Non posso dirvi di essere felice, perchè la storia è finita :( Uffa..
All'inizio non pensavo che mi ci sarei affezionata così tanto. E' per questo che molto probabilmente ci sarà un seguito ;)
Ci sto già lavorando insieme alla mia Chip, quindi, non so quando, ci sarà un bel seguito! Spero bello ;)
Beh, che dire..vi ringrazio tutte.
Non mi posso lamentare degli ascolti, è stata molto veloce come storia, quindi la gente ha avuto meno tempo per leggerla (diciamo così va). Quindi ringrazio le 22 persone che hanno messo la storia tra i Preferiti e le 13 che la hanno messa tra i Seguiti! Davvero grazie!
Ringrazio le sei persone d'oro che hanno recensito la storia, chi con più frequenza, chi con meno! Davvero grazie a tutte!!
*__* oddeo..pianno!!
*Lazzari*_*Liselotta*_*Dark Angel 1935*_*Jordy Klein*_*Bella_*_*Doddola93*
Grazie a tutte voi!!
Spero davvero che questo ultimo capitolo possa farvi rimanere con la speranza di leggere il seguito (Ripeto - non so quando posterò il seguito..terminato tutto posterò :*)
Mi sono davvero divertita, a scrivere questa storia. Il rapposto tra Stef e Kate è un po' il rapporto che c'è tra la mia Chip e me! *_* Quindi ho messo molta me stessa qui dentro, e ringrazio Chip per essersene resa conto :*
Ho sperato davvero di andare a Vancouver ;) come voi! Ahah..
Un bacione ragazze..
P.S. Se vi piace il mio modo di scrivere, non vi nascondo che mi farebbe piacere se passate a leggere anche le altre mie storia ;)
A presto!
Buona lettura...
:*
Decidemmo
di farla
stare nella stanza di Anna, aveva due scrivanie, sarebbe stata
più comoda.
“Se
vuoi vieni pure a
chiedermi quello che vuoi!”, le dissi prima di tornare al mio
posto.
“La
ringrazio..”,
sentii come risposta.
Mi
fermai
immediatamente e mi voltai verso di lei.
“Allora,
mettiamo in
chiaro una cosa importante! Siamo vicine di età, non sono il
tuo capo. Quindi
dammi pure del tu!”, le dissi sorridendo.
“Vale
anche per me!”,
disse Anna indaffarata con delle carte.
“D’accordo!”,
le
guance le si colorarono di rosso.
Mi
sedetti sulla mia
scrivania e iniziai il mio lavoro.
“Vedrai,
sarà
un’esperienza unica!”, le disse Anna.
Lo
sperai per lei.
Era
già passata
un’ora.
Avevo
chiacchierato
con Marta, che ogni tanto veniva a farmi compagnia, le davo qualche
fotocopia
da fare oppure le dicevo semplicemente qualcosa sul lavoro.
Lei
ascoltava
diligente.
Verso
le cinque
sentii suonare il campanello, guardai sull’agenda ma non
c’era nessun
appuntamento per quell’ora.
Mi
domandai chi
potesse essere e mentre ero impegnata a cercare delle pratiche nello
schedario
in basso, chiesi a Marta di andare ad aprire.
Rimasi
in ascolto, le
avevo detto di salutare gentilmente e di far entrare i clienti.
Ma
non sentii niente
se non il fruscio della porta e di piedi.
Rimasi
nella mia
posizione per capire che cosa stesse facendo Marta.
Mi
guardava
terrorizzata. Sbattei le palpebre per cercare di capire la sua
espressione.
Un
misto tra lo
stupore e la meraviglia, ma vedevo anche ansia e sconvolgimento.
La
incitai a parlare,
non facendomi vedere dalle persone che erano arrivate.
“Buona..buonasera..”,
disse Marta tremando.
Iniziai
a
preoccuparmi.
“Buona
sera..”,
rispose la voce della persona che le stava di fronte.
Forse
la stupiva il
fatto che fossero inglesi, ma come aveva fatto a capirlo se non li
aveva
sentiti parlare? Boh.
“Avete
un
appuntamento?”, mi guardò esitante e le feci
l’occhiolino per farle capire che
andava benissimo.
