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Autore: BeautifulMessInside    11/12/2009    4 recensioni
"Eden Spencer rapinava banche. E non solo. O almeno è quello che faceva prima di essere presa. Oggi collabora con l'FBI. Ma c'è stato un tempo in cui Eden era solo una ragazzina di buona famiglia, figlia di una ricca imprenditrice dell'Upper West Side di Manhattan... Poi un giorno si era innamorata. Della persona sbagliata. Che era anche la persona giusta." Per tutti gli altri Eden è morta quel giorno. Oggi, quasi cinque anni dopo, è costretta a tornare allo scoperto per aiutare l'FBI ad arrestare quelli che una volta erano i suoi amici. Tra verità, bugie e segreti nascosti... In un continuo conflitto tra amore ed odio... Al confine tra la redenzione e la dannazione... Eden scoprirà che non è così semplice spezzare un patto stretto col proprio diavolo personale. - trama, wallpaper e spiegazioni nel capitolo -
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo16

CAPITOLO 16


LA TERZA VIA”



Try to leave a light on when I'm gone

something I rely on to get home..

One I can feel at night

A naked light, a fire to keep me warm..”

Light on – David Cook


Prova a lasciare una luce accesa quando me ne sarò andato,

qualcosa a cui possa affidarmi per tornare a casa..

Qualcosa che riesca a sentire nella notte,

una luce nuda, un fuoco che possa scaldarmi..”




Le due ore più lunghe della sua vita.


Avrebbe dovuto usare quel tempo per riscrivere il suo piano, ma l'altitudine le dava il mal di testa. E mentre cercava di convincersi che le orecchie non le sarebbero esplose, se ne stette in silenzio nel conforto della sua momentanea incapacità di pensare.


L'aereo rimbalzò un paio di volte sulla pista.


Il senso di nausea aumentò tanto da doversi stringere nelle braccia.


Eden sciolse immediatamente la cintura di sicurezza pregustando l'aria fresca e pulita che avrebbe finalmente respirato fuori di lì.


Chicago l'accoglieva ancora una volta a braccia aperte.


Come se quella città non tenesse conto delle sue colpe.


Il cielo era scuro, illuminato solo dalle luci della pista.


Il rumore acuto degli aerei in frenata e decollo si mischiava al movimento frenetico dei passeggeri e delle navette.


Il vento freddo, appena accennato, soffiò via parte della sua stanchezza.


La confusione dell'aeroporto la avvolse completamente.


Fretta. Addii. Abbracci. Progetti e ritorni.


Eden tagliò la folla con passi lunghi e decisi, diretta verso il primo taxi disponibile.


Ancora qualche chilometro e sarebbe stata finalmente la fine.


O l'inizio, a seconda dei punti di vista.


Tra le due vie possibili Eden aveva scelto la terza.


Perché quando ti trovi ad un bivio e non sai da quale parte andare, puoi sempre voltarti indietro e correre.


Eden allungò le banconote al tassista.


Lui la salutò con la dovuta cortesia prima di lasciarla sola davanti al vialetto di quel modesto palazzo.


Lei guardò l'orologio.


Erano le undici passate. Con un po' di fortuna non avrebbe incontrato nessun agente.


Facendo attenzione a non fare troppo rumore percorse gli ultimi metri.


La luce del salotto era accesa. O forse era solo la tv.


Eden guardò con più attenzione attraverso la finestra.


Dorothy sonnecchiava sul divano.


Dorothy Stone, la tata assunta dall'FBI per badare a sua figlia.


Una brava persona.


Eden decise di bussare.


Le gambe fremevano al pensiero di riabbracciare la sua bambina.


Dorothy aprì la porta trattenendo uno sbadiglio.


Non si aspettava di vederla.


Eden?”


Già.”


Lei non rimase sulla porta un secondo di più.


Casa sua profumava di biscotti e di vaniglia.


Respirò quell'odore e riuscì a sentirsi finalmente meglio.


Per un paio di secondi.


Che ci fai qui?”


Eden si sbatté in faccia un sorriso il più convincente possibile.


La missione è sistemata. Ho avuto il permesso di Dair di tornare prima del previsto.”


Dorothy aggrottò le sopracciglia.


