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Autore: Ninfa dei ghiacci    07/12/2009    1 recensioni
Liz ha diciasette anni frequenta il terzo anno di liceo,vive con i suoi zii e ha un gruppo di amici con cui è cresciuta. E' una ritardataria cronica come pochi. La sua vita è scandita sempre da gli stessi ritmi, almeno fino a quando Alex Evans, suo compagno di scuola dai tempi delle elementari non darà una scossa alla sua vita. Liz dovrà scoprire quali siano le reali intenzioni di Alex e sopratutto il segreto che circonda il suo passato...
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

Se mi avessero chiesto di definire in una sola parola la mia vita, sarebbe stata molto probabilmente questa : semplice.  Frequentavo il terzo anno di liceo, dove avevo il mio piccolo gruppo di amici, con cui ero cresciuta insieme. Per guadagnare un po’ di soldi nei fine settimana facevo la cameriera in un ristorante a qualche isolato da casa mia . Le mie giornate erano scandite sempre dallo stesso ritmo, non avevano fatto altro che accrescere la mia voglia di avventura.  Aspettavo che la mia vita cambiasse.

Attesa vana, almeno fino al dicembre di un anno fa, quando la mia vita cambiò.

Solo di una cosa ero certa, se allora avessi saputo quali sarebbero state le conseguenze, forse  non avrei mai desiderato che la mia vita cambiasse.

 

 

Capitolo 1.

 

Mi chiamo Liz Olsen, ho diciassette anni e frequento il terzo anno della Newton High School. Dovrei fare una breve descrizione di me, ma questo lo farò più avanti. Per ora l’unica cosa che posso dire di me è che io e il tempo non siamo mai andati molto d’accordo. Ero sempre e perennemente in ritardo, non lo facevo a posta, semplicemente il mio orologio interiore andava più lento del tempo stesso.

Mi spiego meglio, tutte le mattine puntavo la sveglia alle 06.45, un po’ presto a dire il vero, ma visto che a scuola la campana di apertura suonava alle 08.10 avevo tutto il tempo per prepararmi con la mia adeguata lentezza. Sbagliato!

Non so per quale motivo ma con tutto quel tempo a disposizione non ero mai pronta in tempo, mai una volta che avessi finito di fare colazione, oppure di finirmi di vestire con calma e non lungo le scale di corsa per giunta.

Fatto sta che quella mattina come d’abitudine non avevo finito di fare colazione.

- Elisabeth! Matthew e Melanie ti aspettano fuori! – Mi fece presente la voce fuori campo di mia zia Marge, proveniente dal giardino. Intanto io avevo cominciato a mangiare i fiocchi d’avena a tutta velocità, nella speranza di finire la colazione. Ma quando ai richiami di mia zia si unirono anche quelli di Matt e Mel dovetti fiondarmi di corsa verso la porta, lanciare un saluto veloce ad Marge, a volte la chiamavo per nome, e salire in macchina praticamente al volo.

Stavo ancora riprendendo fiato, quando la macchina partì rombando.

- Appena in tempo Liz! Ancora qualche secondo e Matt ti avrebbe lasciato qui- Mi fece notare Mel.

- Non sarebbe la prima volta, dimentichi che venerdì scorso sono dovuta entrare in seconda ora perché sono arrivata in autobus – dissi con fare drammatico e Mel mi diede appoggio.

- Hai ragione solo una persona crudele come Matthew avrebbe potuto lasciarti andare a scuola in autobus –

- Volete piantarla di parlare di me cose se non ci fossi? E poi lo sai Mel che non devi chiamarmi Matthew – dalla sua voce si notava sempre quella nota di rimprovero che ogni volta lo faceva sembrare un vecchio brontolone che sbraitava contro un gruppo di ragazzini che gli stava dando fastidio. Non potei fare a meno di ridere immaginando la scena.

- Avanti Matthew! Ridi anche tu ogni tanto, ti si leverebbero tutte quelle rughe!! – Fece eco Mel.

Matt rispose fulminandoci con quei suoi occhi di ghiaccio, guardandoci dallo specchietto retrovisore, per poi scoppiare a ridere a sua volta. Per poi ricominciare a guidare.

