Domenica sera
Il sole andava lentamente calando nella tiepida sera
della città egiziana, tra sottili nubi rossastre nella lontananza del cielo
blu. I tetti rossi delle case di periferia diventavano scuri come le fiamme
dell’aldilà, mentre le facciate biancastre andavano mano a mano ingrigendosi
per la signora notte che si avvicinava silenziosa come la morte. Gli uomini
camminavano velocemente, rischiando di scontrarsi agli incroci delle strette
strade, ognuno immerso nei suoi pensieri, desideroso soltanto di un veloce ritorno
a casa, nella tranquillità del focolare domestico, protettivo e affettuoso.
Dall’andatura più lenta e dondolante, si potevano distinguere coloro che, al
contrario, non possedevano case o famiglia e, come ogni sera, si accontentavano
solo di un posto dove riposare le stanche membra con una dormita, se non buona,
almeno decente.
«Facciamo il
punto della situazione» disse polemico Yami, comparendo al fianco della ragazza che
guardava dubbiosa l’incrocio di fronte a lei. «Stamattina sono stato costretto ad una levataccia solo perché tu
volevi fare bella figura con Kaiba…»
«Ma almeno, sto bene?» Lei
si passò una mano sul body nero senza maniche, che lasciava spuntare le
spalline del reggiseno, sulla cintura nera e argentata che decorava la
minigonna rossa a pieghe, fino a scendere sulle calze a rete nere. Il completo
finiva con un paio di scarpe da ginnastica nere che, tuttavia, a causa della
polvere avevano ormai assunto un colorito beige.
«Si, sei
bellissima»
la rassicurò vagamente lui. «Poi, ho
passato… quante ore? Dodici? Comunque, un’infinità a
sentir parlare tu e Kaiba di cose incomprensibili…»
«Matematica» lo corresse lei.
«…o comunque molto noiose…»
«Non è vero!» intervenne ancora Miyon. «Sono sicura
che piacerebbe anche a te, se solo la studiassi! Ma se
preferisci rimanere nell’ignoranza…» Allargò le braccia in un gesto di
rassegnazione.
«A pranzo, poi,
ho dovuto magiare quell’orribile panino da
supermercato…»
la ignorò lui.
«Assolutamente immangiabile…» Lei si mordicchiò un
dito. «Kaiba non sa cucinare, dovrò tenerlo a mente…»
«La colpa è tua
che ti sei dimenticata il bento…» istigò Yami.
«Dico io, ma non ce le ha
delle cameriere che gli preparino la roba?» Miyon stava ancora pensando a
Kaiba. «E se sono state loro a fare quelle schifezze, che le licenzi!
E che cavolo!»
«A seguito
abbiamo avuto mal di stomaco per tutto il resto del viaggio…» proseguì il racconto Yami.
«E meno male che non
abbiamo nemmeno finito il panino…» aggiunse lei.
«…Di
conseguenza adesso ci brontola lo stomaco…»
«E, per finire la serie di
sventure» sospirò lei. «Nel casino di prima abbiamo perso Kaiba e siamo finiti
dispersi per Il Cairo!» Si tormentò leggermente il fiocco del nastrino rosso
che portava al collo. «Si accettano suggerimenti. Il Faraone sei tu»
«Potremo
cercare di individuare il museo…» propose lui. «So
che Isis lavorava lì»
«Lavora al museo archeologico de Il Cairo?» chiese
Miyon stupita.
«Che io sappia, si» rispose tranquillo lui.
«Cosa aspettavi a dirlo?!» Miyon
agitò i capelli per dimostrare la sua disperazione. Poi, ripresasi, agguantò il
primo passante che capitava, senza preoccuparsi della fretta con cui andava. «Excuse me, sir. Where is the museum?»
L’uomo la guardò stranito dallo scuro del suo viso
abbronzato. «Far… very far…» rispose in un inglese
stentato, riprendendo il suo cammino frettoloso.
«Pare che sia lontanuccio…»
commentò Miyon, un poco sconvolta, indicando il
passante che stava già scomparendo tra la folla della viuzza.
