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Autore: Youko    05/12/2009    3 recensioni
Come sarebbe l'ordine oscuro ai giorni nostri se fosse una rinomata scuola? Ma soprattutto, come sarebbero generali ed esorcisti se fossero studenti e professori?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La foto 04 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringrazio Ablaze ed Ermellino avete ragione i due pucci in versione mini Babbi è tenera. Vi metto il link dell’immagine che mi ha ispirato XD  http://i41.tinypic.com/34yy04h.jpg Ringrazio chi l’ha postata e creata.
Come sempre ringrazio chi ha messo la storia nei seguiti / preferiti e chi la legge. 
E ora buona lettura, siamo a metà manca poco.

04

L’inizio delle attività scolastiche era finalmente giunto. Grazie al fatto che gli studenti erano tutti rientrati dalla pausa estiva, Kanda aveva facilmente evitato, per il resto del giorno precedente, di ritrovarsi faccia a faccia sia con Lavi che con quel ragazzino dai capelli bianchi, tutto educazione e altruismo, con cui si era azzuffato la mattina. Con sua somma irritazione però scoprì che divideva la classe con il primo.
Il ragazzo dai capelli rossi lo salutò allegramente sedendosi nel banco accanto al suo, Yu fece in tempo solamente a dirgli di non usare il suo nome prima che l’entrata del docente delle prime tre ore lo fermasse dal continuare oltre.

Il giovane Bookman continuò a lanciare sguardi all’indirizzo del giapponese per tutta la durata delle lezioni, staccargli gli occhi di dosso gli risultava impossibile, continuava a confrontarlo con il ricordo del bambino dolce e fragile che aveva conosciuto tanti anni prima.
Certo allora aveva solamente cinque anni e la madre era ricoverata in ospedale, era logico che fosse sempre così triste e silenzioso, però più l’osservava più si convinceva che quell’atteggiamento freddo e distaccato, le parole scorbutiche e taglienti, non fossero altro che una maschera. Una facciata dietro cui nascondeva il suo vero io.

La campanella che segnava il termine delle sessioni mattutine venne accolta con grande soddisfazione da tutti gli studenti
-Yu aspettami – gli fece raggiungendo veloce l’altro nel corridoio
– smettila di chiamarmi per nome – lo redarguì aumentando la velocità per seminarlo
– non capisco perché ti arrabbi tanto – Lavi fece appena in tempo a fermarsi  prima di finire addosso all’altro, che ora voltatosi di scatto lo fissava con freddezza.
– Perché usi il mio nome proprio come fossimo parenti o amici, quindi vedi di usare il mio cognome se proprio devi,  anzi se non mi rivolgi più la parola è mille volte meglio – chiarì dandogli nuovamente le spalle, le labbra di Lavi si piegarono in un sorriso.
–Ma Yu io e te siamo amici – gli disse raggiungendolo, lo superò e continuò fermando la sua nuova protesta sul nascere – andiamo o faremo tardi per il pranzo – Kanda strinse i pugni trafiggendo la schiena dell’altro con uno sguardo assassino.

Marie raggiunse il tavolo che i fratelli, Lavi, Lenalee e Allen avevano occupato, tenendolo libero aspettando il suo arrivo e quello di Miranda  
- vi presento dei compagni di corso – esordì l’universitaria – questo è Aleister Crowley III – disse indicando il ragazzo al suo fianco che prese subito la parola – chiamatemi semplicemente Aleister vi prego, non amo certi formalismi  e poi gli amici della mia amica Miranda sono anche i miei – ridacchiò un attimo imbarazzato dagli sguardi degli altri prima di continuare
– vi presento la mia fidanzata Eliade, la luce della mia vita, la stella preziosa che illumina la mia esistenza solitaria – esordì poggiando il vassoio e porgendo la mano a prendere quella della ragazza, che un attimo prima aveva rivolto uno sguardo di superiorità agli altri seduti, ma che ora guardava lui con gli occhi colmi di amore
– oh Aleister – sussurrò     
– oh Eliade-
- oh Aleister –
- oh Eliade –
- oh Aleister-
- oh Eliade-
- si ecco lui è il figlio di un conte Rumeno e lei la figlia di un nobile inglese, appena conosciuti – prese a spiegare Miranda agli altri, mentre i due continuavano a invocare i loro nomi stringendosi le mani e fissandosi negli occhi, dimentichi di qualsiasi cosa che non fosse il loro amore  - sono stati colpiti dal classico colpo di fulmine, sono delle persone straordinarie anche se un po’ strane – ridacchiò arrossendo di fronte le affettuosità della coppia.

