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Autore: Haydee    23/06/2005    4 recensioni
...Nella digradante calura del tramonto, mentre il disco rosso del sole spariva tra i palazzi di stucco, colorandoli insieme all'atmosfera di un romantico rosa pastello, si fronteggiavano nel giardino interno, mentre nell'aria aleggiava il profumo degli aranci e il silenzio era rotto dallo zampillare di una fontana... ...Quando vide la sottile falce di luna apparire delicatamente nel cielo rosa, capì che il suo mondo incantato iniziava da lì...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Al porto, domenica mattina

Black Soul

 

Al porto, domenica mattina

 

- Per chi mi hai preso?!! Certo che lo so guidare!! È da quando sono un poppante che sogno di pilotare uno di questi cosi, so tutto! Ad esempio, il davanti si chiama prua e il dietro poppa. – dichiarò con l’aria di uno che ha appena scoperto l’antimateria. Madian si mise un mano sulla fronte, con aria esasperata, mentre Arkel alzava gli occhi al cielo:

- Allora lo sogni da 10 giorni circa… andiamo bene… - borbottò ironicamente:

- Ehi, bada a quello che dici!! Due anni in più non ti danno il diritto di darmi del poppante, mister scorbutico!! Io adoro veramente le barche, e ti ripeto il davanti si chiama… - Madian, in uno slancio di generosità, interruppe la patetica arringa del russo, abbigliato per l’occasione come un vecchio capitano di marina, con tanto di pipa e berretto alla marinara che rendevano la situazione ancora più grottesca:

- Taci Mitja!! Lo sanno anche i bambini come si chiamano il davanti e il didietro delle barche, non è una cosa da accademia navale! Facciamo così: io la porto al largo e poi ti insegno a guidarla come si deve, d’accordo? – chiese tentando di convincerlo:

- Come devo fartelo capire?! Da bambino avevo un motoscafo giocattolo col radiocomando, e ti giuro che andava come una scheggia… -

- Piantala!! Accidenti a te, sarai anche mio amico ma a volte hai la testa più dura di un caprone! Questo coso non è un giocattolo, mi è costato fior di quattrini, e decido io chi lo guida! Adesso siediti a poppa e fai silenzio! – una volta ristabilito l’ordine e ritrovata la calma, mentre Arkel sghignazzava di gusto nel vedere Mitja scornato, riuscirono ad allontanarsi dall’affollamento di barche a vela e yacht e a dirigersi in mare aperto.

 

Dopo un buon quarto d’ora avevano dovuto fermarsi per abbordare alla maniera piratesca uno yacht occupato da belle ragazze, su questo punto il biondino era stato irremovibile.

Arkel era rimasto da solo sul motoscafo, poco interessato a quel diversivo; si era seduto in equilibrio sul bordo con i piedi ammollo e osservava alcune barchette a vela all’orizzonte, simili a fazzolettini gettati al vento, mentre il sole scuriva ancora di più la sua pelle già abbronzata, sotto la quale guizzavano ad ogni movimento una massa di muscoli ben sviluppati. Si rasserenò, una volta tanto, ammirando quella calma tranquillità e il mare azzurro, e inspirò profondamente. Amava l’odore del mare, odore di salsedine e di libertà, odore di luoghi sconfinati e di natura onnipotente, affascinante e terribile al tempo stesso.

 

Un cinguettio insulso e le risate di Mitja lo riscossero dalle profondità dei suoi pensieri:

- Ehi, Capitan Uncino, perché non vieni anche tu? Questa bagnarola è da favola! -

- No grazie. – grugnì in risposta, lo sprazzo di buonumore già volato via:

- Andiamo, vieni a trovarci! Io mi chiamo Sonya, non vuoi fare la mia conoscenza? – una bionda tinta, bocce di solo silicone, lo invitava allungandogli una mano:

- Non se ne parla, miss plastica! Renditi utile e vedi di rispedirmi i due latin lover, piuttosto. – sibilò velenoso. Ne aveva abbastanza di ascoltare lo starnazzare di quelle oche.

Tempo 2 minuti e 10 secondi scarsi e i due pirati mancati erano di nuovo sul fuoribordo:

- Si può sapere perché l’hai offesa? D’accordo, era un po’ troppo finta, ma la barca era sua e le sue amiche non erano assolutamente come lei!! – Mitja era imbronciato come un bambino in castigo:

- Di che ti lamenti? 4/5 numeri di telefono li hai collezionati comunque, mi pare! -

- Sei troppo diplomatico Madian! – commentò il russo.