L'agente Brown è appena stato qui e non mi ha detto nulla.”


La tata suonò piuttosto scettica.


In tanti anni di lavoro per l'FBI aveva imparato anche lei a non fidarsi di nessuno.


Eden trattenne a stento un sospiro di sollievo.


L'agente di controllo è già passato, almeno di lui non devo preoccuparmi.


Sbatté i suoi grandi occhi scuri.


Forse Dair non l'ha ancora avvertito, è così preso dall'operazione!”


Fece una pausa cercando di essere il più convincente possibile


In quanto a me, non vedevo l'ora di tornare da Sophia. A proposito, dov'è?”


Dorothy rimase incerta


Sta dormendo. Sei sicura di stare bene?”


Eden sorrise di nuovo


Sono solo un po' stanca.”


Si vede.”


Sottolineò la tata.


Già. Credo che andrò subito a dormire anch'io.”


L'ultimo sorriso fasullo.


Tu puoi andare adesso.”


Vattene. Vattene. Vattene.


Sei sicura?”


Eden annuì.


Sì, ma ti ringrazio di esserti occupata di mia figlia in queste settimane.”


Dorothy si rilassò appena.


Forse l'idea di tornarsene a casa sua non era poi così male.


E' una bambina stupenda, lo sai.”


Già.”


La tata si infilò lentamente il cappotto.


Sarà felicissima di rivederti. Non ha fatto altro che aspettarti.”


Eden sentì un brivido attraversarla.


Voleva abbracciare sua figlia.


Grazie di tutto Dorothy. Davvero.”


Dorothy finalmente prese la porta.


Di niente Eden. Ci vediamo domani.”


Lei annuì.


A domani.”


Eden la guardò raggiungere la sua auto.


Chiuse la porta un secondo dopo aver sentito sbattere la portiera.


Poggiò la schiena contro il legno laccato di rosso.


Guardò finalmente il suo appartamento.


Dall'ordine era chiaro che Eden era mancata per un po'.


Era quasi insopportabile.


Faceva sembrare sconosciuto anche quel posto.


Venne fuori dagli stivali e si avvicinò a piccoli passi alla stanza della sua bambina.


Aprì dolcemente la porta.


Lo spiraglio di luce mostrò subito il suo viso addormentato.


Eden trattenne il fiato davanti a tanta meraviglia.


Non poteva fare a meno di chiedersi ogni volta com'era riuscita a creare qualcosa di tanto bello.


Si avvicinò delicatamente.


Sophia respirava silenziosa.


I lunghi capelli mossi e scuri sparsi sul cuscino.


L'espressione serena.


Il suo orsacchiotto preferito stretto a sé.


Se non fosse stata troppo egoista l'avrebbe lasciata dormire.


Invece Eden non riuscì a resistere.


Ne aveva troppo bisogno.


Accese l'abat-jour riempiendo la stanza di una labile luce rosata.


La bambina si lamentò appena strizzando gli occhi.


Proprio come lei non riusciva a dormire se non era al buio.


Alla sua età avrebbe dovuto esserne spaventata, ma Sophia sembrava non aver paura di nulla.


Ed il coraggio era una dote che chiaramente non aveva ereditato da lei.


Il cuore in gola ed i muscoli tesi ne erano una chiara prova.


Amore mio.”


Sussurrò accarezzando quella pelle chiara e perfetta.


Non voleva assolutamente spaventarla.


Le lunghe ciglia di Sophia si mossero di nuovo.


Aprì gli occhi appena un po'.


Mamma...”


Mugugnò.


Eden sorrise nella semioscurità.


Quella parola aveva sempre lo stesso potere.


Il suono più dolce e rassicurante che potesse sentire.


...Sto sognando.”


Sussurrò Sophia chiudendo di nuovo le palpebre.


Eden la accarezzò di nuovo, seguendo col dito il suo profilo perfetto.


Non stai sognando amore. Sono qui, sono tornata.”


Stavolta i suoi grandi occhi scuri si spalancarono, seppur velati dal sonno.


In un attimo tutta l'energia dei suoi quattro anni e mezzo si impadronì di lei.


Balzò fuori dalle coperte e lanciò le braccia al collo di Eden.