“No,
ma ho chiamato
l’avvocato, il mio cliente ha un appuntamento con
lui..improvvisato diciamo!”,
la persona che parlava era una donna, doveva avere più o
meno trent’anni come
Anna, parlava l’italiano con un accento molto inglese.
“Venite
entrate..”,
disse Marta spostandosi.
“Piacere!”,
una voce,
una voce terribilmente sensuale accompagnò la mano che
strinse quella di Marta.
Una
voce che,
purtroppo, avrei riconosciuto anche ad occhi chiusi, con un udito
carente, in
mezzo ad una folla di miliardi di persone.
Marta,
era più
sconvolta di prima.
Alternava
lo sguardo
tra il mio viso e quello di Robert. Perché ormai ero sicura
che fosse lui.
Decisi
di spostarmi e
di farmi vedere.
Quando
i suoi occhi
incontrarono i miei, io morii all’istante, mentre lui non
fece nessuna piega.
Cosa era successo?
Sentii
il cuore prendere
il volo, insieme alle farfalle che dopo più di un mese erano
riuscite a
liberarsi dalla gabbia dove le avevo rinchiuse.
“Kate..”,
il mio nome
pronunciato di nuovo dalle sue labbra era qualcosa di sublime, di
perfetto.
Marta
era ancora più
confusa, non capiva più niente.
“Robert..”,
mi
avvicinai un po’, per sostenere Marta.
Anna,
che nel
frattempo era venuta a vedere cosa stesse succedendo, era rimasta
immobile
appoggiata alla porta.
“Oh
mio Dio!”, non si
fece scappare il classico commento.
Io
ero incantata ad
osservare gli occhi di Robert che non sembravano volersi spostare dai
miei.
Mi
portai una mano
sulla labbra, per soffocare dei singhiozzi che volevano uscire. Non
riuscii
però, a fermare le lacrime.
Robert
lentamente si
avvicinò, posò le sua mani sulle mie spalle.
Sempre
delicatamente
mi fece avvicinare a sé e mi abbracciò,
stringendomi come nessuno mi aveva mai
stretta.
Inizialmente
rimasi
immobile, quando però il suo profumo mi arrivò
come un uragano, non potei fare
a meno di stringerlo e di trattenerlo a me.
“Mi
sei mancata..”,
mi disse baciandomi i capelli.
“Voi?
Tu? Lui?”, mi
scostai svogliatamente dal suo petto per girarmi verso Marta.
“Robert
dobbiamo
andare..”, la sua assistente lo richiamò,
facendogli cenno di andare verso
l’ufficio dell’avvocato.
“Hai
un appuntamento
qui?”, gli chiesi.
Lui
annuì sorridendo,
e seguì la sua assistente nell’ufficio.
Quando
chiusero la
porta alle loro spalle, mi andai a sedere alla mia scrivania, cercando
di
capire che cosa fosse appena successo.
Ovviamente,
Marta e
Anna si misero subito di fronte alla mia scrivania per chiedermi che
cosa
stesse succedendo. Il problema era che dovevo capirlo anche io.
“Cosa
ci fa l’attore
più famoso del momento nel vostro ufficio?”,
chiese Marta con un tono isterico.
“Non
lo so..forse ha
bisogno di aiuto legale..”, le risposi fissando il piano del
mobile.
“Cosa
dici? Uno così
non viene a Genova, in uno studio legale che per lui è
cacca. Dai!”, Anna
sembrava addirittura sconvolta.
“Non
lo so ragazze.
Non ne ho idea!”, mi arresi e sprofondai nella mia sedia.
“Ma
tu lo conosci?”,
mi chiese Marta tutta emozionata. Riusciva a cambiare umore
così velocemente?
“Più
o meno..”, si
certo. Più o meno.
“Come
fai a
conoscerlo?”, l’interrogatorio era partito.
“Sono
andata qualche
settimana fa a Vancouver, dove stanno girando, e l’ho
incontrato. Ma ciao e
basta!”, sperai di essere convincente.
“E
tu per un ciao e
basta, lo guardi in quel modo?”, Marta era scettica.
“E
lui l’hai visto?”,
Anna parlava con Marta ora, “hai visto come la guarda! Altro
che ciao! Cosa ci
nascondi?”.
“Niente!”,
non volevo
spifferare a tutti quello che era successo.
