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Autore: Youko    11/12/2009    3 recensioni
Come sarebbe l'ordine oscuro ai giorni nostri se fosse una rinomata scuola? Ma soprattutto, come sarebbero generali ed esorcisti se fossero studenti e professori?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La foto 05 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Ermellino:  Yu che s’incavola credo che sia di prassi e ci piace proprio per questo XD. Adoro Miranda forse perché sono casinara come lei LOL
Ablaze: Si hai ragione Allen è preso tra tre fuochi e non so quale sia peggio Xd
Ermellino e Ablaze: Mi sono divertita  un mondo a scrivere “oh Eliade” “oh Alister”. Ho visto una scena simile in 07 Ghost e chissà perché ho pensato a loro due LOL


05

- Sai esiste qualcos’altro al mondo oltre la soba- fece Jerry piccato all’ennesima ordinazione sempre uguale di Kanda, il ragazzo lo fissò accigliato e rimase in silenzio prendendo il vassoio che l’altro aveva già pronto
–Yu prendi un posto anche per me – gli disse Lavi apprestandosi ad ordinare il suo pranzo
– sta zitto baka usagi e non chiamarmi per nome- ringhiò l’altro avviandosi a passo di marcia
– ma si può sapere che vuol dire quel baka ugiugi, usiugi, usgugi?- domandò lo chef che non conosceva il giapponese
– stupido coniglio- gli riferì il rosso
– coniglio eh – soppesò quella informazione  avvolgendo l’indice in una ciocca dei capelli del ragazzo e iniziando a giocherellarci – sai una volta avevo un coniglietto, era così tenero e carino, la gente pensa che siano animali stupidi ma in realtà sono molto intelligenti, soffrono molto la solitudine e chiedono sempre l’affetto degli altri ma dandone altrettanto in cambio – sorrise al ragazzo che lo ascoltava in questa sua digressione senza logica a parer suo – Kanda è un tipo sempre così scorbutico e freddo che non fa amicizia con nessuno però a te ti chiama coniglietto, dovresti pensarci un po’ su – finì allontanandosi e sparendo in cucina, dopo un secondo l’occhio smeraldo del ragazzo si spalancò e si arrampicò sul muretto divisorio fiondandosi al suo inseguimento
– Jerry che volevi dire? E poi insomma non significa niente mi chiamava così da piccolo, magari lo fa con tutti- prese a dire girando intorno al bancone dove lo chef stava affettando delle verdure, con la stessa abilità dello spadaccino dai lunghi capelli neri
– e poi non è “coniglietto” anzi è un ‘insulto - gli inservienti gettarono un’occhiata perplessa allo studente, che camminava e gesticolava senza sosta
– ora ascoltami – lo bloccò Jerry alzando la lama sotto il suo naso
– primo non chiama nessuno così se non te e questo vorrà pur dire qualcosa non credi? Secondo ma dove ce li hai gli occhi? Non sopporta nessuno solo un certo coniglio – Lavi spalancò la bocca
– aspetta vuoi dire che secondo te, lui, no impossibile – decretò sicuro di quel fatto – e poi a me non piacciono i ragazzi – puntualizzò, anche se non capiva il perché dovesse farlo, la risata dell’altro lo colse di sorpresa, aveva frainteso? Lo stava prendendo in giro?
 –questa si che è bella, raccontala a qualcun altro cocco- fece il cuoco riprendendo il suo lavoro – Yu devi mangiare di più, Yu non hai fatto la ricerca? Tranquillo copia la mia, Yu ti alleni troppo, Yu andiamo in città questo fine settimana? – iniziò a fargli il verso
 – voglio solo essere suo amico che c’è di male?- domandò offeso per la pantomima, lui non era così petulante
 – si e io sono la regina ma mi piace travestirmi e lavorare come cuoca per degli incivili, che non capiscono la differenza tra una crema pasticcera e una al cioccolato – alzò gli occhi al cielo mentre qualche pezzo di verdura cadeva a terra, dato che aveva preso a gesticolare con tanto di lama in mano, cosa che portò Lavi a retrocedere di qualche passo
– e poi lo guardi con certi occhi da cucciolo tenero e bisognoso di un suo sguardo – terminò  
– ok vostra maestà – esordì il ragazzo abbassando la voce – diciamo che forse un po’ mi piace - ammise arrossendo confessando per la prima volta quello che si agitava nel suo cuore da qualche notte
– però questo non vuol dire che lui provi lo stesso, anzi non mi sopporta – fece afferrando un pezzetto di carota e sgranocchiando triste e abbattuto
– come siete carini quando siete così ingenui e innocenti – trillò Jerry lasciando andare il coltello e stringendosi le mani sotto il mento – Kanda non riesce neanche ad esprimere la semplice amicizia figurati se riesce a dirti che gli piaci, ma ti assicuro pulcino che è stracotto di te – ottenendo lo sguardo speranzoso di Lavi sospirò –su forza e vedi di non dargli tregua, prima o poi lo farai capitolare – lo sospinse verso la porta-
– se non mi affetta prima – disse il ragazzo dando l’ultimo morso al vegetale.
- Ah coniglietto un ultima cosa- se ne usci Jerry- non azzardarti mai più ad attraversare i confini del mio regno senza avere prima ottenuto il visto, qui vige la pena capitale per gli stranieri che commettono reati, specialmente se sono teneri coniglietti che sgranocchiano carote rubate, non avrò una katana ma in compenso ho a disposizione una serie infinita di ottimi coltelli shogun con affilatura bilaterale-       

