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Autore: wari    05/12/2009    10 recensioni
Sasuke trotterellò fuori dalla sua stanza e gli corse incontro.
«Nii-san!» esclamo felice, abbracciandogli le gambe.
Itachi pregò che almeno il fratellino fosse stato risparmiato da quella che - iniziava a pensare - fosse un'ondata di follia dilagante.
[In revisione, all'incirca]
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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5.Ottimismo e rumori sinistri




La rete fognaria era un labirinto piuttosto intricato: a
parte la galleria centrale – che, per lo scherzo di qualche architetto dalla mente malata, si trovava proprio sotto la residenza principale degli Uchiha – nel sottosuolo di Konoha c'era una bella collezione di cunicoli e gallerie.
Tutti puzzolenti. Tutti bui. Tutti uguali.
«Sasuke!» Itachi represse a stento un'imprecazione quando, per l'ennesima volta, l'unico suono che gli arrivò in risposta fu la sua stessa eco.
Sbuffò, nervoso, e riprese ad esplorare la galleria.



«Itachi!»
«Sasuke!»
«No, Shisui».
«Ah, sei solo tu» borbottò Itachi, deluso.
L'altro non si scompose a quell'accoglienza così fredda e raggiunse in fretta il cugino, lamentandosi ad alta voce di come le fogne puzzassero di fogne. Itachi preferì astenersi dal formulare alcun commento riguardo questa brillante considerazione e proseguì, imboccando un cunicolo laterale: vuoto, di nuovo.
Respirò a fondo. Non solo aveva mancato al giuramento e, a cerimonia iniziata, non aveva ancora recuperato l'anello ma, come se non bastasse, aveva persino perso Sasuke. Immaginò di ripresentarsi di fronte a suo padre:
“Ciao, Tou-san, ho una notizia brutta e una pessima. Quella brutta è che non ho ritrovato la fede; quella pessima è che il tuo secondogenito si è perso nelle fogne ed è stato inghiottito da un coccodrillo.”
«Un coccodrillo? Andiamo, vecchio mio, capisco l'ansia ma cerca almeno di restare coi piedi per terra»-
«L'ho detto ad alta voce...?»  biascicò, incredulo.

Shisui annuì, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere e Itachi chiuse gli occhi un momento.
Ecco, era successo: l'avevano fatto uscire di senno; strano che fosse riuscito a resistere fino a quel momento. Ma, prima che avesse il tempo materiale per intonare un requiem in memoria del suo defunto cervello, un grido attutito lo fece voltare di scatto.
«Nii-san!»
«Sasuke! Stai bene?» urlò, mentre il fratellino gli correva incontro, agitando il pugno in aria.
«Ce l'ho, nii-san! Ho la fede!» esultò, rischiando di inciampare per l'entusiasmo.
Itachi spalancò gli occhi. Questo andava oltre tutte le  più rosee previsioni che, se fosse stato una persona ottimista, avrebbe potuto formulare. Ma Itachi non era mai stato ottimista. Analizzò la situazione: aveva l'anello, aveva il fratello, Shisui era dietro di lui. Tutto apposto. Perfetto. Strano.
«Senti, Nii-san...»
«Dimmi, otouto».
Dal fondo della galleria giunsero rumori sinistri, mentre un presagio di sventura si insinuava velenoso nella mente di Itachi.
«Hai fatto qualcosa che non dovevi, otouto...?» aveva quasi paura di sentire la risposta.
«Vedi nii-san... Ho dovuto litigare con dei topoloni molto grossi, prima...» Sasuke deglutì allo sguardo perforante del fratello. 
«Erano tanti, ma proprio tanti tanti... E non volevano ridarmi la fede di Tou-san. Proprio no» spiegò un po' tremante, porgendo l'anello ad Itachi.
«Ok» sospirò lui, riponendo l'oggetto in tasca, al sicuro. «Non importa. Ormai non ci resta che uscire fuori di qui e...»
«Itachi...»
« Non ora, Shisui. Dicevo... Usciamo e andiamo di filato da Tou-san così...»
«Itachi, credo che dovresti ascolt...»
«Cosa Shisui, cosa? Possibile che tu non possa fare a meno di sproloquiare per qualsiasi inezia? Non ci riesci proprio a stare zitt... Che cos'è  questo rumore».
«Appunto».
Shisui fece in tempo a grugnire solo questa parola prima che Itachi gli tappasse la bocca con la mano e iniziasse a tendere l'orecchio per riuscire ad identificare la fonte di quello strano suono, acuto e sinistro, che aumentava di intensità.

«Dicevo, nii-san... Loro proprio non volevano ridarmela e ora sono molto, molto arrabbiati».
Il tempo di afferrare il significato di quelle parole borbottate a mo' di scusa e un'orda di topi infuriati fece il suo ingresso dallo stesso vicolo laterale da cui era emerso Sasuke: un esercito di pantegane inferocite e, a giudicare da come muovevano convulsamente le zampette nella melma umidiccia, anche idrofobe.  
Sasuke liquidò la terrificante apparizione con un «Vedi, nii-san? Sono proprio arrabbiati».
Invece, Itachi e Shisui, a detta di quest'ultimo, presero ad urlare come bimbe in fasce.
Itachi, in coscienza, non poté mai contraddirlo del tutto su questo punto perché, a dire il  vero, non riuscì mai a ricostruire con esattezza la corretta sequenza degli avvenimenti.
Era sicuro di aver afferrato Sasuke per la collottola, ed era altrettanto certo di aver cacciato qualcosa di molto simile ad un grido (ma di sicuro non aveva pianto supplicando i Kami, come invece , da quel giorno in avanti, Shisui si ostinò a raccontare a chiunque gli prestasse attenzione, compresi il fruttivendolo e l'idrauilico). 
Il resto, però, era piuttosto confuso.
Fatto sta che dopo cinque minuti - o forse un'ora - lui e Shisui, circondati dallo sciame di ratti rabbiosi, senza alcuna speranza di uscirne illesi (o almeno con due dei quattro arti ancora attaccati al corpo) si erano ritrovati avvinghiati come macachi a dei pioli arruginiti, nel tentativo di forzare dal basso un tombino dal peso non indifferente.
Quando si dice la forza della disperazione.
Fu solo quando, dopo aver spostato il tombino con l'aiuto di Shisui e aver fatto salire Sasuke in superficie, riuscì finalmente ad assumere una posizione quasi eretta che Itachi si rese conto del posto dove erano capitati.
Tra tutti.
Tra tutti gli stramaledettissimi tombini di Konoha, proprio da quello dovevano uscire.

Il silenzio attonito che li accolse si protrasse almeno per trenta secondi fino a che Shisui, dopo essersi guardato attorno, non borbottò con una mezza risata.
«Ah, Itachi, ma tu lo sapevi che era una cerimonia all'aperto?»








  
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