Era innegabile che si comportassero e parlassero, soprattutto il giovane conte, come componenti dell’aristocrazia dell’età vittoriana, cosa che l’aveva lasciata alquanto sconvolta, eppure quei due tipi strambi erano gli unici che le avessero offerto sincera amicizia negli anni trascorsi all’ordine oscuro.
E ora si era fatta degli altri nuovi amici si disse osservando Lenalee, che guardava estasiata la coppietta imboccarsi vicendevolmente.
 I ragazzi dopo un attimo di perplessità continuarono a mangiare conversando tranquillamente, Miranda osservò un istante di troppo Marie e quando il ragazzo si voltò chiedendolo se andasse tutto bene, si sentì andare a fuoco e ovviamente presa dall’agitazione e dall’imbarazzo fece cadere il vassoio e la caraffa d’acqua posta al centro del tavolo  
- sono così spiacente – disse arrossendo e agitandosi ancor di più
– non preoccuparti – fece Lenalee con un sorriso afferrando al volo il bicchiere che l’altra, cercando di porre rimedio al danno appena fatto, stava facendo cadere
– Miranda calmati – intervenne Eliade alzando un sopracciglio, osservando il disastro maggiore che stava creando
– mi dispiace, mi dispiace – ripeteva ogni volta che qualcosa finiva a terra
- tranquilla, non è successo nulla di grave – le fece Marie poggiandole le mani sulle spalle e facendola così sedere al suo posto e ponendo fini a quell’opera di distruzione
 – è vero è solo un po’ di acqua versata e qualche vetro rotto, il cibo è tutto salvo – diede il suo contributo Allen, che imitando Lavi e Daisya aveva prontamente riparato il proprio pasto.
Miranda si mordicchiò il labbro abbassando lo sguardo mortificata di aver fatto quella nuova figuraccia di fronte non solo a tutti loro, che si dimostravano così gentili con lei, ma soprattutto con Marie.
Già quella mattina aveva fatto cadere i suoi libri proprio addosso al ragazzo, seduto al banco davanti al suo, gli aveva pestato i piedi ben sette volte, era caduta dieci volte mentre camminavano per raggiungere la mensa, insomma si era rivelata un disastro totale, sospirò affranta.  

Per sua fortuna Kanda aveva scelto di sedersi nell’angolo opposto e ben lontano dai nuovi venuti, a pensarci meglio la fortuna maggiore l’aveva avuta la ragazza, se avesse rovinato il suo piatto di soba o ancor peggio gliel’avesse fatto cadere a terra non sarebbe rimasta viva.
Continuò a mangiare imperturbabile fregandosene altamente di quanto stavano dicendo all’universitaria che sembrava sull’orlo delle lacrime, soprattutto Marie stava tentando con ogni mezzo di rincuorarla. Riprese a masticare i suoi spaghetti distogliendo lo sguardo da quella scena, non accorgendosi che qualcuno lo aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo.

-Allen- urlò una ragazzina dai capelli neri lanciandosi ad abbracciare il ragazzo di spalle, cosa che gli mandò il boccone di traverso e rischiò seriamente di farlo morire soffocato
– ma insomma Road lascialo non vedi che non riesce a respirare?- fece subito Lenalee ottenendo uno sguardo piccato dall’altra che non lasciò la presa
-oh vedo che ci sei anche tu- le disse sfregando una guancia sui capelli del ragazzo cosa che lo fece arrossire
– R …Road per piacere lasciami – disse afferrandole i polsi e liberandosi dalla presa degna di Hulk Hogan
- che cattivo che sei non mi hai invitata a mangiare con te – disse sedendosi al suo fianco, cosa per cui Lavi si trovò a doversi scansare velocemente
- emh … non pensavo ci tenessi – cercò di giustificarsi lui
– Allen non preoccuparti non sei affatto tenuto a scusarti, anzi saresti tu a dovergli le tue scuse Road, dopo quello che hai combinato in classe – precisò ancora la ragazza cinese, le due fanciulle presero a lanciarsi sguardi infuocati, mentre il ragazzo, che si trovava seduto fra le due, sorrideva preoccupato cercando di evitare che si insultassero come quella mattina.

