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Autore: Guitarist_Inside    14/12/2009    5 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!
Sì, sono ancora viva… I’m so sorry, scusatemi se non ho aggiornato prima, ma in questo periodo ho avuto un casino di cose da fare, oltre alle mille verifiche e interrogazioni a cui siamo sottoposti quasi ogni giorno a sQuola (xD)
Spero mi perdonerete, e spero di riuscire ad aggiornare più in fretta in futuro ^^

Come ho accennato sopra, in questo periodo ho avuto mille impegni e verifiche, quindi ho scritto la fic a pezzi e perciò ne ho avuto una visione un po’distorta… Spero comunque sia venuto decentemente e fili senza troppe stranezze e/o senza incongruenze… ^^

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie (XD):
Come al solito, grazie a tutti voi che leggete e recensite questa mia prima fic ^_^ mi fa davvero un immenso piacere!! Continuate così *ç*
Especially I wanna thank:

SilentMoon : Thank you dear Moon!! *ç*
Soddisfatta dei You Know dello scorso capitolo?? XD Onestamente non mi ricordo qui se ne ho messi… nel caso rimedierò nei prossimi capitoli XD
Per l’ideuzza che abbiamo abbozzato su MSN… Non preoccuparti (anzi, forse preoccupati) che la metterò, aspetta solo qualche capitolo… buahahahahahaha…
See you soon dearly beloved, keep on readin’ *__*

K_BillieJoe : Grazie mille anche a te cara!
Sì, le tipe come quella Beatrice danno proprio sui nervi… Si credono superiori, fanno tanto le “fighe” e poi sono solo delle truzze coglione… (xD)… Sono d’accordo, propongo la petizione per prenderle a testate XDD… Come ho detto a Luna (SilentMoon), aspetta qualche capitolo e vedrai che succede…. Ok,basta spoiler u.u
Alla prossima cara! *-*

Crazy_Me : Ahahaha XD mi hai fatto rimanere di stucco leggendo le prime righe della tua recensione… poi son scoppiata a ridere! Non sapevo che anche tu ti chiamassi Beatrice!! Davvero, la tipa che è in classe con me che porta quel nome è un essere odioso e spregevole, ma tu non c’entri niente eh!! Anzi… XD
Beh, ovvio, la nostra compagna di vita non potremmo mai abbandonarla ç_ç u.ù
Sììì amicizia tra chitarre!! Potrei farci una fic a parte per approfondire l’amicizia che si creerà tra Baby Billie Joe, Baby Blue e le altre chitarre dei Green… Ok sono proprio fuori oggi XD
However, grazie mille dei complimenti, ne sono onorate, tu sei troppo buona *ç* … O.o ma davvero ti piacciono così tanto le mie descrizioni? *ç*
See you next darling! *_*

Fujiko Chan : Ma no, carissima, tu non sei un disastro… Anche se non sei la prima a commentare, a me basta che commenti in un tempo abbastanza rapido, come la volta scorsa va bene lo stesso… ovvio se sei la prima ancora meglio eh! XD… Come farei senza le tue recensioni? XDD
Sììì i truzzi (e Beatrice ovviamente) a pugni!!! (Luna tu sai qualcosa… XD no basta, ho detto BASTA spoiler u.u)
Sì, i genitori di Ema, probabilmente si prenderanno un colpo quando sentiranno il messaggio… XD ovvio… Ma Ema se la caverà (non so come ma se la caverà u.u)
In questo capitolo compaiono Mike e Tré *_* contenta? XD Anche se poi agiranno di più anche nei prossimi capitoli, penso XD… “Future is unwritten” (Joe Strummer)… e anche quello di questa fic non è scritto XD
A presto carissima!! *__*


Ok, ora vi lascio al capitolo XD… Spero vi piaccia… Keep on reading, see you soon!! ^^ PS: recensite recensite recensite recensite please XD *ç* (ok potevo risparmiarmela u.ù)




CAPITOLO 10 Hai mai preso l’aereo?