Daisya iniziò a rivestirsi dopo la doccia calda felice e tranquillo, come sempre d’altronde ogni volta che finiva un allenamento, il momento migliore della giornata.
Allacciati i pantaloni della divisa prese a strofinarsi i capelli con l’asciugamano, per togliere l’acqua in eccesso, gli altri erano già andati via, era rimasto solo lui e i pestiferi gemelli ad allenarsi una mezz’oretta in più, o meglio lui aveva finito dopo una trentina di minuti i due erano ancora in campo
– te l’avevo detto che non ci riuscivo – piagnucolò la voce di Jasdero entrando zoppicando nello spogliatoio appoggiandosi al fratello
– ma se non ci esercitiamo – Debitto s’interruppe notando l’altro ancora dentro
– che è successo?- s’informò il ragazzo Turco notando il ginocchio sanguinante del biondino che stava piangendo senza sosta
– la catapulta – riferì tra un singhiozzo e l’altro
– siete due idioti – proferì la voce di Tiky Mikk, il ragazzo portoghese era all’ultimo anno di università e ed era anche il manager del club di calcio, non che facesse molto in questa veste, più che altro si limitava ad organizzare gli incontri, il resto del tempo  lo passava a flertare con le fan anche con i fan a dire il vero. Daisya non lo sopportava aveva quell’aria arrogante e saccente tipica di chi sapeva di avere il mondo in mano o la tua vita fra le mani
– in due non riuscite a fare mezzo cervello – stava dicendo il moro osservandosi distrattamente le unghie perfette e curate – secondo la vostra geniale mente riuscirete a fare le acrobazie di due personaggi di un cartone animato, davvero siete due bambini – finì con finta condiscendenza
-  vedrai, faremo la catapulta infernale dei gemelli Derrick e anche il tiro triangolare e quello incrociato – s’infervorò Debitto
- ma se tuo fratello ha appena fatto un volo di tre metri – gli fece notare l’altro con un sorrisino porgendogli la scatola del pronto soccorso -io vado e vedete di non combinare altri guai – finì uscendo

