Capitolo 3

-Certo che però potevi avvertirmi...-

-Certo, George. La prossima volta ti avvertirò della presenza di quattro pareti non esattamente “soffici” che, guarda a caso, circondano la stanza...-

-Sì, sì, fa pure lo spiritoso...tra poco arriverà John e...-

-Ma da dove vuoi che arrivi?- lo interruppe Paul.

-Dal camino? Hai confuso Babbo Natale con John Lennon, amico?-

-No, no, tranquillo...riesco ancora a distinguerli- lo rassicurò George.

-Ah, meno male...-

Ad un tratto George si mise a saltellare freneticamente da un punto all'altro della stanza, canticchiando...beh, non proprio a bassa voce:

-Vedrò John Lennon! Vedrò John Lennon!-

-Se continui così vedrai solo le stelle, amico...- lo riprese Paul.

-Si da il caso che il muro sia ancora al suo posto-

-Come ancora?-

Paul gli lanciò un occhiata interrogativa.

-Nel senso che non l'hai ancora buttato giù, George!-

George sorrise, con un'aria trasognata che fece venire a Paul il sospetto che fosse ancora nel mondo delle nuvole...

-Sai una cosa, George? Forse ti sarà più facile uscire, se apri la porta-

George annuì.

-Aprire la porta prima di uscire. Me ne ricorderò-

-Sì, sarà meglio....-

In meno di cinque minuti(stendiamo un velo pietoso sui numerosi pali beccati da George...) i due ragazzi raggiunsero l'appartamento dove John Lennon viveva con la sua famiglia...

George scavalcò quasi il cancello(poco dopo Paul gli fece notare che era molto più comodo aprirlo...ma tanto ormai era già entrato...) e corse a suonare il campanello.

Proprio così, corse.

E, come è logico che sia, accanto al campanello c'era la porta.

Beh, ecco...George non la vide.

Paul alzò gli occhi al cielo.

Ormai aveva perso ogni speranza di mettergli la testa a posto...

Ironia della sorte, in quel preciso istante John aprì la porta e...

Ok, d'accordo, replay del velo pietoso...

George arrivò praticamente addosso a John, travolgendolo e buttandolo a terra.

Tecnicamente questo...ehm...piccolo incidente avrebbe dovuto rimanere nel backstage...ma sapete com'è, l'amicizia non è bella se non è litigarella...o forse era l'amore?

Beh, chi se ne importa...

Torniamo ai nostri tre poveri ragazzi...

George addosso al povero John, che probabilmente non aveva neanche capito cosa stava succedendo...Paul, in un angolo dell'ingresso che si riempiva la bocca di mentine di tutti i tipi per soffocare le risate.

-Cominciamo bene...- commentò John rialzandosi.

-Scusa, John, scusa, scusa, scusa...-

-Ok, ok! Non preoccuparti, cosa vuoi che sia...mi hai solo sconvolto una costola che forse non aveva in programma di tamponare lo sterno, in fondo...-

-Mi dispiace, John!-

-Sì, anche a me...comunque...sorvoliamo!-

George gli salto praticamente al collo.

-Sei un mito, John!-

-Ehm...se ti dicessi che lo sei anche tu toglieresti il gomito dalla mia povera giugulare?-

-Stai studiando anatomia, John?- domandò Paul sollevando un sopracciglio.

-No, sto solo studiando un metodo per togliermi il tuo amico, sai com'è...-

-Ok, allora, questo provino? Sai, in fondo sei simpatico, John! Ti immaginavo...non so...un po' più rigido...-

-Sì, in effetti prima che arrivassi tu avevo tutte le costole al loro posto...-

-Non intendevo questo...-

-Sì, lo so, comunque...sei venuto qui per un provino, no?-

-Eh?-

-Provino, George. Il provino-

-Certo!- George si staccò dal collo di John con un balzo, atterrando con precisione matematica sul piede di John.

John alzò gli occhi al cielo.

-Perchè, Dio, perchè? Cosa ho fatto di male?-

-Beh, John, non stiamo qui a far niente! Allora, questo provino?-

John lo fulminò con lo sguardo.

-Suona! E, se possibile-ma ti convine che sia possibile- taci-

George ripetè lo stesso brano che Paul aveva già ascoltato, una sua composizione a cui, per il momento, non aveva dato titolo.

John sgranò gli occhi.

-Quanti anni hai detto che hai?-

-Quattordici- rispose George, con un sorriso raggiante.

John lo guardò con una certa curiosità.

George arrossì.

Gli brillavano gli occhi e gli tremava una gamba.

L'ansia lo stava divorando.

-Però! Sei bravo...per essere un moccioso-

George gli lanciò un'occhiata interrogativa.

-Eh?-

-Lascia stare, non importa...comunque...beh, sì, sei dentro! Sei in gamba, ragazzo!-

George saltò in piedi come una molla.

Non poteva credere alle sue orecchie.

Era dentro.

Era nella band di John Lennon.

Di norma il 90 % delle persone a cui capita una cosa simile si limitano a ringraziare e, talvolta, ad esultare.

George no.

George si mise a correre per la stanza neanche fosse inseguito da uno sciame di api inferocite e...

-Sono dentro! Sono dentro!-

Senza neanche accorgersene saltellò come un grillo impazzito fino al balcone e...beh...che dire?

Forse ora non era più tanto “dentro”...

Scusatemi, mi dispiace tantissimo ma ora proprio non posso rispondere alle recensioni...devo cominciare I compiti e ho mia mamma alle calcagna...

Comunque per non farvi aspettare oltre ho pubblicato questo e capitolo e...beh, spero che vi piaccia!

Grazie mille a tutte voi che recensite e anche a chi legge soltanto!

Martina