Nonostante ci fossimo imbattuti in un tratto di strada parecchio trafficato, riuscimmo ad arrivare all’aeroporto in orario e raggiungemmo quindi il luogo che i Green Day avevano stabilito.
Vedemmo in lontananza Mike e Tré che ci facevano segno e li raggiungemmo velocemente.
– Hey Billie! Ma… credevo fossi tu il più piccolo, non mi avevi mai detto di avere una sorella minore – rise Tré, guardandomi, con una faccia davvero divertente.
Ci guardammo per qualche secondo, poi iniziò a ridere anche Mike, seguito da Billie e, a ruota, anche da me.
– No, davvero… – disse Tré tra le risate – Da lontano sembravate fratelli –
Quindi, sotto i nostri sguardi stupiti, ci mise fianco a fianco, dicendoci di stare fermi, e sia allontanò di due o tre metri, chiamando Mike.
Ero di nuovo così fottutamente vicina a Billie…
Era così dannatamente vicino…
So damn close.
“ … I picture someone, I think it's you.
You're standing so damn close,
My body begins to swell…
Why does 1 + 1 make 2? ”
Per una rapidissima associazione mentale, mi era venuta in mente quella parte di strofa della canzone “Green Day”, la quinta traccia del loro primo album, album che amavo davvero moltissimo.
Riuscivo a percepirne l’entusiasmo, gli accordi, le note, la voce potente ma dolce di Billie che la cantava.
Mi venne da sorridere.
Quasi senza accorgermene, mi trovai a canticchiare sottovoce quelle frasi.
Lui ruotò la testa verso di me, guardandomi con uno scintillio negli occhi.
Aveva davvero degli occhi stupendi, pensai in una frazione di secondo, fissando quei due smeraldi scintillanti, in cui per un momento mi era parso di scorgere anche i miei di occhi, riflessi in quel verde che mi parve immenso.
Mi sorrise in risposta, e, mentre ci guardavamo, iniziò a cantare con me il seguito della canzone, quasi sottovoce. Sentii la sua voce, dolce ma grintosa al punto giusto, stupenda, perfetta, unica, unirsi alla mia.
– Picture sounds…
Of moving insects so surreal…
Lay around…
Looks like I found something new… –
Un brivido gelido mi percorse la schiena, attraversandomi la spina dorsale dalla prima all’ultima vertebra.
Sentii Billie cingermi delicatamente la vita con un braccio e tirarmi a sé.
Non opposi la benché minima resistenza, ritrovandomi un attimo dopo piacevolmente stretta a lui.
Il mio povero cuore dovette sopportare lo sforzo di un battito ancora più rapido: lo sentivo rimbombare forte, tanto che quasi avevo paura potesse scoppiare… Un nuovo brivido freddo attraversò il mio corpo, seguito da un’ondata di improvviso calore: mi sentii avvampare.
Feci un lungo respiro e, ancora una volta, cercai di mantenere una certa tranquillità restando abbastanza in me, nonostante mi lasciassi piacevolmente percorrere da quelle ondate ardenti, quelle fiamme che bruciavano ma non consumavano, non distruggevano, ma mi dilaniavano dolcemente regalandomi piacevoli fremiti, sensazioni ed emozioni uniche, che riuscivo a provare solo accanto a lui, accanto a Billie Joe.
Gli misi timidamente anch’io un braccio attorno alla vita.
– Ecco, così sembrate proprio fratelli – disse ad un tratto Tré, che ci fissava con un occhio chiuso, come per mettere bene a fuoco l’obbiettivo – Vero Mike? –
– Sei il solito esagerato, Tré… – si intromise Billie, ridendo nuovamente.
Potevo percepire i leggeri tremiti che percorrevano il suo corpo. Era semplicemente stupendo. In quel momento tutto mi sembrò meraviglioso, per un attimo riuscii a scordare ogni singola cosa negativa che avessi mai visto, sentito, o vissuto.
Ancora non riuscivo a credere che quello accanto a me, così dannatamente vicino da poterne percepire il calore, il respiro e ogni singolo movimento anche quasi impercettibile, era Billie Joe Armstrong. E che i due che ridevano davanti a noi erano rispettivamente Mike Dirnt e Tré Cool. E che, per di più, tra non molto avrei preso con loro un aereo diretto in Australia e avrei suonato con loro, con i Green Day! Era tutto così fottutamente fantastico: mi sembrava strano, irreale, che tutto ciò stesse capitando proprio a me… Era quasi meglio che nei sogni, e questa volta, quasi non riuscivo a crederci, era vero, era realmente vero!
– Ehm… Scusate, ma è meglio se andiamo, altrimenti perdiamo il volo! – disse Mike, tornando serio.
– Cazzo, è vero! Billie! Ema! Muovete il culo che dobbiamo correre!! – ci urlò Tré.