«Ti pareva se poteva capitarci un colpo di fortuna…» Yami si massaggiò la fronte,
frustrato. Alzò lo sguardo per guardare il lontano, meraviglioso sole al
tramonto, quando la sua attenzione fu attratta da un particolare nella strada
di fronte a loro. Tra le tante persone che vi camminavano vi era un ragazzo,
dallo sguardo violetto leggermente preoccupato. Le mani infilate nelle tasche
posteriori dei pantaloni larghi beige erano protette da guanti da pilota e la
maglietta col cappuccio viola lasciava leggermente scoperto il body nero che
indossava sotto. I capelli biondi un poco lunghi ondeggiavano con l’andamento
della sua camminata, veloce ma precisa. «Malik!
Quello è Malik!»
«Chi? Dove?» Miyon iniziò a guardarsi intorno.
«Quel ragazzo
con la maglia viola»
cercò di indicarlo lui. «E’ Malik Ishtar» Aggiunse il cognome per farle capire di chi si
trattava.
«Ah, quel ragazzo carino?» chiese Miyon
individuandolo. «E’ lui che ha perso evocando quattro volte Ra?»
«Carino?» ripetè
Yami. «Ma a te
vanno bene proprio tutti!»
«Ma niente affatto!» ribattè lei offesa. «Sei tu che sei prevenuto nei confronti
dei tuoi amici… Solo perché io non ti ho mai detto che sei carino, anche se è
vero»
Yami arrossì vagamente. «Come sai che ha evocato quattro volte Ra?»
disse poi, concentrando la sua attenzione sulla frase seguente.
«Ops…» Miyon fece una
linguaccia imbarazzata. «Temo di aver involontariamente frugato tra i tuoi
ricordi…»
«Ecco…» disse lui. «E poi ti sei
arrabbiata tanto…» Scoccò uno sguardo alla via trafficata. «Però, se continuiamo a stare qui a parlare,
finisce che lo perdiamo…»
«Accidenti!» Miyon si inserì
in quel traffico veicolare, cercando con lo sguardo il ragazzo dai capelli
biondi. Lo individuò in fondo alla strada, mentre stava per infilarsi un casco
argentato e, correndo come in una partita di basket, lo raggiunse. «Malik!»
Lui si voltò, bloccando il casco a mezz’aria, e la
guardò con un’espressione interrogativa in volto.
«Dimenticavo che lui non mi conosce…»
pensò preoccupata lei.
«Inventati
qualcosa!»
suggerì Yami, cercando di incoraggiarla.
«Oh…Ah… Io sono Miyon Minaguchi»
Gli porse una mano, che lui strinse in una presa forte ma
ancora un poco dubbiosa. «Io sono… Una tua fan! Ma
si, certo. Apprezzo moltissimo il tuo talento a M&W!»
«Da-davvero…?» Malik sembrò ancora più stupito, ma si riprese vedendo lo sguardo
ammirato, o finto tale, di lei. «Modestamente… In effetti
sono uno dei migliori…»
«Ehh» intervenne Yami scuotendo la testa. «Non c’era proprio un’altra strategia?»
«Si accettano suggerimenti» sibilò Miyon acida.
«Vuoi che gli dica direttamente che sei dentro di me?»
«No!» si spaventò lui. «Vorrei che il primo fosse il mio partner…»
aggiunse sottovoce. Già era stato un trauma doverlo dire a
Kaiba, anche se, quella volta, era stato costretto a farlo per una buona
causa.
«Stai dicendo qualcosa?» chiese Malik, riappoggiando
il casco sul seggiolino della moto.
«Ehm, si certo…» Miyon si
mordicchiò una guancia. «Vorrei conoscerti meglio… Sei libero
adesso?»
Malik scoccò un lungo sguardo alla moto. «Dovrei
andare a casa…»
«Oh, allora… Potrei venire anche io…» Lei gli prese
le mani e le congiunse alle sue. «Per favore…» Strizzò l’occhio.
«Veramente…» Malik lasciò che una leggera goccia di
sudore gli scendesse dolcemente dalla fronte, riflettendo. In fondo, in quel
momento, ospitati a casa sua, si trovavano anche gli amici di Yuugi… Una
persona in più non avrebbe fatto poi tutta quella differenza…
«Se ti fidi a salire in moto con me…»
«Fantastico! Grazie, grazie!» Miyon si lasciò andare
e lo abbracciò, facendolo avvampare.
«Staccati
subito»
ordinò lentamente Yami.
Miyon, ridendo sotto i baffi, obbedì. Malik aprì il
vano della moto ed estrasse un altro casco, più vecchio e rovinato, che le
passò. «Salta su, bellezza»
«Bellezza…» Yami respirò profondamente. «Stai attento, Malik… Queste te le farò pagare tutte…»
«E piantala»
Di nascosto, Miyon cercò di tirargli una gomitata. «Manco fosse
tuo davvero, il corpo…»
Malik salì a bordo della moto. «Dicevi?»
