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Autore: Josephine_    12/12/2009    8 recensioni
- Ancora non ti sei abituata? - la provocò lui intercettando i suoi pensieri. - Non ancora. Ogni volta sembra peggio. - disse lei. - Forse perchè ci pensi troppo. -
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre...

[ "Dove sono gli uomini?" riprese dopo un po' il Piccolo Principe. "Si è un po' soli nel deserto." 

"Si è soli anche con gli uomini." disse il serpente.

Il Piccolo Principe]

Il cielo era terso, grigio e spento, come sempre. Il clima londinese non risparmiava nessuno, e troppo spesso il sole faceva fatica ad uscire da dietro le nuvole.

Ogni tanto si intravedeva una luce opaca fare capolino da dietro la coltre scura, un luccichio debole ma rassicurante. In quella zona, invece, il cielo era sempre una colata d' argento fuso, denso e impenetrabile. Lei la notava la differenza, si accorgeva sempre che lì il cielo era diverso. Era triste e vuoto.

 

Oltrepassò gli scuri cancelli in ferro, troppo maestosi per il luogo a cui conducevano, e si diresse a passo spedito verso l' ingresso.

Appena varcata la soglia un' omino macilento e dal colorito giallastro le andò incontro, chiedendole meccanicamente di cosa avesse bisogno.

 

- Lascia, ci penso io alla signorina. - intervenne una voce da dietro le sue spalle.

 

Era Joe. Un' uomo sulla cinquantina, senza un braccio, grosso e dagli occhi di un azzurro vivace. Joe aveva perso l' arto in guerra, e ne andava molto fiero; era un ex Auror, e il Ministero lo aveva spedito in quel ricettacolo di delusione e solitudine.

L' aveva conosciuto la seconda volta che era venuta in quel posto, e le aveva ispirato una strana simpatia. Forse perchè era l' unico lì che non aveva perso la facoltà di sorridere.

 

- Hermione. - la salutò lui con un cenno del capo.

 

- Joe, ti trovo bene. - ricambiò lei, sforzandosi di non soffermare troppo lo sguardo sulle pareti spoglie e l' ambiente inquietante.

 

- Ancora non ti sei abituata? - la provocò lui intercettando i suoi pensieri.

 

- Non ancora. Ogni volta sembra peggio. - disse lei.

 

- Forse perchè ci pensi troppo. -

 

- Perfetto Joe, la prossima volta immaginerò di essere in una prateria insieme a tanti bei cuccioli. - fece lei con ironia.

 

- Immagina - disse lui senza prestarle attenzione - a come dovesse essere quando c' erano loro... -

 

Loro. Hermione sapeva a chi si riferiva lui, ai Dissennatori. Non li chiamava mai per nome, e nonostante lei stessa gli avesse ripetuto più volte che la paura di un nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa, Joe continuava a non volerli menzionare.

Forse per paura, forse per scaramanzia, Joe odiava quel nome, e Hermione non poteva che capirlo. Ogni volta che veniva in quel posto, quelle figure nere come la notte le si paravano davanti agli occhi, facendola rabbrividire. Ricordava ancora quando, al terzo anno, i Dissennatori avevano fermato l' Espresso per Hogwarts e invaso lo scompartimento in cui stavano lei, Harry, Ron e Lupin. Ricordava quei mantelli lunghi, che svolazzavano come se perennemente mossi dal vento, e aveva ancora stampata nella mente l' immagine delle loro fauci spalancate, portatrici di morte.

 

- Immagino. - disse lei semplicemente, sforzandosi di non pensarci troppo.

 

- Eccoci arrivati. - sussurrò lui, fermandosi davanti ad una porta bianco latte, colore che risaltava davanti a tutto quel grigio fumo.

 

Le aprì la porta e la lasciò entrare, salutandola con un breve "solo cinque minuti", come sempre.

 

Hermione nemmeno si guardò intorno, tanto le era familiare quel luogo; le pareti erano bianche come la porta, al centro stava un tavolo di legno sciupato dal tempo, e attorno ad esso -una davanti all' altra- due sedie nere. Non c' erano finestre, nè magiche nè vere.

Lei prese posto -come sempre- sulla prima sedia, e fissò lo sguardo sulle venature del legno, che ormai conosceva a memoria.

 

Lui entrò senza neanche fare rumore -come sempre- da una porta laterale, e prese posto davanti a lei.

