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Autore: ma_bho    09/12/2009    5 recensioni
Come reagirebbe un Cavaliere (o un God, o un Marine, o uno Spectre) all'idea di diventare padre (o una Sacerdotessa all'idea di diventare madre)? Continuerebbe a vivere da guerriero rinunciando a farsi una famiglia, appenderebbe l'armatura al chiodo per vivere quest'importantissima esperienza o cercherebbe di far convivere le due cose, conscio del rischio di rendere orfano il figlio o, peggio ancora, della possibilità di metterlo in pericolo?
Quali domande potrebbe porsi, e quali potrebbero essere le alternative?
Roundrobin ispirata a una discussione sul forum; si cerca di trattare il tema evitando l'OOC!
Storie:
τρέλα (Follia) (Milo/Scorpio)
Mai più solo (Kanon di Gemini)
La Scelta di Marin (Marin/Castalia dell'Aquila)
La figlia del Ghiaccio (Camus dell'Acquario)
Tornerò in un raggio di sole (Aiolia/Ioria del Leone)
Rossi come il sangue (Death Mask del Cancro)
Le inesorabili lancette del tempo (Dohko della Bilancia)
L' uomo e il guerriero (Saga di Gemini)
La Rosa più bella (Aphrodite dei Pesci)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nati sotto una stella //Salve a tutti. Questa, ammetto, è la prima fanfiction che mi ritrovo a scrivere, ed il fatto che sia inserita nel contesto di una round robin mi mette una leppa tremenda in quanto non voglio assolutamente che il mio lavoro vada a sminuire quello degli altri autori che vorranno partecipare. Spero di aver compreso bene le indicazioni e non essere andata fuori tema u_u
Ho scelto di provare a descrivere come l'avrebbe presa  Milo di Scorpio se si fosse ritrovato padre, messo di fronte al fatto compiuto..e non so ancora bene cosa ho combinato. 
Spero solo vi piaccia.

