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Autore: Shiver    07/12/2009    0 recensioni
D'un tratto, scorsi una sagoma nera allontanarsi a passi lenti e in qualche modo...affrettati. Il senso della storia...che secondo me non è così chiaro e non riemerge dalle cose che ho scritto è la conclusione di un rapporto al quale io tenevo molto. Questo è una specie di...sogno premonitore diciamo. spero vi piaccia, buona lettura. Elena
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era un gelido mattino di metà autunno. Sentivo tanto freddo e mi accorsi che ciò era dovuto al fatto che addosso avevo solo un vestito; tanto elegante quanto sottile e stretto. Avevo male alle gambe a causa delle scarpe col tacco e non avevo la minima idea di dove mi trovassi. Non c'era nessuno, non un'anima viva, nulla. Ero su una strada deserta, affiancata da maestosi alberi dalle foglie ingiallite, che ancora non si volevano staccare dai rami e vanitose restavano lì, l'una più bella dell'altra. L'asfalto grigio, era bagnato ed emanava quell'odore che tanto mi piaceva. Era strano come l'odore di una strada bagnata possa risultare piacevole...alle volte, è così semplicemente perchè è quello l'odore di cui alcuni ricordi ne sono intrisi. D'un tratto, scorsi una sagoma nera allontanarsi a passi lenti e in qualche modo...affrettati. Notai anche che, circa ogni due metri lasciava che qualcosa cadesse dalle sue mani. < Che strano. Ma chi sarà?> farfugliai tra me e me. Solo allora mi resi conto che nel palmo della mano destra, macchiato da piccole gocce di sangue, stringevo due rose rosse. Le rose avevano ancora le spine che io, fino a quel momento, avevo ignorato. Ma non c'era il dolore che quegli spini avrebbero dovuto infliggermi. Era come se non mi avessero mai ferito eppure il sangue continuava a scorrere lentamente, estendendosi sul mio avambraccio. Lanciai un altro sguardo alla sagoma, ora un po' più lontana di prima: aveva una giacca di pelle che gli arrivava fino alle ginocchia, un paio di jeans e delle scarpe che assomigliavano a degli stivali, tutto di un colore nero spento. La figura mi fece ricordare Edward ma il dolore di sapere che ora era molto lontano e che non sarebbe mai più tornato mi fece scuotere la testa e allontare subito la sua immagine. Ritrassi lo sguardo facendolo cadere per terra e costatai che sulla strada c'era una scia di rose, uguali a quelle che tenevo in mano. << Cosa...?>> feci per chiedere ma la frase mi morì in gola. Mi chinai e da vera ingenua raccolsi una ad una le rose. Repentinamente, lasciai perdere e con gesti bruschi mi tolsi le scarpe. Conservai tra le braccia le rose già raccolte e iniziai a camminare svelta, quais correndo; volevo raggiungere quell'uomo e chiedergli il significato di tutto quanto. Ma più correvo, più mi sembrava che le mie gambe fossero lente e più la figura si allontava. Gridai, con tutto il fiato che avevo in corpo, varie volte il suo nome, inutilemnete. Lui non si girò nemmeno un istante. Continuò invece a camminare lasciado rose sulla strada. Un nodo mi si bloccò in gola e quando la prima lacrima fece per cadere, una voce familiare mi salvò: << Tesoro su , svegliati! >>
  
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