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Autore: Tomi Dark angel    07/12/2009    6 recensioni
Bella rinchiusa in una cella, Bella incatenata ad un muro. Cosa è cambiato? Cosa l'ha trasformata in ciò che nemmeno la natura ammetterebbe sotto le sue ali? E ora lei torna a Forks; ma non sono gli occhi di un essere umano a guardare i Cullen velati d'odio per una sofferenza da loro causata...no, quelli sono occhi di assassino. E lo capiranno presto.
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che cos’è la vita? Nient’altro che inutile, gelido capriccio. Ti conduce in un immenso giardino di fiori, e poi, per semplice dispetto, questo scompare e ti lascia al buio.”

 

Mi spostai di lato per stare più comoda, sentendo il cigolio delle catene che mi legavano al muro di pietra e i lunghi chiodi interni al collare che indossavo mi graffiarono crudeli la pelle, incidendosi poi al suo interno. Tuttavia, vi ero così abituata che non sentii nemmeno dolore, solo leggero fastidio.

Un cigolio sinistro. Lo conoscevo bene, quella maledetta porta si era aperta migliaia di volte.

L’odore mi colpì ancor prima della vista.

Bella: cosa c’è?

???: oh, andiamo. Sempre così sgarbata.

Bella: cosa c’è?

Un sospiro, poi il secondo cigolio della porta che si chiudeva.

???: abbiamo un compito per te, gioiello mio.

Ringhiai bestialmente.

Bella: chiamami di nuovo così e ti faccio ingoiare i tuoi stessi denti.

Parlai con calma, ma la vena minacciosa era più marcata che mai. Aprii gli occhi e mi voltai verso l’uomo vestito elegantemente di nero, capelli dello stesso colore ed occhi castano così chiaro da sembrare arancione. Un tempo, quegli occhi mi terrorizzavano, ma da due anni a quella parte mi erano solo indifferenti… come ogni cosa, dopotutto.

???: indovina dove c’è bisogno di te?

Bella: o parli senza giochi di parole, o sparisci.

L’uomo storse il naso, irritato.

???: a Forks, ovviamente!

Parole devastanti, simili ad un gong di morte. Fremetti, poi scattai a sedere, colta da un conato di vomito, che riuscii a reprimere appena in tempo e con sforzo immane.

???: vedo che hai capito, vero? Abbiamo bisogno di un soggetto nuovo, e sembra che alcuni vampiri neonati siano stati creati tra Forks e Seattle. Devi portarci uno di loro, senza ucciderlo. Lo vogliamo vivo.

Ruggii furiosa e mi avventai verso la figura che si stagliava nell’ombra della stanza. Le catene che mi inchiodavano al muro furono strattonate e si spezzarono all’improvviso, portandosi dietro buona parte della parete, che per poco non mi cadde addosso. Allungai una mano artigliata verso quell’odioso essere umano, il motivo per il quale era finita la mia vita.

Fu un attimo, un telecomando tratto dalla tasca del pantalone e il click di un bottone premuto senza esitazione o pietà.

Il collare si strinse di scatto, piantandomi i chiodi nella gola. Emisi un guaito animale, accasciandomi a terra e cominciando a rotolarmi, stringendo le mani intorno al collo dolorante.

???: tu farai come ti dico! Sono stato chiaro?

Non gli risposi, troppo impegnata ad emettere lamenti strozzati e mugolii.  Un altro click e il collare strinse di più, soffocandomi.

???: RISPONDIMI!!!!!

Be: s…sì…!

Rantolai la mia risposta con odio e dolore, mentre lacrime di rabbia e impotenza mi scivolavano lungo le guance e lentamente perdevo i sensi, avvolta dal gelido buio della disperazione.

 

Un ansimo affaticato. Era il mio?

Un dolore atroce al petto. Apparteneva a me?

Un senso di disagio, misto alla volontà disperata di trovarmi solo in un brutto incubo.