Road Camelot benché fosse solo una tredicenne frequentava il primo anno di liceo, esattamente era una loro compagna di classe, dato che era un genio e nipote del preside. Appena conosciuto Walker gli si era buttata al collo facendo ben capire a tutti che il ragazzo non gli era indifferente, cosa che aveva creato un notevole imbarazzo al soggetto che si era ritrovato vittima di battutine e risatine dei compagni.
Lenalee aveva preso le sue difese cercando di liberarlo dal polipo e da lì era nata l’antipatia fra le due
 
- chi di voi è Daisya Barry?- chiese un ragazzo sui diciassette anni dai capelli neri  affiancato da un suo coetaneo dai lunghi capelli biondi, il diretto interessato si alzò in piedi fronteggiando l’altro
–  così sei tu il nuovo iscritto al club di calcio - disse ancora questo soppesandolo  con lo sguardo
– vuoi dire il vostro nuovo cannoniere, colui che vi farà vincere – gonfiò il petto Daisya che in quanto a autostima ne aveva fin troppa  – ma sentilo si crede Mark Lenders -  fece il ragazzo ridacchiando con l’altro al suo fianco
– Lenders non è nessuno paragonato a me, i miei tiri sono mille volte più potenti dei suoi – puntualizzò Daisya sorridendo convinto della sua affermazione, per nulla turbato che lo avessero paragonato al personaggio di un anime  – e voi chi sareste si può sapere?- domandò rivolto ai due che ora lo fissavano studiandolo
- io sono Jusdero – esordì il biondo
–  e io sono Debitto  - fece il moro mentre si posizionava con la schiena contro quella dell’altro, assunsero una posa degna delle Charly’s Angels mimando di avere una pistola in mano
- noi siamo i gemelli Jusbebi, gli assi della squadra dell’ordine, i migliori centrocampisti del mondo – continuarono in coro cambiando posizione, come neanche Sailoor Moon sarebbe stata capace di fare
– i fantastici e favolosi gemelli infernali – terminarono ottenendo grandi applausi da molti studenti che evidentemente li conoscevano, apprezzandone la bravura in campo e la presentazione coreografica
– più che calciatori sembrate due rockettari – esclamò Daisya fissando l’abbigliamento dei due, avevano scelto le divise più assurde a suo dire, dato che erano costituite da pantaloni di pelle, stivaloni neri, cinture metalliche che gli scendevano sui fianchi,  giacca lasciata ricadere sulle spalle e canotta bianca per il moro, mentre  il biondo l’aveva nera.
Inoltre questo portava un cordoncino di cuoio rosso legato sulla fronte, mentre il fratello aveva un nastro dello stesso colore legato alla coscia sinistra
– senti chi parla sembri un giullare, – rispose accigliato Debitto, si erano battuti così strenuamente per sostituire i pantaloni della divisa con quelli in pelle ecologica, era vero avevano l’animo da metallari ma sentirselo rinfacciare da quel tipo gli dava fastidio  - con quel cappuccio con il sonaglio ridicolo – terminò incrociando le braccia
- io lo trovo carino – fece il gemello muovendo la sfera con un dito e facendola risuonare
– non c’è nessuno che ha scelto quella divisa, guardati intorno – continuò ancora Debitto  - forse solo lui è più ridicolo di te – disse indicando Crowley, che in effetti indossava pantaloni neri, una camicia bianca esageratamente ricca di volant e merletti e al posto della giacca aveva un mantello lungo fino ai piedi, le ragazza indossavano le uniformi nere con la gonnellina, tranne Miranda che aveva optato per la tuta intera e aderente, Road indossava una camicia bianca, la giacca chissà dov’era e una gonnellina a balze nera,  Allen aveva scelto un’uniforme molto simile a quella del giapponese solo che la sua giacca lunga era provvista di cappuccio e non aveva la cintura bianca, Marie quella con giacca a casacca larga e comoda, Lavi una giacchetta corta e pantaloni bicolori neri all’esterno e bianchi all’interno e stivali alti fin sotto al ginocchio
-vi pregherei signori di non mettermi in mezzo alle vostre beghe – disse il giovane conte afferrando il lembo del mantello  e chiudendoselo sulla spalla opposta, utilizzando la spilla che riportava lo stemma della scuola  - Aleister sono solamente invidiosi del tuo gusto raffinato – lo rassicurò subito Eliade ottenendo uno sguardo di gratitudine e amore.
Daisya distolse lo sguardo dai due piccioncini e afferrò la punta del suo cappuccio togliendo il campanello dalle mani del biondo, che stava continuando a giocarci indisturbato
- meglio, sono unico come il mio gioco – chiarì lanciando un sorrisetto di sfida all’altro, se pensava di fargli perdere le staffe si sbagliava di grosso
– bene ti aspettiamo alle tre, vedi di non tardare o ti butto fuori dalla squadra- minacciò questo prima di girarsi e avviarsi
– tieni – fece Jusdero porgendogli un foglio  – eravamo venuti a portarti l’orario degli allenamenti, mio fratello non ti butterà fuori dal club non preoccuparti,  almeno se sei bravo come dici – sorrise un secondo prima di correre a raggiungere il gemello  
-spero per te che tu sia un tipo in gamba come affermi  – esordì Road alzandosi e lisciandosi la gonna distrattamente – quei due sono i capitani della squadra di calcio, gli idoli di tutta la scuola dato che sono due anni consecutivi che fanno vincere il campionato scolastico all’ordine –  detto questo sorrise ad Allen e lanciando  un bacio con la manina, gesto fatto unicamente per imbarazzarlo e per far infuriare la ragazza cinese, annunciò che doveva andare dallo zio
– una scuola piena di matti – esclamò Kanda alzandosi, per quel giorno aveva fatto il pieno di stramberie
– dove vai Yu?- si sentì domandare da quella irritante voce
– al club di kendo e non chiamarmi per nome baka usagi – gli ringhiò in faccia prima di varcare la soglia, Lavi sorrise e fischiettando ritornò a sedersi al tavolo con gli altri.

