Prima di lasciarvi alla lettura di questo esperimento, tengo a precisare che non ho neanche finito di leggere Eclipse (mi mancano le ultime pagine, perciò prima di postare il secondo capitolo della fic l'avrò terminato), quindi perdonatemi se troverete strafalcioni abnormi ^^

Secondariamente, vi accorgerete presto che ho ripreso alcuni momenti del libro; il motivo è semplice: in quei momenti, avrei voluto leggere qualcosa di "diverso", desiderio che non si è realizzato, ma me ne sono fatta una ragione...

Ora, vi lascio alla lettura, ci vediamo alla fine, se vorrete sopportarmi ^^

Kla

Capitolo I

Per la prima volta, sentii freddo...

Sentivo il suo sguardo addosso mentre raggiungevo Jacob dall’altra parte del confine: sapevo che la sua espressione era tesa, e che in quel modo voleva dare un avvertimento al mio amico, ma stranamente questo mi infastidiva. Ero contenta che Edward si mostrasse così protettivo nei miei confronti, eppure avrei voluto, in quel momento, che la smettesse di essere così palesemente ostile…

Jacob mi raggiunse non appena entrai nel territorio dei licantropi e mi strinse in un abbraccio che quasi mi tolse il fiato.

«Jake, mi stai stritolando» dissi, mentre alle mia spalle sentivo la Volvo allontanarsi con un forte ringhio del motore. Edward a modo suo aveva dato un ulteriore avvertimento…

Sbuffai dentro di me, ma il malumore mi passò praticamente subito, non appena Jacob mi prese per mano e mi guidò verso la sua Golf.

L’atmosfera attorno al fuoco era magica; a uno spettatore esterno sarebbe sembrato un comunissimo falò, un semplice momento da trascorrere insieme. Ma forse per me era qualcosa in più perché conoscevo il loro segreto, un segreto che coinvolgeva, seppur indirettamente, anche me.

Jacob si appoggiò alle mie ginocchia e lanciò a Paul un würstel che il ragazzo afferrò al volo: più tempo passavo con esseri così particolari, e più la mia autostima colava a picco… ma avrei dovuto farmene una ragione…

Il fuoco scoppiettava in mezzo al cerchio, e le scintille scoppiettanti creavano un bel contrasto col cielo nero: non mi ero accorta che si fosse fatto buio.

Mi guardai attorno: in quella che sembrava la testa del cerchio, sedevano Billy e il nonno di Quil, che aveva il suo stesso nome, e accanto a lui Sue Clearwater, la moglie di Harry, e i figli Leah e Seth; mi soffermai sul ragazzo: sembrava cresciuto molto, e ripensai a come anche Jake fosse cambiato in modo tanto repentino quasi da non rendermene conto… era possibile che anche Seth stava per unirsi al branco?

Spostai lo sguardo sul resto del gruppo: Emily e Sam erano perfetti insieme, così come Jared e Kim; sembravano nati per stare insieme, e sospirai chiedendomi come dovesse essere bello trovare la propria anima gemella e sapere che, qualsiasi cosa si possa fare, lei sarà sempre lì per te.

Non appena realizzai quel pensiero mi diedi della sciocca: io avevo Edward, era lui la mia anima gemella… ero pronta a tutto pur di non perderlo, anche a rinunciare alla mia anima. E sapevo che per lui era la stessa cosa.

«Jake, dovrei andare… è tardi…»

Jacob si alzò dalle mie gambe e si sedette accanto a me. «Non credo proprio. Il bello deve ancora arrivare.»

Lo guardai interrogativa.

«Non siamo qui solo per mangiare» spiegò. «Questa è una riunione del consiglio, e verranno raccontate le storie su come siamo nati, quelle che fino a ora credevamo essere vecchie leggende.»

Il sussurro di Jacob fu come una breve introduzione e Billy, schiarendosi la voce, iniziò a raccontare delle origini del popolo Quileute, di Taha Aki e degli spiriti guerrieri.

La sua voce era profonda e piena di sentimento. Mi accorsi di sussultare, tremare, sperare, proprio come i personaggi del racconto.

Non mi ero resa conto, presa com’ero dalla voce di Billy, che Jake mi si era fatto più vicino e che mi cingeva le spalle col suo braccio; stavo bene, mi sentivo protetta, al sicuro…

Il racconto di Billy terminò e prese la parola il vecchio Quil.