Aprii gli occhi, vedendo intorno a me solo pallida luce verdognola. I capelli mi volteggiavano intorno al volto, accarezzandolo sinistramente di tanto in tanto. E capii di essere immersa in una specie di liquido smeraldino, così gelido da attenuare il dolore fisico che sentivo strisciarmi addosso, pronto a colpire non appena fossi uscita di lì.

Figure indistinte, avvolte in camici bianchi, camminavano frettolose, prendevano oggetti, parlavano, ma non capivo cosa dicevano. Sentivo le vibrazioni dei loro passi, e non mi preoccupai del fatto che respirassi nonostante fossi immersa completamente in una sostanza che avrebbe potuto benissimo essere veleno.

Chiusi gli occhi, pensando a lui, pregando che mi salvasse ancora una volta, come già aveva fatto con James quando aveva tentato di uccidermi. Eppure lui non arrivava…non sentivo nemmeno più la sua voce, la voce del pericolo e dell’adrenalina, la voce di un angelo presente anche solo nella mia testa.

Mossi leggermente la testa, sentendola indolenzita. Poi, un urlo eccitato.

???: SI E’ SVEGLIATA!!!! SIGNORI, QUESTA è UNA SVOLTA!!!!!!!!!!

E solo questo fui. Una svolta e nient’altro. Nessuno venne più a cercarmi. Per cinque anni.

 

Ansimai frustrata, mentre aprivo gli occhi e qualcosa scivolava sui miei polsi, lasciandoli liberi. Un ragazzo sulla trentina dai capelli castano scuro ondulati e gli occhi azzurri mi accarezzò i polsi, liberi dalle catene.

???: l’hai fatto di nuovo?

Be: s…sì…

Mi cinsi le ginocchia con le braccia, tremando di dolore. Sentivo bene l’odore del sangue, misto a quello della mia stessa disperazione.

Il ragazzo mi baciò la fronte, chinandosi su di me. Quell’essere umano era stato l’unico che in cinque anni di agonia aveva avuto pietà di me e mi aveva aiutato, consolato, curato quando mi facevo anche solo un graffio. Con pazienza aveva atteso che lo accettassi, che accettassi le sue premure invece di ritirarmi in un angolino per ringhiargli contro. Ed ero grata di averlo infine accettato e avergli aperto il mio cuore.

???: non devi provocare mio zio, lo sai. È pericoloso, e non voglio che ti faccia male.

Sorrisi debolmente, intenerita.

Be: e se facesse del male a te, Shou? E se si stancasse delle attenzioni che mi riservi?

Shou scrollò le spalle.

Sh: ne abbiamo già discusso, e non mi provocherà rogne, per ora.

Il suo sguardo si fece serio.

Sh: mi ha detto cosa devi fare.

Chiusi gli occhi, cercando di non pensarci.

Sh: lo farai?

Be: ho scelta?

Shou sospirò. Allontanò da me le catene ed estrasse da sotto il camice bianco che indossava una fiala di liquido trasparente, simile ad acqua. Verso un paio di gocce sul mio collo ferito, spargendo il liquido con una mano.

Sh: no, non hai scelta. Ce la farai?

Be: devo farcela.

Shou continuò a massaggiare la mia pelle con tanta delicatezza che per poco non mi addormentai. Se non fosse stato per lui, avrei dimenticato già da tempo il piacere di una carezza, di un bacio sulla guancia o di un sincero sorriso regalato.

Sh: mi ha detto che partirai tra qualche ora, appena cala il buio. Ho il compito di accompagnarti fuori…

Annuii.

Sh: vuoi riposare un altro po’?

Be: no.

Mi alzai lentamente, imponendomi di non barcollare. Ringhiai indispettita quando le gambe mi tremarono leggermente, dando segni di debolezza. Shou mi poggiò una mano sulla spalla.

S: non esagerare. Hai ancora qualche ora, sai? Riposa.

Be: no.

S: riposa.

Scossi cocciutamente il capo.

S: per favore?

Be: non conosco più quella parola.

