorii. Ma cos’ è questo, il circolo delle comari? A che ora servono il thè?

-          Granger, lascia stare, è una causa persa. Porta la tua voglia di salvare vite da un’ altra parte. – dico io. Ci mancava solo lei, con quella sua vena insopportabile da crocerossina e so-tutto-io. No, farsi aiutare dalla Granger non fa decisamente parte dell’ ultimo atto. Lei dovrebbe essere solo una comparsa, ma l’ avevo detto che il peggio doveva ancora arrivare.

-          Mi dispiace, Malfoy, ma la buona azione del giorno è questa. – mi risponde con ironia.

-          Signorina Granger, lei sa per certo che il signor Malfoy non ha mai compiuto omicidi? –

-          Vorrei prima sapere di quali omicidi è incolpato il signor Malfoy. –

-          Il signor Draco Lucius Malfoy, appartenente alla casata dei Malfoy, è incolpato dell’ omicidio di Albus Percival Wulfric Brian Dumbledore e di una serie di uccisioni avvenute nell’ aprile del 1997. E' inoltre accusato di tradimento verso il Ministero della Magia e l' intero Mondo Magico. - 

-          Il Signor Malfoy non ha compiuto quegli omicidi. –

-          Può fornircene le prove? –

-          Potrà fornirvele lui stesso, se acconsentirà. –

-          Acconsento. – Ma a quali prove si riferisce? L’ unico che sa che non ho fatto nulla sono io. Oh… ho capito…

-          Bene, non ti dispiacerà se facciamo un giro tra i tuoi ricordi, vero? – mi chiede lei come se fossimo amici da sempre. Come se non ci odiassimo, e come se non provasse piacere nel vedermi qui, sudicio e senza più niente da perdere, a parlare con ironia delle cazzate che ho fatto in soli 18 anni di vita.

-          Perché no? Ma vi darò solo quello che vi serve. –

E schietta come lo è sempre stata, la Granger chiede che sia portato un pensatoio e che mi sia data una bacchetta. In molti hanno paura, lo vedo dagli sguardi preoccupati e dalle mani strette sui fianchi. Ma paura di cosa? Di un ragazzo che senza la famiglia è come un animale senza artigli e senza zanne?***

Valli a capire, quelli che lavorano al Ministero. Ipocriti fannulloni che fanno della paura altrui la loro ricchezza.

Bhè, non che essere Draco Malfoy sia meglio.

Mi avvicino al pensatoio, un contenitore appena più profondo di una scodella, e cerco di acchiappare con la bacchetta quei dannati ricordi che vagano per la mia mente, come ombre vivaci pronte a pararmisi davanti agli occhi nei momenti meno opportuni. Li estraggo e li lascio cadere morbidamente, e vedo che chi guarda ha una faccia schifata. Bhè, vorrei vedere i loro di ricordi. Anzi no, non ci tengo a tuffarmi nei pensieri di questi babbanofili. Meglio i miei.

E così andiamo. Entro per l’ ennesima volta in quell’ ammasso informe di idee e ricordi, vividi e precisi, mai dimenticati. Sembra uno dei miei incubi ricorrenti, uno dei tanti in cui sono costretto a rivivere atto per atto la rovina della mia vita. Forse è cominciato tutto quando ho preso per buono quello che mi raccontava mio padre… o forse quando sono nato. Forse ero marcio anche prima di nascere, o forse sono tutte seghe mentali che non hanno senso, e questo è solo un sogno.

Guardo me mentre mi viene tatuato sull’ avambraccio il Marchio Nero.

Guardo Snape mentre uccide Silente al posto mio. Perché io non sono stato abbastanza pazzo da farlo.

Guardo Potter che mi batte per l’ ennesima volta in duello e mi ruba la bacchetta. E la Granger svenuta sotto i colpi di bacchetta di mia zia Bellatrix.

Sono finiti? O c’ è altro? Perché… vorrei tornare indietro.

Come non detto. Di nuovo in quell’ orribile sala. Bhè, alla fin fine non si stava male là dentro, almeno faceva più caldo.

La Granger è accanto a me, Kingsley sta scrivendo qualcosa.

