Sweet
Obsession
Erano quasi arrivati,
ormai la foresta sulle loro teste si andava diradando e qualche timido
raggio
di sole di tanto in tanto si infrangeva sulla loro pelle, riflettendo
tutto
intorno tantissimi arcobaleni. Gli alberi che li circondavano
filtravano la luce
e donavano alla scena un'atmosfera surreale, come se fosse vista
attraverso
delle lenti verdi.
L'umidità era a
livelli insopportabili per un comune essere umano, ma i Cullen non
avevano
questo problema, essendo dei vampiri. Vegetariani ma pur sempre dei
vampiri. Ed
anche il licantropo che li accompagnava non aveva nessuna
difficoltà a farsi
strada tra la vegetazione.
Nonostante la lunga
distanza percorsa correndo, non sentivano minimamente la fatica, anzi
continuavano con i loro movimenti sinuosi ed eleganti a farsi largo
senza
nessun problema. Un normale essere umano anche con un machete molto
affilato
avrebbe impiegato ore per avanzare solo di qualche metro in quel
groviglio di
tronchi, liane e mangrovie.
Rallentarono la loro
marcia solo quando sentirono il lieve gorgoglio dell'acqua del fiume
che
placidamente scorreva vicino al campo dove erano diretti. Ormai
conoscevano
abbastanza bene l'ambiente, perché purtroppo era parecchio
tempo che ripetevano
quel viaggio. Ma loro erano una famiglia e non potevano abbandonare i
loro
fratelli, per quanto la visita fosse ogni volta straziante.
Camminando poterono
finalmente percepire la natura che li circondava. Ora che la foresta si
diradava, qualche raggio di sole filtrava tra le fronde e andava a
baciare il
terreno bruno-rossiccio coperto da un morbido tappeto di foglie che
frusciava
leggermente sotto i loro passi delicati. Anche le zampe del lupo
sembravano
accarezzare quel morbido cuscino, muovendosi con grazia nonostante la
sua
corporatura. L'aria era carica di umidità e pesante e
portava con sé tutti i
profumi della natura, le resine che pigramente colavano lungo i tronchi
con i
loro colori ambrati, gli aromi dolciastri o pungenti dei fiori
coloratissimi,
l'odore a volte soffocante delle foglie in decomposizione, l'essenza
delicata
del legno proveniente da qualche ramo spezzato.
Subito tutti i membri
del gruppo si misero in ascolto per captare qualche eventuale rumore
provenire
dal campo, ma apparentemente era tutto calmo. Sentivano solo il fruscio
delle
fronde e lo scorrere dell'acqua che faceva da dolce sottofondo ai
richiami
degli animali che vivevano sugli alberi, quasi totalmente ignari di
ciò che
succedeva a terra qualche metro più in basso. E mentre i
raggi di sole
formavano dei coni di luce enfatizzati dal pulviscolo che rifletteva il
forte sole
del mattino, gli uccelli multicolori cantavano a squarciagola i loro
richiami,
emettevano i loro versi armoniosi formando una musica di pace e di
equilibrio.
Anche il morbido tappeto di foglie rendeva l'idea del caldo abbraccio
in cui la
natura li stava stringendo, un abbraccio di vita, per coloro che in
vita non
sono più. Solo il lupo si sentiva parte di quel mondo, ma
non i Cullen, che con
il freddo dei loro corpi ed il pallore della loro pelle contrastavano
nettamente con quel posto brulicante di vita.
Finalmente davanti a
loro comparve la figura imponente di Emmett che li guardò
tutti con affetto. La
sua famiglia era venuta a trovarlo. La sua famiglia era lì
per lui. La sua
famiglia era lì per stargli vicino per dimostrargli tutto
l'amore che provava
per lui. La sua famiglia era lì anche per Lei.
Alice corse
rapidamente verso di lui e gli saltò al collo stringendolo
forte.
"Emmett,
fratellone, da quanto tempo!". Se avesse potuto Alice in quel momento
avrebbe pianto tutte le sue lacrime. Gli mancava davvero tanto il suo
fratellone ma non ci poteva fare assolutamente nulla, se non accettare
lo stato
delle cose e cercare di stare più vicino che poteva al suo
fratello orso.
