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Autore: fleacartasi    23/06/2005    7 recensioni
*Eccoci, Moony, Padfoot, Wormtail e Prongs. I Marauders, gli studenti più popolari, più odiati, più puniti, più brillanti di Gryffindor, o forse dell'intera Hogwarts. Come ne eravamo fieri, a quel tempo…credevamo che saremmo rimasti così per sempre* Remus Lupin, l'ultimo dei Marauders, una fotografia sbiadita e i ricordi che affiorano…
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Oh picture on the shelf,

§ 

Note

Salve a tutti! Eccomi qua di nuovo pronta per stressarvi con le mie fic, dopo le vacanze...sono stata davvero bene, non volevo più tornare a casa! Le Repubbliche Baltiche sono molto belle, per non parlare di S.Pietroburgo...ho già deciso che ci ritornerò...prima o poi, spero :P

Ma parliamo di questa one-shot...beh, penso che si possa definire un "memoriale". Il narratore è Remus Lupin, che racconta in prima persona della sua vita, dei momenti felici che gli sono stati riservati, ma soprattutto di quelli tristi, che l'hanno segnato per sempre...Le vicende le conosciamo tutti, e quindi non c'è nulla che si possa chiamare "nuovo" in questa fic, ma ho pensato che forse sarebbe stato interessante far parlare un personaggio che, almeno all'inizio, ha avuto un ruolo più marginale e che però è sopravvissuto fino alla fine, al contrario dei suoi amici.

Spero di aver fatto un buon lavoro e...buona lettura!

§

 

*Oh picture on the shelf,
I'ts been there for a while
A frozen image of ourselves
We were acting like a child…*

("Your winter" - Sister Hazel)

 

*From my ashes*

Dalle mie ceneri

 

Mi siedo, lascio che il mio corpo stanco sprofondi nel velluto consunto del divano. Allontano dal volto, con impazienza, le ciocche di capelli che mi solleticano le guance. Osservo le mie mani e le mie braccia ancora fasciate, le bende striate di rosso.

Sangue, il mio sangue.

Le ferite guariranno, si rimargineranno lasciando solamente cicatrici rosate. Altre cicatrici, come quelle che mi procurano da anni i morsi. I morsi che io stesso mi infliggo con ferocia, quando la luna piena fa capolino dall'orizzonte.

Ma altre ferite non potranno mai sparire. Rimarranno lì, invisibili solchi nella mia mente e nel mio animo, a ricordarmi un passato che vorrei cancellare. Un passato che mi ha riservato tanto dolore, è vero, ma anche tanti momenti di felicità.

E tutto grazie a voi.

Alzo gli occhi, e vedo quella foto sullo scaffale. L'ho sempre portata con me, in ogni casa in cui ho abitato durante i miei continui trasferimenti. Londra, Bath, Edimburgo, mille città piccole e grandi, ancora Londra. In cerca di un lavoro che mi permettesse di vivere un'esistenza dignitosa, in cerca di persone che mi accettassero per come sono. Un licantropo, ma anche un uomo come tanti altri. Un uomo che grazie ad Albus Dumbledore ha potuto frequentare Hogwarts. E ha potuto conoscervi. Guardo quella foto, e riesco ancora a trovare la forza per sorridere. Sorridere, e ricordare com'eravamo.

Sullo sfondo, la nostra stanza nel dormitorio di Gryffindor. Quella stanza quadrata, con i letti a baldacchino, i due grossi armadi di noce e il tappeto ricamato con fili dorati, che avevamo diviso come ogni anno per dieci mesi. Quella stanza in cui avevamo studiato, riso, parlato per notti intere, giocato a carte o a scacchi e mangiato il cibo arraffato nelle cucine.

Era l'ultimo giorno di scuola, gli esami erano appena terminati. 26 giugno 1978, l'inizio di un'estate calda come poche in Inghilterra. L'estate che avevamo atteso per tanto tempo, l'estate della libertà, del mondo che sembrava spalancarsi in tutta la sua immensità davanti a noi, pronto per essere conquistato. Avevamo così tanti sogni, ci sentivamo così forti…eravamo invincibili, ai nostri stessi occhi.

Ed eccoci, con le nostre cravatte rosse e oro slacciate, con le camicie bianche della divisa stropicciate, con i jeans scoloriti. Eccoci, con gli occhi che brillavano e con quei sorrisi così allegri. Io, che ancora reggevo il libro di Trasfigurazione sotto il braccio, e agitavo la mano in segno di saluto. Sirius, lo sguardo di zaffiro così simile a quello degli altri Black, e che tuttavia recava l'orgoglio della diversità, che faceva la linguaccia come suo solito. Peter, poco più di un bambino con le piccole mani paffute che stringevano una bottiglia di Burrobirra, e quell'aria perennemente smarrita. James, con i capelli scuri e spettinati, e l'immancabile boccino d'oro che volava placido a pochi centimetri dal suo viso.