Soprattutto
perché,
per il momento, ero riuscita a non far riaffiorare nulla. Ero troppo
stupita
della situazione per avere il tempo di rimuginare il passato.
Anna
si arrese e si
mise nel suo ufficio in attesa che la star passasse nuovamente.
Marta,
continuò a
fissarmi per qualche minuto, cosa molto snervante, dopo due occhiate
fulminanti
anche lei si arrese e se ne andò da Anna.
Mi
presi la testa tra
le mani, e mi appoggiai alla scrivania.
Cosa
ci faceva lui
li? Come aveva fatto a trovarmi?
Aveva
ragione Anna,
con tutti i legali che poteva permettersi, proprio qui a Genova doveva
venire.
Eppure
mi pareva di
non aver mai detto niente in riferimento al mio lavoro. Sapevo che ero
una
segretaria, che abitavo a Genova, ma nulla di più.
Forse,
però, era
stato davvero un caso che fosse capitato proprio nell’ufficio
dove lavoravo io.
Non
capivo più
niente. Sentivo la testa fumare da quanto stavo pensando.
Pensai
intensamente
per altri minuti, fino a quando non sentii la porta
dell’ufficio dell’avvocato
aprirsi.
“Arrivederci
Signor
Pattinson! Signorina Frances..”, Frances doveva essere la sua
assistente.
“Grazie
mille per
l’aiuto!”, mi raddrizzai sulla sedia e visto che
non riuscivo a trovare una
posizione che mi permettesse di risultare tranquilla, mi alzai.
Mossa
sbagliata,
perché appena sentii la voce di Robert le gambe iniziarono a
fare giacomo,
giacomo.
Respira, respira, respira.
Me
lo ripetevo di
continuo.
Quando
i passi si
fecero più netti, capii che ormai era entrato nella mia
stanza.
Mi
ero messa, di
proposito, a guardare alcune pratiche, fingendo poco interesse.
“Allora
ciao Rob..”,
cercai di rimanere più distaccata possibile.
Non
sentii nessuna
risposta, ma vidi con la coda dell’occhio l’ombra
di Robert.
Sentii
una forte
presa sul braccio e subito dopo venni spostata contro il suo petto.
Con
la mano libera mi
fece alzare il viso, per incatenare i nostri occhi.
Io
li chiusi,
sperando di non rimanerne incantata, ma purtroppo la voglia di vederlo,
vinse
su tutto.
Quando
li aprii
trovai due pozze azzurre limpide e tristi. Spenti, ecco, erano spenti.
“Cosa
ti ho fatto?”,
mi chiese quasi sussurrando.
“N..niente!”,
deglutii silenziosamente.
“Allora
perché non mi
degni di uno sguardo?”, mi chiese avvicinandosi
pericolosamente.
Mi
scostai
velocemente, sperando di non sembrare troppo scortese.
“Non
mi hai fatto
niente Robert. Davvero! Solo, si..devo lavorare!”, gli
sorrisi, un sorriso
falso.
“Ok,
quindi non
rifiuterai un invito a cena..no?”, ecco, lo sapevo.
“Ehm..no..cioè..”,
da
dietro le spalle di Robert riuscii a vedere le due ragazze che si
sbracciavano
per farmi dire di si.
Cercai
di non
curarmene troppo.
“Se
vuoi puoi venire
da me..cucino io..o ordiniamo qualcosa..”, sperai che non
fraintendesse.
Sorrise
e facendo
schioccare la lingua sul palato annuì.
“Perché
immagino che
sia difficile girare per un posto sconosciuto..cioè..nei
locali tutte ti
darebbero fastidio..”, arrampicarmi sugli specchi non era mai
stato il mio forte.
“Va
bene..va bene
Kate!”, si avvicinò e dopo avermi dato un bacio
sulla fronte mi salutò uscendo
dallo studio.
Mi
appoggiai allo
schedario, sperando di non svenire.
“Si,
si..proprio
amici!”, cantilenò Marta.
“Shh..zitta!”,
le
dissi gesticolando con le mani.
“Siete
carini. Certo.
Se non lo vuoi me lo prendo io!”, disse una Anna soddisfatta.
La
fulminai con lo
sguardo, capendo che era eccessivo da parte mia, tutta quella gelosia.
“Perché
non posso
prendermelo io?”, chiese Marta.