Mamma!”


Dalla voce non si capì se volesse ridere o piangere.


Sophia poggiò la testa nell'incavo del collo di Eden.


Le piaceva sentire il suo profumo.


Sua madre la strinse talmente forte da dover temere di farle male.


Tutte le sue incertezze sparirono all'istante.


Non aveva bisogno di nient'altro.


Profumi di zucchero filato.”


Eden respirò forte l'odore dei capelli di Sophia.


Lei ruppe l'abbraccio per prima.


E' il nuovo shampoo che mi ha comprato Dorothy.”


Spiegò anche se non era necessario.


Mi sei mancata da morire tesoro mio.”


Anche tu mi sei mancata mamma.”


La strinse di nuovo.


Quel momento sarebbe potuto durare per sempre.


E' tornato anche Daniel?”


Come non detto.


Sophia era forse l'unica a chiamarlo col suo nome di battesimo.


Eden si sforzò di sorridere.


No, tesoro. Non ancora.”


La piccola sfoderò il suo tipico faccino imbronciato


Anche lui mi manca.”


Eden chiuse gli occhi per qualche istante.


Lo so. Ma lui deve ancora lavorare.”


Sophia trattenne il broncio


E tu mamma? Anche tu devi ancora lavorare?”


Eden buttò gli occhi in quelli di sua figlia.


Lo stesso intenso marrone scuro.


Scosse piano la testa


No. La mamma ha finito il suo lavoro.”


Sophia sorrise.


Quel sorriso le ferì il cuore.


La sua decisione era l'unica possibile.


Se non puoi amare qualcuno,


e se non puoi liberartene,


puoi sempre scappare e fingere che non sia mai esistito.


Allora non te ne andrai più?”


Eden sentì le sue labbra tremare.


Non senza di te.”


Sophia aggrottò appena le sopracciglia, troppo giovane per saper leggere tra le righe.


Sua madre respirò a fondo


Che ne dici di fare un bel viaggio, io e te da sole?”


Un viaggio?”


Eden annuì accarezzando di nuovo la sua bambina.


Una specie di vacanza, solo io e te.”


Al suono di quella parola il viso di Sophia si illuminò di nuovo.


Dove andiamo mamma?”


Il suo entusiasmo la colpì allo stomaco.


Non aveva avuto il tempo di scegliere una meta.


Annaspò per una manciata di secondi.


E' una sorpresa.”


Rispose infine.


Odiava dover mentire anche a sua figlia.


Lei ci pensò su un secondo solamente.


E quando partiamo?”


Eden si morse le labbra.


Adesso.”


Sophia aggrottò di nuovo le sopracciglia.


Imbronciò la sua piccola bocca perfetta rattristandosi appena.


Eden le si avvicinò


Che c'è tesoro?”


La piccola si strofinò gli occhi


Adesso ho tanto sonno.”


Confessò.


Eden sospirò sorridendole.


Aveva ragione.


Hai ragione tesoro, è tardi.”


Eden fissò un punto nel vuoto cercando di essere lucida.


Dair non aveva idea di cosa avesse in mente.


Aveva ancora un po' di tempo.


Torna pure a dormire. Io intanto preparo le valigie ok?”


Scusami mamma.”


Quelle scuse inutili le scaldarono il cuore.


La abbracciò di nuovo stampandole un bacio sulla fronte.


Non devi scusarti.”


La aiutò ad infilarsi di nuovo sotto le coperte.


Dormi adesso, ti sveglierò io quando sarà ora di andare.”


Le rimboccò le coperte.


Quel gesto così banale le era mancato da morire.


Ti voglio bene mamma.”


Da quanto tempo non sentiva quelle parole?


Sembrava passata un'eternità.


Sorrise trattenendo delle lacrime inattese.


Anch'io ti voglio bene amore mio.”


Sophia chiuse gli occhi.


Eden rimase a guardarla ancora per un po'.


Anche lei avrebbe tanto voluto poter chiudere gli occhi e dimenticare ogni cosa.


Ma non poteva ancora farlo.


Spense la piccola luce ed uscì chiudendo dolcemente la porta.


Di nuovo guardò il suo salotto.


