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Autore: Nausicaa212    13/12/2009    2 recensioni
Scuola nuova, vita nuova... o forse no?
Nel complesso superiore di Summerfield si è appena trasferita Ashley, che tutti additano come una secchiona della peggior specie, e si ritrova a dover fare i conti con i professori, i compagni e soprattutto lui.
Mattew Robson, ragazzo di buona famiglia, che, se non è il più bello della scuola, è certamente il più dannato.
Ma se in realtà Ashley non fosse ciò che sembra?
[E' un primo esperimento di teen drama, perciò quando dico che non è quella che sembra non c'entrano vampiri e supereroine ^^]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uptown Boy

By Nausicaa212






- Departures

Ashley armeggiava con la combinazione del suo armadietto, sovrappensiero. Aveva appena parlato con Allen, riuscendo a scoprire su cos'era la relazione: il professore aveva dato un libro da leggere un paio di settimane fa, su un modulo riguardante la giustizia, e loro dovevano farci su una recensione. Perché li avesse messi in gruppi da quattro restava un mistero, ma fatto sta che dovevano lavorare insieme. Allen l'aveva definita una “carota blu” in quel gruppo. Le aveva chiesto di vedersi già da quel pomeriggio (“prima iniziamo, prima finiamo”) a casa di Davis, ma sarebbe dovuta partire il giorno stesso, ed aveva rifiutato.
Sospirò e, finalmente riuscì ad aprire l'armadietto e ficcarci dentro il libro di pittoriche. L'aveva appena chiuso quando Diana le venne vicino, con lo sguardo perso, e Ashley si preparò a sentire parlare di Micke ancora una volta per tre lunghissime ore
Quella mattina era decisamente da cancellare dal calendario, per quanto la riguardava; ringraziava solo per il fatto che era venerdì, e di conseguenza non c'era il prolungato, né la schifosissima mensa, e sarebbe tornata a casa a minuti. La sua valigia e quella di Phoebe erano già pronte, da chiudere.
- Micke è uno stronzo.-
Sollevò il capo, sorpresa. Diana non aveva mai parlato così riferendosi al ragazzo. La guardò, incuriosita.
- Il punto è che io, come una scema, gli vado dietro da otto mesi, e lui nulla! Anzi, si trovato anche una ragazza, dannazione!-
- Davvero?-
Diana la guardò, con gli occhi lucidi, ed annuì. Scuotendo la testa, si affrettò a riaprire l'armadietto per prendere il pacchetto di kleenex e darne uno all'amica.
Beh, affrettò era una parola grossa. Diciamo che ci mise meno tempo di prima.
Prese il cellulare e mandò un messaggio a Phoebe: “
Arrivo un po' in ritardo, non preoccuparti. Ti voglio bene

***

Arrivo un po' in ritardo, non preoccuparti. Ti voglio bene
Jane Evers lesse il messaggio che Ashley aveva inviato a Phoebe, sospirando: un tempo era lei la destinataria di quei messaggi, nella sua settimana di affido. La sua figlia maggiore, nonostante le divergenze di opinioni che le portavano al litigio spesso e volentieri, la considerava pur sempre sua madre.
C'era un tempo, subito dopo il divorzio, nel quale Ash si era assunta addirittura tutte le responsabilità della casa, quasi costringendola a stare sul divano a guardare la tv, la sera dopo il lavoro. Riusciva a ricordarsi la sua voce da tredicenne che le intimava di stare ferma, che avrebbe pensato a tutto lei. Riusciva a vederla correre dalla cucina al soggiorno, un po' traballante, con Jane stessa che le urlava di cambiarsi almeno, perché non erano cose adatte a stare in casa.
Tutto era cambiato, poi.
Da un certo punto di vista era normale; cioè, crescendo è ovvio che un figlio si allontani dalla madre, ed è anche meglio così, perché altrimenti resta in casa fino ai trent'anni e passa, da un altro punto di vista era assurdo.
Jane sospettava fosse iniziato tutto con il suo ultimo compagno, a Seattle, due anni prima: Michael era una brava persona, e sarebbe stato un padre fantastico, ma con Ash c'era stata antipatia a prima vista. Non sapeva se la colpa fosse stata di Michael o di Ash, a dire la verità, anche se a posteriori sospettava dell'uomo. Fatto sta che lui ed Ash continuavano a litigare; la figlia non aveva accettato che fosse andato a vivere in casa loro, diceva che le sembrava una corte marziale, che non poteva neanche più invitare Thrish a dormire a casa sua. Dal canto suo, Michael la riprendeva ogni volta che si comportava male, in qualsiasi posto. Era arrivato a lanciarle frecciatine per il modo in cui si presentava, ed Ash era arrivata ad avere le crisi isteriche. Era stata costretta a lasciarlo, ma non glielo aveva perdonato, ed aveva deciso che era il momento di portare un po' d'ordine in casa.
Il trasferimento a Summerfield era stata in un certo senso una manna dal cielo, l'occasione di ricominciare, scrollandosi di dosso tutta Seattle, ma quello aveva segnato la fine dei rapporti madre – figlia. Anzi, madre – figlie.
Phoebe le aveva detto che Ash era infelice a Summerfield. Ash usava con lei una fredda formalità che a volte le faceva venire i brividi.
Però era per il suo bene, che lo faceva. Non poteva assolutamente continuare a comportarsi in quel modo, altrimenti si sarebbe trovata male nella vita. Solo che non lo capiva; era una figlia ingrata, non capiva che tutto quello che lei faceva, lo faceva per lei.
Con un altro sospiro, cancellò il messaggio.