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Osservò quella cosina che teneva in braccio con una espressione fra il distacco apparente e la malcelata curiosità, unita ad un bel po' di timore  e ad una dose altrettanto massiccia di confusione. E quella ricambiava lo sguardo per nulla intimorita.
Aveva gli occhi ancora di quel blu indefinito dovuto all'allattamento, anche se si vedeva che stavano virando al verde scuro della madre, ma, per il resto, era lui. Gli assomigliava in una maniera quasi imbarazzante, dal colore dei capelli a quello della pelle.. perfino nei tratti del viso, era una sua perfetta riproduzione. Suo Figlio.
Guardò la donna che aveva davanti, la quale non staccava gli occhi dal bambino, con il volto scevro da ogni tipo di umana emozione che non fosse la spossatezza. Sì, la ricordava: la ricordava bene. Perchè aveva la pelle pallida, sì, ma macchiata dalle lentiggini( così dissimile da quella perfetta che possedeva Camus), gli occhi di un verde scuro macchiato da striature marroni( che non somigliavano a quelli di Camus), i capelli lunghi ed in onde confuse di un castano caldo e scuro (così diverso dal rosso di Camus).
 Soprattutto, era una donna..e quindi, a maggior ragione, non era Camus.
Sì, pensò distrattamente: proprio perchè era così dissimile da lui era stata perfetta per dimenticarlo (ma poi, dimenticarlo quanto, visto che in fondo le differenze glielo avevano ricordato ogni istante?) una  notte in cui la disperazione aveva raggiunto la soglia massima, ed il dolore per la sua mancanza il picco di non ritorno. Lei lo sapeva, lo sapeva benissimo fin dall'inizio perchè era finita così e che sarebbe durata una volta soltanto, senza strascichi di alcun genere. Nonostante tutto, aveva accettato e, piantandogli il proprio sguardo deciso negli occhi,aveva detto ferma:« Va bene.»
E ora era lì.
Non voleva nulla, non si aspettava nulla da lui, e glielo aveva detto con un filo di voce stanca nell'unica frase che finora aveva pronunciato:« Sono venuta solo per fartelo vedere una volta. Solo per renderti conscio della sua esistenza.»
E se la vedeva quasi, lei, che era solo una semplice donna priva di qualsiasi tipo di dote e con un fisico per nulla allenato,con il bambino in braccio e la borsa a tracolla che le pesava su una spalla, alzare gli occhi alla casa dell'Ariete,raccogliere il coraggio e cominciare la sua salita, in un silenzio caparbio: Mur non c'era, in ritiro nello Jamir a fare allenare suo fratello, visto che ormai di massi di fronte alla prima casa non se ne vedeva più neanche l'ombra; Aldebaran era da qualche parte a cotrollare un qualcosa, quindi la seconda casa non aveva presentato alcun problema; Alla terza Kanon, che non era di certo l'ultimo arrivato (In ogni senso eccetto quello temporale)e il cervello sapeva farlo lavorare bene, l'aveva di sicuro fatta passare restando nascosto da qualche parte senza nemmeno scomodarsi ad attivare il labirinto dei Gemelli; Aioria non era stato di certo un ostacolo: se lo immaginava dare un'occhiata al bambino e farle cenno di passare, per poi cedere ad un secco sghignazzare una volta voltatele le spalle;  Shaka come minimo stava meditando..e quando meditava non c'era modo di distoglierlo, specialmente se per un semplice essere umano.
Alla fine era riuscita ad arrivare all'ottava casa senza alcuna sosta nonostante la canicola estiva ed il sole a picco (se era stanca, non lo dava a vedere) e l'aveva trovato ad attenderla sulla soglia, preso decisamente in castagna. Aveva allungato le braccia- aveva polsì così sottili, così poco da guerriera- ed aveva solo accennato a passargli il fagotto che s'era portato stretto al petto fino a quel momento. Non c'era nessun obbligo implicito, nel suo gesto, ma lui l'aveva comunque preso, il bambino.
Il quale ora lo guardava con un'espressione vagamente sorridente, e non sembrava per nulla angustiato dal contatto col metallo freddo e spigoloso dell'armatura, nè dalla poca esperienza che evidentemente il padre aveva nel tenere in braccio neonati.
Strinse leggermente la presa (ma non troppo, perchè sembrava così..così..fragile. Un cosino così debole.) e l'altro si dimenò un poco nell'incavo del suo braccio, tentando di accomodarsi minimamente.
Avrebbe voluto chiedere tante cose alla donna che aveva davanti, dal perchè non avesse abortito al motivo che l'aveva spinta ad intraprendere una salita decisamente ostica solo per farglielo vedere, se poi non voleva nulla in cambio. Ma, d'altronde, quella strana ragazza che era arrivata un giorno al santuario e che aveva deciso di rimanere anche quando era ormai stato chiaro che il cosmo sufficiente per diventare un Sacerdotessa non l'aveva, togliendosi la maschera, non l'aveva mai capita nessuno. Era rimasta finchè lui, una sera, non aveva deciso che sedurla era lunica egoistica cosa che poteva fare per non impazzire di dolore. Poi era sparita, prima che Hades gli riportasse per dodici misere ore Camus, ed era tornata solo ora, senza alcuna intenzione di trattenersi più del tempo necessario.
Le resituì il bambino con una cura eccessiva, decisamente impacciato, e lei lo riprese con un gesto diametralmente opposto al suo, naturale e spontaneo. Finiva lì: lui non era portato per fare il padre (non ne aveva nemmeno l'istinto) e, d'altronde, non la amava.
La donna si voltò e, senza dire nulla, cominciò a scendere la scalinata, così sola nella sua indipendenza, inondata dalla luce non gentile del sole che ne ritagliava la figura con ombre impietose.
Al terzo scalino, però, Milo non resistette e domandò:« Come si chiama?»
Lei si fermò, la schiena dritta, e non si voltò a guardarlo quando rispose, dopo qualche secondo di silenzio:« Camus.»
Dopodichè riprese a scendere i gradini, lasciandolo sulla soglia della sua casa con gli occhi spalancati ed il cuore sprofondato nel petto.
Quando si riebbe, l'altra ormai doveva aver avuto il tempo necessario per arrivare quasi ai confini del Santuario: strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche, scosse la testa come per liberarla dai troppi pensieri che la opprimevano, e si gettò giù per le scale trafelato, all'inseguimento.
Ma ce l'aveva, poi, il permesso di fare una cosa simile? Poteva buttare tutto alle ortiche?..Lo voleva? Che avrebbero detto gli altri?
Mur di sicuro avrebbe scosso leggermente la testa, sorridendo, e non avrebbe detto quel che pensava.
Shaka se ne sarebbe fregato altamente.
Stesso dicasi di Kanon.
Aldebaran avrebbe incrociato le braccia e gettato la testa indietro per ridere meglio.
Aioria lo avrebbe molto probabilmente preso in giro per il resto della sua vita..
Oh, al diavolo!
In quel momento nulla avrebbe potuto turbarlo di più del pensiero di dover cambiare pannolini.
..Ma poteva sempre farlo alla velocità della luce, no?


Quando la donna, che stava per entrare in auto dopo aver assicurato il figlio al seggiolone, vide arrivare il Cavaliere dello Scorpione  ancora con l'armatura addosso e la faccia di uno che sa di aver appena deciso di fare la cosa più stupida della propria vita e ciò che più lo stupisce è il non trovarla affatto stupida seppe che, da quel momento, di bambini da accudire ne avrebbe avuti due. E sorrise.



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Note dell'autrice: Se siete arrivati fino a questo punto, vi ringrazio tantissimo. I commenti, che siano benigni o maligni, li accetterò volentieri, qualora ne vogliate lasciare.
Sinceramente vostra: ma_bho.
  
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