-          Ministro – esordisce la Granger. Vedersi ferita e accasciata a terra ai piedi di Bella l’ ha un po’ scossa, ma mai lo ammetterebbe davanti a tutta quella gente. Dopotutto, anche lei desidera che la sua maschera sia impenetrabile, proprio come la mia.

-          Signorina Granger. La sua idea è stata ottima, e ha confermato alcuni dei nostri sospetti. Il Signor Malfoy non è colpevole di omicidio, è vero, ma ha ricevuto il Marchio Nero, e i suoi ricordi ce lo testimoniano.

-          Come se il mio avambraccio non fosse una prova sufficiente. – esordisco io con un tono più strafottente del necessario.

-          Il signor Malfoy è stato obbligato a fare quello che ha fatto… e… -

Oddio, la Granger che balbetta davanti al Ministro della Magia non me la voglio perdere.

-          E? – la incita Kingsley, non troppo convinto.

-          Bhè, ero una spia, un infiltrato, no? – dico allora io mettendomi a ridere.

Incredibile quanto riesca a prendere con leggerezza questa cosa, sembra quasi che non me ne importi un fico secco di cosa ne sarà di me. Sembro quasi più sereno di Kingsley. Ma perché forse finire rinchiuso in una cella ad Azkaban è quello che vorrei. Essere sbattuto in carcere e venir dimenticato, passare talmente tanto tempo lontano da questo mondo da poter essere ignorato… e iniziare una nuova e solitaria vita al cospetto dei Dissennatori. Solo e triste, ricevendo ogni giorno la mia buona dose di energia negativa, venendo continuamente estirpato di ogni piccolo e insignificante ricordo felice. Solo, anche se ovviamente sarei più solo senza la mia solitudine.***

Ma la Granger interrompe questa lieta sfilza di pensieri altamente positivi sul mio promettente futuro di carcerato.

-          Sì, lui era una spia. E’ stato convinto a marchiarsi, ma poi è venuto da noi e lui e la sua famiglia ci hanno aiutato tanto. Narcissa Malfoy ha salvato la vita a Harry Potter, il salvatore del Mondo Magico che noi tutti conosciamo, e Draco ha… collaborato alla distruzione di Lord Voldemort.

Non posso non rabbrividire al sentirLo nominare. Qualcosa di freddo, pungente e metallico, mi attraversa la schiena come un filo spinato, e mi pare di sentire nell’ aria odore di sangue. Qualcuno se n’è accorto? No. Menomale. Autocontrollo, Malfoy, è quello che ci vuole. Solo ora però riesco a metabolizzare ciò che ha detto la Granger. E io che volevo solo fare una battuta! Ma lei no, deve sempre rubarmi la scena e fare il possibile per stare in pace con la coscienza. Scommetto che Kingsley non ci crederà.

-          Hermione – lascia stare la forma di cortesia passando sbrigativamente a quella confidenziale – Sei sicura di ciò che dici? –

-          Assolutamente. – dice dopo solo un attimo di riflessione.

-          Hai le prove? – chiede. Mio dio, questo è fissato con le prove!

-          Meglio. La diretta testimonianza di Harry Potter. Non basta? –

-          Certo. Ma dov’ è ora? –

-          Non è potuto venire, è all’ estero con Ronald Weasley. Ma posso garantire che non appena tornato testimonierà a favore dell’ imputato. Chiedo quindi un rinvio della sentenza. –

Kingsley ci pensa. Guarda quei maghi importanti che lo guardano carichi d’ aspettativa, curiosi e intimoriti al tempo stesso, pronti a protestare e a manifestare il loro dissenso ad ogni minimo gesto del Ministro. Sono sicuro che hanno pure fatto qualche bella scommessa sull’ esito del processo. E se le cose per me andranno bene, avranno un altro motivo in più per odiarmi.

Kingsley mi guarda, poi fissa Hermione e pronuncia le parole fatidiche:

-          Accordato. Signori, Signore, la sentenza è rimandata al giorno 15 novembre di questo stesso anno. La seduta è sciolta. –

Oddio non ci credo, se l’ è bevuta! E ora?