«Questa è la storia del sacrificio della terza moglie di Taha Aki» cominciò, e ancora una volta mi persi nel racconto di quelle vecchie leggende, leggende che, ora, sapevo essere vere.

Rabbrividii nel rendermi conto che, in questa storia, facevano la loro comparsa i Freddi… benché sapessi che la famiglia di Edward, la mia famiglia, non fosse assassina, non potei fare a ameno di tremare al pensiero che, in un altro tempo, anche i Cullen si fossero comportati come i mostri descritti da Quil Ateara.

Tornai a concentrarmi sul racconto, in tempo per sentire del coraggio della moglie di Taha Aki.

Sussultai quando lei si colpì al cuore col coltello di uno dei suoi figli e impercettibilmente mi strinsi a Jacob quando la Fredda la assalì, in preda alla sua stessa sete.

Chiusi gli occhi e per un istante vidi il gesto estremo di quella piccola donna, una donna senza nome, che aveva dato se stessa per salvare la sua famiglia e l’intera tribù.

Sentivo che il vecchio Quil stava ancora parlando, ma non riuscivo a focalizzare la mia attenzione su quanto stava dicendo; ero come stordita, immersa nel calore che solo l’abbraccio di Jake sapeva darmi.

Avvertii la sua mano calda carezzarmi il viso; chiusi gli occhi e mossi la mia mano a prendere la sua, premendola contro la mia pelle, come a chiedergli di non allontanarsi.

Intrecciai le mie dita alle sue, avvicinandomi, se possibile, ancora di più al suo corpo; sentii il suo respiro solleticarmi il viso e qualcosa di caldo sfiorarmi le labbra…

«Forza, Bella Addormentata» sussurrò Jake, «siamo arrivati.»

Aprii gli occhi, stupita di trovarmi nella macchina di Jacob, avvolta nel suo abbraccio.

Mi ero addormentata?

Mi guardai attorno confusa, in cerca del mio telefono.

«Tranquilla» disse, «l’ho chiamato io per te.»

«Grazie» balbettai, e il mio cuore perse un battito quando Jake sorrise.

Nel buio vedevo muoversi la sagoma chiara di Edward. «Devo andare» dissi, ed ebbi come l’impressione di volermi scusare con lui per qualcosa che non avevo fatto.

Il viaggio in macchina fino a casa fu silenzioso.

Risposi alle domande di Edward a monosillabi, non avevo voglia di parlare.

Ringraziai per l’ennesima volta il fatto che non potesse leggermi i pensieri: come avrebbe reagito se avesse saputo che in quel momento avrei voluto che ad accompagnarmi a casa fosse stato un altro? Ripensai alla sensazione di benessere dovuta alle carezze di Jacob, alle nostre mani intrecciate, al suo respiro caldo… Poi un’idea si fece strada nella mia mente: era stato un sogno? Era probabile… dopotutto, mi ero addormentata, cullata dalla storia del vecchio Quil…

Cercai di ignorare il senso di delusione che cominciava a farmi pizzicare gli occhi.

Scossi la testa e mi accoccolai al fianco di Edward.

Sussultai al contatto: per la prima volta, sentii freddo...

Eccoci qua.

Avete potuto notare che non ho cambiato molto rispetto alla narrazione della Meyer, ma quel dettaglio aggiunto vi farà capire cosa avrei volentieri cambiato nella storia ^^

Ebbene sì, a costo di incorrere nelle ire delle fan, dire che non sopporto Edward è un mero eufemismo.

Già dal primo libro non l'ho potuto reggere, e credo che Bella abbia qualche neurone che gira a vuoto se davvero preferisce quel pezzo di marmo al lupacchiotto ^^

I capitoli successivi saranno sulla stessa scia, niente di nuovo tranne qualche "dettaglio"...

Beh, spero che lo stesso abbiate la pazienza di leggermi e darmi suggerimenti per completare al meglio questo breve esperimento (che in teoria è già terminato, ma non si sa mai ^^)

Vi ringrazio davvero per i commenti e le critiche che vorrete lasciarmi (pregasi astenersi commenti tipo "Edward è meglio, Bella deve stare con lui", perché davvero non li terrò in considerazione per il motivo che ho espresso poco fa u_ù )

Bax, Kla