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Autore: bravesoul    10/12/2009    1 recensioni
Languidi, i miei occhi, scorrono per il tuo corpo, per la tua pelle liscia, per i tuoi capelli stupendi.
Ma non posso guardarti negli occhi, seppur lo vorrei.
Vorrei nutrirmi della luce che ti anima, che si riflette dalla pupilla all’ iride e da lì, giù per il corpo.
Vorrei semplicemente contemplare quegli specchi sull’ anima senza accecarmi.
Ma non posso.
Una storia strana, delirante. L'amore che ferisce, l'amore che annienta. Una beatitudine che non si può possedere e poi una beatitudine sacrificata per conoscere il basso amore mortale.
Un angelo che diventa demone e perde le ali.
E, Amore, danzò.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kakashi Hatake
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Grazie mille a  WishfulThinking, quell’ anima gentile che si è volontariamente offerta di betare questa fic. Grazie, un grazie di cuore. Sei stata fantastica! 

Like a Fallen Angel .

 

By Bravesoul

 

-Non posso guardarti…-

Silenzio.

Le parole fluttuano dalla mia bocca alle tue orecchie, ti posso sentire contrarre le mani, ti posso sentire affondare le unghie nella carne.

Ancora silenzio.

Ti aspetti che spieghi?

Ma come posso spiegare se la ragione pare malata e insana persino a me?

Eppure …

Languidi, i miei occhi, scorrono sul tuo corpo, sulla tua pelle liscia, per i tuoi capelli d’oro. Ma non posso guardarti negli occhi, anche se lo vorrei.

Vorrei nutrirmi della luce che ti anima, che si riflette dalla pupilla all’ iride e da lì giù ,per il corpo.

Vorrei semplicemente contemplare quegli specchi sull’ anima senza accecarmi.

Ma non posso.

Perché se li guardassi sarei arso dell’ amore, l’ amore della donna purificatrice.

Sia chiamata essa Beatrice, Laura, o porti il tuo nome.

Sarei investito dall’ amore della donna con le fattezze di un angelo.

E il mio corpo non lo potrebbe sopportare, la mia mente impazzirebbe.

Perché io non sono un cuor gentile, io non ho in me la potenza di essere beato.

Il mio destino è diverso, mi hanno condannato sin dal primo vagito a un’immortalità di dolore e a un inferno di solitudine.

E se per altri l’amore è salvifico, per me non è che una condanna anticipata, crudele e malvagia. L’ amore a me non salva, mi condanna semmai ad impazzire.

La freccia di Cupido provoca troppi danni, la tua immagine, l’ immagine dei tuoi occhi raggiungerebbe la mia mente che non riuscirebbe a registrare una tale informazione senza farmi uscire di senno.

E, mentre i miei occhi vedrebbero finalmente gli occhi tuoi tanto bramati, le mie mani graffierebbero la mia carne, il cuore si fermerebbe, troppo sbigottito e sconvolto da questa battaglia interiore per poter solo tentare di continuare nella sua opera indispensabile.

Cesserei di respirare, cesserei di essere, troppo invaso da questa purezza che annichilirebbe il mio essere nero, grigio, dissolto.

La tua luce colpirebbe il nulla, perché il mio corpo è un guscio contenente un ‘anima ridotta a brandelli, un ‘anima che nel guardarti si distaccherebbe.

E io morirei.

Ma, forse, non sarebbe una morte amara, seppur dolorosa. Morirei col tuo volto negli occhi, con la tua voce nel cuore, morirei ancora cantando il tuo nome.

E, in un nell’istante apocalittico che precede la morte, vedrei il mio corpo avvizzire e cedere sotto i tuoi occhi azzurri e limpidi.

Dolore,  dolce tortura, pazzia.

Questo mi provocherebbe il tuo amore.

Non posso guardarti, perché non voglio impazzire.

Non voglio leggere lo sdegno nei tuoi occhi.

Non voglio… dimenticare.

La mia vita, il sapore dei tuoi baci, baci dati nell’ oscurità.

Labbra contro labbra.

Droga su droga.

Ma se non posso guardarti,che senso ha poter vedere il mondo, se la luce dei tuoi occhi, luce del mondo, mi è stata negata?

Che senso ha continuare questa sofferenza se non posso scorgere lo scintillio vitale?

Forse sarebbe meglio accecarsi del tutto, sarebbe meglio dimenticare il gusto del vedere.

Non vedrei più né il tuo corpo, infido tentatore, né le miserie di questa squallida vita.

 Niente più sorrisi.

Niente più sangue.

Niente più promesse.

Niente più morti.

Passi.

I tuoi.

Mi sarebbe più dolce questa greve menomazione se la mano che l’ infliggesse fosse la tua umile.