Stavano avvicinandosi al molo per rientrare al porto quando Madian scorse due figure sotto il faro. Anche Mitja le adocchiò, si alzò e parò gli occhi azzurri dal riflesso del sole sull’acqua con una mano:

- Sono due ragazze! Che ci fanno lì? -

- Mi pare che una stia cercando delle conchiglie. – Madian le scrutava incuriosito.

 

Dopo una giornata di sole le due ragazze si erano concesse una passeggiata fin sul molo, poi Phénice si era avventurata tra gli scogli per recuperare un cornettino che aveva scorto:

- Fai attenzione, non mi sembra il caso di dover scomodare la guardia costiera per una sciocca conchiglia! – ma le raccomandazioni di Haydée andarono a vuoto. Come al solito, fiato sprecato!

- Di che ti preoccupi?! Ti ricordo che tra i tanti sport che ho praticato è compresa la scalata! – rispose una vocetta allegra:

- Sì, come no! Sport che hai praticato una volta quando da bambina i tuoi ti portavano in montagna… - biascicò tra i denti.

In quella un fuoribordo passò rombando dietro di lei. Si volse richiamata da un istinto sconosciuto, e per una fugace frazione di secondo i suoi occhi incontrarono quelli blu zaffiro del ragazzo moro al timone. Fu solo un istante, ma sufficiente a darle una lieve scossa elettrica lungo la spina dorsale che la sconvolse non poco.

Tornò a guardare Phénice, poi ancora il motoscafo che si allontanava. Un biondino la salutava sbracciandosi, ma lei non rispose. Decise di ignorarli e richiamò la ragazza:

- Andiamocene, ne ho abbastanza di mare per oggi! – borbottò trascinandola via, pensando che era una fortuna che non li avesse visti salutarla, altrimenti l’avrebbe obbligata a cercarli per conoscerli, insistendo sul fatto che conosceva ragazzi solo dietro le sue suppliche, e che per una 26enne era un comportamento assurdo. “Neanche mia nonna è più statica di te!” le diceva spesso. Comunque sia, voleva in tutti i modi cancellare la sensazione di disagio che provava, e ci riuscì soltanto una volta al volante della sua Audi, diretta verso casa.

 

Mitja sbraitava come un pazzo:

- Ma l’hai vista?!? Merita che torniamo indietro, no?? -

- Sei il solito arrapato!! Non torno indietro, chiaro? – mugugnò lievemente adirato Madian, chiudendo il discorso. Una strana sensazione lo pervadeva, e quello sguardo…