- pizzicherà un po’ – lo avvertì gentile il gemello prima di passargli la garza imbevuta di disinfettante sulla ferita
– fa male – si lamentò l’altro stringendo i denti mentre altri goccioloni di lacrime scendevano a bagnargli le guance
– resisti Jas ora passa – affermò affettuoso, solo con l’altro mostrava il suo lato tenero,Daisya si sedette sulla panca a fianco del ferito e prese a soffiare sul ginocchio sbucciato, sotto lo sguardo perplesso dei due – che c’è? Guardate che funziona, vero che và meglio?- domandò a Jasdero che annuì con gli occhi lucidi
– ora passa è solo un graffio – lo rincuorò poggiandogli la mano sulla testa in una carezza
– soffia anche tu mentre passi il disinfettante – disse al moro che obbedì aiutandolo a distogliere il gemello dal pizzicore della medicina, il ragazzo più grande prese il cerotto e una garza e gli finì la medicazione
- ecco tutto finito – esclamò alzandosi per infilarsi la maglietta e la divisa.

Debitto fissò Jasdero arrossire osservando la schiena dell’altro prima di abbassare lo sguardo a terra, scosse la testa riponendo la cassettina al suo posto, anche se erano gemelli erano sempre stati totalmente differenti lui era il più casinista fra i due, le idee partivano sempre da lui, Jasdero si limitava a seguirlo accondiscendente su tutto anche l’idea di provare la catapulta era sua ed ecco come era finita.
Il gemello stava lì a tirare su col naso toccandosi la medicazione con l’indice, fosse stato lui al suo posto non ci avrebbe neanche fatto caso, avrebbe alzato le spalle e sarebbe andato avanti come faceva per tutto, ma Jas era diverso.
Lui era irascibile, scontroso, menefreghista al massimo, il gemello era gentile, fragile, debole gli venne in mente quella parola e chiuse gli occhi un secondo, gli voleva un bene indescrivibile per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, era uno stupido lo conosceva meglio di chiunque altro doveva capirlo già da prima eppure non se n’era accorto che ora.

Il suo innocente fratellino si era preso una bella sbandata per il liceale del terzo anno, il capo cannoniere della loro squadra.

Eppure aveva visto il modo in cui gli sorrideva, come lo guardava, non era semplice ammirazione per la bravura in quello sport  che praticavano o perché avesse un carattere gioviale e compagnone
– Deby che hai?- si voltò verso l’altro che lo fissava asciugandosi le guance con una mano
– niente ti prendo la divisa così ti cambi – fece aprendo l’armadietto,  il gemello era così sensibile avrebbe sofferto tantissimo per quel sentimento e lui non avrebbe potuto evitarlo
– beh io vado ci si vede in mensa – salutò Daisya uscendo all’esterno
– quel tipo – fece Debitto dopo un po’ – non è che mi piaccia un granché – Jasdero lo fissò un secondo poi continuò a vestirsi senza dire nulla, ma all’altro non passò inosservato il suo sguardo triste
– però è gentile – disse dopo un istante, se pur controvoglia
– si davvero tanto – convenne con un sorriso allegro, il moro lo abbracciò stretto
– Deby?-
- scusa è colpa mia se ti sei fatto male – disse tenendolo a se
– non è niente, domani ci esercitiamo ancora –gli assicurò crogiolandosi in quella coccola.