"Ciao Alice, la
mia folle nanetta" le rispose sorridendo.
Poi fu il turno di
Bella che abbracciò stretto Emmett alla vita, dato che il
ragazzo era di
parecchio più alto di lei e di mettergli le braccia al collo
non se ne parlava
proprio.
"Emmett"
disse solo in un sussurro commosso.
"Bella"
rispose lui con affetto carezzandole dolcemente la schiena.
Poi toccò a Renesmee
trovare posto tra le braccia del vampiro gigante. Lei dalla corporatura
minuta
quasi scomparve, avvolta da quel corpo così potente ma che
per lei aveva
dimostrato sempre solo affetto. Renesmee non disse nulla ma le lacrime
furtive
che scivolarono lungo le sue guance rendevano superflua qualsiasi
parola.
Jasper si avvicinò
silenziosamente al fratello e gli strinse con vigore la mano cercando
di
trasmettere attraverso quel contatto quanto gli fosse vicino in quel
momento
così difficile.
"Ciao
fratello" gli disse semplicemente.
"Benvenuto
Jazz".
Era sempre stato un
tipo schivo e le manifestazioni di affetto non erano mai state il suo
forte e
soprattutto le forti emozioni di dolore degli altri lo portavano a
chiudersi
ancora più in sé stesso per non soffrire
più del necessario per quella
situazione assurda.
Poi fu il turno di
Edward, che strinse la mano forte del fratello e gli diede una vigorosa
pacca
sulla spalla. Con lui le parole erano inutili, visto che poteva
percepire
direttamente i pensieri, ma il suo dono era del tutto inutile visto che
i
pensieri di Emmett erano chiaramente leggibili da tutti nei suoi occhi
dorati
dominati da una profonda tristezza.
"Lo so,
fratello, lo so. Ma almeno adesso lei è felice. Devi essere
forte per
lei".
E con un ultimo
sguardo si staccò da lui.
Curioso fu il saluto
con Jacob, finalmente tornato in forma umana, che si
avvicinò tendendogli la
mano, che fu volutamente evitata, per stringerlo in un abbraccio che di
affettuoso non aveva nulla ma anzi aveva il sapore della sfida a chi
era il più
forte.
Incurante della morsa
stritolatrice in cui era bloccato, Jacob ricambiò la stretta
a sua volta, usando
tutta la forza che aveva in quel suo corpo a volte selvaggio.
E quando Emmett ebbe
finito di sfogare tutta la sua frustrazione per la situazione che lo
vedeva suo
malgrado protagonista, insieme a quello che ormai considerava uno di
famiglia,
un fratello, lo lasciò andare con un semplice "Grazie"
sussurrato.
"Quando vuoi
bestione" gli rispose il ragazzo con uno sguardo serio.
Esme si avvicinò al
figlio e lo strinse con una abbraccio delicato e pieno di amore.
"Mi sei mancato
Emmett, mi siete mancati tutti e due" disse con la voce rotta dai
singhiozzi che però non trovarono sfogo in un pianto
liberatorio.
"Lo so mamma,
anche tu" le rispose con amore stringendola in un abbraccio carico di
affetto, carezzandole la schiena con la sua mano.
L'ultimo a salutarlo
fu Carlisle, che si avvicinò tendendogli la mano e poi con
il braccio libero lo
racchiuse in un abbraccio paterno, in cui Emmett si rifugiò
nonostante la sua
corporatura fosse decisamente più robusta di quella del
padre.
"Come sta?"
gli chiese poi quando di staccarono.
"Come al solito.
Non migliora e non peggiora. Resta lì ferma nel suo mondo,
bloccata per
l'eternità nel suo sogno che si è realizzato".
Carlisle annuì e poi
chiese al figlio di fargli strada.
Camminarono poco, il
campo era lì vicino e ad accoglierli trovarono Zafrina.
Fu proprio Carlisle a
parlarle.
"Ti ringrazio di
cuore per tutto quello che fate, tu e le tue sorelle per la mia
famiglia. Per
noi significa davvero molto" le disse con tono ricolmo di gratitudine.