“Perché
sei troppo
piccola tesoro!”, Anna le diede due patte sulla spalla e
tornò nel suo ufficio.
“Che
stage
fantastico. Ritornerà? Mi sono scordata di chiedergli
l’autografo. Ma potresti
faro tu per me!”, parlava come una macchinetta.
“Vedrò..non
so se lo
rivedo..oddio..non sa nemmeno dove abito..”, sorrisi
amaramente. Una parte di
me, voleva rivederlo, ma un’altra parte cercava in tutti i
modi di non rimanere
fregata.
Marta
capì che volevo
rimanere sola, infatti si dileguò nell’ufficio di
Anna e non ne uscì fino
all’orario di chiusura.
Quando
uscì
dall’ufficio mi coprì maggiormente a causa del
freddo.
Sentivo
il vento
pungere sugli occhi, anche se non ero totalmente sicura che fosse solo
colpa
del vento.
Mi
immersi nel
traffico, aspettando che il semaforo diventasse verde per i pedoni.
“Scusi!”,
di nuovo
quella voce. Bellissima e soave.
Mi
voltai verso di
lui, cercando di non cadere dal marciapiede.
“Stasera
sarei
invitato a casa sua..”, scherzò.
“Ed
è rimasto qui
fuori per tutto questo tempo?”, gli chiesi a bocca aperta.
“Si,
non sapevo dove
abitassi!”, il sorriso si spense, stava trattenendo qualcosa
lo vedevo.
“Va
bene..ti do
l’indirizzo..io vado in metrò..è troppo
appariscente per te!”, lo guardai
meglio, era coperto fino alla punta dei capelli. Lo avrebbero
riconosciuto
comunque.
“Vieni
in macchina?”,
mi chiese sempre teso.
“Ok..va
bene..”, lo
seguii fino alla sua macchina. Molto simile a quella di Vancouver.
Una
fitta all’altezza
del cuore iniziò a darmi fastidio, mi portai una mano sul
petto sperando di
calmarla.
“Tutto
ok?”, mi
chiese Robert.
Era
seduto dall’altra
parte del sedile. La distanza non era molta, ma sembrava di averlo
lontano
mille kilometri.
“Si..si!”,
iniziai a
giocare con le mani, “ordiniamo una pizza?”, gli
chiesi sorridendo.
“Si,
ricordo che ti
piaceva..”, sempre vago.
“Te
tutto ok
Robert?”, gli chiesi preoccupata. La voglia di avvicinarmi e
di stringerlo era
tanta, ma preferii restare ferma.
“Si..certo!”.
Rinunciai
a parlare
di altro. Non gli chiesi come fossero andate le cose dopo la nostra
partenza,
ero troppo codarda.
Sapevo
di aver
sbagliato ad averlo lasciato da solo in quella camera, ma non potevo
farci
niente.
Era
stato più forte
di me.
Diedi
le indicazioni
all’autista e mi misi seduta al mio posto ad aspettare.
C’era
poco traffico,
stranamente, quindi non impiegammo molto tempo per arrivare a casa.
Quando
aprii la porta
pregai mentalmente di non fare brutta figura.
“Accomodati.
Benvenuto a casa mia!”, gli dissi facendolo passare.
“Grazie..”,
sorrise,
ma un sorriso tirato.
Gli
feci fare il giro
delle stanze, non che fossero tante, ma almeno facevo gli onori di casa.
“Ordino
le pizze
ok?”, gli chiesi dopo averlo fatto accomodare sul divano.
“Si..”,
fissava le
foto appese alla parete della sala con devozione.
Terminata
la chiamata
mi avvicinai silenziosamente.
“Sono
io da
piccola..questa è mia madre, qui sono io a scuola, qui sono
io al diploma!”,
gli dissi indicando ogni singola foto che mi raffigurava.
“Belle..molto
belle..”.
Andai
in cucina per
prendere dell’acqua e lo sentii dietro di me.
Aprii
il frigo e per
poco non buttai per terra la bottiglia.
Senti
un botto enorme
provenire dal ripiano del mobile.
Mi
volta e vidi
Robert appoggiato su di esso, teneva tra la mano un foglio. Doveva
averlo
sbattuto abbastanza forte.
Lo
guardai perplessa,
alzò il viso e iniziai a preoccuparmi.
“Mi
spieghi questa!”,
mi disse serio e teso.