- Avanti- disse Tiedoll senza distogliersi dal lavoro alla tela  
- non le fa bene lavorare fino a quest’ora professore- esordì Jerry entrando con un vassoio coperto fra le mani, Froi sorrise poggiano il pennello e la tavolozza in un angolo
– devo finire questo quadro con una certa urgenza – ammise pulendosi le mani in uno strofinaccio macchiato di vari colori, il cuoco fissò il paesaggio con aria assorta
– è bellissimo- esalò ammirato – ma guardi ora il mio di capolavoro – trillò scoprendo i piatti che mandavano un profumino invitante
– la ringrazio e mi scusi il disturbo – fece imbarazzato che fosse stato proprio il capo cuoco a dovergli consegnare la cena
– oh di nulla anche il professor Cross e i suoi due assistenti saltano spesso i pasti e devo portarglieli in laboratorio – gli spiegò aggirandosi nello studio e osservando i vari bozzetti, gli acquerelli e le tele già finite o solamente accennate – però quante cose – disse sfogliando un album
– amo molto il mio lavoro come lei il suo del resto, siamo entrambi fortunati possiamo fare ciò che amiamo veramente – esordì prendendo la forchetta e assaggiando la pasta – squisito- si complimentò ottenendo uno sguardo estasiato e grato dell’altro
– lei si che mi da soddisfazioni, adoro gli uomini che apprezzano la buona cucina – esordì distrattamente rigirandosi un tubetto di colore fra le mani
– attenzione rischia di macchiarsi – Jerry ripose l’oggetto con una risatina imbarazzata
– mi scusi ci sono tante cose interessanti e poi tendo a mettere le mani dove non dovrei – Froi scosse il capo – può guardare mi fa piacere e non sono geloso dei miei lavori – lo invitò con un gesto della mano a curiosare liberamente, lo chef dopo un istante iniziò ad aggirarsi osservando ogni angolo e ogni opera già ultimata o in via di essere finita
- era tutto ottimo e ora mi sento pieno di energie – esordì l’artista soddisfatto dalla pancia piena
– ne sono davvero felice, beh allora io vado, scusi l’intrusione – Jerry riprese il vassoio ormai vuoto e si avviò all’uscita, prima di chiudere la porta lanciò uno sguardo alla schiena dell’uomo intento a muovere il pennello già concentrato nel suo lavoro, si avviò in cucina senza il solito sorriso sul volto.

Lavi andò ad aprire la porta della propria stanza ritrovandosi di fronte –Yu- disse in un sussurro sbalordito, il giapponese storse la bocca ma non disse nulla e invece gli porse –la mia fascia – la prese in mano notando che fosse stata piegata con cura – mi ero dimenticato di averla data a te – mentì spudoratamente
– senti – fece titubante l’altro puntando lo sguardo a terra e il cuore di Lavi prese a martellare furioso, lo vide togliere la mano dalla schiena dove per tutto il tempo l’aveva tenuta
– hai già fatto gli esercizi di matematica?- gli chiese mostrandogli il proprio quaderno, appunto e lui che andava a credere alle parole di Jerry lo sapeva che il cuoco vedeva ovunque storia d’amore, anzi no quello vedeva l’intero mondo rosa
- certo entra lo prendo – si avviò a rovistare nella scrivania
– troppi libri –ridacchiò a quella uscita, Yu detestava studiare o leggere
- senti puoi copiarli qui non sono molti così eviti di dovermi restituire il quaderno domani – propose, non temeva certo che se lo scordasse era solo una scusa per trattenerlo nella sua stanza, l’idea di averlo accanto a se gli piaceva
– basta che me li fai copiare – decretò il giapponese avviandosi in una gincana fra i volumi sparsi ovunque, prima di sedersi parò il suo sguardo fu colpito dalla foto che faceva bella mostra di se sulla mensola, la prese in mano osservandola
– perché l’hai tenuta tutto questo tempo?-  Lavi riprese il libro che stava leggendo e si stese sul pavimento – è venuta bene non trovi?- disse osservando l’altro sedersi e prendendo a ricopiare i compiti, continuò a fissarlo per tutto il tempo sorridendo quando lo vedeva infilarsi una mano nei capelli, non capendo un esercizio.
Dava l’idea di quotidianità, poggiò la testa sulle braccia continuando a fissarlo in silenzio.
 
Kanda terminò di copiare gli esercizi chiudendo il quaderno con un gesto secco, si alzò e voltandosi si fermò immobile, Lavi si era addormentato.
Mosse due passi avvicinandosi all’altro, si chinò sulle gambe e arrestò il braccio a mezz’aria, ritirò bruscamente la mano indietro accorgendosi con orrore che stava per scostargli una ciocca di capelli dal viso, prese l’uscita chiudendo delicatamente l’uscio alle proprie spalle.