«Che emozione!» tergiversò
Miyon, che trovava frustrante dover conversare con due persone
contemporaneamente. Si accomodò dietro di lui, avvicinandosi il più possibile
apposta per fare arrabbiare lo spirito che abitava dentro di lei.
«Tieniti forte» le consigliò Malik, azionando il motore. Con uno sbuffo di fumo, la moto
sportiva rossa partì alzando leggere nubi di polvere rossastra dietro di se.
La casa di Malik si trovava ben oltre la periferia
de Il Cairo. Era situata praticamente in mezzo al
deserto rosso che univa in un’immensa pianura di fuoco la città alle lontane
piramidi di Cheope, Chefren
e Micerino, consentendo una romantica visione di
questi capolavori al tramonto, con i raggi solari ormai rossi che scendevano
lentamente lungo i fianchi rocciosi delle piramidi, rendendo quei luoghi ancora
più misteriosi rispetto a ciò che si pensava nell’immaginario collettivo. Al
contrario, la casa non aveva nulla né di misterioso né di tradizionalmente
egiziano. Somigliava maggiormente alle casette dei pescatori che si possono ritrovare in Olanda, con il giardinetto di erba
verde recintato e il vialetto in ghiaia, anche se in questo caso si trattava di
sabbia, che portava alla porta d’entrata. La facciata, in legno dipinto di
bianco, era decorata dai vasi di rose rosse ad ogni finestra aperta. Il tetto
rosso, dalla quale spuntava la finestra della mansarda, era inutilmente a
punta.
«Eccoci» disse Malik
parcheggiando la moto esattamente sul vialetto di casa.
«Bel posto» commentò Miyon sinceramente, anche se
non capiva come fiori simili come quelli coltivati nel giardino potessero
sopravvivere al clima egiziano. Scese dalla moto, togliendosi il casco, e lo
passò al ragazzo.
«Davvero…» aggiunse Yami, tra il
sorpreso e il sollevato. Probabilmente temeva ancora che abitassero in quel
buco dove la loro tradizione li aveva costretti ad
rimanere per tanto tempo.
Malik aprì la porta. «Prego» La lasciò entrare in un
ambienta caldo e accogliente, arredato più in stile
giapponese che egiziano. Miyon si strinse leggermente nelle spalle. Le era
venuto freddo sulla moto, mentre adesso poteva sentire un dolce tepore sulla
pelle. «Forse dovrei avvertire mia sorella…» Malik scoccò uno sguardo
pensieroso al telefono cordless appoggiato sulla
mensola del corridoio. In quel momento, il telefono prese a squillare.
«Telepatia…?» domandò quasi a sé stessa Miyon,
ridendo leggermente.
Malik prese la cornetta e rispose. «Pronto? Sorella,
sei tu? Stavo per chiamarti…» Si appoggiò al muro, accavallando le gambe. «Ma è vero! No, non sono ancora andato a controllare se Yuugi
si è ripreso…»
«Yuugi…?» Le parole risuonarono come campane nella mente di lei, che pensò fosse il caso di eseguire un veloce
scambio di anime.
«Sono appena rientrato!» si difese, seccato, Malik.
«Ora vado… E poi, dato che è come in coma, anche se si svegliasse,
dubito che abbia la forza di alzarsi e andare in giro…» Scosse la testa.
«Potrebbe anche non riprendersi più…»
Yami aveva ascoltato abbastanza, e troppo poco. E
detestava non sapere nulla di cosa fosse accaduto al
suo partner. «Cos’è successo?!» Afferrò Malik per il
colletto della sua maglia viola e lo spinse violentemente contro il muro.
«Cos’è successo a Yuugi?!»
«Che… Cavolo…?» Malik
strinse i denti per il dolore che sentiva alla schiena. Non capiva la
situazione. Perché, improvvisamente, quella ragazza
parlava di Yuugi? E come faceva ad avere tanta forza?
«Malik? Malik, mi ascolti?» veniva la voce di Isis dalla cornetta.
Yami prese il telefono dalle mani di Malik e lo
spense, appoggiandolo non proprio delicatamente sulla mensola.«Dov’è Yuugi?» disse pericolosamente, spingendo con la punta del
ginocchio sul suo stomaco. «Rispondimi!»