-          E ora? –

-          Verrai scortato da alcuni uomini nella stanza che ti abbiamo assegnato. – dice Kingsley prima di volgermi le spalle per parlare con due signori dall’ aria parecchio incazzata.

Vengo scortato fuori. Contro ogni mia aspettativa, dietro la grande porta in legno non c’ è alcun Dissennatore e questo, in parte, mi solleva. C’è però qualcun altro ad aspettarmi, ancora lei.

Dice due parole agli auror che si dileguano subito, lasciandoci soli.

-          Ciao Malfoy. – Cosa fa, mi saluta adesso?

-          Granger. – rispondo io. Dovrei ringraziarla? Nah.

-          Come va? – azzarda.

-          Oh, bhè, tutto nella norma. Le solite grane. – si aspetta che anche io le faccia una domanda?

-          Stai bene? – mi chiede.

-          Ti interessa? –

-          Si, visto che ti ho appena salvato la vita! – sbotta con aria saccente.

-      Salvato la vita? - sbotto senza più riuscire a trattenermi. - Granger, ma ti senti? Cos’ è che hai fatto in realtà? Hai rimandato l’ ultima sentenza, hai voluto allungare un processo che era già fatto, impedire un giudizio già espresso. –

-          E? – chiede. Oddio quanto è ottusa.

-     Granger, io non ho una vita. Punto. E se non ce l’ ho, non la puoi salvare. Non esiste, e se una cosa non esiste non può essere conservata. L’ ho persa, ridotta in mille pezzi e poi lasciata al vento, e non riuscirai ad acchiapparla. E – dico, stoppandola con un cenno della mano – anche se tu ci riuscissi, cosa ne rimarrebbe? Brandelli. –

-    Malfoy, non essere così catastrofico! Hai neanche 20 anni, la tua vita è appena iniziata! Tu… hai fatto delle cose… sbagliate, ma puoi sempre ricominciare. –

-      Io non voglio ricominciare. Nessuno qua dentro e là fuori vuole che io ricominci. E’ inutile provarci, non c’ è più niente da ricostruire. –

-          Sono qui per aiutarti. Ci sono io, c’ è Harry… - insiste lei, muovendosi verso di me.

-          Potter? Oh sì, certo. Granger, apri gli occhi. Perché lo vuoi fare? – le chiedo. Perché alla fin fine è solo questo che non mi è chiaro. Ed è impossibile che sia tutta colpa della sua vena da salvatrice del mondo.

-          Perché… mi dispiace. E non è giusto che tu finisca ad Azkaban. –

-      Invece è giusto. Dai, non è nel mio stile risorgere dalle ceneri. Sono più un serpente, una creatura dell’ ignoto. E’ ad Azkaban che devo andare, è quello lo scenario adatto alla conclusione dello spettacolo. Un’ uscita trionfale e triste al tempo stesso, e tutti mi ricorderanno come “il bastardo figlio di papà orgoglioso.” –

-  Io direi piuttosto “stupido”! Parli della tua vita come di una recita scolastica… vuoi arrenderti? – cerca di provocarmi. Bhè, io sono cattivo, non fesso. Quello è Potter.

-          Nah, vado in contro alla fine, cosa degna di uno sconfitto che si rispetti. –

-          Ma… -

-       Granger, basta. Non ti immischiare. Non chiedere a Potter di testimoniare a mio favore, né di fare chiamate o pagare gente. Ho il Marchio, e questo basta più di mille ricordi e testimonianze. – non sono affranto o triste… semplicemente rassegnato.

-          Malfoy, io non voglio immischiarmi. Ma sai cos’ è Azkaban? –

Si, lo so. Nell’ aria mi sembra quasi di sentire un’ odore di cenere, sulla pelle del ghiaccio che mi accarezza, in bocca un sapore amaro. E sotto i piedi? Sotto i piedi nulla. Attorno a me nulla. Sopra di me nulla. Ricordi felici visti di striscio per un attimo e poi dimenticati, spariti, e pensieri non miei che si susseguono, su uno sfondo di colori spenti e facce macilente. E se per caso provo a resistere, a concentrare le energie su un’ unico piccolo ricordo allegro, sento sibilare nelle orecchie “sei solo, senza bacchetta, senza difesa, senza vita” e le zanne del Dissennatore mi compaiono davanti. Vuole baciarmi? Lo farà? No, non può. Non deve. Ma resta là davanti a me, lasciandomi agonizzante, ansioso, mentre il piccolo pensiero felice vola via… 

-          Si Granger, lo so. Ma non mi importa. – dico.

