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Autore: Akane    15/12/2009    1 recensioni
"Se lui era l’unico con cui avrebbe voluto stare ancora cancellando quei fasulli ricordi del loro passato e lì non c’era più niente e nessuno a trattenerlo se non una delusione e l’ennesimo abbandono da parte di chi amava, perché non andarci? "
Mikael si ritrova giorno dopo giorno ad aspettare il risveglio di Raphael, risveglio che sembra non arrivare mai, e a stare sempre peggio per quella solitudine, quell'abbandono e qel richiamo oscuro che non ha mai smesso di sentire. Senza più un motivo per splendere, perché continuare a farlo?
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lucifero, Michael, Raphael
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fra Le Braccia Di Un Angelo

*Ecco qua. Non vorrei dirlo ora perché rovino la sorpresa ma devo visto la particolarità della scena finale. Vi avverto, non è per animucce delicate che detestano un pochino di sano, innocente e dolcissimo… ehm… incesto… E voglio anche dire che non ho idea di come finirà questa fanfic, visto che avevo in mente una cosa e che poi si sta sviluppando in tutt’altro modo. Questo non era affatto previsto. Bè, vedremo. Comunque ho fatto del mio meglio per mantenere tutti IC, è stato difficile ma ammetto che mi piace come è venuto sto capitolo. La canzone che ho scelto non era quella che pensavo di scegliere, ma poi ho sentito le parole e sono rimasta folgorata. Il tutto nel complesso è molto dark ed eretico, forse, ma ci sta bene per Angel Sanctuary! Auguro a tutti buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO III:
LUCE E TENEBRE

“Parla più piano e nessuno sentirà,
il nostro amore lo viviamo io e te,
nessuno sa la verità,
neppure il cielo che ci guarda da lassù.
Insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.
Parla più piano e vieni più vicino a me,
Voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà.
Insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.
Parla più piano e vieni più vicino a me,
Voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà”

