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Autore: reggina    15/12/2009    4 recensioni
Se la morte di Anthony fosse stato solo l'ennesimo tranello di Iriza, complice la zia Elroy, nei riguardi della dolce Candy? Se il ragazzo, ignaro di ciò, fosse sopravvissuto alla caduta da cavallo, perdendo però i ricordi del suo passato? La vita della giovane sarebbe stata diversa?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6: "Anthony!"

La Rosa

l'immarcescibile rosa che non canto,

quella che è peso e fragranza,

quella del nero giardino nell'alta notte,

quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera.

La Rosa che risorge dalle tenue

ceneri per l'arte dell'alchimia.

La Rosa dei Persiani e di Ariosto,

quella che sempre sta sola,

quella che sempre è la rosa delle rose.

Il giovane fiore platonico

l'ardente e cieca rosa che non canto,

la rosa irraggiungibile.

(Jorge Louis Borges)

Quando Candy rinvenne ,credette di trovarsi innanzi al premio per i patimenti subiti nell'ultimo anno della sua vita. Si trattasse di un sogno, un'allucinazione o qualsivoglia fenomeno trascendentale, l'unica sua certezza era di non volersi ridestare ancora per molto tempo.

Erano stati mesi difficili per la ragazza: giorni duri che avevano richiesto decisioni importanti e avevano trasformato una bambina in donna.

Candy aveva scoperto il sentimento più alto dell'umanità e per causa sua aveva molto sofferto, per lui aveva lottato ma ne era rimasta delusa!

Quell'Amore, con la A maiuscola, non era però stato destinato ad Anthony, ormai dolce, egoistico e sovente assopito ricordo, bensì a Terence.

Il duca di Granchester era riuscito nell'ardua impresa di trasformare il platonico sentimento che l'aveva legata al principe delle rose in un ricordo non più doloroso e ,quindi, incapace di ferire.

L'Amore aveva bussato al suo cuore in Inghilterra e proprio oltre Manica le aveva trafitto il cuore, con le sue insidiose e crudeli spine: lì dove Terence l'aveva abbandonata senza un saluto, senza una spiegazione, dopo che lei lo aveva imparato ad amare ed era pronta a concederle tutta se stessa. Si accorse di quando angosciante possa essere quella sofferenza mentre la pioggia londinese scrosciava contro i vetri della Saint-Paul School e lei, inebetita, rileggeva per l'ennesima volta la lettera di commiato del suo tormentato Romeo; l'inchiostro che ricamava le parole che andava a confondersi con le sue lacrime.

Anche Terence l'amava: per lei si era fatto espellere dal collegio, proponendosi come capro espiatorio dell'ennesimo, ignobile, tranello ordito da Iriza. La perfida ragazza aveva teso una trappola ai due ignari innamorati, facendoli sorprendere in piena notte nelle stalle del collegio da Suor Gray. Benchè la religiosa venne presto a capo delle verità, non tornò mai sui suopi passi, limitandosi ad un ammonimento per la signorina Legan.

Per Candy fu l'ennesima delusione riservatale dal destino: ma stavolta vi si sarebbe ribellata, si sarebbe imbarcata di nuovo per l'America, sarebbe andata fino in capo al mondo per ritrovare Terence e dare alla loro storia un epilogo felice, molto diverso da quello tragico di Romeo e Giulietta.

Restare in Inghilterra non aveva senso: lei non si era mai sentita una Andrew e mai sarebbe appartenuta all'alta società. Era grata alla famiglia Andrew per ciò che aveva tentato di fare per lei ma non si era mai sentita accettata ed amata da quella gente se non da Anthony, Archie e Stear. Avrebbe deluso i fratelli Cornwell con la sua decisione, ma era sicura che con il tempo l'avrebbero accettata e rispettata. A Lakewood era stata un'intrusa, aveva conosciuto ulteriori dolori e umiliazioni, a parte una brevissima parentesi felice.

Le immense e verdeggianti colline intorno alla Casa di Pony, brulicanti di fiorellini selvatici, di erbe aromatizzanti, contornate dal profumo della libertà e dalle allegre voci spensierate dei bambini: questo era il suo mondo, il limbo sicuro dove sempre sarebbe stata protetta e dove era tornata, dopo numerose peripezie, con l'intenzione di non abbandonare mai più il suo accogliente nido.

