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Autore: SunS H I N E    14/12/2009    1 recensioni
"Sono bella.E me ne vanto.Non c'è niente di più bello di andare fieri della propria bellezza" Qualcosa le farà cambiare idea...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sera quando la incontrai. Una dannatissima sera d’estate. Non avevo mai visto estati così calde,nei miei diciassette anni di vita. Alle sette di sera la temperatura era sempre oltre i trenta gradi,l’asfalto ribolliva,fumava,e l’unico posto allettante per la corsa era la spiaggia. Distava poco dalla residenza estiva dei miei,qualche chilometro di strada bruciacchiata dal sole. Sapevo di essere una maniaca della perfezione,curavo il mio fisico con irritante precisione,stando attenta a non ingrassare di un etto. Trattavo me stessa come una bambola,una di quelle di porcellana. Avevo una concezione forse un po’ troppo superficiale di bellezza,lo capisco. DOVEVO essere bella,credevo che solo così potessi essere me stessa. Così quando la vidi correre sulla spiaggia,non feci troppo caso a chi potesse essere,concentrata nella mia bolla di egocentrismo. Non notai subito gli occhi gonfi di pianto,le labbra socchiuse,le mani sporche di sangue. Non vidi altro che l’abito di seta, imperlato di piccole gocce di sudore, che giudicai assolutamente inadatto per l’occasione. Era bello,di un colore particolare. Metteva in risalto le sue curve,piene nel punto giusto. Aveva un bel viso,notai. Gli occhi chiari,le ciglia lunghe e delicate che le accarezzavano le guance,se abbassava gli occhi. I raggi di sole illuminavano uno sguardo che etichettai come annoiato,evitando accuratamente di cercare in quegli occhi la gioia di vivere. Ancora adesso la frustrazione dell’apparenza mi strazia. Magari sarebbe andata diversamente,se mi fossi soffermata sui tratti familiari. Continuai a correre,la musica nelle orecchie che copriva il rumore del mare agitato. Non mi stancavo mai di sentire sotto le dita la sabbia correre via,insieme a me,ed il riflesso dorato del sole che tramontava mi spinse ad andare avanti fino al punto in cui la spiaggia diventava troppo stretta,poi tornai indietro,rallentando leggermente. C’erano ancora diversi chilometri da fare. Dapprima non feci caso alla schiera di poliziotti davanti ad un piccolo bar in riva al mare. Ero abituata alle divise,mi padre era un carabiniere di alta considerazione,e non mi aveva mai spaventato l’idea della pistola nella sua giacca. Poi fui costretta a rallentare per il traffico di persone,e rimasi impietrita. Un corpo giaceva immobile e privo di vita,avvolto in una maschera di sangue. Il mio primo impulso fu quello di tapparmi gli occhi ed andarmene. Ma c’era qualcosa che mi tratteneva con gli occhi fissi sul volto sfregiato dell’uomo. Qualcosa di familiare. Qualcosa di terribile. Nell’istante in cui vidi la mano di mia madre posarsi sui miei occhi capii. Quel corpo spezzato era il corpo di mio padre. Nell’attimo che precedette ogni colpo di testa,ogni emozione,ogni piccolo dettaglio si affollò nella mia mente,confondendosi. Caddi sulla sabbia fresca,ed ogni ricordo si tinse di nero.
 
Nota d’autore: Spero di essere seguita in questo mio colpo di testa. E’ un’idea strana ed inquietante,ma amo tingere la vita di nuovi colori. Avrò l’occasione per continuare a spiegarmi,spero!
  
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