Non resistette dal buttare all'aria quei cuscini, così insopportabilmente ordinati l'uno accanto all'altro con una perfetta alternanza di colori.


Non era tempo di farsi venire una crisi isterica.


Scivolò fuori dai suoi vestiti, impregnati di polvere e senso di colpa.


Appoggiò le mani alla parete della doccia mentre l'acqua calda l'avvolgeva poco a poco.


Rimase in silenzio con gli occhi chiusi a sperare che lavasse via anche il suo stato d'animo.


Non era riuscita ad andare fino in fondo.


Non era riuscita a tradire Davis.


Ma per salvare lui aveva tradito la fiducia di un'altra persona importante.


Già immaginava il viso di Dair davanti all'assenza di Davis e dei suoi.


Non avrebbe mai voluto affrontarlo di nuovo.


Stavolta lui non l'avrebbe perdonata.


E nemmeno Davis.


Per questo aveva scelto la fuga.


La via più vile, ma l'unica possibile.


Avrebbe impacchettato le sue cose e sarebbe sparita insieme a sua figlia.


Una città qualunque all'altro capo del mondo, un nome falso, un nuovo colore di capelli.


Aveva ancora un passaporto falso.


L'avrebbe usato un'ultima volta e poi l'avrebbe bruciato insieme al resto del suo passato.


Poteva riuscirci.


Doveva riuscirci.


Specie se l'alternativa era finire in galera e perdere Sophia, forse per sempre.


Tese il viso al getto d'acqua.


Doveva riuscirci.



--------



Dove diavolo è Davis?”


André era il ritratto dell'impazienza.


Blake sollevò gli occhi mentre continuava a ficcare vestiti nella sua valigia.


Non lo so.”


Rispose nervosamente.


André scosse la testa allargando le braccia.


E' praticamente sparito nel nulla!”


Tutto l'attico era in subbuglio.


Davis li aveva avvertiti che dovevano togliere le tende il prima possibile.


Non si era perso in particolari.


Qualcosa aveva mandato il piano all'aria. Tutto qui.


Qualche stanza più giù Tyler continuava a fissare il foglio tra le sue mani.


Eden era scappata.


Il messaggio era chiaro.


Tutta quella confusione un po' meno.


Davis aveva scoperto tutto?


E come?


E cosa avrebbe dovuto fare lui adesso?


Accartocciò la lettera tra le mani.


Aveva poco tempo per decidere e tante variabili da considerare.


Eden si augurava che lui riuscisse a fuggire.


Poteva ancora farlo?


Payne spalancò di colpo la porta della sua stanza.


Sei pronto?”


Tyler infilò in tutta fretta il foglio in tasca.


Guardò quel viso incerto quasi quanto il suo.


I suoi pensieri si riordinarono quasi per magia.


Sì. Sono pronto.”


Afferrò la sua borsa e raggiunse Payne accompagnandola fino al salotto.


Gli altri arrivarono quasi immediatamente.


Dove sono Eden e Davis?”


Chiese Payne notando inevitabilmente che mancavano all'appello.


Blake teneva le redini della situazione in mancanza di suo fratello.


Di lei non devi preoccuparti. Non è più un nostro problema.”


Payne non riuscì a comprendere


Cosa?”


Blake la guardò dritta negli occhi


Se n'è andata. L'ho accompagnata io stessa alla stazione. E' fuori.”


Tyler intervenne prima che Payne potesse controbattere.


E Davis?”


Non notare la concomitanza della loro sparizione era impossibile.


Blake sfoderò uno sguardo deciso e glaciale anche per lui.


Dev'essere già andato via.”


Tyler corrugò la fronte


Se n'è andato da solo?”


Blake sospirò di esasperazione.


Ci ha detto di andarcene il prima possibile e lo faremo. Tutto il resto non ha importanza.”


Stavolta Tyler non disse nulla.


Non riusciva a smettere di cercare una spiegazione che legasse tutti quegli eventi improvvisi.


André si fece avanti.


Leman può procurarci uno dei suoi aerei privati. Dobbiamo solo arrivare fino alla contea di Westchester.”


Blake annuì.


Ok. Andiamo allora. Davis ci raggiungerà lì.”


