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Autore: Maik    10/12/2009    1 recensioni
Sono una mente malata, me l'hanno sempre detto i miei amici. Infatti mi sono divorata tutti gli episodi di QAF in poco più che due mesi.. So gran parte delle battute a memoria e la fine di questo telefilm mi segnerà per la vita. Allora ho deciso di farmi del male, di scrivere di quei personaggi che ho amato ed odiato. Chiedendomi cosa sarebbe potuto succedere se...
Genere: Generale, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le cose cambiano e non è detto che il cambiamento sia indolore.

Ma non siamo così forti da sopportare qualsiasi cosa.

L’ESSERE UMANO E’ STATO CREATO PER CEDERE.

Seduta sul bancone del caffè, si fissava i piedi, facendo rimbalzare le scarpe da ginnastica contro l’interno del mobile. Destra e sinistra, fissandole con impegno. Hunter le passò davanti e la fissò un attimo. La tavola calda era quasi completamente vuota e non c’erano più piatti da servire. Hunter si fermò davanti all’amica, intrecciando le braccia, sorridendo ironico:

-Non è morto nessuno, sai?- Ridacchiò, abbassando il volto per incrociare gli occhi nocciola dell’amica. Flavia alzò il volto, guardando Hunter con espressione colpevole ed addolorata.

-E’ che mi sento tanto in colpa.- Hunter sbuffò, mandando gli occhi al cielo. –E’ come se lo avessi violentato, capisci?- Spiegò sgranando gli occhi.

Hunter scoppiò a ridere, posando la mano destra sulla spalla sinistra di Flavia: -Credimi, gli sarebbe piaciuto da morire esser violentato da te!- Flavia folgorò Hunter, che ridacchiò ancora. –Oh, avanti! Come se non lo sapessi!- Il ragazzo sorrise sghembo. Flavia distolse lo sguardo.

Ormai non riusciva che a pensare a quegli occhi, a quelle labbra. Era diventati un pensiero battente. E quel profumo intenso. Lo sentiva ancora nel naso, sulle labbra. Alzò lo sguardo sull’orologio:

-Siamo in ritardo anche oggi, Hunter..- Disse annoiata, scendendo dal bancone e sfilandosi il grembiule da lavoro. –Andiamo, dai. Ti porto io in macchina.-

-Solo se mi fai guidare!- Flavia si voltò a guardare Hunter. Se lo aspettava. Prese al volo la giacca di jeans che l’amico gli aveva lanciato. Anche se era appena inizio primavera, si percepiva già il leggero tepore del sole e Flavia non riusciva a non sentirne il richiamo.

Se al mondo esisteva qualcuno che guidasse peggio di Hunter Flavia se l’era chiesto spesso e volentieri. Ma per lei era una pacchia potersi spalmare sul sedile del passeggero e godersi la corsa in auto. Con i capelli nel vento tagliente della mattina, le braccia posate sul finestrino abbassato. Con gli occhi chiusi sentiva le curve che Hunter prendeva sempre troppo velocemente. Ma lei adorava correre in auto e la cosa non l’aveva mai preoccupata. Arrivarono in accademia forse troppo presto. Scesero dall’auto ed Hunter lanciò le chiavi della macchina a Flavia, che le gettò nella propria borsa. Si avviarono verso i gradoni dell’ingresso del palazzo dallo stile antico. Lì trovarono con loro sorpresa e rammarico Katie che stava parlando con Matt, il ragazzo che aveva violentato Flavia. Hunter e l’amica si guardarono in faccia. Flavia ignorò chiunque la guardasse e si avviò verso una panchina poco distante, gettandovi sopra la borsa. Hunter la imitò, lanciando uno sguardo folgorante a Katie, la propria fidanzata. Come poteva fare una cosa simile a Flavia?

Hunter e Flavia rimasero a chiacchierare, fumando una sigaretta. Suonò la prima campanella e la ignorarono. Katie li raggiunse e, senza rivolgere parola ad Hunter, guardò male Flavia: -Mi chiedo che cazzo vuoi.-

Flavia osservi Hunter un attimo, poi alzò lo sguardo su Katie, riducendo gli occhi a due fessure per via del sole: -Perché non te lo vai a chiedere altrove?- Flavia sorrise dolce malevola, volgendo lo sguardo verso Hunter, finendo di fumare la propria sigaretta.

Matt ed altri ragazzi si avvicinarono ai tre della panchina: -Sei proprio una stronza!-

Flavia scoppiò a ridere, spostando di nuovo lo sguardo su Katie: -Ma levati di torno e fammi stare zitta!-  Flavia schioccò la lingua, scuotendo la testa. Prese la tracolla e si alzò dalla panchina, ma Katie la spinse giù con prepotenza e cattiveria. Hunter scattò in piedi, allontanando Katie dalla panchina.

