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Autore: innerain    14/12/2009    4 recensioni
".. Hey, Platypus, indovina un po' chi ti ha portato il Frappucc-"
Si bloccò di colpo.
Sul suo viso, incredulità.
L'incomprensione della realtà, la confusione, il terrore, lo stupore; il caos.
Dipinto su quegl'occhi color ambra, grandi e spalancati.
Seduti davanti a lei, i Green Day.
Uno davanti all'altro; Tré più verso di lei, che copriva parzialmente Mike, seduto al centro, e in fondo, quasi sul lato opposto della stanza, Billie. La mente si rifiutava di capire, il cuore di battere; erano Loro. Non una foto, non un video clandestino su YouTube, non un poster, non il booklet di un CD. Non un sogno.
Erano Loro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Dopo una certa attesa, eccomi con il secondo capitolo.
Tanto per cominciare, voglio precisare che ho scelto di imboccare una strada che, probabilmente, a molte di voi sembrerà scontata, poco originale, nonché totalmente estraneo a ciò che avevo dapprima in mente di rendere questa fic..
Tuttavia, è necessario ricordare che questa è la prima storia che pubblico, e mi sono voluta cimentare in qualcosa che mi divertisse.. Nonché qualcosa che non fosse troppo impegnativo, sia per voi lettori (e lettrici), sia per me che scrivo.
Questo è un capitolo di "transizione"; non succede granché, a parte il fatto che c'è l'introduzione a due nuovi e fondamentali personaggi.
E' probabile che, una volta terminata questa storia, io riprenda il primo capitolo, al fine di svilupparlo nell'altra direzione, quella che avevo inizialmente preso.. Ergo, gente, non disperate. Tutti saranno accontentati. XD
Concludo ringraziando Fujiko Chan, Mariens, ginnyx e CipollottaPunk, che hanno gentilmente commentato; a partire dal prossimo capitolo risponderò ad ognuna delle vostre recensioni, purtroppo oggi non ho tempo per farlo.
Enjoy, e commentate, mi raccomando!

Disclaimer: I Green Day non sono di mio possesso, come non lo sono Adrienne o i suoi bei pargoli. Sono miei soltanto la fantasia, le mie idee e i due personaggi di Erin e Alice.





Titolo: Welcome To Paradise
Soundtrack: Welcome to Paradise, Green Day





"21st century breakdown

I once was lost but never was found.
I think I'm losing what's left of my mind
To the 20th century deadline"

Le casse, rintanate nella stanza da letto adiacente, schiaffavano la voce di Billie Joe ad un volume esageratamente alto, la batteria alternata a potenti powerchord creavano un mix coinvolgente ed energico, tanto che si sentivano tremare i due vasi posti appena accanto l'apparecchio, in una posizione pericolosamente vicina al bordo del mobile.
Erin sfilò dal cassetto una spazzola giallo-fluorescente e l'astuccio con i trucchi, chiudendolo con un colpo secco di fianchi, facendolo sbattere sonoramente. Canticchiava a labbra strette, accennando appena con il corpo dei movimenti a tempo con la canzone, mentre, sfilati gli occhiali da vista e poggiati su un ripiano, cominciava a passare la matita sul bordo della palpebra, lasciando sulla pelle una linea scura e marcata di trucco.
Dopo qualche minuto, soddisfatta del risultato, chiuse il tutto con estrema velocità, riponendo ogni cosa e fiondandosi fuori dal piccolo bagno, che si affacciava sulla sua altrettanto piccola stanza.