Shou sospirò. Mi accarezzò la schiena, confortandomi mentre chinavo il capo. Chiusa in quella cella gelida per anni e lasciata libera solo per adempire a missioni omicide, o peggio… ero semplicemente un’assassina, uno scherzo della natura.

Sh: non sei una bestia.

Scoppiai in una risata cruda, bestiale, inumana. Una risata spenta.

Be: e da quando, questo?

Sh: da sempre…io non ti reputo una bestia.

Risi di nuovo, questa volta più forte. Quelle parole mi colpirono al cuore come uno stiletto, unendosi a ricordi sbiaditi di una ragazza ancora umana, libera e capace di sorridere ad una vita che l’aveva risputata in un mondo bastardo.

Lentamente, le lacrime si mischiarono alle risate, e fu solo isteria, rabbia, dolore, sofferenza da animale quale ero.

 

???: non ti voglio più…quelli come noi si distraggono facilmente…

 

§§§§

 

Allacciai meglio le cinghie degli stivali da militare e sollevai il cappuccio del mantello a coprirmi il volto. Appiattii le orecchie alla testa per impedir loro di deformare troppo l’indumento e lanciai un’occhiata alla luna splendente in cielo.

Shou: farai attenzione?

Mi voltai verso Shou, sorridendo mesta da sotto il cappuccio nero. Annuii e mi sporsi verso di lui, per la prima volta mostrando segni volontari di affetto. Aprii le braccia e lo strinsi forte a me, quasi memore dei tempi passati, quei tempi che non sarebbero più tornati…mai più. Allora per me un abbraccio era una cosa normale e scontata: beh, mi ero sbagliata per diciotto anni suonati.

Bella: tornerò presto…te lo prometto.

Shou mi baciò l’incavo del collo.

Shou: ti aspetterò all’infinito…sarò sempre qui per te. Ricordati che non sei sola, non lo sarai mai.

Annuii contro la sua pelle, inspirando quel suo profumo particolare, l’unica cosa che mi piaceva di quel posto diabolico in cui si potevano avere biglietti di sola andata per l’inferno. La mia casa non era quella cella, era semplicemente Shou. E da lui sarei tornata, come facevo ogni volta che gli promettevo di farlo.

Ci separammo e vidi gli occhi di lui illuminarsi di paura, timore che mi facessi del male o mi succedesse qualcosa. Come al solito, anche se non mi ero mai procurata più di qualche graffio durante una missione. Sfiorò il crudele collare di diamante nero che mi circondava il collo, tenendo sempre i suoi dannati chiodi conficcati almeno in parte nella mia carne.

Bella: vorrei tanto che questi chiodi…funzionassero.

Chinai il capo, avvilita. Shou mi afferrò il mento, costringendomi ad alzare il viso per incrociare il suo sguardo.

Shou: non dirlo mai più, capito? Mai!

Chiusi gli occhi, annuendo docilmente, come mi era stato insegnato, come mi avevano educato.

Bella: meglio che vada.

Gli diedi le spalle con uno scatto e, senza guardarmi indietro, cominciai a correre più veloce che potevo, anima oscura in una notte di luna piena.

 

Riecchime a rompervi i cosiddetti con una nuova storiaaa!!! XDXD non mi uccidete, vi prego! Giuro che l’altra sto cercando di continuarla, ma questa sicuro non la lascio in sospeso! Che ne pensate?

Bella: è pessima! Perché devo sempre fare la parte della depre…

Stunf!

Bella: ehi! Chi mi ha lanciato in faccia questa ciabatta pelosa?! Voglio nome e cognome!!!!!!!!!!!!!!!!!!! CHI E’ STATOOOOOO

Ehm, ehm…dicevo? Ah, sì! Fatemi sapere, ok? E la domanda, come al solito, è la seguente:

 

IN COSA SI E’ TRASFORMATA BELLA???

 

Statua d’oro a chi ci arriva, perché è abbastanza difficilino… XD tanto per cambiare!!!!! Ahahahahah, a presto, spero!!! Un bacio!

  
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