L’aereo era davanti a noi.
La scaletta tirata giù davanti a me, che invitava a salire.
Ciò a cui andavo incontro salendo su quell’aereo mi eccitava, ma mi turbava allo stesso momento. Mi sentivo tesa, confusa, imbarazzata, perplessa, titubante… Avevo paura di sbagliare, di deludere Billie e i Green Day… Ma nello stesso tempo ero anche molto emozionata ed incredibilmente, fottutamente, felice, forse, anzi molto probabilmente, come mai ero stata. Non sapevo se il mio cuore avrebbe retto tutte quelle emozioni, avvenute soltanto nell’arco di poche ore. Ma sapevo che sicuramente ne valeva la pena.
Whatever it takes.
Mi guardai per un’ultima volta fugacemente indietro.
Uno… Due scalini…
Salii, dapprima con un po’ d’esitazione, poi più decisa.
Tre… Quattro… E cinque.
Ero a bordo. Ormai la mia decisione l’avevo presa, e non sarei tornata indietro.
Dawning… of a new era… calling…
Don’t let it catch you falling…
Ready or not at all…

Con le note di “Waiting” in testa raggiunsi un sedile e mi sedetti.

– Hey, tutto bene? – mi chiese Billie, sedendosi accanto a me.
Annuii, mentendo. La verità era che non lo sapevo bene neanch’io, come stavo.
Mi guardò con quei suoi profondi occhi verdi, che per un attimo incontrarono nuovamente i miei. Ma probabilmente quell’attimo bastò per fargli capire la confusione e l’incrocio di sentimenti, pensieri e preoccupazioni nella mia mente.
No rest for cross top in my mind.
On my own, here we go…

Ancora una volta, come in moltissime situazioni e in moltissimi momenti della mia vita, nella mia mente si era associato un pezzo di un’altra canzone dei Green Day, questa volta “Brain Stew”. Perché la mia mente riusciva sempre a trovare una loro frase in cui rispecchiarsi…

– Hai mai preso l’aereo? – chiese dopo un po’, per cambiare discorso.
– Beh, ecco… A dir la verità… – feci una brave pausa, poi finii la frase: – No… –
Mi mise una mano sulla spalla. Sentii ancora una volta un piacevole brivido lungo la schiena. In quel momento, quel gesto per me ebbe più valore di ogni parola di rassicurazione che potesse dire.
Lo guardai con occhi riconoscenti.
Mi sorrise.
– Se hai qualche problema, mal d’aria o qualsiasi altro problema, dimmelo – mi disse poi, sottolineando il “qualsiasi” con la voce.
– G-Grazie Billie… Grazie di tutto – balbettai.
– Figurati… E grazie anche a te, per essere venuta – rispose, ancora una volta, sorridendo e guardandomi negli occhi.
I miei occhi e la mia mente si persero in quel verde così espressivo e per un attimo riuscii a dimenticare tutte le mie preoccupazioni, tutti quegli incroci che avevano saturato ogni angolo della mia mente, e provai una sensazione di pace.


– Quanto durerà il volo più o meno? – chiesi ad un tratto.
– Circa 20 ore – rispose Mike, davanti a noi.
– That’s not so terrible – aggiunse Billie, vedendo la mia faccia palesemente stupita e un po’ preoccupata.
– No, non volevo dire quello… Solo che… Beh… Non ho mai preso l’aereo e 20 ore… Beh… Sono tante – risposi.
– Non ti preoccupare, l’avevo capito… – mi rassicurò – Vedrai che andrà tutto bene e passeranno relativamente in fretta –
Sorrisi. Sì, aveva ragione. E poi 20 ore in aereo passate con i Green Day, per di più seduta accanto a Billie Joe e con Mike e Tré davanti, erano tutt’altro che una brutta prospettiva…