"Non ti
preoccupare, per noi non è assolutamente un disturbo. Siete
sempre nostri
graditi ospiti, e poi così ho l'occasione di passare di
tanto in tanto un po'
di tempo con la cara Renesmee".
Detto questo Zafrina
si avvicinò alla ragazza e la strinse in un abbraccio
affettuoso, quasi
materno, che fu subito ricambiato con entusiamo.
"Venite, è da questa
parte" disse poi facendosi largo per il campo e guidando i suoi ospiti.
Avanzò sicura
attraverso alcune tende che costituivano l'accampamento del Clan delle
Amazzoni, fino ad arrivare davanti ad una piccola casetta di legno e
pietra,
sbiadita dal tempo e colorata da ciuffi di muschio che crescevano qua e
là. Era
piccola ma accogliente, esprimeva l'idea di famiglia, dava una
sensazione di
calore e di accoglienza. Si vedeva che era permeata di amore.
Zafrina si fermò nel
piccolo spiazzo antistante, guardando i Cullen attraversare prima la
verandina
e poi varcare la soglia dell'abitazione.
L'interno era
semplice ma accogliente. Niente a che vedere col lusso a cui era
abituata la
famiglia di vampiri. Si trovarono subito nel salone rustico, arredato
come una baita
di montagna nonostante il contesto fosse completamente diverso, ma la
padrona
di casa aveva voluto così, ed Emmett non aveva avuto cuore
di opporsi.
D'altronde quale problema avrebbe potuto comportare avere un caminetto
in
pietra nel cuore della foresta pluviale? Era solo un modo come un
mobile come
un altro su cui appoggiare le foto delle persone care.
Ed in effetti
guardandosi intorno se non si teneva conto del caldo afoso che
opprimeva i
presenti, si sarebbe tranquillamente potuto pensare di trovarsi in una
graziosa
baita di montagna.
Sul divano una donna
bionda stava seduta dando le spalle alla porta, tutta intenta a
rimirare
qualcosa che teneva tra le braccia e cullava con amore. Non appena
percepì
l'arrivo degli ospiti si voltò. Rosalie si aprì
in un sorriso magnifico vedendo
davanti a sé la sua famiglia di nuovo riunita.
Si alzò e si diresse
verso di loro stringendo a sé un fagottino rosa.
Le sorelle e la madre
la abbracciarono delicatamente. Solo Renesmee rimase discosta e si
avvicinò
solo quando Rosalie la chiamò con un sorriso dolcissimo
sulle labbra.
"Ehi piccola,
non vieni a salutare tua zia e la tua cuginetta?".
"Ma certo"
rispose titubante la ragazza avvicinandosi timorosa.
Abbracciò delicatamente la
zia ed il fagottino che teneva tra le braccia ma il suo tocco leggero
durò solo
alcuni secondi perché si allontanò subito
ritirandosi in un angolo appartato
della stanza. Quei momenti la mettevano sempre a disagio, visto che
sapeva di
essere stata lei la causa scatenante di tutto.
Jasper si avvicinò e
le riservò un sorriso colmo di affetto, sentendo per empatia
le forti emozioni
di Rosalie che stringeva tra le braccia sua figlia. La piccola
Heavenly, che
era stato letteralmente un dono del cielo, figlia sua e di Emmett. Dopo
Renesmee
il miracolo della maternità si era ripetuto ancora in casa
Cullen.
Jasper strinse
delicatamente la sorella, attento a non schiacciare la bimba, cercando
di
infonderle tutto l'amore fraterno che sentiva in quel momento, il senso
di
protezione e la sua partecipazione per quella gioia inaspettata per un
vampiro,
che era la maternità.
Edward lesse nei suoi
pensieri la felicità incontenibile di Rosalie e le sorrise
con affetto ma senza
avvicinarsi, andandosi a posizionarsi vicino a Renesmee per cingerle le
spalle
con un braccio. Era suo padre e capiva benissimo quando soffriva. E le
sue
intuizioni vennero confermate quando Nessie prese tra le sue mani
quella del
padre, trasmettendogli tutto il dispiacere per quella situazione. A
voce
bassissima Edward la ricuorò.