«Di… Sopra…» ansimò Malik, che non riusciva quasi a
respirare. «Camera… In fondo…»
A quel punto, Yami lo lasciò, correndo via. «Aibou!» Malik rimase immobile, incapace di credere a quello
che era appena successo. Respirava profondamente per riprendere fiato. Come
poteva essere stato messo al muro da una ragazza?!
Yami spalancò la porta della camera facendola
sbattere così forte contro la parete opposta che la si
sentì leggermente tremare sotto quel colpo. Sul letto appoggiato al muro di
fronte, Yuugi dormiva, con la testa leggermente appoggiata al cuscino bianco e
la bocca semichiusa in un respiro affaticato.
«Sta male…?» Miyon era molto preoccupata, tanto che
non lo aveva nemmeno fermato quando aveva agito in modo così violento. In una
situazione simile, probabilmente, si sarebbe comportata come lui.
«Non lo so…» La voce di Yami era debole. Si avvicinò
al letto e afferrò Yuugi per le spalle, sollevandolo leggermente e lasciando
scivolare le coperte che lo ricoprivano. «Aibou? Aibou?» Lo strattonò via via
sempre più forte, vedendo che non riceveva reazioni. «Aibou!!»
«Yuugi!» gridò contemporaneamente
Miyon, seduta sul letto accanto a lui.
Finalmente le palpebre di Yuugi si mossero, prima impercettibilmente, poi in maniera sempre più evidente, come una batteria che si carica lentamente. Infine aprì leggermente gli occhi, ancora assonnato. «Aibou…» sospirò di sollievo Yami.
«Mou hitori no boku…» mormorò lentamente il ragazzo, riconoscendolo a
senso. «Mou hitori no boku?!»
esclamò poi, vedendo la forma della persona che gli stava di fronte. «No…»
«Si, Aibou, sono io»
confermò Yami. «Sono proprio io» Lo abbracciò. «Ero sicuro che mi avresti subito
riconosciuto!» Un leggero rivo di sangue iniziò a scendere dalla narice destra
di Yuugi, mentre il suo viso diventava sempre più rosso. «Che
succede? Stai male?»
«Lo stai spupazzando sulle mie tette…» gli ricordò Miyon polemica,
ma decisamente sollevata.
«Yuugi! Ti sei ripreso!» Malik entrò nella stanza. Anche il leggero barlume di preoccupazione nei suoi occhi
violetti era scomparso. Scoccò uno sguardo alla ragazza, intenzionato a dire
qualcosa.
Yami si alzò e gli si avvicinò, guardandolo
duramente. «Che cos’hai fatto?» gli chiese. «Era come
in coma! Spiegami subito!»
«Non sono tenuto a darti spiegazioni» replicò Malik
brusco. «Tu, piuttosto. Chi sei?»
«Mou hitori no boku…» rispose Yuugi, con lo sguardo basso. «Lei… Lui è mou hitori no boku…»
«Ma… Che stai dicendo?»
Malik lo osservò come se fosse un malato mentale.
«Ha ragione» annuì Yami. «Anche se questo è il corpo
di una ragazza, l’anima che hai di fronte è quella del Faraone Senza Nome»
«Faraone…» Malik sembrò sul punto di scoppiare in
una lunga risata. «Come hai fatto a finire…»
«Spiegami piuttosto che ci faceva Yuugi in quelle
condizioni»
«Vedi…» Il custode della tomba si gratto una
guancia, imbarazzato. «Visto che la tua anima era
scomparsa misteriosamente, abbiamo pensato che si fosse fusa con quella di
Yuugi…» Deglutì. «Così abbiamo unito i poteri dell’ascia con quelli del puzzle
per… Cercare di separarvi di nuovo…»
«In che modo?» domandò ancora Yami, battendo
leggermente un piede per terra.
Malik scostò lo sguardo, evidentemente a disagio.
«Inserendo una parte dello spirito di Yuugi in lui stesso, avremmo potuto-»
«Inserire una parte di sé in sé stesso?!» ripetè Yuugi. «E’ una cosa pericolosissima!» Afferrò Malik
per il collo. «Tu lo sapevi, vero? E nonostante
tutto…»
«Non è colpa sua…» Yuugi scese velocemente dal letto
e afferrò il braccio affusolato della ragazza. «Sono io che ho insistito a
farlo! Volevo tanto rivederti…» Si staccò, lasciando che alcune gocce
cristalline gli inumidissero gli occhi.