Matthew e Melanie Brown abitavano ad una cinquantina di metri da casa mia, e fin da piccoli sono stati i miei migliori amici. Da buoni gemelli eterozigoti avevano alcune somiglianze inconfondibili : capelli ramati leggermente mossi, occhi azzurro ghiaccio, viso pieno di lentiggini e una pelle molto pallida. Ma a parte questo avevano dei caratteri molto diversi.

Melanie sin da piccola aveva un carattere espansivo e ribelle, era stata lei a parlarmi per la prima volta invitandomi a giocare insieme a lei. Da quel momento non ci siamo lasciate un secondo. Con il tempo Mel aveva sviluppato una vera passione per le scarpe, di ogni forma e ogni colore, non passava una settimana dall’uscita di qualche nuovo modello che subito trascinava tutto il gruppo al centro commerciale o al negozio che vendeva il  modello, meglio ancora se erano eleganti scarpe con tacco da dieci centimetri, giusto per esaltare il suo metro e settanta aggiungendo altri centimetri. Lei scherzando diceva che cercava di arrivare all’altezza di suo fratello, la cui imponenza arrivava ormai al metro e ottantacinque e sembrava non volersi fermare.

Matthew era l’esatto contrario di sua sorella, carattere tranquillo e molto spesso silenzioso. Questo dipendeva molto dalle persone con cui si trovava, poteva stare zitto per l’intera durata di una lezione scolastica, dando ai professori la speranza di seguire la lezione, oppure poteva parlare ininterrottamente mentre passeggiavamo per i centri commerciali a comprare le scarpe della sorella. Quando eravamo lì non faceva altro che lamentarsi, finché non si passava davanti ad un negozio di musica, dove poteva ammirare dischi e poster,immerso in un mondo tutto suo. L’amicizia che avevo con lui era molto diversa da quella con Mel, con lui c’era tranquillità e quei momenti di silenzio che non dovevano essere per forza coperti da parole su parole.

Tra una chiacchierata e l’altra eravamo arrivati ai parcheggi della scuola, piene di macchine vuote, segno che tutti gli altri ragazzi erano già entrati in classe.

Ci rimaneva solo una cosa da fare, entrare alla svelta.

- Da quanto sarà suonata la campana? – chiedo, con un po’ di fiatone tra un respiro e l’altro.

- E’ suonata da cinque minuti appena in tempo Liz – mi risponde Matt tranquillo, infondo quelle che stavano correndo eravamo io e Mel, mentre lui si sta facendo appena una passeggiata veloce.

- Forse tu sei appena in tempo Matt, io spero che non ci rimandino a casa – lancio un’occhiata comprensiva a Mel, infondo eravamo sulla stessa barca.

- Abbiamo  biologia, con la cara professoressa Medison – continuai io.

- Buona fortuna allora!- Ci gridò Matt andando poi a bussare alla porta dell’aula uno.

Noi intanto avevamo aperto la porta della nostra aula, cercando di apparire più mortificate possibile, sperando di impietosire una donnina minuta sulla  cinquantina .

- Guarda guarda,le signorine Olsen e Brown! Grazie mille per averci degnato della vostra presenza, immagino che il motivo del ritardo sia sempre lo stesso vero signorina Brown? -

Mel era rimasta ferma accanto a me,cominciava a diventare tutta rossa in viso. Cattivo segno significava  che era sul punto di esplodere. Mel aveva un carattere troppo ribelle e conoscendola avrebbe sicuramente detto qualcosa di troppo.

-   E’ colpa mia professoressa – mi affrettai a dire – Melanie è arrivata in ritardo perché doveva aspettare me –

La professoressa scese dalla sedia, avvicinandosi a noi a passo lento, che a lei probabilmente doveva sembrare minaccioso, ma in realtà non faceva altro che scatenare l’ilarità di tutta la classe, potevo vedere i miei compagni alle spalle della professoressa cercare di trattenere le risate. Intanto la professoressa era arrivata davanti a noi.