"Non è colpa tua
Nessie, non avresti potuto fare niente per evitarlo.
L'impossibilità di una
maternità per Rosalie è sempre stata fonte di
grande sofferenza. E invece
guardala adesso, è finalmente felice, ha ottenuto quello che
ha sognato durante
la sua breve vita e per tutta la sua lunghissima non vita…"
"Si, ma a quale
prezzo? La famiglia si è dovuta separare…" disse
con un singhiozzio
malamente represso.
"Ti sbagli, la
famiglia non è mai stata più unita di
così. Forse saremo lontani e non possiamo
vederci più tutti i giorni come una volta, ma siamo insieme
qui dentro – le disse
carezzandole il petto nel punto in cui il suo cuore batteva una triste
marcia –
e questa è la cosa che conta di più. Guardala,
osserva la luce che ha negli occhi.
Puoi davvero dispiacerti per quello che è accaduto?".
La ragazza guardò sua
zia e vide la felicità mentre cullava tra le braccia quel
tenero fagottino
avvolto con cura nella copertina rosa. Per Rose, Heavenly era stata un
dono del
cielo. Poi però vide accanto alla porta Emmett che guardava
la sua sposa con
amore ma anche con tristezza. Per lui invece la situazione non era
così felice.
Per stare accanto alla sua eterna compagna aveva rinunciato a
tutto.
"So a cosa stai
pensando, ma pensi davvero che l'avrebbe lasciata da sola a soffrire e
ad
affrontare il peso di tutto questo? Ormai lo scopo della sua eterna non
vita è
Rosalie con tutto ciò che questo comporta. Credimi per
Emmett il resto non
conta nulla se non può vedere la gioia negli occhi di Rose".
Renesmee si
tranquillizzò, questo lo percepì anche Edward
attraverso il contatto che aveva
ancora con la figlia, ma la profonda tristezza che la pervadeva ogni
volta
davanti a quella scena non ne voleva sapere di abbandonarla. Decise
quindi di
uscire all'aria aperta. Si scusò con gli altri e poi
varcò la porta di casa,
determinata a non rientrarvi più per tutto il resto della
visita. Si sentiva
soffocare davanti a tutta quella finzione. Non sopportava la vista di
Emmett
che guardava con amore sua moglie Rosalie ed il fagottino che stringeva
tra le
braccia, senza scorgere rancore o rabbia nei suoi confronti. Se lo
meritava
quel risentimento, eppure nessuno sembrava capire il suo stato d'animo,
nessuno
cercava di comprenderla.
Uscita sulla veranda
illuminata dal sole, grazie alla cura con cui Emmett tagliava i rami
degli
alberi che osavano fare ombra sulla sua casa, vide che sul divanetto di
vimini
era seduta Zafrina. Vedendola arrivare le rivolse un sorriso affettuoso
ed
allargò le braccia in un chiaro invito a sedersi accanto a
lei e farsi
abbracciare, cosa che prontamente Renesmee fece, lasciandosi andare ad
un
pianto liberatorio, che frenava ormai da troppe ore. Solo quando si fu
calmata
trovò finalmente il coraggio di alzare le sue iridi nocciola
e fissarle in
quelle cremisi della vampira.
"Grazie Zafrina,
senza di te questa situazione sarebbe molto più pesante di
quanto già non
sia" disse con la testa ancora appoggiata al petto della vampira.
"Tranquilla
Nessie. Continui ad incolparti per una cosa con cui tu non c'entri
davvero
nulla. E non mi dire che non capisco – la azzittì
quando vide che stava per
ribattere –Credimi invece se ti dico che capisco molto
più di te. Conosco
Rosalie da molto prima che tu nascessi, e nella sua vita, per quanto
amore le
possano aver dato tutti, in particolare Emmett, è sempre
mancato qualcosa, una
luce che finalmente ha trovato, insieme alla sua serenità.
Emm è un ragazzo
forte ed ha accettato di buon grado questa situazione, anche se questo
significa
vivere lontano da voi".
"Ma c'è qualche
speranza che prima o poi possa tornare a casa? Che tutto possa tornare
come
prima?"
