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Autore: Linktroll    06/12/2009    1 recensioni
Ma lei lo sapeva, lo sapeva bene: ormai era da un po’ di tempo che non faceva che scivolare verso il proprio inferno. [Dedicata a _Rael_89]
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Ino. Cosa vuoi?”

Il moro, di spalle, si era accorto della figura della bionda dietro di lui, riflessa nella lama della propria spada, mentre tirava qualche fendente al vento. (*Vedi nota a fine testo)

Troppo sciocca lei, come sempre in situazioni del genere: quando si trattava di Sasuke perdeva ogni capacità di giudizio razionale. La voglia di poterlo abbracciare era così tanta, che proprio non era riuscita a stare nascosta più di qualche secondo.

“Lo sai cos’è che voglio. Voglio che tu possa essere ancora vivo tra di noi.” Rispose tutto d’un fiato lei, quasi le tremassero le labbra mentre parlava.

“Umpf.” Bofonchiò un suono incomprensibile, mentre si girava verso lei, e socchiudeva gli occhi.

Ino gli porse la mano avanti, tentando di afferrarlo, quasi poterlo trascinare con sé, ma il corpo del ragazzo era quasi intangibile.

Non passo moltò prima che si dissolvesse di fronte ai suoi occhi spauriti: come fosse sabbia, incominciò a scomporsi in piccoli puntini infinitesimali, fondendosi con l’aria circostante.

La bionda tentava disperatamente di conservare nel palmo della mano qualche piccola parte di quella polvere, di quella sabbia, di quei piccoli pezzi di Sasuke, ma sgusciavano via troppo velocemente, portando via con sé anche l’ultimo briciolo di felicità di Ino.

Ma lei lo sapeva, lo sapeva bene: ormai era da un po’ di tempo che non faceva che scivolare verso il proprio inferno.

 

CRAWLIN’ TO MY HELL

(Scivolando verso il mio inferno) (**Vedi anche la nota a fine testo.)

 

CAPITOLO 1: Il tempo che non porta via il dolore.

“Che stupida, che stupida.” Continuava a ripetersi.

Sentire il cuscino bagnato sotto la propria testa le aveva fatto intuire cos’era successo.

Non poteva continuare a vivere di ricordi.

Una persona orgogliosa e caparbia come lei, sempre abbastanza grintosa da non abbassare la testa di fronte a niente e nessuno.

E adesso, invece? Non doveva pensarci.

Si vestì in fretta, ormai gli occhi si erano già asciugati. Troppe poche lacrime, spendeva ogni volta.

Chissà con che diritto, poi.

Negava la libertà a quelle piccole gocce che chiedevano di poter uscire liberamente con gran forza.

Solo qualche volta aveva ceduto alle loro lusinghe, lasciando che scorressero liberamente. Forse era davvero così tanto orgogliosa da non potersi nemmeno permettere un lusso del genere.

Sapeva che quella mattina sarebbe dovuta andare al negozio di fiori, per dare una mano alla madre. Non che le dispiacesse andare là. Aveva sempre avuto una passione, per quei fiori. Anche il riferirsi a Sakura come una bellissima gemma che ancora doveva sbocciare proveniva da questo: era stato un atto di estrema bontà disinteressata nei confronti dell’altra ragazza. Paragonare Sakura ad un fiore era stato come metterla su un piedistallo, nascondendo poi tuttavia questa ammirazione dietro una salutare rivalità generata dal comportamento dell’Haruno.

“Già, Sakura…” Borbottava Ino, mentre pensava alla sua amica, nel sistemare qualche scaffale. Sapeva che quel giorno sarebbe dovuta passare dal negozio per scegliere un regalo per una persona speciale, e attendeva con frenesia di poter rivedere il viso sorridente dell’amica.

Sarebbe stato un bel toccasana, per lei.

Forse la rosa sarebbe riuscita a mettere a posto i piccoli pezzettini in cui si era sgretolata l’anima della bionda, che tentava di occultare, quasi gelosamente, il proprio dolore. Si credeva abbastanza forte per non piegarsi ad esso, ma la notte, quando la sua forza veniva meno, quando era meno vigile, gli incubi partivano all’assalto, ferendola. Era insostenibile.

“Ino-pig! Per fortuna ci sei! Avrei dato per scontato che con ogni probabilità non ti avrei trovato al negozio perché troppo impegnata a rimirarti allo specchio.”

“No, oggi ho già visionato per abbastanza tempo la mia bella coda… a ricciolo. E anche la mia bella fronte non troppo spaziosa.” Rispose con sarcasmo, mentre finiva di sistemare la roba che aveva per mano, e aggiustandosi i capelli si girava verso l’amica.

“Non hai perso la tua allegria, eh? Mi chiedo, come…” Mormorò la rosa, prima di fermarsi.

“Sì, fronte spaziosa?”

“Come fai a rimanere così calma anche in una situazione del genere.”

“… Perché è necessario ch’io lo sia.” Rispose in tono secco la bionda, quasi mordendosi le labbra, mentre in un sol fiato pronunciava di filato la frase.

Sakura fece scivolare lentamente la mano verso il bancone dietro cui stava Ino, sul quale erano appoggiate le mani di Ino.

Quando la mano di Sakura arrivò quasi a contatto con quella di Ino, in un disperato gesto di conforto, Ino la afferrò, scostandola, e sfoderando allo stesso tempo un sorriso spensierato.

Strizzò gli occhi, rivolgendosi all’amica: “Cosa hai intenzione di prendere oggi per il tuo baka?” Le chiese, con un tono tranquillo e sereno, quasi avesse già dimenticato la pesantezza del momento precedente.