Se ne stava in silenzio, ad osservare lei che osservava le venature del legno che conosceva a memoria, apettando che fosse lei a rompere quel silenzio abituale che calava tra loro ogni volta.

 

A lei piaceva quel silenzio. Non era uno di quei classici momenti imbarazzanti o pesanti, era semplicemente... vuoto. E a lei piaceva da matti stare sospesa davanti a quel vuoto che esisteva tra di loro, con la paura di cadere ma la voglia di volare.

I cinque minuti stavano passando in fretta -come sempre- e lei ancora non aveva aperto bocca. Sapeva di dover dire qualcosa, perchè lui non l' avrebbe fatto. A lui piaceva chiuderli, i discorsi, non iniziarli.

 

- Malfoy. - disse alla fine lei. Malfoy... quel nome aveva un suono dolce e amaro allo stesso tempo, mentre lo sentiva scivolare via dalle sue labbra come un semplice sospiro.

 

- Granger. Di nuovo qua? - le domandò lui, sogghignando.

 

- Come va? - chiese lei, ignorando la domanda dell' altro. Era ovvio che fosse di nuovo lì, non poteva essere altrimenti.

 

- Come sempre. - le disse lui, posando i suoi occhi di ghiaccio sui capelli disordinati dell' interlocutrice.

 

Le diceva sempre così. Fin dalla prima volta in cui si erano incontrati, la sua risposta alla domanda "come va?" era "come sempre". Stava a Hermione interpretare quella frase, e lo faceva ascoltando il tono della voce. Spesso vi aveva letto irritazione, noia, rabbia... oggi vi trovava stanchezza. 

 

- Sei stanco? - gli chiese allora. Perchè con lui funzionava così... doveva sempre indagare.

 

- Oggi non ho dormito. Carter ha passato tutta la notte a farneticare su... bhè, nemmeno me lo ricordo. In compenso lo hanno portato in un' altra cella, forse oggi riuscirò a dormire. -

 

Hermione non si riferiva a quel tipo di stanchezza, e Draco lo sapeva. Come sempre, però, aveva aggirato la domanda, spostando l' attenzione della ragazza su Carter, il suo "compagno di cella".

 

- Sai, ho sentito che le temperature si abbasseranno molto, da qui ad una settimana. Soprattutto in questa zona della Gran Bretagna, i meteorologi dicono che farà particolarmente freddo. -

 

- Non mi importa di ciò che dicono i tuoi amichetti babbani. - e, come sempre, in quell' ultima parola mise tutto il disprezzo che era capace di provare.

 

- Si, lo so, dico solo che... - non sapeva come finire la frase, ma, vedendo che lui non la incitava, proseguì - ...Posso chiedere agli Auror di darti qualche coperta e... -

 

- No Granger, non mi interessa. - la liquidò lui, passandosi una mano sui capelli biondi, sporchi e disordinati.

 

- Ma farà davvero tanto freddo, Malfoy, e io non ho problemi a... -

 

- Granger, finiscila. Non me fotte un cazzo di ciò che vuoi o puoi fare. Cosa sei, il mio angelo custode? - disse, questa volta alzando la voce.

 

Come da copione, Hermione non abbassò lo sguardo, ma lo tenne fisso davanti a sè.

 

- Perchè, Granger? Spiegami per quale dannato motivo vieni qui ogni mercoledì, per parlare con me. -

 

- Giovedì. - lo corresse lei in un sussurro. Malfoy non ricordava mai quando si dovessero incontrare, e Hermione, pazientemente, ogni volta gli ricordava che giorno era e lo aiutava a tenere il conto del tempo che passava.

 

- Non mi interessa quale fottuto giorno è. - rispose Malfoy alzandosi in piedi, come faceva sempre. - Perchè ti ostini a venire qua? -

 

Quella domanda ricorreva in quasi ogni loro incontro, come la discussione su quale giorno della settimana fosse. Arrivati ad un certo punto, Malfoy si guardava intorno circospetto e poi chiedeva -con un tono sempre più alto del dovuto- cosa cazzo ci facesse lì Hermione.

 

Dopo due o tre incontri, quando vide che Malfoy continuava a farle domande a cui lei aveva già risposto, Hermione chiese spiegazioni a Joe.

"E' il luogo." le aveva risposto lui semplicemente, alzando le spalle.

"Il luogo?" aveva chiesto allora lei, stupita.