Yami lasciò la presa sul collo di Malik e avvicinò a
sé Yuugi, poggiandogli la mano dietro la testa, stando attento a non farlo
scontrare con il seno, onde evitare altro imbarazzo. «Perdonami…» mormorò,
sentendo che si sfogava bagnandogli il body nero. «E’ tutta colpa mia…»
«In effetti si» annuì Miyon. «Se
tu mi avessi detto subito che Isis Ishtar
lavorava al museo egizio, avremo potuto
contattarla via internet» Yami non rispose, ma mise il broncio.
«Accidenti, che caratteraccio…» Malik tossì
leggermente, massaggiandosi il collo segnato dalle dita di Miyon. «Spiegami che
cavolo di fai lì dentro, mentre noi eravamo
preoccupati per te»
«Guarda che io ho cercato
di contattarvi» lo guardò male Yami.
Yuugi alzò lo sguardo. «Adesso che
ci penso…» Si asciugò gli occhi con la manica del pigiama verdino che indossava.
«Questa ragazza… Mi è venuta addosso subito prima che tu…»
«Ah si…?» mormorò Miyon dubbiosa. «Non mi ricordo…»
«Esatto» annuì Yami ignorando la sua ospite. «A causa
di quello scontro, non so perché, la mia anima si è spostata di corpo…»
«Aspettate un attimo» Malik uscì di corsa dalla
stanza, tornando un paio di minuti dopo, con un piccolo libricino nero scritto
in geroglifico. «Potrebbe esserci stata una coincidenza astrale…» Aprì il
libro, spandendo attorno leggere nuvole di polvere
antica, sfogliando le pagine bianche. «Quando è
successo?»
Yuugi riflettè. «Sabato…
Verso le quattro, credo»
«Due sabati fa» corresse Yami. Evidentemente Yuugi
aveva perso un poco il senso del tempo.
«Che sfortuna incredibile!»
commentò Malik scuotendo la testa.
«Vuoi spiegarti?» chiese Yami frustrato.
«Devi sapere, Faraone, che gli egiziani non fanno
mai nulla a caso» spiegò Malik, saccente. «Gli Oggetti Millenari sono stati creati
durante un esatta coincidenza astrale, ossia quando la
luna impediva la vista del pianeta Venere e Giove era al centro del Piccolo
Carro» Chiuse di scatto il libro. «Per via di questa
coincidenza, gli oggetti millenari perdono il loro potere alla coincidenza
opposta, ossia quando la posizione dei due pianeti è invertita» Iniziò a
camminare avanti e indietro per la stanza. «In pratica, in questa occasione gli oggetti millenari si comportano in modo
imprevedibile… In questo caso, ha realizzato addirittura uno scambio di anime!»
«Tutto questo è molto interessante…» Yami sbadigliò.
«Ciò che mi interessa sapere è: esiste un modo per
invertire tutto?»
«Certamente» Malik incrociò le braccia. «Basterà
aspettare la coincidenza positiva, quindi potrai
trasferire nuovamente il tuo spirito nel puzzle»
«E quando sarebbe questa
coincidenza…?» chiese Yuugi un po’ preoccupato.
Malik aspettò un attimo, prima di rispondere. «Fra
due giorni» Poi rise alle loro espressioni. Sapeva che si aspettavano una data
assurda o comunque molto lontana nel tempo.
«Tutta sta’ storia e poi è tra due giorni?!» esclamò Miyon. «Ma vaffanculo! Ho
preso un colpo!»
«E’ importante non perdere il momento, o si potrebbe aspettare anche più di un anno» Terminò il discorso
Malik, quando ebbe finito di ridere. «Dovete farlo più o meno alla stessa ora,
con uno scarto di una mezz’oretta»
«Nessun problema» alzò le spalle Yami. «Sentito? Fra
due giorni saremo di nuovo assieme!»
«Si!» Solo in quel momento, Yuugi fece il suo primo
sorriso, anche se unito ad uno sguardo annoiato di Malik.
«Dimenticavo…» mormorò Yami, e lasciò che Miyon
riprendesse il controllo del suo corpo.
Yuugi se ne accorse
immediatamente, al contrario di Malik. «Allora… Tu sei…»
«Finalmente ci incontriamo»
sorrise lei. «Yami non ha fatto altro che parlare di te»
«Davvero…?» Yuugi arrossì leggermente e scostò lo
sguardo dagli occhi viola di lei.