/Parla più piano -  Patrizio Buanne - Godfather Theme/
Quando Mikael fermò i propri passi udì appena la voce del proprio accompagnatore, o  accompagnatrice che dir si volesse, dirgli melliflua:
- Al di là di questa porta si trova suo fratello. Vi lascio la vostra agognata intimità. - In condizioni normali si sarebbe chiesto cosa significava quell’ultima parte, ma lì non gliene importò. Non l’aveva nemmeno registrato.
Nel giro di un istante fu di nuovo solo davanti ad una porta nera con elaborati disegni in rilievo in stile gotico. Il materiale non aveva nome, né legno né metallo.
L’aria dentro al castello era meno pesante ma lui quella differenza non l’aveva notata. Aveva ancora difficoltà a respirare e non era per colpa dell’ossigeno all’Inferno.
Puntando i suoi occhi verde chiaro sull’ostacolo che lo separava da suo fratello, capì che quel materiale serviva ad esternare Lucifero dal resto dell’universo in modo che nessuno lo sentisse al suo interno e potesse stare in pace.
Se era lì dentro significava che non voleva essere disturbato ma pur sapendolo Belial, che non lo contrariava mai, aveva disobbedito portandolo lì.
Capì che non era un satana qualsiasi.
Fu un pensiero che ebbe il tempo di un istante.
Inspirò profondamente e tendendo tutti i suoi muscoli accentuati e forti, dopo aver rimesso via la sua spada di fiamme all’interno del proprio corpo e senza più il mantello a coprirlo, bussò.
Non l’avrebbe mai fatto in condizioni normali ma lì di normale non c’era nulla, tanto meno sé stesso.
Dopo poco la porta si aprì da sola silenziosa. L’uscio rivelò la sua presenza alla figura dentro alla stanza.
La camera era in stile gotico anch’essa, la prevalenza del colore era il nero e veli scuri scendevano dal soffitto come fossero sospesi nel nulla. Della corrente li fecero muovere rivelando fra la penombra illuminata da candele poste un po’ ovunque, la presenza di qualcuno a lui familiare.
Le fiammelle tremolarono in varie direzioni poi come sentissero il padrone del loro elemento divennero più intense dando a Mikael una visuale migliore.
Vari oggetti strani erano sparsi per la stanza ampia e nel letto a baldacchino dalle tende in velluto nero, vi stava steso l’unico presente.
Una vestaglia in seta color ebano lo copriva parzialmente lasciando scoperto il petto ed una spalla dalla quale si intravedeva un tatuaggio tribale circolare. Un altro sull’occhio semi chiuso, fra la frangia che gli scendeva sulla fronte.
I capelli, una cascata oscura, ricadevano lisci un po’ sul davanti incorniciando il suo viso che pareva scolpito nel ghiaccio.
Il suo biancore era quasi accecante in quel gioco di chiaro scuri affascinante.
Nessuna espressione, solo i suoi occhi grigi che si aprirono posandosi sui suoi verdi. Nemmeno quelli erano uguali.
Niente di ciò che erano diceva che erano gemelli.
L’argento delle iridi di quello che pareva il più grande non ebbe alcun guizzo, lì per lì parve che nemmeno riconoscesse l’ospite, però lo guardò a lungo ed intensamente senza fare una piega.
Un arcangelo nella sua dimora e lui sembrava del tutto indifferente alla cosa.
Mikael non se ne turbò anche se un tempo avrebbe fatto fuoco e fiamme.
Se l’era aspettato.
Lui era così perché non aveva conosciuto per anni altro modo di essere che quello ed anche prima di diventare il re oscuro, nessuno mai oltre a Bal gli aveva mostrato gentilezza alcuna.
Proprio come era successo a Mikael, in fondo.
Più simili di quel che sarebbero mai stati disposti a credere.
Era strano essere davanti all’arcangelo rosso del fuoco e non essere investiti da un caos micidiale comprensivo di urla irascibili e colpi vari.
Lucifero parve aspettare quella reazione ma non disse nulla quando non arrivò.
Vedendo che anzi rimaneva fermo sulla soglia si tirò a sedere sul letto e posando i piedi a terra continuò a guardarlo, dopo breve allungò un braccio invitandolo a venire davanti a lui.
Era diverso, Mikael.
L’aveva percepito mentre aveva ascoltato la sua aura avvicinarsi in quei giorni.
Il rosso vestito in perfetto stile demoniaco che si amalgamava egregiamente con quella razza, avanzò lento arrivando davanti a Lucifero.
Era così sicuro che non era lì per attaccarlo come aveva sempre minacciato di fare, che pareva quasi folle.
Ma nessuno spettatore a quella scena.
Non fece nessuna domanda ovvia, attese che l’altro parlasse e finalmente si decise a pugni stretti, muscoli tesi e quasi tremante di tensione, rabbia e tormento. Gli occhi bassi che non osavano più guardare il fratello. Il viso cupo.
La sua voce era un sussurro appena udibile.