Quella sera Tiedoll si sentì felice nell’osservare Marie conversare tranquillamente con il piccolo gruppo con cui i figli si ritrovavano ormai da due giorni a dividere i pasti, lo aveva incrociato nel corridoio dove si trovavano le aule universitarie, il figlio si era fatto ben presto degli amici.
Oltre alla ragazza già conosciuta frequentava due amici di lei, una coppia veramente deliziosa a suo dire, era sempre felice di osservare i giovani innamorati e sperava che anche i suoi figli un giorno avessero la fortuna d’incontrare la persona giusta da amare, fortuna che lui non aveva avuto. C’era da dire che oltre a cercare soggetti interessanti per i suoi disegni lui non aveva mai fatto altro in quei lunghi anni e ormai aveva raggiunto l’età in cui farsi cogliere dal batticuore diventava più difficile.
Spostò lo sguardo osservando Daisya sedutosi quella sera con i ragazzi del club di calcio, sorrise orgoglioso, aveva sentito le chiacchiere di corridoio degli studenti tutti riguardavano il figlio che si era dimostrato un vero talento sportivo, ovviamente lui lo sapeva benissimo, ma sentire le voci eccitate sul nuovo talento apparso all’ordine oscuro non poteva che renderlo felice.
Non aveva mai avuto dubbi che i due più grandi si sarebbero ambientati alla perfezione, sospirò mentre il sorriso si affievoliva. L’unico che continuava a impensierirlo era sempre lui, Yu, il ragazzo mangiava sempre con gli altri ma rimaneva in silenzio, tranne quando urlava e minacciava di morte il nipote di Bookman.  
Il sorriso si accentuò nuovamente, quando vide proprio il  giovane dai capelli rossi sedersi accanto al figlio e iniziare a parlare, senza curarsi della sua occhiata scorbutica o del fatto che non gli rispondesse, ne lo stesse ascoltando, apparentemente.