Eccoci, Moony, Padfoot, Wormtail e Prongs. I Marauders, gli studenti più popolari, più odiati, più puniti, più brillanti di Gryffindor, o forse dell'intera Hogwarts. Come ne eravamo fieri, a quel tempo…credevamo che saremmo rimasti così per sempre. Fantasticavamo sul nostro futuro, e ci vedevamo sul tetto del mondo. Insieme, felici, celebri, magari anche temuti. Quasi degli eroi, proprio come a scuola. Non potevamo sapere che il nostro destino sarebbe stato ben diverso. Non potevamo sapere che ci saremmo disgregati inesorabilmente, come un castello di sabbia sommerso dalle onde.

Al matrimonio di James, avevamo vissuto senza rendercene conto gli ultimi momenti davvero spensierati delle nostre vite. Ricordo il viso radioso di Lily, i suoi occhi così verdi che ridevano, i suoi capelli rossi che le scendevano sulle spalle. Ricordo il discorso di mezz'ora sul Quidditch e sul sesso del testimone dello sposo, un Sirius quanto mai allegro e soprattutto ubriaco. Ricordo i nostri balli sgraziati con delle vecchiette mai viste prima, lontane parenti di James, e i loro tentativi di insegnarci il valzer. Ricordo quell'enorme torta coperta di panna, le bottiglie di vino stappate all'unisono con le bacchette magiche, i regali che occupavano un lungo tavolo, l'eccentrica veste di Dumbledore che gli era valsa più di una foto.

Dopo la nascita di Harry, io, Sirius e Peter quasi ci eravamo trasferiti a casa Potter. Il nostro affetto per quel bambino sfiorava l'idolatria, e facevamo a gara fra noi per viziarlo in ogni modo. Solamente una volta avevamo rischiato di essere banditi a vita da un'infuriata Lily, che ci aveva sorpresi mentre cercavamo di far volare suo figlio sulla scopa di James…per giorni non avevamo osato rivolgere la parola all'ex Caposcuola Evans, che ci fulminava appena se ne presentava l'occasione con lo sguardo.

Ma quel periodo felice terminò in fretta come era iniziato. La profezia di Sibilla Cooman ci aveva gettato nel terrore, e solo l'incredibile abilità e l'oculatezza di Dumbledore ci avevano impedito di perdere del tutto la calma. Ombre nere si stavano allungando su di noi, e ormai gli adolescenti ribelli che eravamo stati solo pochi anni prima erano scomparsi, lasciando il posto a degli uomini che dovevano lottare con tutte le forze per se stessi e per le persone a cui tenevano.

E poi il baratro si avvicinò ancora. Quella maledetta notte d'ottobre, Lily e James furono uccisi da Voldemort, e Harry, che aveva solo un anno, riuscì a salvarsi. Il Bambino Sopravvissuto divenne subito leggenda.

In quei momenti, mi sembrò di morire per il dolore. Mi sentivo soffocare, gli occhi mi bruciavano per tutte le lacrime che non riuscivo a versare, le mie mani sanguinavano per i troppi pugni che avevo tirato al muro, nel tentativo vano di sfogarmi. I Marauders avevano perso il loro primo componente, e non sarebbe stato l'ultimo.

Non fu facile accettare l'assenza di James, accettare che non l'avrei mai più visto. Mi mancavano le sue battute stupide, mi mancava la sua allegria, mi mancava quello studente che avevo incontrato ormai dieci anni prima e che in fondo era rimasto sempre lo stesso.

Poi, subito dopo, un altro dolore si sommò a quella disperazione che mi pareva già insostenibile. Sirius era stato arrestato. Lo accusavano di aver rivelato il nascondiglio di James e Lily a Voldemort, e di aver ucciso dei babbani innocenti, oltre a Peter.

Quando lo vidi per l'ultima volta, prima che lo conducessero ad Azkaban, stentai a riconoscerlo. La sua bellezza risplendeva ancora, il sangue dei Black ribolliva orgoglioso e forte dentro di lui, i suoi occhi di ghiaccio dardeggiavano. Ma quel giovane uomo sembrava invecchiato all'improvviso, svuotato, smarrito in una pazzia inguaribile. Continuava ad urlare, a dimenarsi, e io non sapevo più nulla. Avevo vissuto accanto a un traditore, a un assassino? Oppure Sirius era innocente, come desideravo con tutte le mie forze?