Allora, donna-angelo, prendi questo acciaio e trafiggi.

Trafiggi gli occhi, trafiggi i sensi, annientali.

Così potrò concedermi, verme inutile einetto, alla tua gioia e alla tua grazia negata.

Dolci, le tue mani scivolano, mi cingono la testa, le tue labbra, peccatrici, di [si]posano sulle mie.

- Apri gli occhi e guardami. Io non sono la donna angelo, io sono il demonio. Un demonio con gli occhi azzurri e i capelli biondi. Apri gli occhi e bagnati della mia luce, che se anche dovessi impazzire a causa mia, ti seguirei nella pazzia, perché io sola posso.-

Le tua labbra, infingarde, si attardano sulle mie, la tua lingua sguscia e si macchia con la mia saliva.

Le mie labbra si aprono, ricambio il bacio, la mia lingua si fonda con la tua bocca, muovendosi al ritmo di questo amore pulsante e quasi famelico.

Ch’importa se diverrò cieco?

Ch’importa se non ricorderò nemmeno il mio nome?

Ch’importa se morirò, se soffrirò?

Apro gli occhi, bagnandomi nella tua luce.

La luce di una creatura terrena.

- Io sono un demonio, donna.-

Sorridono, gli occhi azzurri, gli occhi che spiazzano e sbigottiscono.

- Allora lasciami sprofondare nell’ Ade con te!sFammi tua …-

E, ancora, le tua mani corrono per la mia schiena, la mia bocca corre per il tuo corpo.

Strappo la sottile maglia che ti vela il torace perfetto, avanzo con le labbra, colmando la tua pelle di piccoli baci. Raggiungo i seni, mi attardo con deliberata dolcezza, prendo quei capezzoli e li mordo, li bacio, li possiedo.

Avanzo, avanzo sino al pube.

Indugio, mia creatura.

Ma mi stai chiamando.

Fammi tua…

La mia lingua scorre tra le pieghe del tuo organo del piacere, perdendosi, stuzzico il clitoride, facendoti strillare dal piacere. E poi…

Poi è un marasma di sudore, mentre ti penetro, abbattendo con forza ed irruenza ma con dolcezza, la sottile barriera dell’imene, primo a conquistare quel baluardo di santità.

E cedi, creatura della luce.

Cedi, diventando appannaggio del demonio, dell’ essere dannato per eccellenza.

E, dopo aver consumato questa passione immortale e fantastica, mia piccola Persefone, ti accucci, ti scaldi sul mio petto solcato da cicatrici e odio.

Sul mio cuore che batte quasi per inerzia.

Passi le mani tra i miei capelli argentati.

Sorridi e sussurri, dolcemente.

-Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o mostro enorme, pauroso, ingenuo; se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede, aprono per me la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto, Kakashi sensei?-

 

Perché, a volte, gli angeli sono le creature più sole.

Osservano gli umani, beandosi delle loro fragilità e cedevolezze.

Osservano i demoni, rivoltando dallo schifo per il loro odio.

Ma li invidiano.

Li invidiano perché i demoni non sono che esseri umani che troppo hanno amato, esseri umani accesi da una troppo malsana passione.

Umani che hanno rifiutato l’atto della beatitudine per conoscere le bassezze e le meraviglie degli uomini.

I demoni sono angeli caduti.

Ino scelse di cadere, di macchiarsi dell’anima nera del demone.

Perché?

Perché… perché gli angeli non amano.

Ma i demoni sì.

E Ino preferì abbandonare quella beatitudine che l’aveva avvolta, che le impediva di amare e di essere amata.

Lasciò la beatitudine e donò il cuore al più solo degli uomini.

Perché lei sapeva.

Sapeva il sapore della solitudine.

Ino cadde, perse le ali.

Un angelo caduto, un servitore di Satana, così la definirono.

Ma erano invidiosi, semplicemente.

Invidiosi.

Invidiosi di quell’ amore carnale e fragile.

Invidiosi…

Dell’ essere umano che divenne.

Invidiosi del sudore dell’atto materiale.

Invidiosi del piano materiale delle cose.

Un piano peccaminoso e che, ahimè, non avrebbero mai potuto conoscere.

Ino chiuse gli occhi, lasciando morire l’ immateriale e perdendosi nel materiale.

E, Amore, danzò.

 

 

Note by Brave.

Non mi fucilate. E’ uscita in un istante di pazzia post-Cavalcanti. E post Stilnovo, post Guinizelli &co.

E’ delirante, ma diciamo che non mi dispiace.

Uso riferimenti alla mitologia greca anche se- lo so- in Naruto non c'è. E' una cosa voluta.

Probabilmente è un po’ Ooc ma quando l’ ispirazione prende la mano… prende la mano. 

 

  
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