 

~~~~~

 

Quattro notti dopo, una via del centro

 

Giocherellò col piccolo radiocomando per alcuni istanti, facendo alcuni respiri profondi per raccogliere le forze, poi premette un pulsante e in pochi secondi vide spegnersi la spia sul rilevatore di movimento della stanzetta. Da quel momento aveva si e no 10 minuti, dopodiché l’interruttore di segnale che aveva allacciato al sistema di allarme si sarebbe auto-distrutto, senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio.

Uscì dal condotto di aerazione con un balzo felino e si ritrovò in una piccola toilette. Lo so che non è per niente elegante, ma è l’unico modo per entrare nella gioielleria. Meglio, è l’unica alternativa a quella più immediata di procurarsi un carro armato e far saltare la vetrina… il che comporterebbe un leggero rumorino aggiuntivo…

La porta della toilette veniva chiusa ogni sera dall’ultimo dipendente che usciva, tramite una scheda magnetica ed esclusivamente dall’esterno. Maledetta tecnologia dell’ultima generazione…

Posò in corrispondenza della serratura esterna un potente smagnetizzatore e un minuto dopo la porta si aprì lentamente, lasciandole libero il passaggio. Controllò che anche le spie delle telecamere del negozio fossero spente, e visto l’esito positivo della sua verifica si diresse con sicurezza a un ben preciso muro nel retro del negozio. Si mise una mascherina e la parete e il mobile si ricoprirono di innumerevoli strisce rosse luminose. Ripose il radiocomando e tirò fuori dalle tasche dei pantaloni da uomo che indossava quella che sembrava una calcolatrice. Si tolse il giubbetto che avrebbe potuto sfiorare i laser e insinuò il braccio destro, fasciato di una sola maglia nera aderente. Il fondo del mobile verde scuro che ricopriva la parete scivolava perfettamente, rivelando due casseforti a muro, una grande e l’altra notevolmente più piccola. Hai fatto cilecca Sybil, hanno fatto in tempo a metterne un’altra! Poco importa…

Allungò lentamente anche il braccio sinistro e posizionò la “calcolatrice” sulla porticina più piccola; attese un minuto, poi un lievissimo sibilo l’avvertì che era stata individuata la combinazione. Però è un modello semplice. Troppo per i miei gusti… La compose, inserì un passe-par-tout per casseforti dove sarebbe dovuta andare la chiave e un “clack” indicò che la cassetta era stata violata. Intascò di nuovo la “calcolatrice” e la chiave universale, portandosi appresso un voluminoso astuccio da gioielliere che faticò a far passare.

Richiuse tutto alla perfezione, senza impensierirsi per le impronte visto che portava i guanti, tornò nella toilette chiudendosi al porta alle spalle e intascando lo smagnetizzatore, poi con un balzo da ginnasta, aiutandosi con il lavello, era tornata nel condotto dell’aria condizionata. Mise a posto la grata e vide le spie della telecamera riaccendersi, lasciandosi sfuggire un sorriso soddisfatto. Tempismo perfetto!

 

Meno di un quarto d’ora dopo sgattaiolava fuori dal palazzo per una porticina secondaria, in un vicolo buio. Frugava nelle diverse tasche per trovare le chiavi della moto senza targa posteggiata poco distante sotto un cumulo di rifiuti ingombranti, quando lo scatto di una pistola che veniva armata le gelò il sangue. Istintivamente allungò la mano destra per prendere la sua che teneva sotto il braccio sinistro, ma una voce alle sue spalle la bloccò:

- Mani in vista Black Soul, e niente scherzi di cattivo gusto. -

 

~~~~~

 

Poco prima, in una palazzina del centro

 

Sybil, nella vita comune Sophia, camminava avanti e indietro senza tregua nel suo studio. Quella sera qualcun altro avrebbe tentato lo steso furto che aveva in mente Haydée, cioè il ladro Black Soul.

La ragazza, come da accordi, le aveva mandato un’e-mail criptata qualche giorno prima, informandola della data della notte nella quale sarebbe entrata in azione. Quella sera la donna era uscita tranquillamente per cenare con gente dell’ambiente, insieme a suo marito, e soltanto una volta arrivati al dolce le era stata sganciata la bomba.

Al lato opposto del tavolo si trovava un vecchio informatore, quello che le aveva fatto da mentore quando aveva deciso di avventurarsi in quel lavoro. Ebbene, si era alzata per andare alla toilette e aveva sentito una frase strana:

- Se ne occuperà stasera. non vedo l’ora di ammirare quei gioielli, devono essere una favola!! Sarà sicuramente il colpo dell’anno! – aveva proseguito per la sua strada, immaginando che parlassero del famoso Black Soul, poi un particolare assurdo le era balzato davanti agli occhi: lei non aveva ancora parlato del progetto della ladra! Aveva deciso di tenerlo per in gran finale, quando fossero arrivati i caffè e i digestivi, per far andare di traverso la cena a tutti!

Un’angoscia terribile la investì come una valanga di neve gelida. Si precipitò fuori dalla toilette senza nemmeno ritoccarsi il trucco e prese il vecchio per il bavero, sperando per il suo bene che parlasse di tutt’altro genere di gioielli.

Quando lui le aveva detto chi stava, con ogni probabilità, sgattaiolando dentro al negozio di Bulgari ebbe un principio di svenimento, che venne seguito da un mezza crisi respiratoria del suo ex maestro quando seppe dell’inconveniente.

Suo marito l’aveva riportata a casa immediatamente e aveva letteralmente scaraventato giù dal letto la loro domestica per farle preparare una camomilla tripla, che comunque non aveva sortito gli effetti sperati.

Sybil era in uno stato di agitazione pietoso, soprattutto perché non aveva alcun modo per mettersi in contatto con la sua protetta. Si accasciò su una poltrona con un sospiro melodrammatico: non restava che aspettare e sperare. Con l’aiuto di un potente sonnifero, naturalmente!

  
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