- La ringrazio molto Elisabeth della sua onestà – disse poi calcando bene sul mio nome e continuò – gradirei tuttavia che alla prossima lezione arrivasse solo lei in ritardo, altrimenti sia lei che la qui presente Brown andrete in direzione solo per colpa sua! Ora andate a sedervi-

Ubbidimmo al’istante, sedendoci al primo banco, il posto più odiato durante le lezioni di biologia probabilmente. Restammo immobili come statue di cera per tutto il resto della lezione.

Forse fu a causa dell’immobilità di biologia,che il resto delle lezioni passarono in un lampo. Tanto che mi ritrovai alla mensa scolastica a fare la fila per il pranzo, era ormai il mio turno di essere servita quando un’ombra nera mi sorpasso come se nulla fosse.

- Sveglia Olsen! Non rimanere con quel’aria sognante, altrimenti la gente continuerà a passarti davanti!-

- Guarda che l’unico che non fa altro che sorpassare sei tu Jared! – Gli risposi esasperata, tutti i giorni era la stessa storia, appena mi distraevo, anche solo per un paio di secondi che lui non mi scavalcava e non faceva che prendermi in giro.

- A dire la verità ero venuto a cercarti,Angela ti stava dando per dispersa, tieni- e mi porse il vassoi con il mio pranzo.

- Ehi!!! Come sapevi che avrei preso questo? – gli chiesi stupita rincorrendolo con il vassoio in mano.

- Liz ti conosco da quasi quattro anni e non c’è un venerdì che tu a prendono prenda purè e pollo-

- Mi stai dando della ripetitiva?-

- Fossi in te rivedrei un po’ delle tue abitudini millenarie. – e gli mollai una spinta – Ehi! Stavo scherzando! – si affretto a dire subito.

Pochi passi ed arrivammo al nostro posto, terzo tavolo davanti alla porta in fondo, davanti alla finestra. Eravamo tutti lì, amici dai tempi dell’infanzia e delle medie.

Jared prese subito posto accanto ad Angela la sua ragazza, erano l’unica coppia del gruppo stavano insieme da due anni e si guardavano con sguardi dolci come se fosse il primo giorno.

E non potevano essere più diversi, Angela Webb era la classica ragazza appena arrivata dalla campagna, castana ed occhi verdi racchiusi in uno spesso paio d’occhiali, un po’ rotondetta e soprattutto secchiona quasi quanto me. Carattere schivo e molto timido, non incrocia mai lo sguardo di uno sconosciuto, questo la porta ad essere spesso fraintesa. Facendola apparire per quella che non è. Abbiamo cominciato a cominciato a conoscerci a metà del secondo trimestre del primo anno. Parlarci mi era venuto quasi spontaneo, considerando che tendo a fare amicizia abbastanza difficilmente. Cosa molto curiosa è che adora la musica rock, più è potente e meglio è.

Jared Jones ragazzo jamaicano, carattere forte ed indomabile non c’èra verso che qualcuno potesse fargli cambiare idea su qualcosa, anche per questo andava molto d’accordo con Mel. L’indiscusso campione della squadra di atletica. Velocista, deteneva il record scolastico nei cento metri piani. Purtroppo a bilanciare la brillante carriera sportiva, ve ne era una disastrosa carriera scolastica, probabilmente se non Angela al suo fianco non sarebbe arrivato al terzo anno.

Eccoci qui, cinque ragazzi completamente diversi eppure amici. Divertente a pensarci, sembrava una qualche citazione da chissà quale libro per ragazzi, dove la vita che viene romanzata per quante avversità si affrontassero alla fine, il bene e il lieto fine c’èrano sempre. Magari immaginandosi la scena con un bella canzone in sottofondo. Tutto in una perfetta armonia. Peccato che la vita non sia propriamente questa. La vita è una musica imperfetta, piena di toni alti e bassi,di cancellature correzioni e poi ancora cancellature e via di seguito. E’ una musica che si compone di attimi, unici e irripetibili, che va composta giorno per giorno, anche se avvolte ci sono delle note stonate.

Sul piano dell’amicizia la mia nota stonata stava passando in quel momento.

- Eccolo arriva –cominciò Mel a voce bassa.