Quella notte, piansi tutte le lacrime che fino a quel momento non avevano trovato sbocco. La coscienza di quanto era accaduto mi si era presentata in tutta la sua tremenda nitidezza, senza veli che la coprissero e senza zucchero che la addolcisse.

I Marauders non esistevano più, e tutte le nostre speranze e i nostri sogni si erano miseramente infranti. I Deatheaters e Voldemort ci avevano stretti in una morsa che sembrava quanto mai forte, e ci stavano uccidendo uno per uno, con una calma malvagia. Non esisteva più un mondo da conquistare, e nulla sarebbe tornato come prima.

Guardai molte volte quella foto, quel momento delle nostre vite che era stato immortalato in un quadrato di carta, immerso nel ghiaccio per durare forse per sempre. Eravamo sempre gli stessi, eppure così diversi, così cambiate da circostanze terribili, che nessuno avrebbe mai potuto immaginare…

Non so come sono riuscito a lasciarmi alle spalle quella sensazione di solitudine devastante. In meno di una settimana, avevo perso i miei migliori amici. Gli unici veri amici che avessi mai avuto, quegli amici che mi avevano accettato senza pregiudizi e che mi avevano voluto bene per quello che ero. Per la prima volta, capii cosa davvero significasse essere soli. Vagai a lungo senza una meta, mi rifugiai nei pub fumosi di Nocturn Alley, dove nessuno mi domandava nulla, e bevvi fino a stordirmi del tutto. Volevo solo dimenticare, illudermi per qualche ora di essere ancora felice, di essere qualcun altro…

Furono anni duri, in cui alla disperazione sorda che mi inseguiva senza sosta come un'ombra si aggiunsero i problemi legati al mio lavoro. Avevo insegnato come precettore in alcune famiglie ricche della società magica, svolto mansioni mal retribuite in uffici del Ministero dislocati in tutta l'Inghilterra, trovato persino un'occupazione presso alcuni Muggles, che di sicuro si erano mostrati più magnanimi nei miei confronti di tanti maghi. E poi, quel giorno di un luglio piovoso del 1993, mi arrivò una lettera, scritta con una grafia elegante nelle sue linee essenziali, vergate con inchiostro blu scuro.

Dumbledore mi offriva la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts.

Quando varcai i cancelli di Hogwarts, più di sedici anni dopo esserne uscito per quella che avevo creduto l'ultima volta, le emozioni più diverse si affollarono senza ordine dentro di me. I ricordi premevano sulle pareti della mia mente, nitidi come mai prima…e inevitabilmente, nonostante tutto, sorrisi. Fra quelle pareti, era come se i Marauders esistessero ancora, era come se nulla fosse cambiato. A Hogwarts avevamo vissuto le nostre vere esistenze, quelle colme di momenti allegri, quelle che avremmo voluto affrontare all'infinito.

E a Hogwarts era come se fossimo immortali.

Nel momento stesso in cui entrai nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure del terzo anno, riconobbi fra tanti visi curiosi quello di Harry. Avevo pensato spesso a lui, e avevo chiesto altrettanto spesso informazioni a Dumbledore sulla sua vita, ma sapevo bene che non potevo portarlo via dai Dursley. Lily era morta per salvarlo, e non avevo il diritto di calpestare il suo sacrificio. Lily…i suoi occhi così belli rivivevano in quelli di suo figlio, che mi osservava da dietro le lenti degli occhiali. Anche lui portava gli occhiali come James, pensai subito, e aveva gli stessi capelli ribelli e sempre arruffati. In Harry rivedevo i suoi genitori, e subito mi sentii meno solo in quella scuola dove molte cose erano cambiate, nonostante Hogwarts rimanesse sempre, piacevolmente uguale a se stessa.

Anche se avevo dovuto rassegnare le mie dimissioni dall'incarico di insegnante alla fine di quello stesso anno scolastico, la mia vita mi sembrò all'improvviso più bella, e i colori del mondo che mi circondava erano tornati vividi come un tempo. Non solo avevo ritrovato il figlio di Lily e James, e non solo ero riuscito a stringere con lui un'amicizia in cui non avevo osato sperare al mio arrivo a Hogwarts, ma c'era anche Sirius.