Mi
avvicinai e
riconobbi quel pezzo di carta, era la lettera che gli avevo lasciato
prima di
“fuggire”.
“Robert..”,
cercai di
parlare ma non me lo permise.
“Robert
no. Mi devi
spiegare perché. Perché Kate? Perché
mi hai fatto questo?”, strinse i pugni
fino a far diventare le nocche bianche, “mi hai lasciato
lì, da solo con questo
pezzo di carta!”, mi sventolò davanti al viso il
foglio.
Sentivo
le lacrime
pungermi gli occhi, ma dovevo resistere, non potevo permettermi di
piangere.
“Hai
ragione. Ma io
non volevo rendere le cose più difficili!”, ormai
la mia voce era isterica.
“Più
difficili? Più
difficili hai detto? Per te sono state più facili? Pensi che
quando ho aperto
gli occhi e ho visto questo foglio, per me sia stato più
facile?”, era
arrabbiato, molto arrabbiato.
“Hai
ragione, hai
ragione. Non posso dire niente. Mi dispiace..davvero..”,
abbassai lo sguardo
cercando di tranquillizzarmi.
“Kate!
Mi sono
sentito abbandonato, rifiutato. Con questa lettera cosa pensavi di
ottenere? Mi
hai anche dato degli orari del volo diversi! Come pensi che mi sia
sentito
quando sono arrivato all’aeroporto e non ti ho vista? Quando
ho chiesto in
hotel e mi hanno detto che eravate già partite?”,
aveva gli occhi lucidi e la
voce non era più alta, ma rauca e tremante.
Mi
sentivo in colpa
nella maniera più assoluta.
Lui
era comunque
venuto a prendermi, era venuto a cercarmi, nonostante gli avessi detto
di non
venire, nonostante lo avessi abbandonato da solo in quella camera.
Non
riuscivo a
rispondere, sentivo le lacrime rigarmi il viso, non ero nemmeno
riuscita ad
essere forte.
La
verità era che lo
amavo, lo amavo come non avevo mai fatto in vita mia. Ma non volevo
soffrire,
quindi avevo nascosto tutto, come aveva detto Stephanie.
“Come
hai fatto a
trovarmi?”, gli chiesi restando nella stessa posizione.
“Non
è stato
difficile. Basta avere le conoscenze giuste. Ma se vuoi me ne vado..ho
impiegato tanto tempo per trovarti, inoltre..”, si
fermò all’improvviso come se
avesse paura di parlare.
“Inoltre?”,
gli
chiesi incitandolo a continuare.
Lo
guardai negli
occhi e vidi una piccola lacrima scendere lentamente, ma la
fermò prima che
potesse raggiungere le labbra.
“Inoltre, non
è stato facile partire. Non è
stato per niente facile decidere di venire qui da te Kate..”,
la voce tremava
più di prima.
“Perché?”,
non sapevo
se essere arrabbiata con me stessa o essere ferita dalle sue parole. In
ogni
caso mi sarei meritata ogni sofferenza.
“Quando
ho letto
questa lettera, ho subito pensato che tu, qui in Italia avessi
un’altra vita,
un’altra persona. Quando ho capito che senza di te non
riuscivo più a stare, ho
deciso di iniziare a cercarti, non avevo molto a disposizione. Anche in
Hotel
sono stati abbastanza vaghi..”, si fermò per
riflettere.
“Quindi
quando sono
tornato dall’aeroporto mi sono messo subito alla tua
ricerca..”.
“Hai
impiegato
poco..”, non terminai la frase imbarazzata.
“Per
capire che senza
di te non potevi vivere? Si, poco. Già lo avevo capito
quella notte, quando ti
stringevo tra le braccia..”, di nuovo si fermò,
alzò una mano verso di me, ma
subito la ritrasse.
“Quando
ho scoperto
dove lavoravi, ero intenzionato a venire subito da te. Ma ho riflettuto
Kate.
Io..diciamo..non ero tanto sicuro di poterti lascare
andare..”.
“Cosa
intendi?”,
chiesi confusa avvicinandomi.
“Se
ti avessi
ritrovata, magari fidanzata e felice, non so se sarei stato capace di
lasciarti
andare..sarei stato egoista molto probabilmente..e avrei fatto di tutto
per
riaverti..quindi ho aspettato così tanto tempo,
perché temevo di essere troppo
stronzo..poi quando non ho più resistito sono scappato in
Italia..”, finalmente
alzò lo sguardo incontrando i miei occhi.