Zafrina le carezzò la
testa con affetto e nel suo sguardo passò un'ombra di
tristezza.
"Vedi Nessie,
noi siamo vampiri, e nei vampiri i mutamenti sono rari ed eterni.
Questo suo
stato non cesserà mai se non con la morte".
"Quindi tu…"
"Si, io le dovrò
stare vicina per sempre, per far si che il sogno che sta vivendo non
abbia
fine".
Renesmee riprese a
piangere e stringendo la mano dell'amica le trasmise tutti i suoi
ricordi di
come era cominciata quella vicenda, che aveva portato a quella
situazione senza
uscita.
Le mostrò di come
Rosalie, all'inizio entusiasta ed amorevole con lei, che rappresentava
quanto
di più vicino ad una figlia avrebbe mai potuto avere, si era
pian piano chiusa
in sé escludendo tutti, anche suo marito Emmett, fino a
diventare aggressiva
nei confronti di chi tentava di violare la bolla in cui si era
volontariamente
rinchiusa.
Jasper sondando le
sue emozioni aveva percepito un dolore tanto forte da sembrare solido,
travolgente come l'onda di uno tsunami.
Edward era riuscito
delle rare volte a penetrare nel muro di sofferenza che Rose aveva
posto a
protezione dei suoi pensieri, ed aveva visto un'immagine che tormentava
la
sorella ed attorno a cui ruotava ormai il suo essere. Lei con in
braccio un
bambino tutto suo.
Da lì il passo verso
la follia era stato davvero breve ed infatti nel giro di pochissimo
tempo aveva
smesso di nutrirsi, permettendo ai suoi occhi di diventare neri come il
carbone, e alla sua brama di sangue di essere il cardine del suo mondo.
Aveva
iniziato a vivere di puro istinto, forse per non dover più
fare i conti con la
sua mente martoriata dal dispiacere e dal dolore che la vista di
Renesmee,
tutto ciò che lei non avrebbe mai potuto avere, le procurava.
Renesmee continuò a narrare
i propri ricordi a Zafrina, mostrandole come Carlisle durante una
riunione di
famiglia propose di portare Rosalie dalle Amazzoni per farle vivere
l'esperienza della maternità nella speranza che questo le
avrebbe finalmente restituito
la pace.
Ed infatti così era
stato, questo lo ricordava anche Zafrina. L'arrivo dei Cullen, il
racconto di
ciò che era successo e la strana richiesta di far vivere a
Rosalie
temporaneamente l'illusione della maternità. Il sorriso
felice di Rose durante
l'esperimento.
Ma qualcosa era
andato storto rispetto alle previsioni di Carlisle.
Quando le illusioni
che le aveva indotto Zafrina cessarono, il mondo di Rosalie di
frantumò, il
dolore che provò fu tale che quasi dilaniò il suo
essere, ed insieme quello di
Emmett che la amava più della sua stessa vita.
Rose si sentiva come
se le avessero strappato un pezzo della sua anima. Per breve tempo
aveva
toccato il paradiso per poi esserne brutalmente scacciata. Era
impazzita di
dolore, ed aveva attaccato tutti quelli che le si erano avvicinati per
calmarla. Era dovuto intervenire Jasper esercitando al massimo il suo
potere su
di lei ma senza nessun risultato, se non quello che l'onda di dolore
aveva
travolto anche lui facendolo quasi impazzire. Era stato Emmett, il
più forte
tra loro, a bloccarla e in seguito a ferirla gravemente, prima che in
un raptus
di follia uccidesse qualcuno.
E così le Amazzoni,
impietosite da quella situazione, offrirono ospitalità a
Rosalie ed Emmett, decidendo
che avrebbero tenuto per sempre la ragazza con loro, facendole vivere
in eterno
quella illusione di felicità grazie al potere di Zafrina.
"Nessie, credimi
so quello che provi, ma la colpa non è affatto tua. Nessuno
ha colpa in questa
storia, se non il mostro che ha tolto la vita a Rose tantissimo tempo
fa,
negandole i suoi sogni. Forse tu sei stata la goccia che ha fatto
traboccare il
vaso, ma ricordati che prima che arrivassi tu quel vaso era
già colmo di tante
altre gocce. Quindi invece di soffrire ogni volta che vieni qui e la
vedi così,
in preda ad illusione, guardala invece finalmente felice vivere il suo
sogno.