-allora professore cosa vuole degustare questa sera?- la voce di Jerry lo strappò ai suoi pensieri
– mi perdoni la lascio sempre qui ad aspettare la mia ordinazione – si scusò imbarazzato della sua incredibile scortesia, lo chef però non sembrava scocciato anzi gli sorrise
– nessun problema, è un padre molto apprensivo che si preoccupa dei suoi figli, è una bella cosa – disse calmo anche se vi era una leggera nota di rimpianto
–temo di essere troppo trasparente – ridacchiò l’artista passandosi una mano sul capo, imbarazzato che gli si leggesse così bene l’ansia che provava per i suoi ragazzi
– io trovo che sia una cosa splendida – disse ancora l’indiano osservando gli studenti che si accalcavano vociando fra i tavoli –come è stato il suo primo giorno?- gli domandò a bruciapelo cogliendolo di sorpresa, tranne Marie nessuno gli aveva posto quella domanda
 – bene grazie -  Jerry gli regalò un altro sorriso prima di richiamare l’attenzione di una studentessa, intenta a chiacchierare con delle amiche, porgendole poi la cena che stava aspettando e che uno degli addetti alle cucine, aveva appena portato al capo cuoco.


Tre settimane dopo Kanda arrivò a prendere una decisione fondamentale per la propria sanità mentale, fingere indifferenza, quello sarebbe diventato il suo motto e la sua condotta di esistenza, ignorare quel coniglio sorridente che era costretto a vedere ogni giorno in classe, in mensa, in lavanderia, alle docce, nei corridoi, fuori dal dojo, nel parco, insomma ovunque andasse se lo ritrovava tra i piedi.
Se ne era talmente stancato che ormai non ce la faceva neanche più a minacciarlo, perciò decise di fingere semplicemente di non vederlo ne udirlo, ma già dopo la prima mezza giornata che aveva provato ad applicare  quel proposito dovette cedere
– non chiamarmi per nome ho detto- urlò alla fine poggiandosi contro il tronco di un albero
– ma Yu mi ignori da questa mattina, almeno adesso mi stai guardando – fece tranquillo Lavi con un sorriso e nascondendo le mani fredde, data la temperatura per nulla mite, nelle tasche dei pantaloni
– non ti è venuto in mente stupido idiota che non voglia affatto vederti ?– gli ringhiò incrociando le braccia e puntando lo sguardo alla porta della palestra
– su non arrabbiarti con me solo perché ancora non è arrivato nessuno del club, sei tu che sei sempre in anticipo – gli fece notare ancora l’altro
– e tu perché mi segui sempre? Smettila o giuro che –
- si, si mi affetti e mi lasci a dissanguare in qualche angolo, conosco la storia – lo interruppe per nulla preoccupato dalla minaccia
- non ti sopporto, dannazione non ti sopporto, vuoi sparire una buona volta?- urlò ancora, il ragazzo dai capelli rossi gli puntò lo sguardo addosso rimanendo in silenzio così a lungo, che Yu pensò di aver detto qualcosa di terribile, si riscosse da quel pensiero assurdo, lui era perseguitato aveva il diritto di dire anche di peggio  
-credo che ti mancherei se non mi avessi più attorno – ammise con un sorriso infine, scatenando la reazione furiosa del giapponese
– non dire assurdità starei finalmente in pace – borbottò soffiandosi sulle dita, per qualche strana ragione non aveva più voglia di continuare ad urlare e inveire contro l’altro
–aspetta metti questo- Lavi si tolse la grande fascia che usava per fermare i capelli e l’avvolse intorno alle mani di Yu, che rimase immobile – ecco ora va bene, devi coprirti meglio – Kanda distolse lo sguardo rispondendo con un grugnito indefinito a quella premura e alla dolcezza di quella voce  – ora devo scappare se faccio tardi anche oggi in biblioteca, il vecchio panda mi farà una delle sue ramanzine infinite con annessi pugni in testa – ridacchiò allontanandosi di corsa sventolando una mano.
Yu rimase a fissare la stoffa verde e nera che gli avvolgeva le dita e per un motivo che non capiva si sentì triste, come non gli capitava da tempo.