- Secondo me stavolta arriva a quindici secondi – Rispose Jared

-  Io dico che questa è la volta buona che la saluta- Suggerì invece Matt

- Smettetela, si comporterà come al solito – ribattei irritata.

La campana era ormai suonata e tutti stavano lasciando i vassoi nei carrelli per poi andare verso l’aule per le ultime lezioni.

Lui, se ne stava fermo a qualche metro di distanza da me,ero rimasta da sola, i miei amici mi aspettavano all’uscita della mensa, lontani ma non abbastanza per non perdersi lo spettacolo che da lì a qualche minuto si sarebbe tenuto come ogni volta.

Alex Evans, questo era il suo nome, si mise a camminare per arrivare davanti a me. Guardandomi con quei suoi occhi verdi. E io che ormai recitavo la mia parte alla perfezione lo guardavo in attesa che finalmente mi dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che rompesse quel circolo vizioso che durava da quasi due anni.

-   Ciao Alex! Volevi dirmi qualcosa? – Cavolo sarei diventata un’attrice da Oscar! Ogni volta ripetevo sempre la stessa battuta, e sembravo esprimere sorpresa quasi con spontaneità.

Tre…due…uno..ed ecco che ripeteva sempre la stessa parola…

- …Io…- E poi nulla, era lì come se di colpo avesse perso l’uso della parola.

- Sono tutta orecchie Alex! – Cercai di farlo continuare, peccato che così come si era avvicinato se ne stava anche andando come un fulmine.

Mentre lo seguivo con lo sguardo mentre si allontanava, potevo vedere Jared e Matt ridere sotto i baffi, mentre Angela e Mel mi guardavano comprensive.

- Secondo me dovresti affrontarlo tu, almeno sapresti cosa cerca di dirti.-

Con un sospiro risposi ad Angela un poco convinto –Già –

Passai l’ultima ora a pensare a quanto la mia vita fosse scandita sempre dallo stesso ritmo.

Persino Jared diceva che dovevo cambiare le mie abitudini.

Mi sembrava di vivere sempre lo stesso film, stesse scene, stesse sgridate e gli stessi ritardi.

 

Tra un pensiero e l’altro si era fatte le 18.30 e il mio turno al ristorante era cominciato circa una mezzora fa.

Ero in bagno e mi stavo lavando i denti con una certa fretta. L’immagine del grande specchio davanti a me rifletteva una ragazza dai capelli neri e ricci. Eternamente raccolti in una coda. Occhi marrone scuro tendenti quasi al nero.

Indossavo una divisa elegante, camicetta bianca e gonna nera, il tutto aggiunto poi da un pesante giaccone di piuma d’oca. Giusto per ricordare che eravamo a Dicembre e mancavano giusto un paio di settimane a Natale.

Finalmente pronta mi diressi al piano di sotto dove mi aspettava mio zio Harry per accompagnarmi al lavoro.

- Stavo per chiamare al ristorante per avvisare che non saresti andata –

- Ah si? E che scusa avresti inventato?- chiesi mentre ci dirigevamo verso la porta.

- Una forma ormai patologica credo di ritardo cronico.- Disse lui avviando la macchina. Neanche dieci minuti di orologio ed arrivata a destinazione. Salutai Harry e mi ritrovai davanti ad una trattoria piccola e accogliente, tipiche dei piccoli paesi,sempre con la stessa clientela che ordinava sempre le stesse cose. Il padrone tale Antonio Liuzzi, italo-americano di terza generazione, era un uomo sulla sessantina. Persona buona e gentile, che aveva preso a lavorare con sé me e Mel senza nessun problema. Lavoravo lì da quasi un anno ormai e mi sembrava di essere come in una famiglia allargata, basti pensare che la trattoria era a conduzione famigliare.

Trovai Mel a servire il tavolo del signor Mason, infondo alla sala. Quando mi vide mi sorrise e mi fece segno di dirigermi verso lo spogliatoio, feci di si con la testa.

- Elisa finalmente! Vai a posare a roba, che stasera siamo pieni di gente! – mi fece presente il mio datore di lavoro.

Stavo posando al borsa nel mio armadietto, quando Mel con la sua solita delicatezza mi fece prendere un colpo.