Tyler intervenne di nuovo


E come ci arriviamo fino a Westchester?”


Ho già fatto preparare la mia auto.”


Tyler sollevò un sopracciglio


Non sarebbe più prudente separarci?”


Per un secondo gli sembrò di star recitando in un film d'azione di serie b.


Blake aguzzò lo sguardo.


Dici?”


Quella domanda di circostanza aveva un non so che di sarcastico.


Tyler inspirò


Non usare quel tono con me Blake...”


Era piuttosto irritante, in effetti


...Io so solo che ce la stiamo dando a gambe. Non ho capito perché, ma a questo punto credo che sia comunque necessario prendere tutte le precauzioni del caso. Ti sembra un concetto tanto stupido?”


Se avesse potuto, lo avrebbe fulminato seduta stante.


La fretta e l'incertezza tiravano fuori il peggio di lei.


E cosa proponi esattamente?”


Tyler indicò distrattamente Payne e André.


Voi andate con la tua macchina. Io e Payne andremo con la mia. E credo sia anche opportuno prendere strade diverse.”


Di nuovo quella sensazione di essere in uno stupido telefilm.


Blake sollevò le sopracciglia.


Forse aveva avuto la stessa impressione.


André si inserì di nuovo.


Smettetela di perdere tempo!”


Porse a Blake la sua valigia con ben poca delicatezza, poi si rivolse direttamente a Tyler


Fa' come diavolo ti pare, ok?”


Lui non rispose.


Lo sguardo di André cadde su Payne


Tu vuoi andare con lui?”


Payne guardò Tyler per un solo secondo prima di annuire.


Bene. Allora ci vediamo da Leman. Tu sai dov'è giusto?”


Di nuovo Payne annuì.


André poggiò una mano sulla nuca di Blake spingendola verso la porta prima che potesse ribellarsi.


Au revoir mon amis.”


Attraversò la soglia al suono del suo stesso saluto.


Non lasciò il tempo a nessuno di aggiungere altro.


Nemmeno a Blake e al suo pessimo carattere.


Tyler rimase faccia a faccia col fantasma in carne del suo passato.


Lei sollevò appena le spalle.


Andiamo anche noi?”


Noi.


Payne aveva scelto lui senza alcuna esitazione.


Ignorando tutti i suoi segreti.


Che fosse il segno che aspettava?


Tyler?”


Lui tornò di colpo alla realtà.


Accennò un sorriso appena percettibile.


Andiamo.”



-------



Eden aveva chiuso gli occhi per un solo secondo e le forze l'avevano abbandonata.


Per più di tre ore aveva dormito senza nemmeno accorgersene.


Adesso cercava di recuperare il tempo perso mettendo sottosopra la casa.


Doveva essere sicura che Sophia avesse con sé tutto il necessario.


Per un attimo si fermò poggiando la schiena al muro.


Accese una sigaretta.


Non fumava mai in casa, ma quel momento valeva un'eccezione.


Una volta in aeroporto doveva ricordarsi di svuotare tutte le sue carte di credito.


Un altro appunto mentale ed un'altra boccata di fumo.


Pensava già all'Inghilterra.


Aveva sempre voluto andarci, e almeno la lingua non sarebbe stata un problema.


Londra.


Forse Manchester.


O magari un paesino sperduto della Cornovaglia.



-----------



Tyler tamburellò sul volante in attesa che il semaforo diventasse verde.


La musica degli Athlete in sottofondo.


Payne seguiva i suoi movimenti con la coda dell'occhio.


Era come vivere in un ricordo.


Quando ancora fingevano deliberatamente che tutto andasse bene.


Non ci capisco più niente.”


Bofonchiò lei guardando fuori dal finestrino.


Tyler captò appena le sue parole


Come?”


Payne gli rivolse gli occhi


Non importa.”


Disse di prima battuta, poi sembrò ripensarci


Che significa che Eden se n'è andata?”


Tyler non le rispose continuando a fissare la strada al di là del parabrezza.


E perché stiamo scappando in questo modo?”


Gesticolò lei guardando le sue stesse mani.


Lui strinse più forte il volante mordicchiandosi le labbra.


Non aveva le risposte che Payne stava cercando.


