Lei, lui e... il gemello 2
Buonasera gente! Eccomi tornata
col sequel di “Lei, lui e… il gemello”. È passato abbastanza da quando ho
chiuso quella fan fiction, però (dopo aver torturato la mia Gemella) finalmente
posto il primo capitolo della continuazione!! Spero vi piacerà! Un bacio.
Yle
<3
1^ capitolo
*Bill*
Son passati ben tre anni da quel
giorno, dalla morte di Tom. Non credevo di poter
resistere così tanto. Quanto mi manca, quanto mi
mancano le cazzate che combinavamo insieme… Ormai, in un certo senso mi sono
rassegnato, d’altronde la vita continua. Sono andato avanti solo per la mia
famiglia, per mia figlia, anzi no… per sua figlia. Già,
è cresciuto tantissimo, ed ha il suo stesso sorriso. Lo stesso sorriso di Tom, quello per cui io
vivevo, quel sorriso che mi tirava su di morale, quel sorriso che non rivedrò
mai più. Ricordo quanto l’hanno presa male le fan, ricordo benissimo quando i
Tokio Hotel si sono sciolti, ricordo benissimo quanto sono stato male. Ma ormai
è “passato” tutto, anche se ti penso ancora spesso. I Tokio Hotel sono finiti
nel dimenticatoio, anche se ancora mi arrivano molte e-mail dalle fan. Quanto
sono dolci con me… E poi… Poi c’è lei, che mi ha ridato la forza di ridere, che
mi ha sollevato con forza verso l’alto… mentre stavo per toccare il fondo.
Gustav si è sposato, e Georg sta per avere una bambina. Niente è più come
prima, l’amicizia che c’era una volta è andata perduta, come se non ci fossimo
mai conosciuti. Ci sentiamo una volta ogni tanto al telefono, spesso se ci
incontriamo al supermarket o nei centri commerciali, ci salutiamo da lontano.
Una volta io e lei avevamo pensato di trasferirci, ma non ce l’abbiamo fatta…
Come potevamo lasciarlo da solo? No, non potevamo, non potevo! Poi c’è mamma, quanti sacrifici fa per la sua
nipotina, dice che in lei vede Tom. Già, Aisha gli somiglia in una maniera
pazzesca… Hanno anche lo stesso modo di camminare! Ogni volta che mi chiama “papà”,
è una pugnalata al cuore. Anche se ormai mi sono abituato a tutto questo, a
questa situazione inverosimile!
Mi rigiro nel letto e mi tiro le coperte fin sopra il naso. Chiudo gli occhi e
dopo un po’ sento la porta della stanza aprirsi. Sento i passettini di Aisha
che si dirigono verso di me. Faccio finta di dormire e Yle si sdraia accanto a
me. Dopo un po’ di fatica riesce a salire anche Aisha e si mette a cavalcioni
sopra di me, inizia a saltellare.
“Papà, papà! Svegliatiiii!!! È tardiiiii!!!”
Sorrido e mi stropiccio gli occhi. La vedo che mi sorride e che si avvicina
alla mia guancia per darmi un bacio. La lascio fare e poi mi volto verso Yle,
le do un bacio sulle labbra e le accarezzo il viso. Mi sorride e si gira su un
fianco. Io prendo la bambina, e alzandomi sopra il letto, la faccio saltare.
“Scendete, prima che vi fate male!”
“Uffaaaa, mamma!””
“Senza uffa, scendete subito!”
Mi siedo e mi ricompongo, mentre Aisha è ancora alzata con le braccia conserte
e imbronciata. L’avvicino a me e gli sussurro una cosa all’orecchio. Un sorriso
malvagio spunta dalle sue labbra rosee. Inizia a squillare il telefono della
cucina, ci alziamo tutti mentre Yle va a rispondere. Dopo dieci minuti passati
sotto la doccia decido di uscire. Mi rivesto e vado in cucina. Trovo Aisha che
mangia e Yle che parla ancora al telefono mentre sgranocchia biscotti. Ylenia
decide di chiudere e si siede a tavola con noi.