Ma queste prospettive erano calzanti per un piccolo ospite dell'orfanotrofio, di certo non per una giovane che aveva conosciuto le insidie nascoste nel mondo adulto. La casa di Pony stava stretta a Candy; lì sarebbe sempre stata viziata,coccolata e protetta: ciò non l'avrebbe di certo aiutata ad inseguire e realizzare le sue aspirazioni!

Fin da ragazzina aveva avuto cura dei bambini più piccoli e si era sempre prodigata per aiutare il prossimo, chiare spie della sua indole altruistica e solidale; perciò nessuno rimase sorpreso della sua scelta di volere studiare per conseguire il diploma di infermiera.

Di Terence non aveva più avuto notizie; ciò però non l'aveva demoralizzata perchè aveva dalla sua ancora la speranza. Proprio quella speranza che l'aveva abbandonata dopo la morte di Anthony ma che, ora, era tornata a farsi sentire più forte che mai e le infondeva fiducia per continuare a credere in un futuro roseo assieme all'amato.

Talvolta, in un bizzarro gioco, fantasticava su come sarebbe potuta essere la sua vita senza quel tragico incidente a cavallo. Si sarebbe mai imbarcata per l'Inghilterra? Avrebbe mai degnato Terence di uno sguardo?

Difficile dire se la sua infatuazione per Anthony si sarebbe trasformata in un sentimento più solido. Di certo sarebbero cresciuti insieme, ma lei lo avrebbe considerato un semplice amico, un fratello quasi come Archie e Stear, o erano destinati a condividere qualcosa di più importante?

Ma soprattutto, come sarebbe stato il suo Anthony da adulto?

Sicuramente avrebbe avuto un temperamento diverso, se non dire opposto, al figlio del duca di Granchester, ma chissà se avrebbe perso il fascino della sua aria ingenua e sognatrice che ne facevano un eroe romantico!

Candy sapeva che questi interrogativi non avrebbero mai trovato risposta e che la vita non è fatta di sè e ma, bensì concretezza. Così si era ritrovata sul treno per Chicago: non l'aveva spaventata la grande città, non l'aveva intimorita l'austera caposala Mary-Jane e non l'aveva scoraggiata il rigore di Flanny, la sua compagna di stanza. Si era gettata nella nuova avventura con passione ed entusiasmo.

La "Signorina Sbadatella" si era presto conquistata le simpatie e le preferenze di molti pazienti.

Il primo, vero, banco di prova per la novella infermiera fu rappresentato dal ricovero di un misterioso uomo dal nome evocativo. Il Signor William fece correre le fantasie di una ragazza sognatrice che presto si convinse di poter, finalmente, conoscere il suo benefattore; fu una cocente delusione constatare di aver preso un abbaglio, tuttavia Candy si dedicò alla cura dell'anziano signore proprio come avrebbe fatto con un vero zio.

Cerco di assecondarne le richieste, perfino quelle più assurde, e arrivò perfino a ritrovargli Mina. Scoperto che si trattava di un'enorme cagnolona la portò ugualemte al capezzale del padrone: così almeno il pover uomo potè chiudere gli occhi per sempre, con il sorriso sulle labbra.

La morte del signor MCGregor era stato un colpo durissimo per Candy, l'aveva costretta a riaprire il cuore a fantasmi ormai assopiti. I giorni di congedo che le furono concessi si rivelarono un toccasana per il suo spirito ; la ragazza ne avrebbe approfittato per consegnare Mina alle cure e all'affetto dei bambini della casa di Pony.

Volle il caso che la casa del defunto William McGregor si trovasse sul suo tragitto; Mina, accortasi di presenze estranee intorno a quella che era stata la sua dimora, aveva preso a grugnire e aggredire gli addetti al trasloco dei mobili, ormai inutilizzati. Era stato necessario sparare dei colpi di fucile in aria per disperdere l'animale; Candy aveva tentato,invano, di raggiungerla vedendola, infine, sfrecciare oltre un cancello.

Era un cancello che apriva l'ingresso ad una carina villetta di campagna e ad un bellissimo giardino abbellito da rare rose.

"Chi può conoscere le dolce Candy"

Si era chiesta e un misto di assurda speranza, di illusione,di paura di sapere ed essere delusa si mescolarono in lei. Finchè incontrò quegli occhi blu, quel sorriso gentile e cordiale che parevano essere stati strappati dalla sua foto in bianco e nero per essere dipinti su quello sconosciuto.