-          Malfoy, non mi impedirai di tirarti fuori dai guai. Lo farò anche se mi odi, se non mi sopporti, se io non ti sopporto, lo farò a qualsiasi costo. Lo farò perché hai 20 anni e tanto davanti a te. –

-          Secondo te sono pentito? – le chiedo a sorpresa. Comincia a boccheggiare, evidentemente non sa la risposta. Allora siamo in due.

-          Te lo dico io, Granger. No, non sono pentito. Per niente. Se ne avessi la possibilità, lo rifarei. Ancora. E ucciderei, distruggerei case e vite e famiglie. Se potessi, ti ucciderei. Perché… - e qui alzo la voce – Perché sei solo una lurida povera insignificante Mezzosangue, e quelli come te non dovrebbero esistere! –

Il colpo arriva più forte di quanto possa immaginare. Nemmeno un secondo che già una delle due guardie mi ha lanciato un Expelliarmus mandandomi bocconi per terra. Poco dignitoso, davvero, ma era l’ unico modo per sbarazzarsi della Granger. Ora molto probabilmente starà pensando che sono masochista, e non ha tutti i torti.

La seconda guardia mia fa alzare i piedi e mi lega le mani con un incantesimo non verbale. Poi chiede scusa alla Granger, scossa da ciò che è successo. Oh, si, sono masochista forte, io.

-          Andiamo, Lord. – mi schernisce la guardia.

-          Certamente, scudiero. – dico io. E lui sbuffa. Già, sarcasmo made in Malfoy. Fare il prezioso e l’ offeso, in questi casi, non paga. Tanto vale prenderla con ironia. Dopotutto, è solo la mia vita!

-          Aspettate. – dice la Granger. – Malfoy, sei sicuro? –

-          Mezzosangue, sono nato sicuro. – uno dei due mi strattona, ma non mi fa male. No, dopo aver ricevuto così tante bastonate da mio padre, il dolore è per me una cosa astratta.

Le due guardie mi portano verso una lunga scala a chiocciola, la Granger è sempre ferma davanti alla porta che mi fissa. Dio, è insopportabile quando ha quell’ aria da cucciola bastonata che cerca di capire ma non ci riesce, è snervante. Scommetto che starà pensando all’ autenticità delle mie parole. Ci sto pensando anche io. Cominciamo a scendere le scale, e lei sparisce dalla mia visuale. E’ ancora lì, lo sento, avverto il suo sguardo mite su di me, e vorrei sputarle addosso tutto ciò che penso di lei e di quell’ assurdo apparato governativo che è il Ministero. Ma non lo faccio, non ne ho proprio voglia. E poi sono i pazzi che prima di uscire di scena si mettono a urlare, non i malvagi.

Devo attenermi alla parte, sarò l' attrazione principale.*

 

* Come anche il titolo, riferimento all’ omonima canzone dei Queen “The show must go on”, stupenda secondo me.

** Da “Mille splendidi soli” di Housseini, autore del più famoso “Il cacciatore di aquiloni.”

*** Promessi Sposi, capitolo 1. Si, lo so, devo aver bevuto qualcosa di rancido, per inserire citazioni dei Promessi Sposi, ma che ci volete fare?

**** Questa è di Emily Dickinson.

Bhè... qua ho finito XD Fatemi notare eventuali errori, imprecisioni o sfondoni, se presenti. Purtroppo vado di fretta e non ho potuto rileggere bene la fanfiction ^^ Se recensite mi farete una persona contenta, sennò amen. Era giusto un assaggio di ciò che mi piace scrivere e di come lo scrivo, e spero vi sia piaciuta. Abbiate pietà di Ernil, che se scopre che questa fanfiction non piace si vergognerà di avermela ispirata! Quindi divulgate ammore e recensite, miei piccoli giacobini! Guten Tag, 

Gelb_augen

  
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