***

- Bimba, aspetta.-
Ashley si fermò, voltandosi un attimo. Quando vide Davis che camminava a grandi passi per raggiungerla riprese a camminare un po' più velocemente di prima. Sebastian Davis era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Ovviamente, lui aveva le gambe parecchio più lunghe delle sue, e la raggiunse in dieci secondi. Sbuffò contrariata.
- Cosa vuoi da me?-
Davis fece un'espressione innocente, intrecciando le mani e sorridendo.
- Beh, se non ci mettiamo d'accordo per quella cosa del gruppo di lavoro prenderai un brutto voto, bimba.-
Sì certo, era proprio per il gruppo di lavoro che l'aveva fermata.
- Ah... Io vado via per il weekend. Se ne parla lunedì.-
Non si curò di dargli più informazioni, né di guardarlo, mentre parlava. Non voleva dargli confidenza.
- Lunedì? Va bene, dopo la scuola a casa mia, fino alle sei. Hai l'auto?-
Certo che l'aveva. A Seattle. La madre non le aveva dato il permesso di portarsela nel trasferimento, come ulteriore incentivo a fare quello che diceva lei. Scosse la testa, rabbuiandosi.
Davis alzò le spalle, sorridendo, e le scompigliò i capelli con la sua megamano.
- Allora ti do uno strappo fino a casa, bimba. Non mi va che vai in giro da sola. Non sei Revy.-
Lo fissò, torva. Non aveva certo bisogno di qualcuno che si preoccupasse per lei, anche se non era la Reed. Il fatto di non avere la fama di essere attaccabrighe non voleva dire non sapersi difendere. Tra l'altro, era l'una del pomeriggio, non di sera.
- No, grazie, Davis.-
Il ragazzo ghignò, indicandole una volkswagen verde parcheggiata vicino a lui.
- Non era una domanda, la mia.-
Senza darle il tempo di rispondere, le sfilò dalla tasca il cellulare. Lei spalancò gli occhi, imprecando silenziosamente.
- Per favore, Davis, potresti ridarmi il cellulare?-
- Solo se sali in macchina con me, bimba.-
- Solo se non ti fai vedere da mia madre, Davis.-
- Andata.-
Sbuffando, aprì lo sportello dell'auto e si sedette. Dette il suo indirizzo al ragazzo, chiedendogli se aveva bisogno di ulteriori delucidazioni, ma lui scosse la testa ridendo. Con molta probabilità era nato lì, ovvio che sapeva dove fosse casa sua; Summerfield era piccolina.

***

Piccola ode alle partenze
Una partenza viene preceduta da una grande agitazione, sia da parte di chi non parte, sia da parte di chi parte.
Chi parte deve assicurarsi di aver preso tutto, di lasciare in ordine tutto, e di riuscire a chiudere la valigia, sopra – tutto.
Chi non parte, d'altra parte, deve assicurarsi che ci parte non parta senza tutto ciò con cui deve partire, di salutare chi parte e di far stare tranquillo chi parte e chi non parte, perché anche se non parte si preoccupa per chi parte.


Riguardo l'agitazione, nessuna casa faceva eccezione, e Ashley, tornando, trovò Phoebe in una strana situazione.
Ok, la smetto di fare l'idiota. The end xD


***

- Si può sapere dove diamine sei stata?!-
La voce della sorellina investì Ashley appena mise piede in casa. Phoebe diceva che non le era arrivato nessun messaggio, così, semplicemente, si scusò e promise che la prossima volta l'avrebbe chiamata, così da non farle prendere nessuno spavento, mai più.
Jane, dal canto suo, la guardava tranquillamente. Non le diceva una parola, come al solito; decisa ad ignorarla e ad allontanarsi da lei il più possibile, corse in camera sua per preparare le ultime cose; aveva il treno tra un'oretta, e di conseguenza doveva essere pronta in venti minuti.
Si lavò i denti si sistemò i capelli si cambiò d'abito si lavò il viso sistemò dentifricio spazzolino pettine struccante make – up e tagliaunghie nel beauty – case recuperò le pantofole e le mise insieme ai Doctor Martens nella valigia prese il caricabatterie il portatile un libro e il lettore mp3 e li mise in borsa e finalmente chiuse la valigia. Diciassette minuti e quaranta secondi, bel tempo.
Erano in stazione con dieci minuti d'anticipo