Non tutte, almeno.


Si limitò ad un sospiro profondo.


Payne rimase a fissarlo per qualche secondo.


Fantastico!”


Esclamò sarcastica davanti al suo silenzio.


Non mi sembra questo il momento più adatto per avercela di nuovo con me.”


Tyler le lanciò una rapida occhiata


Non è questo.”


E allora che c'è?”


Era impossibile non notare la sua espressione.


Payne se la ricordava bene.


Voleva dire che il suo corpo era fisicamente lì, ma la sua mente era decisamente da un'altra parte.


Lui scosse piano la testa.


Avrebbe voluto parlare, ma era come se la lingua gli si fosse appiccicata al palato.


Nonostante la pretesa di essere uno scrittore, in molte occasioni gli mancavano proprio le parole.


Payne rinunciò alzando le mani.


Ok. Capito.”


Sistemò i lunghi capelli dietro le spalle e poggiò la testa sul sedile concentrando l'attenzione sulla scena che scorreva veloce fuori dalla macchina.


Tyler contrasse la mandibola.


Ripensò a quello che Eden gli aveva scritto.


Sperava in cuor suo che avesse ragione.


Nel silenzio cercò di calibrare bene le parole che di lì a poco avrebbe pronunciato.


Dopo la svolta a sinistra sentì Payne balzare sul sedile.


Dovevi girare a destra per la statale 14!”


Tyler non si allarmò minimamente.


Lo so.”


Lei aggrottò le sopracciglia.


Un altro avvenimento stava per aggiungersi alle cose che non riusciva a spiegarsi.


La contea di Westchester è dall'altra parte.”


Precisò, ma il suo tono si era subito fatto più dolce.


Come se sapesse già che era inutile precisarlo.


Tyler si leccò le labbra rallentando la marcia per poterla guardare in faccia.


Noi non stiamo andando a Westchester.”


Disse serio.


Lei rimase a guardarlo schiudendo appena le labbra.


Era Tyler.


Qualunque cosa avesse in mente non c'era da avere paura.


Con lui era comunque al sicuro.


E dove andiamo allora?”


Chiese. Anche se la risposta non era davvero importante.


Tyler riportò gli occhi sulla carreggiata.


Aveva pensato in fretta, forse troppo in fretta.


Ma se doveva rischiare, tanto valeva rischiare tutto per tutto.


Chicago. Andiamo a Chicago.”


Payne abbassò lo sguardo provando a collegare quella città con tutto il resto.


Non le riuscì.


Perché?”


Tyler sospirò di nuovo.


E' una lunga storia Payne. Piena di cose che non sai.”


Lui annuì.


Ovvio.


Payne si trovava di nuovo nel mezzo di una scelta.


Davis, Blake, André e le vecchie certezze da una parte.


Tyler e tutto il resto dall'altra.


Stavolta non avrebbe fatto lo stesso errore.


Allungò la mano verso la radio per abbassare il volume della musica.


Ci aspetta un lungo viaggio...”


Provò a sorridergli.


...Hai tutto il tempo di raccontarmi.”



--------



Fuori iniziava ad albeggiare.


Le valigie erano già pronte vicino alla porta.


Eden sorseggiava caffè ripassando il suo piano.


Il suo folle piano.


Non le restava che svegliare Sophia.


Metterle qualcosa addosso.


E chiamare un taxi.


Dopo l'ultimo sorso dal retrogusto troppo amaro, poggiò la tazza sul tavolo e decise di alzarsi.


Era il momento.


Nel silenzio del primo mattino si avvicinò alla porta della stanza.


Un rumore improvviso la congelò mentre afferrava la maniglia.


No. Non era possibile.


E invece eccolo di nuovo.


Forti colpi contro il portone di casa sua.


Qualcuno bussava.


Senza alcuna delicatezza.


Eden buttò l'occhio all'orologio.


Quasi le cinque e venti.


Troppo presto per Dorothy e gli agenti di controllo.


A meno che...


Tutto il sangue le si gelò in corpo.


Aveva aspettato troppo.


Sicuramente Dorothy aveva avvertito Brown e gli altri.


O forse era stato Dair.


Forse proprio lui aveva ordinato di fermarla.