“Si avvisano i signori passeggeri che l’aereo **** sta per entrare in fase di decollo, si prega di allacciare le cinture. Vi auguriamo un buon viaggio”.
Imitai Billie, Mike e Tré e mi allacciai anch’io la cintura, con una mano tremante: la tensione era alle stelle.
Avvertii l’aereo prendere velocità sulla pista. Sentivo che stava per avvenire il distacco.
E avevo paura.
Non avrei voluto ammetterlo, non avrei voluto fare la figura della fifona, soprattutto non davanti ai Green Day, ma purtroppo era così: mille interrogativi che si trasformavano in paure, anche insensate, mi attraversavano la mente.
E se l’aereo non si fosse staccato dal suolo? E se si fosse schiantato?
E il vuoto d’aria al decollo?
E poi, essere lì, per aria, nel vuoto, con il pericolo di cadere… Mio Dio, Ema stai diventando troppo paranoica e pessimista…
Sentii il mio respiro farsi più affannoso. Chiusi gli occhi e artigliai il sedile con una mano.
L’aereo continuava a prendere velocità.
Cazzo, voglio scendere!!
No, non voglio scendere, voglio restare su questo fottutissimo aereo, voglio realizzare il mio sogno, voglio suonare con i Green Day! Devo farmi forza, cazzo! Non posso essere così fifona…
Sì, ma io ho paura lo stesso!
Le mie dita artigliarono maggiormente il sedile, in cerca di un sostegno, di un aiuto…
E ad un tratto sentii una mano, calda e rassicurante, appoggiarsi sopra la mia, accarezzarla dolcemente per diminuirne la tensione e intrecciarne le dita con le mie.
Non ebbi bisogno di aprire gli occhi per capire a chi appartenesse.
Un sorriso sostituì per un attimo l’espressione di tensione dipinta sul mio volto. Billie.
– T-Thank you… – sussurrai, stringendogli leggermente la mano.
In risposta ricevetti un lieve aumento della stretta anche dall’altra parte.
– Te l’ho detto: per qualsiasi problema, per qualsiasi cosa, dimmelo – mi bisbigliò all’orecchio, con un soffio altrettanto caldo e rassicurante.
– Tra pochi secondi avverrà il distacco. – mi avvertì, in quanto avevo ancora gli occhi serrati – Un consiglio, trattieni il respiro… You know, per sentire meno la differenza di pressione… –
Annuii, ringraziandolo ancora una volta e facendo come mi aveva detto.
Passarono alcuni interminabili secondi. Poi, l’aereo si sollevò.
Sentii un vuoto d’aria nello stomaco. Era una sensazione strana, abbastanza simile a quella che si può provare sulle montagne russe…
Quasi senza accorgermene strinsi maggiormente la mano di Billie, come se questa fosse l’unico appiglio che avessi a disposizione per salvarmi e non precipitare nel vuoto.
Già, il vuoto.
Il vuoto creatosi nel mio stomaco, che portava con sé quella strana sensazione che non sapevo ben definire.
Il vuoto che si stava creando ora sotto di noi, tra l’aereo e la terra.
E IL vuoto: il baratro della paura.
Mi aggrappai ancora di più alla sua mano: non volevo cadere.
Vi furono ancora uno o due brevi vuoti d’aria, poi la pressione si stabilizzò.
Mi feci forza e, sempre stretta alla sua mano, aprii finalmente gli occhi.
Incontrai dapprima il suo sguardo rassicurante, poi ci girammo e guardammo fuori dal finestrino: la città stava diventando sempre più piccola sotto di noi. Guardai tra gli edifici, ormai sempre più simili a puntini, cercando di identificarne alcuni. Distinsi dapprima il Duomo, il Castello, e il Forum di Assago, poco fuori città, dove avevano suonato i Green Day quel meraviglioso 10 novembre (che definire meraviglioso era però sminuente), poi anche la mia casa, il pub dove avevo incontrato Billie, la scuola, la casa dei miei amici, la sala prove, il mio negozio di chitarre dove ero ormai una visitatrice abituale, quello di dischi… Tutto mi richiamava ricordi e mi mise un che di malinconia, che però passò subito quando incrociai nuovamente lo sguardo di Billie.
Ora la città era diventata un puntino, gli edifici erano irriconoscibili, ma in compenso avevamo la visuale su tutta la regione: strade, città, fiumi, pianure, campi, montagne… Tutto appariva piccolissimo, mentre intorno a noi potevamo iniziare a distinguere qualche nuvola dall’aspetto soffice.
In quel momento, per un attimo, mi sentii infinitamente piccola. Minuscola, rispetto alla città, alla regione, alla nazione, al continente, al mondo, al cielo, all’infinità dell’Universo. Sì, eravamo tutti dei minuscoli puntini, insignificanti rispetto a quell’immensità. Anzi, no, non eravamo insignificanti, perché dentro ognuno di questi puntini si nascondeva un piccolo mondo a sé, relazionabile con quello degli altri puntini, e soprattutto perché eravamo proprio noi, seppur piccoli, a formare quell’immensità.
– Isn’t it wonderful? – mi chiese ad un tratto Billie, guardandomi allegro.
Non capii se si riferiva al panorama o se, con quei suoi occhi, era riuscito a leggere quel mio stravagante, ma nonostante tutto sensato, ragionamento che aveva preso forma nella mia mente.
Sorrisi ed annuii, convinta: in entrambi i casi, aveva ragione.

   
 
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