“Bill, lo sai che non mi piace che stai in boxer davanti la bambina! Potresti almeno
metterti i pantaloncini!!”
Oggi è nervosa, bene, meglio non ridire. Appena finito di mangiare, ci vestiamo
e decidiamo di girare qualche centro commerciale e di andare a fare la spesa.
Prendo i miei occhialoni da sole e li metto nella borsa di Yle. Vedo Aisha
scendere le scale con un vestitino rosa che la fa sembrare una bambolina. I capelli
neri che, di solito sono legati in una coda, le scendono ribelli lungo il viso
candido. La prendo in braccio e la metto “a cavalluccio” sulle mie spalle. Yle
invece si fa aspettare un po’, scende anche lei e, mentre prendo le chiavi,
loro escono. Chiudo la porta e mi dirigo verso il garage. Le trovo già sedute
con le cinture allacciate. Mi siedo anche io e, mettendo la cintura, accendo la
macchina.
Il tragitto casa-centro commerciale è abbastanza lungo, Yle per tutto il tempo
non parla e Aisha ascolta la radio. Ha anche lei una passione per la musica. Alzo
il volume e cambio stazione. Passano “monsoon”. Yle cambia immediatamente. Da
quando lui è morto si rifiuta di ascoltare le nostre canzoni, soprattutto
quella. Mi guarda e si scusa. Alzo le spalle e giro il volante per entrare nel
parcheggio. Troviamo posto dopo un bel pezzo, scendo e prendo la bambina dal seggiolone.
La metto per terra e le do la manina. Yle scende e si mette alla mia sinistra,
le passo un braccio attorno la vita e la stringo a me. Le do un bacio fra i
capelli. Ispiro profondamente il suo profumo. Saliamo le scale mobili in
silenzio e l’orda di gente ci travolge. Yle mi guarda, come a dire di stare
attento alla bambina. Annuisco e la prendo in braccio.
Guardandomi intorno, noto un negozio di musica che espone il nostro ultimo cd.
Anche Yle se ne accorge. In questa vetrina c’è anche un nostro poster. C’è Tom
che sorride. Yle si avvicina e rimane a fissarlo. Non dice una parole, ma i
suoi occhi esprimono troppo dolore. Chissà, forse se ci fosse stato lui al suo
fianco, e sarei morto io, lei ora non starebbe così male. Ma il destino ha
voluto dividerci e noi non possiamo farci nulla. Si gira verso la bambina e la
prende in braccio.
“Ehi amore mio, guarda questo ragazzo con i capelli biondi era tuo… tuo… tuo
zio…”
Già, non gliene abbiamo mai parlato. Infondo è troppo piccola per capire…
“E ora dov’è?”
Yle chiude gli occhi e abbassa la testa, ci sta ancora male. Ancora non l’ha
superato.
“Tuo zio è… è in cielo, tu non l’hai conosciuto ma lui ti ha voluta davvero
bene.”
Si, l’ha voluta bene più della sua stessa vita. L’ha amata e si è appigliato a
lei per sopravvivere, ma non è bastato lo sforzo che ha fatto per rimanere in
vita. Sento Ylenia sussurrare a mezza voce.
“Sapessi quanto ci teneva ad essere tuo padre…”
Aisha la fissa con i suoi grandi occhi verdi, le accarezza la guancia e le da
un bacio.
Mentre ancora siamo impalati davanti la vetrina, dal negozio esce Georg tutto
sorridente. Ci nota e ci viene a salutare.
“Ehi! Deficiente di un cantante! Come state?”
Aisha gli butta le braccia al collo appena lo vede. Georg la prende in braccio
e la stringe forte. Sono geloso, molto geloso.
“Noi bene, tu? Il bambino? Kiara?”
“Bene, bene pure loro! Ora sono a casa, Kiara non si sente bene.”
“Ah, e di Gustav hai notizie?”
Lascia trascorrere un po’ di tempo, mentre si scurisce in volto.
“Gustav… beh, ecco lui… sta male, l’hanno ricoverato l’altra sera e hanno
scoperto che…”
To be continued…