La ragazza riccia guardò il proprio fidanzato con gli occhi sgranati: -Che cazzo ti ha fatto? Perché la proteggi ora?- La voce di Katie salì di un’ottava e si volse di nuovo verso Flavia, che era tornata in piedi: -Brutta troia, che hai fatto col mio ragazzo?-

Flavia sgranò gli occhi, indicandosi il petto con l’indice destro. Scosse la testa, passando accanto al gruppetto di gente che si era fermato ad assistere alla scena: -Perché non racconti ad Hunter cosa tu hai fatto con Matt?- Sorrise perfida, andando oltre, entrando nell’Accademia.

 

Pausa pranzo. Ferma davanti alla bacheca dell’ala di danza. Teneva il ginocchio destro posato contro il muro. L’agenda sulla coscia destra, la penna nella mano sinistra. Flavia era mancina. Con la destra stringeva la mela verde che stava mangiando. A pranzo non mangiava mai troppo, visto che il pomeriggio lo passava danzando. Preferiva perciò restare leggera. Con gli occhi scuri e profondi vagliava tutti gli annunci di provini. Ma erano tutti in altre città, spesso e volentieri irraggiungibili. Aggrottò la fronte. Toronto non era poi così lontana. Arricciò le labbra, pronta a correre alla data del 27 Marzo. Ma la penna le cadde, rotolando più in là: -Ma porca…-

Mise giù la gamba, pronta ad abbassarsi per raccogliere la biro blu, quando vide una mano maschile fare più veloce di lei. Alzò lo sguardo ed incrociò un paio di occhi azzurri.

-Ho saputo che hai dato spettacolo in cortile stamattina, con la tua amica..-

Flavia battè gli occhi due volte, mettendosi dritta e prendendo la penna dalle mani di Justin. Rivederlo dopo quello che era quasi accaduto con Brian le faceva un effetto strano, la prendeva alla bocca dello stomaco. –Katie non è più mia amica.- Precisò, imponendosi di non pensare a Brian e Justin insieme a letto. Prese la tracolla da terra e vi gettò dentro bic ed agenda nera.

-Ieri ho visto Brian..- Iniziò Justin. Flavia si mise la tracolla sulla spalla sinistra, intrecciando le braccia al petto ed annuendo una volta sola, in ascolto. Nel frattempo si chiedeva come le fosse mai passato in mente che Brian potesse provare attrazione di qualche tipo per lei, per lei che era una donna. Impossibile. E poi, oltre tutto, come poteva fare una cosa simile a Justin? A qualcuno che quasi poteva reputare amico. –Mi ha detto alcune cose..- Flavia alzò le sopracciglia, sorridendo, come per invogliare l’altro a parlare. Justin abbassò lo sguardo, prendendo a torturarsi le mani con l’espressione contratta. –Cose che riguardano te.- Alzò lo sguardo azzurro di scatto ad incrociare gli occhi marroni e sbarrati di Flavia.

-Me?- Justin annuì, alzando il mento, con l’espressione un po’ offesa. Flavia si puntava un dito al petto e poi sorrise, scuotendo la testa. –Sicuramente niente di importante…-

Justin corrugò la fronte: -Mi ha confessato di essere attratto da te.-

Un tuffo al cuore. Lei? Lei Flavia? Sbattè le palpebre qualche volta, incredulo. –Ma è gay!-

Justin alzò gli occhi al cielo: -L’attrazione non conosce sesso. Come un etero può essere attratto dai gay, così un gay può essere attratto dagli etero.- Spiegò in un’alzata di spalle. Flavia abbassò lo sguardo, meditando la cosa. In effetti il discorso filava, ma non voleva farci troppo affidamento sulla cosa. –Ma il puntò è..- Continuò Justin, cercando gli occhi della ragazza, che lo guardò di sottecchi. –Tu sei attratta da lui?- Alzò un sopracciglio, scrutando l’espressione di Flavia. La ragazza rimase immobile, fissando il pavimento di marmo del corridoio. Si inumidì le labbra ed alzò lo sguardo implorante sull’amico. Justin sorrise, portandosi una mano tra i capelli. –Dovevo immaginarlo!-

Justin si avviò lungo il corridoio, superando Flavia in due passi. Teneva la testa alza, ma dentro rodeva. Non aveva fatto i conti col fatto che Brian potesse conquistare davvero Flavia e viceversa. Non aveva pensato al risvolto della medaglia.

-Justin!- La voce squillante di Flavia raggiunse le orecchie del ragazzo, che si voltò all’istante. Gli occhi profondi della giovane erano lucidi. Soffriva, evidentemente, per quella situazione a lei così nuova. –Mi dispiace..-

Justin sorrise sereno: -Ehi. Era scritto andasse così.- Fece spalluccia, strizzando l’occhio alla ragazza e proseguendo lungo il corridoio.

 

-Vorresti per favore farle capire che non colpa sua, per una volta?- Hunter sorrise, guardando Flavia di traverso. La ragazza teneva lo sguardo fisso sulla tazza di caffè, girandosela tra le mani. Emmett sorrise al figlio di Michael e Ben, allungando poi una mano su quelle di Flavia, che lo guardò implorante. Voleva trovare una soluzione a tutto quel casino e sperava fosse Emmett ad aiutarla.

