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Autore: Goten    09/12/2009    14 recensioni
Sotto lo sguardo attendo di Caius, Alice si avvicinò a me, allungò la sua mano, ponendomela con il palmo rivolto verso l'alto. - Per favore, Jasper. Passa con me solo qualche giorno. Non ti chiedo altro. -
Non potei evitare ai miei occhi rossi di affogare nei suoi color oro. La sensazione di fiducia, pace e speranza, fluivano da quella minuta figura davanti a me. Bastava solo un piccolo gesto da parte mia, avrei semplicemente dovuto afferrare la sua mano e godere di quelle emozioni che sembravano irretirmi ogni secondo di più.
Fu un semplice secondo e tutto cambiò, la sua espressione divenne triste, le sue emozioni si spezzarono, diventando affrante. Si sentiva respinta.
Perché? Io ancora non avevo detto nulla... oppure... la risposta era chiara, aveva visto il mio futuro. Lei sapeva che avrei rifiutato la sua mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora gente, sono sinceramente sempre felicissima di ricevere i vostri commenti ^_^ mi rendono gioiosa e molto soddisfatta del mio piccolo lavoro. ^^

Finalmente siamo arrivati quasi alla fine... eeeehhh si, il prossimo sarà l'ultimo capitolo. O almeno così credo, visto che la mia mente non vuole cambiare i piani del povero Jaz... Scusatemi ancora se non vi rispondo, ma GIURO lo farò nel prossimo capitolo.

Ora scappo, devo lavorare... ^^ Un bacione ancora a tutti e GRAZIE veramente di cuore! ^^



Titolo: Sai che non lo so

Storia di: Goten

Beta: Giusy

Paring: Jasper - Alice

Capitoli: 11

Aggiornamenti: ogni martedì e giovedì


Capitolo 10


Ancora non riuscivo a capire come Emmett potesse guardare questo cartone animato. Ghignai, se mi avesse sentito chiamarlo così mi avrebbe fatto un discorso degno di Lupin quando parlava con Margot...

Va bene, stavo delirando, ma guardare sul computer di Alice i manga giapponesi in lingua originale mi stava facendo perdere il senno.

Avevo solo capito i nomi dei protagonisti, ma il resto per me era assolutamente incomprensibile!

Erano di nuovo a scuola e se avevo imparato a conoscere Emmett, appena arrivato, mi avrebbe chiesto cosa aveva fatto Yahgami Light con il suo Shinigami... mah.

Finalmente la sigla finale!

Eee... rullo di tamburi! FINE! Ottimo! Finalmente questa lagna era finita!

<< Jasper, puoi aiutarmi un secondo? >> La voce di Esme mi arrivò dal piano di sopra.

<< Certo. >> Risposi a bassa voce, ben sapendo che poteva tranquillamente sentirmi.

Salii le scale e la raggiunsi nella stanza che usava come studio, stava osservando con cipiglio critico un disegno. << Dimmi pure. Cosa posso fare? >>

Alzò lo sguardo su di me e mi sorrise. << Voglio una tua onesta opinione. Che ne pensi di questo? >>

Mi passò dei fogli, tutti ritraevano schizzi diversi della stessa casa. A quanto pare la sua idea di restaurare la casetta all'interno della foresta stava proseguendo.

Scartai il foglio numero due, il numero cinque e il numero sei, gli altri mi sembravano veramente belli. << Terrei buoni questi. Mi sembrano i migliori come struttura e comodità. >> Ammisi.

Mi guardò soddisfatta. << Ottimo. >> Sorrise. << Abbiamo fatto la stessa scelta. >>

<< Non per impicciarmi, ma per chi è quella casa? >> Ero sinceramente curioso, sentivo che Esme ci stava mettendo tutta se stessa in quel piccolo progetto.

<< E' per Bella e Edward. Quando saranno sposati, vorranno avere un po’ d’intimità. E poi sono comunque a poca distanza da noi in caso di necessità. >> Mi spiegò gentile, mentre riprendeva in mano i fogli e li riponeva con cura nella cartellina.

Ultimamente anche Alice era su di giri, mancavano ormai alcune settimane al matrimonio fra Edward e Bella, sentivo la tensione crescere nella futura signora Cullen, con mia grande gioia le regalavo un po’ di tranquillità e pace con il mio potere, Alice era soddisfatta della mia iniziativa, secondo lei il fatto che aiutassi Bella era una cosa molto carina.

Alice, alla fine era sempre lei che rubava i miei pensieri. Infilai le mani in tasca e scesi al piano di sotto. Non mi andava di stare da solo, ma non volevo disturbare Esme, era così presa dal suo lavoro.

Ogni tanto la mia mente vagava senza sosta nei miei ricordi. Ultimamente Volterra era spesso nei miei pensieri, faceva a gara con Alice per occupare la mia mente.

C'era solo una cosa che mi mancava della mia vecchia casa, la mia adorata scacchiera, non era bella, e non aveva alcun tipo di valore, ma io adoravo giocarci.

Forse avrei potuto chiedere alla piccoletta di accompagnarmi a comprarne una. Mi sarebbe veramente piaciuto.