«Miyon…» chiamò leggermente Malik. «Suppongo che
allora tu non sia una mia fan…»
«No, perdonami…» Lei sorrise. «In realtà non so nemmeno
come si gioca a M&W…» Gli diede una leggera pacca
sulla spalla. «Coraggio, sono sicura che sei un buon duellante… Anche se hai
perso pur usando Osiris»
A quella frase, il ricordo della sconfitta salì fino
alle guance di Malik, facendolo rabbrividire. «Che
vorresti dire?»
«Miyo-on…» chiamò leggermente Yami.
«Accidenti!» esclamò la ragazza, mettendosi una mano
davanti alla bocca. «Ho di nuovo letto nei tuoi ricordi…»
«Come?» Malik sbattè le
palpebre.
«Ecco, a volte, involontariamente, Yami acquisisce dei miei ricordi, e viceversa» spiegò Miyon
rapidamente.
«Questo non è normale…» mormorò Malik osservandola
negli occhi.
«Ah, no?»
«Io e mou hitori no boku non abbiamo mai…» mormorò
tristemente Yuugi, ricordando come spesso avesse desiderato regalargli la sua
memoria, in modo che Yami non andasse alla ricerca della sua e rimanesse per
sempre al suo fianco.
«Per forza» rise Miyon. «Quando
hai risolto il puzzle, Yami non aveva ricordi da darti!»
«Non serve rimarcarlo
per forza…»
intervenne il diretto interessato.
«Può darsi che sia per
quello…» commentò Malik, ma dallo sguardo strano che le stava scoccando si
poteva capire che aveva un altro pensiero per la testa.
«Malik! Dove sei?» Una voce di
donna venne dal piano di sotto. «Perché non
rispondi al telefono?»
Il giovane custode scosse la testa. «Vorrei proprio
sapere come posso raccontare questo a mia sorella…»
«Buona fortuna» dissero Miyon e Yami
contemporaneamente.
«Ma tu devi aiutarmi!»
«Ma anche no» replicò
tranquilla lei. «Però sappi che faccio il tifo per
te!»
«Anch’io» confermò Yuugi.
«Malik!» chiamò nuovamente la voce, mentre si
sentirono dei passi salire velocemente le scale di legno.
Lui sospirò. «Capitano sempre a me…»
Reviews:
Kelly: Ciao ^^ Scusa se non ti ho
avvertito, ma visto che l’avevo già pubblicata quando
ti ho mandato il messaggio, ho pensato che l’avresti vista tranquillamente
quando andavi a pubblicare la tua… ^^’’ E scusami anche se non ho notato la tua
prima recensione, ma venerdì scorso ho dovuto fare tutto di fretta perché stavo
partendo per le vacanze (per questo motivo ho dovuto fare anche una recensione
velocissima alla tua storia… Volevo dirti un mucchio di cose e le ho scordate! ^^’’
Me le farò tornare a mente al prossimo capitolo!) Mi fa piacere che la storia
di piaccia… In effetti, ho pensato che non fosse più
il caso di parlare del passato, ma… ^_- per la partita, ho deciso di fare un
capitolo alla fine di tutto, una specie di extra come nei manga… nel frattempo
ti anticipo che hanno vinto (difatti Yami è ancora vivo ^^). Mi fa piacere
anche che ti piaccia il mio personaggio e ti dirò, ad
odiare Tea sia già in due! Fondiamo un anti-tea fan club! Sono sicura che
troveremo un’infinità di membri! Si vede che quel giorno lì Kaiba era in buona…^^’’
Alla prossima ^^
Ayu-chan: Allora non hai problemi! Comunque le fumetterie ultimamente
si stanno moltiplicando… Nella mia città, che è piccola, ce ne sono ben tre! Pensa
un po’… Comunque il manga è veramente bello (certo, la
grafica dei primi è molto diversa, farai fatica ad abituarti, ma la storia ti prende),
te lo consiglio ^^ Si, anche a me kaiba piace particolarmente… nella puntata di
ieri è stato troppo divertente… “Affrontami da uomo a uomo”, senza contare che
un attimo prima stavano giocando a nascondino come due bambini…^^’’ Ma sto divagando,
però volevo troppo dirla, sta cosa! Una settimana di attesta
non mi sembra eccessiva…^^ Grazie per i complimenti ^///^