"My name is 'no-one', the long lost son
Born on the 4th of July
Raised in the era of heroes and cons
That left me for dead or alive"

Le casse nere, circa un metro e venti di plastica, metallo e complicati labirinti di cavi, erano uno dei pochi oggetti gelosamente custoditi dalla ragazza, ed ora sembravano scoppiare di musica, tanto era forte la canzone.
La voce di Erin, discretamente profonda per essere quella di una giovane trentenne, si unì in perfetta sincronia con quella del frontman, urlando tra le strofe la rabbia repressa di una (non più così) giovane ribelle con tutta la passione di una vera amante della musica. Di quella musica.
Dieci minuti dopo, Erin stava spegnendo lo stereo fumante, mentre inforcava gli occhiali e raccattava dal letto la sua borsa a tracolla; uscì di casa frettolosamente, gettandosi sui capelli ramati il cappuccio nero della felpa e, scendendo le scale del palazzo due a due, riuscì finalmente a raggiungere la sua bicicletta, poggiata nel vicoletto dietro all'edificio.
Venti minuti più tardi, la giovane costeggiava speditamente una sfilza di villini lungo la 39esima Avenue, lanciando un'occhiata al suo orologio, di tanto in tanto; d'un tratto, si fermò davanti al prato di una villetta color bianco sporco, lasciando cadere la bici contro la staccionata lì accanto, avviandosi verso l'entrata del piccolo edificio.
Suonato il campanello, dopo qualche decina di secondi sbucò fuori della porta una testa di capelli neri e rossi quà e là, e Erin si sentì improvvisamente stretta in una ferrea morsa, seguita da un urletto eccitato proveniente da poco più in alto di lei.
"Reeeeeeeeeee!" La voce, squillante e leggermente roca, strappò un sorriso alla giovane, che si affrettò a sciogliere l'abbraccio, impaziente di vedere come si fosse conciata l'amica.
"Alice...! Porca.. Ma che hai combinato?!" Esclamò Erin, sul punto di ridere, notando lo stato elettrico dei capelli dell'altra ragazza, che non la smetteva di sorridere.
"Io? Niente. Nada. Nichts." Pronunciò secca la mora, incrociando le braccia sul petto, mai perdendo il sorriso, che aveva un che di folle.
"Va beh.. Comunque, sei pronta?" Domandò sorridendo Erin, lanciando un'altra occhiata alienata alla sua mica altrettanto alienata.
"Scherzi? Sono nata pronta. Ora, però, andiamo." Disse perentoria, afferrando per un braccio l'amica, e dirigendosi verso una piccola Chevy parcheggiata nel vialetto.
Mezz'ora dopo, la macchina si infilava in un parcheggio; uscendo, Erin guardò quasi immediatamente alla sua destra, facendo scorrere verso l'alto il suo sguardo.
Oscurando in parte il sole mattutino, c'era un enorme edificio grigio; l'Oracle Arena.
Respirando profondamente, Erin non potè che rimanere immobile nel fissare quello che sarebbe stato il luogo della realizzazione di uno dei suoi sogni più grandi.
Era qui che avrebbe visto i suoi miti. Era qui che si sarebbe fottuta la voce per il troppo cantare. Era qui che avrebbe potuto sentire il suo cuore battere all'unisono con quello di tutti gli altri migliaia di spettatori e, forse, con il loro. Era qui che avrebbe avuto un biglietto diretto, di sola andata per il paradiso.
"Welcome to Paradise." Sussurrò tra se e se, sentendo il cuore batterle forte nelle orecchie.
Fu bruscamente "risvegliata" da una pacca sulla spalla di Alice, che, affiancandosi a lei, rise appena.
"Eccoci qui, Ree. Stiamo per vedere gli idoli della nostra vita.. Qui, ad Oakland. Qui, nella città più sfigata dell'intera America. Dell'intero mondo. .. Ci pensi?" Mormorò emozionata la giovane Irlandese, osservando con la coda dell'occhio la sua conterranea, nonché migliore amica.
Erin non potè che annuire; la sua mentre frullava centinaia, no, migliaia di pensieri, il cui soggetto era, tuttavia, uno solo: Green Day.
"Già.. Cazzo."
_ _ _ _ _ _ _ _

Note di fine capitolo: Come avrete certamente notato, vi sono delle espressioni in Inglese che, secondo me, sono intraducibili in italiano, e che quindi ho scelto di lasciare nella lingua originale; per esempio, il nostro caro "You know", che Billie ripete continuamente nelle interviste.


   
 
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