“Avevo pensato ad un crisantemo. Simboleggia…”

“Vità e felicità. Anche se, gli si addice anche un significato funesto, usato spesso per indicare il culto dei morti.”

“Ma solo apparentemente. Il rapporto tra me e Naruto è qualcosa che inizialmente era morto addirittura prima che potesse iniziare. Ora, invece, sembra appunto indirizzarsi verso un rapporto duraturo e di felicità. E’ per questo che mi sono gettata verso questa alternativa.”

“Non ti facevo così esperta in campo floreale!”

“Tutto merito tuo, Ino-pig. Non è una passione verso cui mi hai indirizzato tu?”

“Proprio vero.”

“A vederti, così di primo impatto, ti accosterei ad una viola.”

“Non ti sarai mica fatta influenzare dai colori dei miei abiti, fronte spaziosa? Sai bene che la viola simboleggia castità e modestia. Due cose che credo mi manchino in abbondanza!” Rispose divertita al parere della rosa. “Io mi ci vedo più come un rododendro.”

“Simboleggia…” Prese parola la rosa.

“Un fragile incanto.” La anticipò Ino, con la bocca ormai asciutta. “Ed è anche l’emblema della prima dichiarazione d’amore.”

“Ino…” Mormorò la rosa, riuscendo a far scivolare, questa volta, la propria mano sopra quella di Ino. “Tieni duro. Non avrai mica intenzione di diventare una frignona come me?”

“Ma neanche per sogno!” Sboccò l’altra esagitata, ritirando la sua mano dal dominio affettuoso di Sakura. “Le mie lacrime sono troppo preziose per mostrarsi di fronte ai tuoi occhi! Adesso prendi il tuo crisantemo e rotola fuori di qui!” Urlò quasi inviperita, riprendendo il controllo di se stessa, divenendo caotica e irruenta allo stesso modo in cui era ormai conosciuta da tutti nel villaggio.

Sakura strinse tra le mani il suo bel fiore, annuendo e sorridendo all’amica, commentando con sarcasmo alla reazione della ragazza: “La solita Ino orgogliosa e testarda di sempre…”

A passi lenti ma decisi si diresse verso l’uscita del negozio.

Prima di varcare la porta, venne ripresa dall’amica.

“Grazie.” Le disse Ino, con tono affettuoso e generoso.

Sakura sorrise di rimando all’amica, mentre varcava la porta.

E Ino rimase in silenzio nel negozio. Aspettava che a parlare fossero i suoi pensieri.

A fine giornata, la notte, calando sul villaggio, aveva portato con sé una nuova agitazione per la bionda Yamanaka.

Si agitava tra le coperte, strizzando le palpebre, lacerando le coperte con le proprie mani.

Aveva deciso di coricarsi stringendo in una mano un Rododendro, sperando che questo avesse potuto aiutarla a sconfiggere i tormenti che l’avrebbero assalita la notte.

Era sempre la stessa scena, con una saporita variante, dovuta all’incontro mattutino con Sakura.

“Ino. Cosa vuoi?”

“Lo sai cos’è che voglio. Voglio che tu possa essere ancora vivo tra di noi.” Rispose senza esitazione, portando in avanti, verso l’Uchiha, il rododendro che stringeva nella mano, come ad offrirglielo.

“Umpf.” Bofonchiò un suono incomprensibile, mentre si girava verso lei, e socchiudeva gli occhi. Poi, di scatto, afferrò il braccio della bionda, stringendolo con forza, non troppa da farle male, mentre posava i suoi occhi scuri e profondi su quelli cerulei della ragazza.

“Tu vieni con me.”

Aveva parlato. Un tono irruento e freddo, quasi accoltellante. E non si era dissolto.

Ad Ino saltò il cuore in gola, sentì che qualche battito le era sfuggito durante questo “salto”. Ma non erano queste le parole che volevo sentire dal moro, non erano queste.

Provò paura.

 

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Come ho anticipato nelle note, questa fiction la dedico a _Rael_89, Rael-Chan 89 su Forumfree, founder del SasuIno Italian Fan Forum (http://sasuinoitalianforum.forumfree.it). Perché lei, con le sue parole di “rimprovero”, mi ha spinto a immergermi nuovamente e più in profondità nel forum, e a ritrovare la mia passione per il SasuIno che si era quasi annebbiata.

E’ una fiction “speciale”: la mia prima fiction SasuIno, la mia prima longfic, e la mia prima fiction di genere angst. Abbastanza speciale, quanto lo è la nostra founder, che con impegno e dedizione spende gran parte del suo tempo per riuscire a mandare avanti il forum anche nonostante io abbia dimostrato più di una volta la mia inadeguatezza.

E il fatto che sia una longfic, che ha bisogno di costanza, quasi va a simboleggiare la mia decisione di dedicare maggiore costanza a questo forum, vista anche la carica che mi ritrovo.

Grazie, Stellina.

E spero possa piacerti quest’inizio, per quanto enigmatico possa apparire. (Cercherò di far capire qualcosa di più nei capitoli successivi.

 

NOTE A FINE TESTO:

* La scena l’ho ripresa da una conversazione che mi è tornata in mente quasi come un fulmine a ciel sereno oggi.

Sono proprio i primi post che vedete qui:      

http://sasuinoitalianforum.forumfree.it/?t=29030439&st=45

** Ho scelto volutamente il verbo “scivolare” perché sono un po’ sadico xD L’idea che un verbo mortificante come lo “scivolare” (molto simile ad uno strisciare) potesse essere accostato ad una persona caparbia e orgogliosa mi piaceva. Come una sorta di ironia del destino. Mi dispiace per il mio amoruccio Ino, ma volevo rendere questa storia angst fin dal titolo.

   
 
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