Titolo:
May
it be the shadows call.
Fandom:
Harry Potter.
Personaggi: Harry Potter/Tom Ridde, Ron Weasley.
Genere: Generale,
lieve traccia di Angst.
Warnings:
Slash.
Rating: Giallo.
Riassunto:
Qualcuno ha mai pensato che forse non sono dalla parte di
Silente?
Che non ho deciso io di sconfiggere Tom quando avevo solo
un anno di vita?
Note: scritta per la Criticombola
con il prompt numero 26 -"Tutta
la gente alza il dito e poi
lo punta su di me." (Lontano dal tuo sole, Neffa).
Grazie alla SereH che ha dato una prima occhiata –come
sempre- a questa cosa :D
Tutta
la gente alza il dito e poi lo punta su
di me.
Il salvatore del mondo magico, il bambino che è
sopravvissuto, il ragazzo che ha sconfitto colui che non deve essere
nominato:
non mi vedono per quello che sono.
Per tutti non sono altro che una nuova vittima
da immolare sull’altare di quest’assurda guerra.
Tutti
mi ritengono coraggioso perché, almeno
in
apparenza, combatto contro Tom: non sarei forse più
coraggioso ad ammettere
quello che provo -e non dovrei provare- per lui?
Tutti
mi ritengono forte perché non ho
mai ceduto: non sarebbe forse più forte qualcuno che non
finisce ogni notte nel
letto di colui che dovrebbe essere il suo peggior nemico?
Tutti mi ritengono perfetto per
l’insieme di queste cose.
Forse non mi hanno mai guardato veramente bene.
Qualcuno ha mai pensato che forse non sono
dalla parte di Silente?
Che non ho deciso io di sconfiggere Tom
quando avevo solo un anno di vita?
Perché se fosse stato per me, avrei fatto tutto
tranne che ostacolarlo.
Perché se nella mia vita avessi la possibilità
di fare ciò che desidero, sarei al suo
fianco.
“Che
stai facendo?”
Ron comparve alle spalle di Harry cercando di
afferrare la lettera che quest’ultimo stava scrivendo.
“Nulla” rispose Harry scansandosi e mettendosi
fuori dalla portata dell’amico.
“Cosa ci fai qui?”
“Bhe, considerato che questa è anche casa mia,
ho tutto il diritto di stare qui, non credi?”
I due si guardavano osservando l’uno i
movimenti dell’altro.
Benché fosse fatta solo di sguardi la loro era
una vera e proprio lotta; si giravano intorno quasi fossero due fiere
pronte a
sbranarsi.
Quale dei due fosse la preda e quale il
predatore però era un punto ancora da chiarire.
“Andiamo
Harry, non vuoi far leggere una stupida lettera al
tuo migliore amico?”
“E’ una cosa personale, non vedo perché
dovrei fartela
leggere.”
“Personale? Non ci sono mai stati segreti tra di noi
Harry.”
“Non ho detto che questa lettera è un segreto. Ho
detto
solo che non mi va di fartela leggere.”
Ron assottigliò gli occhi fin quasi a ridurli a due
fessure.
“D’accordo Harry.” Le mani che fino a
quel punto erano
tutto sommato rilassate si strinsero a pugno.
Nonostante Harry temesse qualcosa –un pugno, uno spintone,
qualsiasi cosa- Ron si diresse verso la porta della sua stanza
aggiungendo solo
un ultima frase.
“Allora io tornò giù.”
“Sì, forse è meglio.”
“A dopo.”
Era strano come la situazione tra loro due si era evoluta
nel corso degli anni: c’era stato un tempo in cui Harry non
avrebbe nascosto
nulla al suo migliore amico.
C’era stato un tempo in cui Ron si sarebbe fidato di lui
senza bisogno di conferme.
C’era stato un tempo in cui Ron avrebbe insistito fino a
far cedere Harry se avesse pensato di poterlo aiutare.
Ovviamente quei giorni erano finiti, e tutto sommato Harry
non si pentiva neanche tanto del suo cambiamento.
Ho rinunciato
ormai a sentirmi in colpa per il male che
faccio.
Così mi ha insegnato lui.
Ed io vivo; dei suoi insegnamenti, delle sue parole, delle
sue teorie.
Che siano giuste o sbagliate, buone o cattive, io vivo.
Finalmente vivo.