Erano
più azzurri del
solito, ora erano anche meno tristi.
Non
riuscii nemmeno a
rispondere, nemmeno a replicare.
Lentamente
mi
avvicinai e lo abbracciai.
Sentii
il suo respiro
sui capelli e le sue braccia cingermi la vita in modo saldo.
“Robert..oddio..mi
dispiace così tanto..ma capisci..io non voglio soffrire..tu
sei..tu sei famoso,
bello, richiesto..io resterei sempre qui..sola..”, lo guardai
supplichevole.
“Cosa
stai dicendo?
Pensi che io metterei da parte te per il mio lavoro? Kate è
per questo che sei
scappata?”, lo guardai perplessa,
“vabè..è per questo che te ne sei
andata
così?”.
“Si..non
volevo che
la cosa diventasse più seria del previsto..Rob..so che per
te..”, iniziai a
gesticolare, presa dall’agitazione.
“Kate,
io mi sono
innamorato”, lo fissai immobile, come se mi avesse appena
detto quando sarebbe
stata la fine del mondo, “ma non l’ho capito ora,
io l’ho sempre saputo. Fin
dalla prima volta in cui ho incontrato i tuoi occhi, ho capito che
saresti
stata mia, e io sarei stato solo tuo!”, mi
abbracciò facendomi sentire tutto
l’amore di cui avevo bisogno.
“Vorrei
anche chiederti
una cosa..”, mi disse all’orecchio.
“Vieni
con me
Kate..ti prometto che non ti deluderò, resteremo in contatto
con tutte le
persone che conosci, ma Kate”, mi fece alzare la testa per
guardarlo, “io
voglio te accanto, per sempre..capisci?”.
Cercai di parlare ma
la voce mi morì in gola.
“Non
devi darmi una
risposta subito..mi basta sapere che nonostante tutto tu ci
sarai..”, si spostò
lasciandomi le braccia e appoggiandosi al mobile della cucina.
Mi
guardai intorno, e
capii subito cosa potevo fare.
Mi
avvicinai al frigo
e iniziai a muovere le calamite.
Quando
si avvicinò
per capire quello che stavo facendo, non mi lasciò nemmeno
il tempo per
voltarmi e guardarlo negli occhi.
Mi
abbracciò, e senza
rendermene conto ritrovai le sue labbra, morbide e calde pronte ad
accogliermi.
Fu
un bacio perfetto,
sublime, impossibile da descrivere.
Fummo
interrotti dal
campanello.
“L’uomo
delle pizze”,
dissi sulle sue labbra sorridendo.
“Vado
io..non si sa
mai..”, ricordava ancora la scena in hotel con Kellan.
Quando
tornò in
cucina preparammo il necessario per mangiare e ci buttammo nel divano
per
coccolarci.
“Robert..dormi
in un
hotel?”, gli chiesi appoggiata alla sua spalla.
“Si..perché?”,
mi
chiese confuso.
“Resta
qui con me..”,
mi spostai per poterlo guardare negli occhi. Gli occhi più
belli che io avessi
mai visto.
Mi
fece alzare e
lentamente mi portò in camera, dove passai la notte
più bella di tutta la mia
vita.
Era
tutto diverso, in
casa, in un posto caldo e accogliente, io e lui. Sarebbe stato per
sempre così,
o almeno era quello che speravo.
Quando
la mattina mi
alzai, decisi di non svegliarlo. Dovevo andare a lavoro, ma gli avrei
lasciato
un biglietto diverso, sorrisi e iniziai a scrivere.
Quando
andai accanto
al frigo per attaccarlo, altre lacrime, questa volta di gioia,
solcarono le mie
guance.
Sotto
al mio
messaggio c’era la sua risposta.
Ti amo Robert.
Lo
avevo scritto la
sera prima, per fargli capire quello che provavo.
Anche io
Kate, sei tutta la mia
vita.
Buon giorno amore.
Risposi
sorridendo
come una bambina di due anni. Ormai avevo deciso.
Prepara i
bagagli e prenota un biglietto in più.
Ora non ti
libererai più di me.
Ti amo, per sempre.
The End