***

Mattew salì sul treno, trascinandosi dietro la valigia blu elettrico. Era incazzato nero, per due motivi:
a) doveva passare il weekend dalla zia e
b) aveva appena visto la Heaven salire sul suo stesso treno.
Fortunatamente era su un altro vagone, ed aveva una minima possibilità di stare in pace. Aveva intenzione di fargliela pagare, prima o poi. Doveva solo trovare un modo per incastrarla.
Alzò le spalle, camminando fino al suo posto, nello scompartimento; era in compagnia di due suore cattoliche*, quello che sembrava un uomo d'affari ed una coppietta. Giusto cielo, lui era seduto nel posto centrale, tra le due suore. Deglutì; essendo protestante, non gli andava molto di trovarsi in una situazione del genere.
Si sistemò e si mise gli auricolari nelle orecchie; aveva lasciato perdere per un momento i Rancid, preferendo
The Brews. Non gli piaceva molto, ma ogni tanto aveva bisogno di una pausa, decisamente.
Effettivamente, a pensarci, non sapeva che la Heaven fosse di Seattle.
Cioè, si poteva facilmente intuire che fosse di una grande città, dal modo in cui camminava o parlava, e non l'aveva mai vista durante il weekend, ma... Seattle. Se l'avesse rivista, forse, avrebbe trovato qualcosa per poterla prendere in giro o vendicarsi. Fat Mike gli cantava nelle orecchie, e sorrise tra sé. Aveva uno scopo, in questi due giorni, e soprattutto, aveva un piano.
Non l'aveva partorito in quei due minuti nei quali si era seduto ed il treno era partito, ovviamente. Ci aveva pensato con Jason e Kells durante la settimana, ed aveva trovato un modo per eludere la sorveglianza della mefitica zia. Gli sarebbe bastato dire che doveva comprarle assolutamente un regalo di Natale in anticipo, perché non sapeva se sarebbero venuti.
Ok, non era un grande piano, ma poteva funzionare. Sua zia amava i regali.

***

Ashley scese dal treno, guardandosi intorno alla ricerca di Demetra e di suo padre. Trisha le aveva detto che non sarebbe potuta venire di pomeriggio, a causa di una visita del parentado lontano, perciò avrebbe potuto liberarsi solo per cena. La cosa le dispiaceva, ma non più di tanto: adorava passare del tempo col padre – e lo avrebbe passato di sicuro, visto che Phoebe aveva chiamato Angela, la sua migliore amica.
Si voltò all'improvviso: le era sembrato, per la seconda volta, di vedere un viso conosciuto. Per la precisione di un viso conosciuto che sarebbe stato meglio evitare, Mattew Robson.
Era consapevole di stargli parecchio antipatica, e la cosa, d'altronde, era ricambiata; si divertiva a farlo impazzire.
Oh, non che non fosse carino, questo sì; insomma, se uno ha la fama di essere tra i più belli ragazzi della scuola, nella maggior parte dei casi effettivamente lo è. Però l'essere ammirati è direttamente proporzionale all'essere stronzi. E poi lei non aveva bisogno di un ragazzo a Summerfield, nossignore.
Tantomeno un ragazzo del genere.
Scorse il padre e Demetra che la salutavano, vicino all'auto. Guardò Phoebe ed insieme si misero a correre, per raggiungerli in fretta. Il weekend era iniziato.


*Negli USA la maggior parte delle persone è cristiana protestante



ANGOLO AUTRICE
Lo so lo so lo so, sono in mostruoso ritardo. La scusa c'è: abbiamo il trimestre a scuola, e si è chiuso ieri. Gli insegnanti hanno dovuto interrogarci e farci fare i compiti in un mese e mezzo, di conseguenza mi sono ammazzata per non avere materie sotto – e ho comunque sotto chimica e storia dell'arte, anche se l'ultima non è sicura.
Mi maledico ogni giorno di più per aver fatto lo scientifico. Scuola inutile xD
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio le 17 persone che hanno la storia nelle preferite, e le 31 che la hanno tra le seguite. Ringrazio Alych, che ha commentato e mi sostiene (grazie *_* non sai quanto mi sei utile!)


Colgo l'occasione per dirvi che ho pubblicato una one – shot ^^ è un esperimento anche quello, ho provato a far parlare un oggetto inanimato, e a fargli descrivere una storia tra due ragazzi. Si chiama Patemi di un Palo
Fatemi saper se vi è piaciuta ^^
Nausicaa212

  
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