No, non era uno sconosciuto: era Anthony...il suo Anthony!

La consapevolezza raggiunta in brevi istanti lasciò spazio ad un'incredulità e ad un'emozione tale da farle perdere i sensi.

Quando riaprì gli occhi, si sforzò a mettere a fuoco l'ambiente circostante distinguendo gli occhi cobalto, ora preoccupati per lei.

Non aveva sognato dunque, quel sosia, quel ragazzo non era un fantasma...era Anthony quello seduto lì, accanto a lei, sul letto?

Si tirò lentamente a sedere, tremante e con il cuore in gola, notando che il giovane esitava a parlare.

"Sei vero o sei fatto della materia dei sogni?"

Sussurrò, quasi timorosa che l'incanto potesse rompersi.

Ed ecco rieccheggiare una risata cristallina, un riso che pareve infantile ma mai offensivo, quella risata che un tempo le aveva catturato il cuore.

"Non so molte cose di me, ma di una sono certo: non sono un fantasma, ma sono fatto di carne ed ossa!"

Asserì, porgendole una mano affinchè potesse stringerla: era una mano tiepida, dalla presa solida; una mano in cui pulsava sangue, in cui pulsava vita.

Candy,dimentica di tutto,fu sopraffatta dalla gioia.

"Anthony!"

Urlò tra le lacrime: aveva uno strano effetto ripetere quel nome a voce così alta dopo molto tempo. Lo attirò a se e lo cinse in un lungo abbraccio; voleva piangere contro il suo petto, sentire il suo cuore battere, non vedere altro mondo oltre le spalle del ragazzo.

Anthony, interdetto da quella reazione, assecondò quella ragazza sconosciuta carezzandole i soffici capelli: non le sembrava un'estranea, la sua presenza non lo metteva a disagio anzi, era molto piacevole.

"Sa signorina...ho l'impressione che lei abbia sempre fatto parte della mia vita!"

Le confessò, vincendo l'imbarazzo, ma restio a staccarsi dall'abbraccio per non palesarle il rossore del volto.Fu Candy a staccarsi, sorpresa da quella esternazione.

Perchè il suo Anthony non l'aveva riconosciuta? Perchè addirittura le dava del lei?

"Anthony non mi riconosci più? Sono io...sono Candy!"

Candy, dolce Candy! Proprio come le sue rose! Quindi era lei la ragazza che aveva amato? Della cui bellezza era rimasto tanto ammaliato da credere di poterla decantare dedicandole la regina dei fiori ?

Si alzò a fatica dal letto e si trascinò fino alla vicina finestra, scutando l'esterno: aveva paura nell'incrociare le iridi verdi di Candy.

"Purtroppo ho perso la memoria in seguito ad una brutta caduta..."

"Da cavallo!"

Concluse con impeto la sua interlocutrice. Improvvisamente le erano chiare molte cose: ecco perchè il ragazzo non l'aveva riconosciuta e si muoveva con andatura claudicante.

Ma come era possibile quella situazione paradossale? Lei lo aveva visto morire, aveva painto contro il suo corpo esamine, lo aveva scrollato non ottenendo segni di vita...A meno che...non avesse creduto e non le avessero lasciato credere tutto! In fondo era poco più di una bambina e poco sapeva delle differenze tra perdere coscienza, entrare in coma e morire!

"E lei come fa a saperlo?"

S'incuriosì il ragazzo.

"Oh Anthony lei, voi, noi...smettila! Io ero lì con te, sei caduto da quel maledetto cavallo senza che io potessi impedirlo!"

Piangeva ora: erano lacrime di rimpianto, di impotenza, di rabbbia ma anche di liberazione e piacere come se si potessero provare tanti sentimenti contrastanti assieme!

"Non era un maledetto cavallo...era il mio Pegasus!"

S'inververò il giovane, contraddicendo la fanciulla.

Quella reazione lasciò entrambi basiti: Candy per l'attacco verbale che il vecchio Anthony non le avrebbe mai rivolto e il ragazzo per quel ricordo improvviso e quasi miracoloso.

Forse i due giovani,che un tempo si erano teneramente piaciuti, dovevano ora riscoprire le nuove persone che albergavano nei loro corpi cresciuti.

   
 
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