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Autore: fleacartasi    07/12/2009    6 recensioni
“E' morto anche lui” Era appoggiata ad una lapide, e batteva il piede contro il marmo chiaro. Il tacco scandiva un ritmo lento, cadenzato, irritante.
“Non me ne sarei accorto, se non me l'avessi detto”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'You had me in deep with the devil in your eyes'
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Use somebody





Per tutto il tempo che ci è sempre stato negato
Che per averlo abbiamo spesso rapinato
[…]
Per il mio tempo, che nei tuoi occhi è imprigionato
Per l'innocenza, che cade sempre e solo a lato
Per i sussuri, mischiati con le nostre grida
Ed i silenzi

Il cielo su Torino”
Subsonica





Dicembre 1979.



Aveva incontrato dei bambini, uscendo da Grimmauld Place. Erano cinque o sei, avvolti in sciarpe colorate e troppo lunghe, che lasciavano appena intravedere la punta del naso. Si tiravano palle di neve, rincorrendosi sui marciapiedi scivolosi.
Il tempo non era stato clemente con l'Inghilterra, in quegli ultimi mesi: fin da ottobre si erano susseguiti pioggia, gelo, cieli d'ardesia, bruma che avvolgeva i profili degli edifici. Da poche ore, tuttavia, un sole gentile tentava di riscaldare la campagna e le città ingrigite dall'inquinamento, e faceva brillare la neve ghiacciata.
Mentre entrava nel piccolo cimitero, gli parve di sentire l'eco delle risate infantili che l'avevano accompagnato quel pomeriggio. Si fermò, con le dita appoggiate all'anta del pesante cancello, prima di scuotere il capo e riprendere a camminare.


* * * * *


E' morto anche lui” Era appoggiata ad una lapide, e batteva il piede contro il marmo chiaro. Il tacco scandiva un ritmo lento, cadenzato, irritante.
“Non me ne sarei accorto, se non me l'avessi detto”
I raggi obliqui del sole dicembrino si insinuavano fra le poche tombe, disposte senza ordine sul terreno brullo.
“Cosa ci fai qui?” Si alzò, avvicinandosi a lui. Ad ogni passo, la neve scricchiolava sotto il suo peso. “Pensavo che non ti importasse di noi”
“Infatti è così” Rispose, senza guardarla. Lasciò che i suoi occhi si fermassero su nomi e cognomi che non conosceva, su date ormai sbiadite, su citazioni abusate.
“Potevi risparmiarti la visita”
“E tu potevi andartene, Bella”
Lei sorrise. “Non riusciamo proprio ad evitare questa scenetta”
“Quale scenetta?”
“Smettila, cugino” Gli suggerì. “Sappiamo benissimo perché ti sei preso il disturbo di venire qui, e perché io sono rimasta”
“Davvero?” Sirius riportò finalmente lo sguardo sulla giovane donna, invitandola a continuare.
“Volevo incontrarti” Ribatté Bellatrix. La sua voce, dura e priva di inflessione fino ad un attimo prima, si addolcì in modo quasi impercettibile. Ma sapeva che lui avrebbe colto quel sottile cambiamento. “E per te è lo stesso”
Il ragazzo indietreggiò. Sembrava sorpreso, quasi intimorito da quella sincerità. “Dovrei emozionarmi?” Disse, troppo in fretta. Parve rendersi subito conto dell'errore che aveva commesso, ma non poteva più rimediare. Strinse i pugni, affondando le unghie nelle palme.
Bella colse senza sforzo il lieve tremolio della voce di lui, il movimento convulso delle dita, l'ombra di stizza che gli aveva attraversato gli occhi. “Ammetti che ti sono mancata, Black, e vivrai meglio”
“Forse hai ragione” Con pochi passi le fu di fronte. “Ma non lo ammetterei mai” Sussurrò, sprezzante.
Lei rovesciò il capo all'indietro, e la sua risata parve animare quel luogo silenzioso ed immobile. “Sei troppo stupido per capire che a volte è meglio arrendersi” Sibilò a sua volta, prima di attirarlo a sé.


* * * * *


Era stata la morte di Cygnus, all'inizio.
Un venerdì di febbraio, con la pioggia che scrosciava e il viso terreo di Druella illuminato dalle luci delle bacchette. Aveva osservato la zia da lontano, sorretta da Narcissa, senza sapere perché si trovasse lì, al funerale di quell'uomo.
Era rimasto nascosto sotto al mantello di James finché tutti non si erano allontanati, i visi nascosti dai cappucci scuri, i passi troppo lenti. Poi si era avvicinato a quel cumulo di terra fresca, incapace di provare alcuna sensazione. Era solo consapevole dell'acqua che gli inzuppava i vestiti, del suo fiato che si condensava in nuvolette bianche, del mantello che scivolava sul terreno.
Stava per andarsene, quando una mano gli si era posata sulla spalla. Mentre si voltava, sapeva
che avrebbe trovato il viso di Bella, la sua espressione traboccante di disprezzo, le sue mani pallide.
E quello sguardo che non smetteva di interrogarlo, di provocarlo, di fargli desiderare di
tornare, nonostante tutte le umiliazioni, il dolore, la rabbia. Quello sguardo così semplice, in fondo, che non riusciva ad ignorare.
L'aveva baciata, l'aveva spogliata, l'aveva sentita ridere mentre affondava le unghie nella pelle della sua schiena, graffiandolo.
Aveva lenito il dolore che lei non avrebbe mai esternato, e a sua volta, per poco,
troppo poco, era stato liberato dai suoi fantasmi.
Si erano separati senza parlare. Erano troppo stanchi per ferirsi, troppo vuoti per attaccare, troppo impauriti.