-sono un’idiota, sono un’idiota – borbottò per l’ennesima volta con la fronte poggiata al legno del tavolo, si era trincerato dietro una schiera di volumi per non farsi sorprendere da Bookman a dagli studenti e docenti che si trovavano nel salone da lettura della biblioteca, doveva finire di catalogare correttamente i volumi e invece l’unica cosa a cui pensava era Kanda.
Si era prefisso lo scopo di diventare suo amico e invece aveva finito per farsi detestare ancor di più,vedere l’altro scattare e infuriarsi era così divertente che non si era potuto trattenere, per un tipo allegro e sempre pronto agli scherzi, era stato un regalo favoloso. Aveva fra le mani una fonte di divertimento inesauribile, bastava che lo chiamasse per nome ed ecco che l’altro subito reagiva, non riusciva proprio a trattenersi.
–sono esausto- pigolò una voce flebile poco distante, Lavi alzò la testa trovandone la fonte
–che ti è successo Allen?- domandò al ragazzo albino che come lui teneva la guancia sulla superficie
-mio zio – prese a spiegare – non solo mi sta facendo impazzire con tutte le commissione che mi da ogni giorno e la pulizia della sua stanza – fece un profondo sospiro – ora vuole addirittura che gli faccia da diversivo con la professoressa Anita – l’altro ridacchiò vedendolo ricadere stancamente sul piano
– e ti stai nascondendo?- gli domandò sapendo che l’ingegnere non entrava mai in biblioteca
 –ovvio ma non solo da lui – continuò – ci si sono messe anche Road e Lenalee a complicarmi la vita, non fanno  altro che tirarmi da una parte all’altra, ho approfittato del fatto che stessero litigando e sono scappato – Lavi si trattenne a stento dal ridere immaginando la scena.       

-questa esecuzione è stata magnifica, degna di un grande artista – disse Aleister asciugandosi una lacrima
– oh caro, il tuo animo sensibile ha colto appieno la bellezza di quest’opera – fece subito Eliade tirando fuori un fazzoletto candido e asciugando le guance dell’amato
– è perché ero in tua compagnia mia adorata che ho potuto apprezzare le note sublimi e dolci del violino di Marie – l’esecutore di quel brano e Miranda si fissarono imbarazzati vedendo i due tenersi per mano e scambiarsi baci leggeri e impalpabili a fior di labbra
- veramente bravo – disse la ragazza per distogliere l’attenzione dalla coppietta al suo fianco
–grazie, ma devo esercitarmi ancora molto, questo brano è alquanto difficile, ma il professore ritiene che sia perfetto da eseguire per il saggio di Natale – chiarì il musicista giocherellando con l’archetto
– è assolutamente sublime sono sicura che farai un ottima figura – lo rassicurò Eliade avendo l’approvazione di Crowley
– e noi verremo a darti coraggio e a spronarti ogni giorno mentre ti eserciti – decise il giovane conte
– ma non c’è bisogno che vi annoiate restando qui ad ascoltarmi – si schernì l’altro, aveva proposto agli amici di assistere a un esecuzione del brano che intendeva suonare, solo perché Miranda aveva espresso, giorni prima, la curiosità di sentire il suono del suo violino
– ma a noi non da alcun problema non è così Miry?- fece Eliade rivolgendosi all’amica con un sorrisetto divertito, l’altra si affrettò ad annuire distogliendo lo sguardo e riportandolo sull’altra solo quando Marie riprese di nuovo a sfiorare le corde dello strumento
– che c’è Miranda non dirmi che non sei contenta di poterlo ascoltare e oltretutto di poterlo guardare tranquilla- gli sussurrò la bionda all’orecchio, la vide arrossire e ridacchiò deliziata
– non dovevo dirti niente lo sapevo – si rammaricò di aver aperto bocca
– come se non l’avessi già capito da me, tranquilla non se ne è accorto nessun altro – la rassicurò subito vedendola agitarsi nervosamente sulla sedia – però dovresti deciderti a darti una mossa – la punzecchiò ancora ridando la sua attenzione al musicista, Miranda fissò il ragazzo stagliarsi contro la grande finestra alle sue spalle e sospirò per l’ennesima volta, era così imbranata e maldestra, come faceva a sedurlo senza rischiare di mandarlo in infermeria? No impossibile  e poi le avrebbe riso dietro, no Marie non l’avrebbe schernita sarebbe stato gentile come sempre, dicendole che non poteva ricambiare i suoi sentimenti e questo l’avrebbe fatta soffrire mille volte di più.
 
  
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