Non era stato facile, inizialmente, riuscire a credere che il vero traditore fosse stato Peter. La confusione, l'incertezza, la paura dell'ennesima delusione da parte di quello che per anni avevo considerato un infimo individuo, mi avevano tenuto ancorato alle mie vecchie convinzioni. Il mio odio per Sirius si era cicatrizzato dentro di me, era diventato di pietra, ed era più comodo continuare a pensare a lui con astio.

Ma la verità presto era venuta a galla, in tutta la sua drammaticità. Così, persi un amico, ma ne ritrovai un altro. Mentre percorrevamo il tunnel che ci avrebbe portato sotto le radici del Platano Picchiatore, fantasticavo sulla vita che mi avrebbe aspettato, che ci avrebbe aspettato. Harry aveva ritrovato il suo padrino, e si sarebbe trasferito da lui, nella casa che avrebbe acquistato presto. Sirius sarebbe stato scagionato da ogni ingiusta accusa, e Peter avrebbe pagato con la prigione, con Azkaban che si sarebbe chiusa attorno a lui. E io avrei avuto di nuovo un appoggio, qualcuno su cui contare nei momenti di bisogno, quando tutto sembrava andare per il verso sbagliato…

Mi alzo, e afferro quella foto. La cornice di semplice legno scuro è macchiata in un angolo, e scheggiata. Le mani mi tremano leggermente, mentre penso ancora una volta, l'ennesima volta, che tutto questo non è giusto.

Non è giusto che siamo stati cancellati, non è giusto che siamo stati puniti in questo modo.

Non è giusto.

Sono stato destinato a brevi, fuggevoli istanti di felicità. Sarà sempre così, lo so. Quella maledetta luna piena, in quella notte di giugno del 1994, infranse di nuovo le mie timide speranze, i miei sorrisi rilassati. Per colpa di quella maledetta luna, Sirius è stato costretto a fuggire, Peter si è salvato, Harry si è visto di nuovo privato del suo padrino, poche ore dopo averlo conosciuto.

Non è giusto.

Poi, di nuovo qualche scampolo di serenità. Sirius si nascondeva, era lontano, ma era salvo. Harry continuava il suo percorso a Hogwarts, ignaro della nuova minaccia che si avvicinava a lui.

Ancora giugno, mese funesto. Ancora una trappola, ancora sangue, ancora morte. Harry, che aveva solo quattordici anni, dovette affrontare Voldemort, che tornò in forze davanti ai suoi occhi, pericoloso come lo era stato solo quando seminava terrore in tutta la Gran Bretagna. Cedric Diggory venne ucciso senza che lui potesse fare nulla per impedirlo. L'orrore di quella notte sarebbe rimasto a lungo nei suoi occhi di smeraldo…

Non è giusto.

Le mie mani continuano a tremare, non riesco a fermarle. La cornice cade a terra, il vetro si rompe. Noi continuiamo a sorridere, ignari di tutto. Avevamo solo diciassette anni, e non ci rendevamo conto di quanto fossimo fortunati allora…

Non è giusto.

Gli avvenimenti sono precipitati ancora, sempre più a fondo. Il 1994 e il 1995 sono stati anni duri, per tutti noi. Voldemort e i Deatheaters si sono rafforzati, il terrore è tornato a serpeggiare nelle strade, nelle case, nell'aria. L'Ordine della Fenice ha cercato di proteggere Harry in ogni modo, ma lo scontro è stato inevitabile. Di nuovo. Non dimenticherò facilmente quei momenti, quando venimmo a sapere che lui e i suoi amici si erano recati al Ministero, credendo di salvare Sirius. Non dimenticherò facilmente l'espressione di Sirius stesso, la paura folle che in un attimo aveva invaso i suoi occhi, che avevano conservato quel lampo di orgoglio dei Black.

Non dimenticherò facilmente quella battaglia…

Non è giusto.

Non so come sono riuscito a trascinare via Harry, ad impedirgli di attraversare quel velo per cercare di riportare il suo padrino fra di noi. Non sono come sono riuscito a non crollare semplicemente a terra, e a non urlare fino a non avere più voce. Non sono come sono riuscito a non scagliarmi contro Bellatrix Black, e a non ucciderla, a mani nude, senza bacchetta…

Non è giusto.

Sirius era stato inghiottito, e non sarebbe riuscito a risalire il baratro. Quel velo l'aveva fatto sparire per sempre.

E io ero di nuovo di solo.

I Marauders si erano di nuovo separati, di nuovo sciolti, e questa volta non ci sarebbero stati colpi di scena, non ci sarebbero state sorprese, non ci sarebbero state proroghe o cambiamenti…questa volta era tutto finito, davvero.

Non è giusto.