"Tutto, in questo posto, è dannoso ai prigionieri e alla loro mente. Come pensi che faremmo, altrimenti, a tenerli tutti sotto controllo e ad impedire rivolte? Non ti sei mai chiesta perchè, anche senza Loro, i prigionieri siano così tristi e svuotati di ogni energia?"

No, Hermione non se l' era mai chiesto. Strano, visto che nella sua testolina ricciuta era tutto un susseguirsi di domande e conclusioni logiche.

"Ma come...?" chiese allora, pur intuendo la risposta -come sempre-.

"Incantesimi. Le pareti trasudano di magie che impediscono ai prigionieri di pensare ad un' evasione, di avere speranza; ci sono incantesimi di disillusione perchè i prigionieri (e i visitatori) non riescano a percepire le magie e... incantesimi che compromettono la memoria. Soprattutto quelli."

Hermione aveva capito, e scuotendo la testa era andata da Malfoy, pronta ad avere tutta la pazienza del mondo.

 

- Sono qui per parlare con te, per aiutarti ad uscire da questo maledetto posto. - ripetè con calma quello che ormai era diventato come un mantra.

 

- Aiutarmi? Granger, per carità, smettila. Non voglio il tuo aiuto. -

 

- Ma io te lo darò lo stesso! -

 

- Ma davvero? Se la memoria non mi inganna, non è la seconda o la terza volta che vieni qui... vero? -

 

- No. E' la decima. - per una volta si era ricordato qualcosa.

 

- Perfetto, Granger... Ma, sempre se la memoria non mi inganna, le cose non sono migliorate dal nostro primo incontro. Certo, mi vuoi aiutare... ma non puoi. Che c'è, ora che il Signore Oscuro non c' è più, vuoi tenerti occupata diversamente? - esclamò con rabbia.

 

Era acido, cattivo e spietato con lei, che però non accennò a muoversi.

Doveva avere pazienza, come sempre.

 

Sentì qualcosa muoversi dietro la porta, probabilmente Auror. Sorvegliavano qualsiasi entrata e qualsiasi uscita, e, nonostante lei avesse più volte chiesto di poter rimanere sola con Malfoy, gli Auror continuavano a ronzarle intorno come api fastidiose. "Devono proteggerti" le aveva spiegato una volta Joe, "e non possono riservare al tuo amichetto un trattamento speciale."

 

- Malfoy, siediti. - disse lei con voce ferma. I cinque minuti erano già passati, e presto qualcuno avrebbe condotto via Malfoy.

 

- No, Mezzosangue, vattene. -

 

- Io non mi muovo di qui. -

 

- Dubito che i tuoi amici Auror faranno durare in eterno i nostri cinque minuti. - ghignò, voltandole le spalle.

 

- Malfoy! - esclamò lei, arrivata all' esasperazione.

 

- Mezzosangue, o te ne vai tu, o me ne vado io. -

 

Lei non proferì risposta, tenendo lo sguardo fisso sui segni rossi che Malfoy aveva sui polsi, ciò che rimaneva della pelle divorata dalle manette. Lui faceva sempre il possibile per nasconderli alla sua vista, e Hermione sapeva il perchè: odiava quando lei lo guardava con pena e cercava di medicarlo, oppure quando chiedeva alla guardia di procurare manette più grandi. Lo odiava perchè era un perfetto calcio in culo al suo orgoglio-made-in-Malfoy.

 

- Okay, me ne vado io. A mai più, Mezzosangue. - A lui piaceva chiuderle, le conversazioni. Come sempre, la guardò dall' alto in basso, poi si diresse verso la porta laterale da cui era entrato. Hermione non provò a fermarlo, quel "a mai più" non la spaventava. Sapeva che era il modo di Malfoy di dire "a giovedì", perchè sapeva che mai lei avrebbe rinunciato a quei cinque minuti settimanali in quel purgatorio che sapeva di nebbia e di freddo.

 

Aprì la porta e si lasciò scortare dagli Auror che lo attendevano fuori, ghignanti e annoiati.

 

Hermione rimase lì -come sempre- ad aspettare che fosse Joe a venirla a chiamare -come sempre-.

Avrebbe potuto mettere fine a quel farneticare, e chiudere quel siparietto una volta per tutte, ma non lo aveva fatto, perchè sapeva che se lei iniziava a parlare, era lui a dover terminare.

 

*Si nasconde nel suo spazietto buio.* Si, hem, il finale è da no comment. Però una recensione fa sempre comodo, e io mi NUTRO di recensioni XD Non negatemi il pane quotidiano! Alla prossima,

Gelb_augen

  
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