Chissà come sarebbe stato sfidare la mia piccola nana a quel gioco... ridacchiai. Sicuramente avrebbe sbirciato per vedere le mie mosse. Giocare contro Edward era da scartare, con il suo potere, avrei perso di sicuro... contro Emmett? Le mie labbra scattarono in un sorriso enorme. Avrei potuto batterlo facilmente e vendicarmi così delle ore spese a guardare quel cavolo di cartone senza senso!

L'orologio sposta la sua lancetta sull'ora X, come ho cominciato a chiamarla io.

Non ero più andato a prendere Alice a scuola, dopo quel giorno disastroso, ma prima o poi ci sarei riuscito. Era una mia piccola sfida personale.

Nella mia testa era scattato il conto alla rovescia, mancavano solo sette minuti all'arrivo della ciurma e del mio piccolo pirata in gonnella.

I sette minuti arrivarono e passarono, nessuno di loro si era fatto vivo. Arcuai un sopracciglio pensieroso, che fossero stati trattenuti a scuola? Poco probabile, però, se fosse successo, mi avrebbero avvisato.

Aspettai ancora pochi minuti... nulla. Neanche il rumore del motore della Volvo.

Afferrai il telefono di casa e composi il numero, adesso ero veramente in ansia... uno squillo, due squilli, tre squilli... erano decisamente troppi, di solito Alice rispondeva subito, senza neanche farlo squillare.

Adesso ero veramente preoccupato. Interruppi la telefonata e composi il numero di Edward.

Fece forse mezzo squillo e la sua voce mi arrivò chiara. << Pronto? >>

<< Edward, sono Jasper. Dove siete? >> Nella mia voce si poteva chiaramente udire un vago sentore di paura, e lui se ne accorse.

<< Tranquillo, stiamo arrivando, Alice ci ha rapito per portarci a Port Angeles, dice che era una cosa estremamente importante, vitale, secondo le sue esatte parole. >> Sbuffò, ed io mi sentii immediatamente meglio.

La mia piccola nanetta stava bene, era tutto a posto. << Allora è tutto a posto? >> Domandai comunque per precauzione.

<< Tutto bene, non ti preoccupare. Fra poco saremo li. >>

Rilasciai un sospiro di sollievo. << Va bene... grazie Edward. >>

<< Di nulla. >> E la comunicazione finì.

Mi resi conto ormai di non riuscire quasi più a nascondere i miei sentimenti per lei. Ne ero completamente dipendente. Era una cosa alla quale avrei potuto rinunciare? Potevo rinunciare ad Alice Cullen?

No, non potevo. Lei era diventata vitale per me.

Potevo temporeggiare ancora su quello che provavo per lei? No, decisamente.

Se qualcuno fosse venuto a portarmela via, al solo pensiero le mie labbra si arricciavano mostrando i denti affilati e i miei muscoli si tendevano pronti a scattare.

La verità era che ormai consideravo Alice di mia proprietà, perché ero semplicemente innamorato di lei. E i cambiamenti nella natura dei vampiri erano eterni.

Osservai il vaso di cristallo che Esme aveva sistemato qualche giorno prima... i miei pensieri correvano veloci e tutti si focalizzavano su un unico punto.

Il mio cambiamento era una cosa cui non avrei mai rinunciato. A lei non avrei mai permesso di lasciarmi. Sorrisi, forse era il caso di cominciare a fare le cose per bene con la mia Alice.

Vagai altrove con i miei pensieri, non volevo che la mia piccolina vedesse il mio futuro.

Pochi istanti dopo udii il motore della Volvo, finalmente erano arrivati. Mi sentii ancora più leggero di prima. Lei era qui.

Li osservai scendere dalla macchina ed entrare in casa, Alice era euforica, stringeva un pacco abbastanza grande fra le sue manine bianche.

<< Jazz! Guarda, dai vieni! >> Mi tirò per una mano verso il tavolo della sala. Tutti gli altri erano dietro di noi, sorridenti e felici.

La mia dolce Alice appoggiò il pacco sul tavolo e mi sorrise. << Avanti! Aprilo! >> Era entusiasta e speranzosa.

La osservai in parte divertito in parte incuriosito. Ma non me lo feci ripetere due volte, con un semplice gesto strappai la carta e osservai bene quel piccolo pensiero. I miei occhi si allargarono per lo stupore. Quel semplice regalo mi aveva colpito.

<< Ti piace? >> Domandò mordicchiandosi il labbro inferiore.

Mi piaceva? Sì, era splendido, come lei. Anzi, lei era perfetta.

Avevo fra le mani il regalo, sospirai e lo appoggiai sul tavolo. Con calma forse esasperante mi voltai verso di lei, l'afferrai per i fianchi e la tirai contro di me. Vidi i suoi occhi spalancarsi sorpresi, questo non l'aveva previsto.

La baciai.

Sentivo chiaramente i commenti di Emmett, il risolino soddisfatto di Rosalie e le dolci coccole che si stavano scambiando Edward e Bella. Ma per adesso tutto quello non mi importava.

Lei era fra le mie braccia e questo bastava. Lei era solo mia e lo sarebbe stata presto per l'eternità.

   
 
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