- Indovina! -      

- Sono in ritardo?- chiesi io – Macchè Evans è venuto un'altra volta a cenare qui! – mi disse lei tranquillamente appoggiata alla parte con le braccia incrociate.

- Stai scherzando vero?-

- Mai stata più seria di così! E credo che stia aspettando che arrivassi, è qui dalle 18.00 e non ha ancora ordinato nulla-

- Senti vado a prendere la sua ordinazione così potrò lavorare in pace, dopo che se ne sarà andato – Passai davanti al bancone per prendere un blocchetto dove annotare le ordinazioni.

- Invece aspetterà la fine del turno e poi se ne andrà – Aggiunse sempre Mel andando a portare il conto ad un tavolo.

- Ciao Alex, cosa ti porto? – gli feci io, in attesa di una risposta

- La specialità della casa – mi rispose prontamente, così diverso da come appare a scuola.

Annuii e mi diressi in cucina a portare l’ordine.

Poco lontano da me, stava entrando qualcuno che non avevo mai visto, in genere avevamo sempre clienti abituali. Avrà avuto una trentina d’anni e portava una sciarpa molto larga sul collo. Aveva una giacca larga e ci teneva qualcosa di nascosto dentro.

Di quello che accade dopo avevo ricordi molto vaghi, ricordavo solo il rumore di uno sparo.

E torpore ma non quel torpore che senti quando ci si rilassa sotto le coperte, parlo di quel torpore che ti porta a non provare nulla e non ti senti rassicurata, ma era come se venissi inghiottita da un vuoto senza fine.

Non pensavo che sarei morta in questo modo, credevo di avere ancora così tante cosa da sistemare e nuove esperienze…Ma qualcosa mi tratteneva, e lentamente mi riportava alla vita.

Quando aprii gli occhi li ritrovai Alex Evans che ritirava la mano dal mio petto pieno di sangue.

Lo vidi ritirare la mano di colpo, e senza guardarmi si diresse in bagno, che realizzai essere quello dello spogliatoio del ristorante. Evitava i miei occhi e non riuscivo ancora a muovermi ma ero cosciente e stavo bene.

- Non potrai muoverti ancora per qualche minuto,la ferita si è completamente rimarginata e non dovrebbe darti problemi, nessuno ti chiederà della rapina, comportati come se nulla fosse accaduto – si avvicinò nuovamente mettendomi una mano sulla fronte – Ora dormi-   

 

- Liz? Sveglia, Harry ti aspetta già da dieci minuti – quando aprii gli occhi mi ritrovai distesa su una panca, con Mel che mi guardava.

- Va bene che sei stanca, ma ti sei distesa solo ora, avanti andiamo –

La seguii fuori, ignorando i saluti degli altri dipendenti.

Persa nei pensieri, non prestai molta attenzione alle percorso che mi riporto fino a casa.

Era tardi e mia zia Marge stava dormendo, salutai velocemente mio zio e mi diressi in bagno.

Mi spogliai cercando provi evidenti di quello che mi era appena accaduto, nulla.

Il mio petto non aveva nulla che non andasse, la pelle era intatta e sana.

Sicuramente sarà stato un sogno.

Così forte di questa convinzione mi infilai nel letto abbandonandomi ad un sonno senza sogni.

 

 

L'angolo delle nevi:

Ripropongo il primo capitolo, ho cambiato il font quindi sicuramente risulterà più leggibile, chiedo scusa per aver lasciato passare tutto questo tempo.

Tenevo comunque a ringraziare:

1 - Cristie [Contatta]
2 - eagle93 [Contatta]

Grazie mille per aver aggiunto la storia alle seguite!

Grazie anche a quelle 59 persone che sono passate a dare un'occhiata volevo solo dirvi che io sono qui!!

Mi metto a fare come la gocciolina di sodio...cè neessuno?????

Scherzi a parte, volevo solo dire che questa storia andrà avanti, sono quasi a metà del secondo capitolo e insomma mi farebbe piacere sentire la vostra opinione, non farà altro che migliorarmi!!!!

Ci sentiamo molto presto! Cristiana



  
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