Eden vide il suo piano andare in fumo.


E così la sua speranza.


Di nuovo sobbalzò al suono di quei colpi che aumentavano di ritmo ed intensità.


Non aveva scelta.


Si mosse velocemente verso le valigie e le spostò il più in fretta possibile nascondendole nell'armadio a muro ormai vuoto.


Era la fine, ma doveva comunque sforzarsi di salvare le apparenze.


Inspirò profondamente non riuscendo a calmarsi.


Cercò di spettinarsi i capelli per dare l'impressione che fosse sveglia da poco.


Calciò via le scarpe mentre trovava il coraggio di avvicinarsi al portone.


Di nuovo senza scelta.


Tremando tirò giù la maniglia.


Posso improvvisare, posso farcela.


Devo solo fare in modo che non sospettino le mie intenzioni.


Con un gesto deciso aprì la porta.



Il suo cuore smise di battere.


I suoi occhi si spalancarono.


Non era possibile.



Eden conosceva quello sguardo.


Nero. Deciso. Terrorizzante.


Non lo aveva mai rivolto a lei prima d'ora.


D'istinto indietreggiò di un passo.



Come hai fatto a trovarmi?”



********


A/N Ciao a tutti! Ecco il mio nuovo capitolo.. Dovrei studiare in realtà, ma ancora non riesco a smettere di scrivere!


Stavolta non mi dilungherò in spiegazioni ulteriori.. Credo che il concetto sia abbastanza chiaro ;) E scommetto anche che avete già capito chi ha bussato alla porta di Eden..


Sto già scrivendo il capitolo successivo, quindi non ci sarà da aspettare troppo. Almeno spero!



XCINZIA818: ciao! Grazie come sempre ^^ In un certo senso sono contenta di essere riuscita a stupirti.. Comunque non pensare che sia tutto risolto! Potrei farlo di nuovo! Pensavo di avere solo pochi capitoli davanti a me, ma devo ammettere che le cose si stanno complicando anche nella mia testa.. Quella di Eden non è affatto una scelta semplice! Comunque nel prossimo capitolo saprai come reagirà Dair e che cosa gli succederà di conseguenza.. Anche per lui le cose si complicheranno!^^ E riguardo all'altra domanda, credo di aver già risposto con questo capitolo.. A presto!


XSUPREME: Ciao! E' stato davvero bello scoprire la tua recensione! Quindi voglio davvero ringraziarti.. Sono contenta che la mia storia ti abbia colpito e che forse riesco davvero a far trasparire qualche emozione dalle mie parole ^^ Amo scrivere, ma so anche che ho ancora tanto da imparare! Spero di non deluderti in futuro e sarò felice se sprecherai di nuovo un po' del tuo tempo per leggere e commentare! Grazie davvero! -Martina-


XMIVIDAM: Ciao! Davvero grazie mille per le tue recensioni, sempre così accurate e gentili.. Senza contare l'apprezzamento, non hai idea di quanto mi faccia piacere!
Effettivamente devo dire che non ero di buon umore quando ho scritto gli ultimi capitoli, quindi immagino che il mio malessere abbia finito per influenzare inevitabilmente le mie parole.. Anche per me il matrimonio è un argomento piuttosto significativo (non che anch'io stia per sposarmi ^^) e quando affronto la questione “finché morte non ci separi” finisco sempre per amareggiarmi un po'.. Comunque non volevo contagiarvi con la mia paranoia! Sono davvero convinta che l'amore per sempre sia possibile e che, con un po' di buona volontà e sacrosanti compromessi, si possa affrontare qualsiasi cosa! E con questo tanti auguri per il tuo matrimonio!
A dirti la verità non avevo capito che tifassi per Davis.. Scrivendo questa storia molto spesso mi sono trovata nel mezzo di pareri discordi. Molti fanno il tifo per lui, molti mi hanno detto che sarebbe del tutto irrealistico se Eden scegliesse lui alla fine.. Io la mia idea ce l'ho, ma in tutta onestà non sono ancora troppo sicura! Speriamo di non deludere nessuno, nemmeno te! Grazie ancora e a presto! PS Ti devo una recensione. Provvederò al più presto!


























































  
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