Fra quei frammenti di vetro, intravedo il mio riflesso. Sono invecchiato in fretta, il mio viso è stato segnato da tutto il dolore che ho incontrato lungo il mio cammino. Molte volte dopo la morte di Sirius mi sono chiesto che senso avesse. Che senso avesse continuare a vivere, quando avevo perso le persone che più contavano per me. Quando mi sembrava di non avere più nulla degno del mio amore, della mia attenzione.

Ma poi ho pensato a Harry. Ho pensato che avrei dovuto continuare ad esserci per lui. Ho pensato che Sirius avrebbe desiderato che io avessi continuato a proteggerlo e ad aiutarlo. Ho pensato che James e Lily avrebbero desiderato che il loro unico figlio non affrontasse da solo la sfida che l'attende. Quella sfida terribile, che alla fine lo porterà allo scontro decisivo con Voldemort.

Quello scontro in cui potrebbe anche morire.

Afferro la bacchetta, e con un gesto rapido riparo il vetro. Poso la foto sullo scaffale, fra gli altri suppellettili. Sono le cinque, e il sole di luglio è ancora caldo e alto nel cielo, dove corrono veloci nuvole di un bianco quasi accecante. Il campanello trilla allegro. Sobbalzo, anche se so chi troverò ad aspettarmi sul vialetto di casa.

Apro la porta, e vedo il suo viso. Harry sembra cresciuto all'improvviso, in questi pochi giorni. Il dolore ha segnato anche lui, fin dall'infanzia. In questo momento, penso che siamo più simili di quanto non si possa pensare. Ormai, il ragazzino si è trasformato in un giovane di quasi sedici anni che ha dovuto affrontare più vicissitudini di molti adulti, si è trasformato in un giovane uomo che suo malgrado porta sulle spalle il futuro del mondo magico…

Harry abbassa gli occhi verdi, ancora arrossati da tutte le lacrime che ha versato. In una mano, stringe un giglio e una pervinca. Capisco subito perché li ha scelti, senza bisogno di spiegazioni. Il giglio, il fiore che ha donato il nome a sua madre, e che ha fatto innamorare suo padre. La pervinca, il fiore che ha donato il colore agli occhi del suo padrino.

"Sei pronto, Harry?" Gli domando, gentilmente.

"Sì, andiamo" Mi risponde, con voce incrinata.

Ci avviciniamo al camino spento. Apro un vasetto di ceramica, e afferro un pugno di polvere colorata. Subito si sprigionano alte fiamme.

"Cimitero di Godric's Hollow" Dico, con voce chiara.

Subito dopo, inizia il nostro viaggio.

Sirius è stato sepolto nello stesso cimitero in cui si trovano Lily e James. È stato Harry a volere una cerimonia funebre, nonostante il corpo del suo padrino non sia stato mai ritrovato. Quel giorno, un cielo stupendo come una pietra preziosa recò un affronto alla memoria di Sirius e alla tristezza di tutti noi. Ma, dopotutto, ai miei occhi fu anche un segno d'orgoglio, un segno di quell'orgoglio che al mio amico non era mai mancato, e di cui aveva sempre fatto sfoggio.

Oggi, quello stesso cielo ci accoglie, mentre ci avviciniamo alle lapidi. Harry depone i fiori sulle tombe.

"Remus?" La voce di Harry infrange il silenzio quasi sacro del cimitero deserto.

"Dimmi, Harry" Lo osservo, con la maglietta nera, i jeans sformati, gli occhiali e i capelli arruffati. Assomiglia sempre di più a James, anche se ormai è stanco di sentirselo ripetere…

"Tu ci sarai, Remus? Non mi abbandonerai anche tu, vero?" Il suo sguardo si posa su di me, in attesa. E' colmo di inquietudine, di attesa. Di una muta implorazione.

Guardo le piccole foto, racchiuse negli ovali di pietra. Quelle foto che sono così simili a quella che mi aspetta a casa, sullo scaffale impolverato. James Potter, Lily Evans, Sirius Black. Loro sono morti, e non posso fare nulla per riportarli in vita...Però posso ancora essere utile, in questo stupido mondo colmo di ingiustizie. Posso, devo essere utile. Harry, Ron, Hermione, tutti i membri dell'Ordine della Fenice. Loro ci sono ancora, e non devo abbandonarli. Devo ricominciare a vivere, devo rinascere dalle mie ceneri, per l'ennesima volta.

Sono l'ultimo dei Marauders, e il mio compito non è ancora terminato.

"Sì, Harry, ci sarò" Rispondo, alzando gli occhi verso il cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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