Forse era destino che finisse così, e tu allora hai solo
accelerato i tempi
donandole prima di quanto previsto, il suo angolo di
serenità.
Renesmee sciolse
l'abbraccio con la vampira e si voltò verso la sua famiglia
che la guardava
preoccupata dalla soglia di casa, mentre ancora un'ultima lacrima le
scendeva
lungo la guancia.
Fu proprio Rosalie,
affidando per un istante la loro piccola a suo marito Emmett, ad
inginocchiarsi
davanti a lei e sfiorandole delicatamente la guancia, ad asciugare la
stilla
salata. La guardò intensamente negli occhi per poi rialzarsi
invitando la nipote
a fare altrettanto avendola presa per le mani. Renesmee fu attentissima
a
focalizzare l'attenzione solo sul loro contatto, per non tradire i suoi
pensieri ed i suoi ricordi.
"Nessie, piccola
mia, che cosa c'è che ti turba così tanto?" le
chiese baciandole con amore
la testa.
Renesmee la guardò
intensamente nei suoi occhi dorati e tutto quello che vi scorse fu la
preoccupazione per lei, vedendola così addolorata, ma dietro
vi era tutta la
felicità che vivere quell'illusione le aveva donato. Ed
anche il suo animo
trovò la serenità.
Chiuse i suoi sensi
di colpa in un cassettino della sua mente, serrandolo per non aprirlo
mai più.
Da quel momento avrebbe aspettato di rivedere la zia non con angoscia,
ma con
trepidazione per poter di nuovo scorgere quel sorriso sereno e beato
sul viso
della bellissima vampira che ora era illuminato di una nuova luce anche
se
effimera.
Decise di portare con
sé quella gioia ed infatti corse in casa a recuperare la
macchina fotografica
di Emmett e chiese a Kate di fare una foto alla sua famiglia e a
Zafrina,
l'artefice di quella ritrovata serenità.
Tutti si disposero
per scattare quella foto. Alice, Renesmee e Bella davanti ai loro
compagni che
le abbracciavano da dietro, esprimendo con lo sguardo tutto il loro
amore. Al
centro della foto, stavano abbracciati Emmett e Rosalie, alla cui
destra stava
Zafrina, che guardava alla bionda vampira con affetto.
Tra le braccia di
Rosalie un tenero fagottino rosa dentro cui era avvolta una bellissima
bambola
di porcellana con le labbra a cuoricino rosse e gli occhi dorati.
madamina's
space:
innanzitutto ringrazio tutti voi che siete arrivati fin
qui a leggere. Questa è la prima volta che mi cimento con il
fandom di Twilight
e spero di aver scritto qualcosa di almeno decoroso. Non so da dove sia
venuta
questa idea, forse dalla voglia di regalare a Rose un po' di vera
felicità,
anche se attraverso l'illusione. Ma in fondo chi di noi non si
è mai rifugiato
nel suo mondo?
Colgo l'occasione per
ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini negli ultimi mesi,
che sono
stati forse i più difficili della mia vita, in particolare
il mio Gryffindor
Prince ed il Dark Lord che ormai considero un fratello. Ad entrambi un
abbraccio fortissimo.
E poi come non
dimenticare tutti coloro che hanno lasciato un segno del loro passaggio
nelle
altre ff che ho scritto? Grazie a chi ha letto, commentato, segnato
come
preferito o seguito i miei deliri, ma soprattutto chi mi ha inserito
tra gli
autori preferiti.
E anche in questo caso
ci terrei a sapere cosa pensate di questa one-shot, perché
essendo nuova di
questo fandom vorrei avere dei consigli e dei pareri.
Un saluto a tutti voi,
madamina.
Disclaimer:
i
personaggi citati non mi appartengono, ad eccezione di Heavenly, ma
sono di
proprietà di Stepheny Meyer, autrice della saga di Twilight.
La storia non è
scritta a scopo di lucro.