- Tutti mi hanno lasciato, tradito, voltato le spalle. Tutti. Io… - Esitò ma proseguì con fatica: - …sono solo… e non voglio più esserlo. - Sembrava che ogni parola fosse un pugnale che a fatica estraeva dal proprio corpo. - Non ce la faccio più. - Ed ognuna di esse sanguinava copiosamente. - Odio il Paradiso e gli angeli. Lassù non c’è nessuno per me. Solo una cosa ha senso ora… solo uno conta… solo uno mi è rimasto… - La voce spezzata, il fiato terminato così come il proprio coraggio, gli occhi gli bruciavano, li teneva bassi e la vergogna di dire quelle cose, di ammettere il suo amore dopo un’esistenza intera passata a negarlo, gli faceva salire quel nodo in gola. Un nodo che quasi lo uccideva. - Io… io ti… - Poteva dirlo? Era giusto? Cosa sarebbe successo? E se si era sbagliato, se aveva capito male quella volta in Cielo?
Il peso nelle spalle, il peso nel cuore, nell’anima… il peso crebbe fino a schiacciarlo e cadendo in ginocchio davanti a lui si prese il viso fra le mani per nascondere la propria vergogna innanzi alla debolezza che mostrava. Per anni aveva lottato e cercato di sopprimerla, ed ora usciva così, da sola, proprio davanti a Lucifero che gli aveva sempre voltato le spalle. L’aveva fatto perché non aveva voluto che lo seguisse all’Inferno, perché non si dannasse, perché gli voleva bene. Ma non lo aveva voluto con sé.
Non ce la faceva comunque. Qualunque cosa avrebbe detto l’altro, lui non poteva andare avanti.
- Io ti amo. Non voglio stare con altri che te. Tutto ciò che ha senso, per me ora, è ricongiungermi a te. Perché ti ho sempre amato e mi sono sforzato di odiarti, ma in realtà quello era solo amore. - Gli tornarono alla mente le parole del Salvatore quando gli aveva aperto gli occhi brutalmente dicendogli che amava Lucifero e non lo odiava affatto.
Gli parve di star sprofondando in un mare oscuro dove l’acqua si sostituiva all’ossigeno e gli riempiva i polmoni.
Gli parve di impazzire, di tornare al tempo in cui si distruggeva per il tradimento di suo fratello. Allora era venuto Raphael a salvarlo, ma adesso non c’era, non sarebbe mai venuto, sarebbe rimasto solo per sempre.
Cosa gli rimaneva?
Chi?
Suo fratello non l’aveva comunque voluto.
E senza nessuno per cui combattere, perché continuare ad esistere?
Nel pieno di queste domande e del suo senso di soffocamento, due mani si posarono sulle proprie che coprivano il viso, gliele spostarono e si sostituirono ad esse. Solo allora si rese conto delle proprie lacrime d’angoscia che andavano raccolte dai palmi di Lucifero.
Si lasciò fare senza ancora respirare, tremando, vergognandosi, soffocando, poi sentì che il suo viso veniva alzato. Quando fu di nuovo dritto gli parve che le sue dita l’accarezzassero e qualcosa bevve le sue lacrime dalle guance bagnate.
Non aprì gli occhi, lasciò che facesse.
Dopo poco capì che erano le sue labbra fredde, sottili e ben disegnate che seguivano il percorso delle sue piccole gocce salate fino al mento tremante.
Non osava guardare.
Nella mente le immagini del suo passato solitario si alternavano come lampi e all’ennesima dolorosa voltata di spalle da parte di Raphael, Mikael mormorò ancora smarrito:
- Hai scelto tu per me, in passato, di farmi seguire la strada della luce e del Paradiso. Ma il mio Paradiso e la mia luce sono dove sta la mia anima. E la mia anima la divido con te. Permettimi di scegliere dove voglio stare. -
Dopo di questo le labbra che stavano percorrendo leggeri le sue guance, giunsero a quelle di Mikael e contro ogni più lontana e rosea aspettativa si unirono in una risposta che non avrebbe mai udito con orecchio e nemmeno visto con occhio ma solo sentito con la pelle.
Poteva star sognando, poteva essere che un demone l’avesse ucciso e che questo fosse il suo desiderio… ma l’idea che un demone l’avesse ucciso apparve più assurda di Lucifero che lo baciava, così come se si svegliasse si rese conto che era reale e aggrappandosi con forza e disperazione alle braccia forti dell’altro, rispose con impeto e passione rendendosi conto che era da una vita che aveva desiderato solo quello.
Che il suo distruggersi era sempre stato per lui, proprio come poi Raphael aveva scelto Barbiel abbandonandolo.
Si erano salvati a vicenda, si erano aiutati per non sprofondare ma ciò che avevano fatto l’uno per l’altro non era stato altro che rifugiarsi per scappare dalla realtà. Ad aiutarli davvero erano stati il Salvatore e Sara.
E lui amava Lucifero visto che per lui era anche disposto a morire.
Su quel bacio inaspettato che permise la rinascita di due gemelli separati in fin dei conti già dalla nascita, le loro anime tornarono insieme unite.
Su quel momento impossibile da credere, la porta della stanza si chiuse da sé lasciandoli in mezzo ai veli neri e alle fiamme delle candele che vorticavano come impazzite.
Su quel fatto leggendario ed importante tutto il mondo dell’Aldilà e la Terra stessa furono percorse da una fortissima scossa di terremoto che lasciò segni indelebili ovunque.
Ma quello era solo l’inizio.
Pochi sul momento capirono cosa significava, cosa era successo.
Pochi capirono che Luce e Tenebre si erano unite proprio come all’inizio dei tempi.
Ma presto tutti avrebbero visto l’equilibrio sgretolarsi sotto i loro piedi.

   
 
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