Doveva essere impazzito si disse, si mise quasi a correre per raggiungere la propria stanza, dentro la quale si chiuse veloce una volta raggiunta. Si stese sul letto poggiando una mano al petto, all’altezza del cuore che batteva furioso, non per la piccola corsa ma per la consapevolezza di quello che stava per fare.
Come era potuto accadere?
Quando era successo?
Non se lo spiegava proprio, lo detestava era uno stupido, maleducato coniglio e allora perché aveva tenuto la sua fascia tutti quei giorni?
Perché la infilava al collo prima di mettersi a dormire?
Perché voleva fargli quella carezza prima?
Perché un senso di piacevole calore lo invadeva quando gli sentiva pronunciare il suo nome?
Perché era felice ogni volta che lo vedeva, che gli rivolgeva un sorriso o per il semplice fatto di ritrovarselo al fianco?
Si strinse il cuscino al petto raggomitolandosi più che poté cercando di far chiarezza nel turbinio di sensazioni che lo stavano sconvolgendo in quei giorni, e a cui non sapeva dare un nome.

Jerry mescolò energicamente gli ingredienti nella ciotola amalgamandoli e fondendoli insieme, alzò il cucchiaio di legno osservando la crema cadere nel recipiente e valutandone il grado di fluidità con aria professionale
– mi scusi- esordì una voce femminile alle sue spalle che lo fece sobbalzare.
La studentessa universitaria che si trovava sul vano della porta della cucina sembrava tesa e imbarazzata
- oh Miranda – la salutò, domandandosi che ci facesse lì a quell’ora del mattino. Erano le cinque e lui come ogni giorno si era recato ad aprire e avviare la preparazione della colazione, prima dell’arrivo degli aiutanti  - non muoverti da lì- la bloccò appena la vide muovere un passo all’interno, la conosceva troppo bene fin dal suo primo giorno, appena varcata la soglia della mensa la ragazza aveva provveduto a metterla a soqquadro – sei in anticipo per la colazione, se ti occorre qualcosa –
- no, io ecco –lo fermò prontamente – volevo chiederle d’insegnarmi a fare dei biscotti – Jerry rimase a bocca aperta di fronte a quella proposta e la studentessa tedesca ne approfittò per spiegargli il motivo di quella richiesta
– c’è un mio amico che si esercita tutti i pomeriggi col violino e io vorrei portargli qualche biscotto per …–
- un ragazzo dovevo immaginarlo – la interruppe il cuoco, poggiando quanto aveva in mano e avvicinandosi con un enorme sorriso
– raccontami tutto, le storie d’amore sono la mia passione – esordì prendendola a braccetto e conducendola al primo tavolo che trovarono oltre la soglia che divideva il suo regno dalla mensa
– no, non è come crede – ma lui non l’ascoltava neanche
– è bello? È più grande? – prese a porgli domande a raffica, Miranda sospirò e gli raccontò tutto
– sono sempre così maldestra – stava dicendo sotto lo sguardo attento dell’altro
– Marie è sempre così gentile con me, vorrei contraccambiare in qualche modo – il cuoco le prese le mani, che non aveva smesso di torturarsi un attimo, e disse
– non metterai mai piede nella mia cucina – gli occhi della ragazza s’intristirono, non che si aspettasse che reagisse diversamente, però ci aveva sperato
– questo è quello che dovrei dirti, ma non sia mai che sia proprio io ad ostacolare una storia d’amore – Miranda non poté controbattere perché lo vide scattare in piedi infervorato, Jerry prese a dire
– ti assicuro che sotto la mia guida cucinerai i biscotti più buoni del mondo e conquisterai il suo cuore, s’inginocchierà ai tuoi piedi porgendoti un mazzo di rose bianche e ti dichiarerà il suo amore – l’universitaria cercava di attirare la sua attenzione ma l’immagine di Marie che le faceva una romantica dichiarazione d’amore le si parò d’innanzi facendola arrossire
– affermerà che non può vivere senza di te, che sei la sua unica fonte di gioia e ti chiederà di sposarlo, indosserai un abito a balze, il viaggio di nozze sarà magnifico e avrete tre splendidi figli – sospirò gongolante –  e tutto per merito mio – terminò la sua profetica visione –andiamo – l’afferrò per un braccio e la condusse in cucina.
  
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