-Non so più quante volte gliel’ho già ripetuto.- Sorrise Emmett, voltandosi poi verso Hunter. –Sai quanto sia cocciuta.-

Hunter alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Sì, ne aveva una vaga idea. –Potreste smettere di parlare di me come se non fossi qui?- Chiese Flavia, alzando un sopracciglio sui due.

Hunter tornò dietro il bancone, lasciando Emmett e Flavia seduti al tavolo nell’angolo della tavola calda. Flavia si portò le mani tra i capelli castani e lisci, fissando la tazza con sguardo assente.

-Cosa cazzo faccio, Emm?-

Emmett sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Prese il mento di Flavia tra le mani, sporgendosi sul tavolo: -Hai vent’anni. Se non cogli tutte le occasioni ora, non le coglierai mai più!- Flavia lo osservò interrogativa. Perché sembrava che Emmett le stesse dicendo proprio quello che voleva sentirsi dire in quel momento. Emmett sorrise dolcemente alla giovane. –Justin vivrà la sua vita, così come ha sempre fatto. Così come tutti hanno sempre fatto. Brian evidentemente adesso vuole te. Cogli l’opportunità d’esser felice. Senza guardare a ciò che desiderano gli altri. Vivi ciò che vuoi tu.- Flavi sorrise all’amico, i cui occhi però scattarono verso la porta. Il campanello era appena suonato: -Parli del diavolo e spunta Brian Kinney. Poi qualcuno mi spiegherà questa cosa, prima o poi.- Spostò gli occhi su Flavia, che si era messa con la schiena aderente al divano. Tesa come una corda di violino. –Fa’ finta di nulla. Sta venendo qui.- Disse Emmett, con la tazza di caffè davanti alla bocca, così che potesse sentirlo soltanto l’amica.

Brian, senza troppi complimenti, si sedette accanto ad Emmett, posando sul tavolo un mazzo di chiavi: -Il mio loft è diventato ufficialmente il tuo loft, Flavia.- Porse le chiavi alla giovane, che sentì un brivido su per la schiena all’udire il proprio nome detto da Brian. Quasi come se fosse stato immerso nella sensualità e poi riconsegnatole lì per lì. Brian spostò lo sguardo su Emmett ed iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Emmett osservava Brian e si divertiva quasi a notare come ogni occasione fosse buona per voltarsi verso Flavia, che beveva il proprio caffè assente. All’improvviso la ragazza si alzò dal tavolo, agguantando le chiavi, Brian non fece in tempo ad afferrarle il polso e così Flavi andò verso il bancone. Mise le chiavi nella borsa appesa lì di fianco e tornò a pulire i piatti e prendere ordinazioni in giro per la tavola calda. Dopo una ventina di minuti Emmett andò a salutarla, dicendo che doveva scappare ad un incontro per l’ennesima festa altrui da organizzare. Flavi si sedette sul bancone della tavola calda quasi vuota. Erano le sette, più o meno. Era un’ora morta quella. Arrivavano sempre tutti insieme alle otto. Si mise a contare i soldi delle mance, scherzando con Hunter, che si era deciso a prendere un caffè. Brian si alzò dal tavolo al quale era ancora seduto e si avvicinò ai due ragazzi. Flavia si voltò di scatto, osservando l’uomo che si era poggiato proprio accanto a lei, alla sua sinistra.

-Volevo dirvi che sto organizzando una festa al Babylon.- Portò lo sguardo su Flavia.

-Per quale occasione?- Chiese Hunter, fissando Brian da sopra il bordo della tazza scura.

Brian fece spalluccia: -Ho bisogno di un’occasione particolare per fare una festa nella mia discoteca?- Hunter rise, Flavia scese dal bancone. –Vi inserirò in lista, così potrete entrare tranquillamente.- Brian sorrise, staccandosi dal bancone.

-Vengo solo se mi fai entrare del privè!- Hunter indicò Brian, per poi posare la tazza nel lavandino.

-Io non vengo. Levami dalla lista.- La voce tagliente di Flavia interruppe le risate dei due.

-Oh sì, che verrai!-

Brian si avvicinò alla ragazza, guardandola fissamente negli occhi. Con decisione, come se la cosa fosse di fondamentale importanza.

-Oh no, che non verrò!- Flavia sorrise sarcastica, bloccandosi davanti a Brian con un piatto di patatine in mano.

-Verrò a prenderti a casa, con violenza.- Rispose risoluto Brian, prendendo il pacchetto di sigarette dal cappotto. –Ora tanto so dove abiti.- Sorrise sarcastico e poi soddisfatto, vedendo gli occhi di Flavia lanciare fiamme. Salutò Hunter e poi uscì dalla tavola calda.

Hunter rise, prendendo il piatto dalle mani dell’amica: -E te lo ha chiesto con le buone!-

 

  
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