Era stata la morte di Orion, pochi mesi dopo.
Il cielo di giugno era ingombro di nuvole soffici, che si inseguivano senza curarsi del piccolo
crocchio di persone riunite sotto di loro. Walburga era davanti a tutti, elegante ed impassibile, senza una lacrima che le rigasse il volto.
Quella volta, mentre spiava la madre, Sirius sapeva
perché. Il cimitero si era svuotato in fretta, e rimaneva solo una figura, avvolta in una preziosa veste scarlatta. Bella lo stava aspettando, certa che non avrebbe avuto il coraggio di voltarsi ed andarsene. Sicura della propria vittoria.
Aveva attraversato il prato punteggiato di margherite, e i suoi passi sembravano non bastare mai. Lei era lì, con le labbra schiuse e le braccia incrociate, e non era mai stata così terribile.

Era stata la morte di Regulus, infine.


* * * * *


Aveva i capelli pieni di neve, e il viso arrossato per il freddo. Sembrava una bambina – si era lasciata abbracciare, e ora lo scrutava con un'espressione torva, quasi imbarazzata. Doveva piegare il capo per guardarla, più bassa di lui – eppure lo sovrastava, non gli permetteva mai di capirla davvero.
“Hai intenzione di farmi tornare a casa?” Disse, liberandosi dalla stretta. Si sistemò l'abito, lisciando le pieghe del tessuto. “Guarda come mi hai ridotto”
“Non mi sembravi molto preoccupata per il tuo vestito, dieci minuti fa” Ribatté Sirius, con un sorriso ironico.
Lei non rispose alla provocazione, limitandosi a scrollare le spalle. “Devo andare, si staranno chiedendo che fine ho fatto. La storiella della nipote distrutta per la perdita dell'amato zio non è molto credibile”
“Il povero piccolo Rodolphus sarà in pensiero per te, vero?”
“Non tirare troppo la corda, Black”
“Rimani”
“Non posso” Rispose, freddamente. “Dovrai trovare un altro modo per affrontare il fatto che quell'idiota di tuo fratello è morto. E' stata una piacevole scopata, ma non ho intenzione di consolarti e farti piangere sulla mia spalla.”
“Cosa stai dicendo?” Senza rendersene conto, Sirius aveva alzato la voce. “Sono venuto
per te, Bella, non l'hai capito?”
“Hai detto che non l'avresti mai ammesso” Negli occhi gelidi di Bellatrix balenò una scintilla. “Ma evidentemente ti stavi sbagliando”
“Non ti importa di nessuno” Le sfiorò la guancia. “Di nessuno” La voce gli tremò appena, colma di rabbia e risentimento.
“Di sicuro non di chi è stato buttato in queste fosse” Rise, beffarda, allargando le braccia per indicare le lapidi che li circondavano. “Anche se devo ammettere che il piccolo Reg, zio Orion, persino mio padre... Sono stati utili. Ci hanno permesso di avere una scusa per vederci, non pensi? Sono serviti a qualcosa, almeno da morti” Le sue labbra si piegarono in una smorfia maligna.
“Vaffanculo, Bella”
“Mi chiedi di rimanere, ora che siamo qui, ma non avresti mai avuto il coraggio di cercarmi” Gli sussurrò all'orecchio. “Hai semplicemente approfittato dei funerali di chi hai rinnegato, è bastato smaterializzarti e metterti un mantello dell'invisibilità per trovarmi qui, ad aspettarti, senza fatica. Sei un coniglio anche tu, proprio come Regulus”
Sirius si scostò, con un gesto brusco. “E tu, cugina? Cos'hai fatto tu in questi anni? Hai sposato Lestrange, un gran gesto d'amore nei miei confronti!”
Lei gli sorrise ancora. “Chissà... Forse i nostri cari parenti li ho uccisi io” Rimase immobile per un istante, una ciocca di capelli che le danzava sul viso. “Buon Natale, Sirius” Gli augurò, prima di girare su se stessa e scomparire.
Sirius sferrò un calcio ad un ammasso di neve, e il suo grido risuonò nella necropoli deserta.


* * * * *



NOTE

Finalmente riesco a pubblicare di nuovo qualcosa, dopo quasi tre mesi d'assenza! Questa fic ce l'avevo in mente da un po', e volevo scriverla per l'undici di novembre, cioè per il quinto anniversario della mia iscrizione a EFP (come passa il tempo o_O). Però la mancanza di ispirazione, di voglia e di tempo mi hanno fatto posticipare...
Comunque sono tornata alla mia
amata Sirius/Bella, mi mancavano troppo <3 Mi rendo conto che è una one-shot totalmente delirante, e che per essere ambientata nel periodo natalizio è piuttosto deprimente... Ma abbiate pazienza, mi è uscita così ^^'
Tutto è partito da una cosa che ho notato vagando come al solito sul Lexicon, ovvero che Cygnus, Orion e Regulus sono morti tutti e tre nel 1979. Davvero un anno allegro per i Black! Non si sa molto altro su di loro, quindi mi sono presa la libertà di decidere l'ordine in cui sono passati a miglior vita. Ovviamente anche il resto è una mia interpretazione!
Spero che a qualcuno possa piacere, comunque critiche e recensioni positive sono entrambe bene accette :)

Alla prossima!

Flea.






  
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