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Autore: Yuna Shinoda    16/12/2009    2 recensioni
E' ambientata dopo la puntata 1x13.
Blair e Nate sono di nuovo insieme e Chuck provoca Blair come sempre, solo che non ha idea del periodo che sta attraversando lei.
B pensa di essere incinta, e ce l'ha a morte con Chuck perchè se così fosse, il figlio sarebbe suo, visto che nella mia storia Nate e B stanno insieme ma non hanno mai consumato... Beh, vedremo cosa accadrà u_U
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
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aaa

 oggi sono di nuovo di fretta perchè devo scendere per andare a lezione all'uni, quindi generalmente ringrazio tutte coloro che mi hanno lasciato comnmenti negli ultimi capitoli! *ò* La storia continua ancora, eh XD non preoccupatevi che c'è anche altro da scoprire! ...al prossimo capitolo!

 

Chuck's POV

24 Dicembre, ore 19.43.

Entrando a casa mi sembrava essere in un mondo freddo e congelato.

La casa mi sembrava più vuota del solito, ma sperai che Bart e Lily fossero ancora qui prima di partire per le Bahamas. Sì, perchè il Natale si passava al mare...


Non avevo mai passato un Natale con mio padre.

Solitamente mi ritrovavo il giorno della Vigilia a casa da solo con la governante che si dimostrava essere sempre una bella donna per fortuna, e con tantissimi regali che mi arrivavano da quello che credevo fosse Babbo Natale. In realtà, da allora fino ad oggi aveva tutto meno che l'aspetto di un vero padre.


Crescendo era diventato più facile. Mi bastava uscire, mi bastava farmi compagnia con una bella bottiglia di scotch invecchiato o con una squillo slovena che era in qualche locale malfamato. Avevamo in comune il fatto di non avere una famiglia vicina.

E quest'anno pensai che sarebbe stato lo stesso se Blair non mi avesse sorpreso.

Era stato un gesto inaspettato, ma d'altronde le cose non vanno mai come pensavi.


Mi rincuorai di poter passare una serata diversa da quella che prospettavo, magari in compagnia proprio di qualche bottiglia di alcol o con qualche poco di buono.

Forse quest'anno Babbo Natale aveva esaudito il desiderio che avevo richiesto per tanti anni di seguito senza ottenere nulla. Forse, potevo essere felice anch'io...


Avete preso tutto?” Eccolo.

Gli andai incontro, era come al solito distratto dalle faccende del viaggio.

Papà” lo salutai, e a stento si accorse di me.

Chuck. Già a casa?” chiese, quello che a me suonava un'accusa.

Ho bisogno di parlarti” dissi schietto.


Non ho tempo per parlare. Tra un'ora e mezza io e Lily abbiamo l'aereo che parte e non posso fermarmi a chiacchierare. Me lo dirai quando torneremo alla fine del mese” disse indifferente, come ormai faceva da quando ero nato. Fece per allontanarsi, ma lo bloccai.

Ho bisogno di parlare. Ed ora.”

Sospirò, come quasi gli stessi rubando dei secondi preziosi. “Ti do due minuti”


Il ragazzo che stava parlando prima con Bart si allontanò, e restammo soli.

Perchè non mi hai detto nulla?” chiesi diretto. Aveva detto due minuti dopotutto. Se è questo il tempo che un padre vuole dedicare ad un figlio...

Non so di cosa tu stia parlando”

Sto parlando di questo” risposi aspro mostrandogli il risultato del test.


Bart lo fissò come al solito con indifferenza. “Quando l'hai fatto?”

Sabato notte. Di nascosto. Quando mia figlia stava male ed aveva la febbre alta” dissi, accorgendomi che bene o male parlare di Eve come mia figlia forse non sembrava tanto difficile come avevo pensato. Mi sentivo strano...

Bart sospirò ancora. “Non credo che a quest'età tu sia in grado di prenderti le tue responsabilità...” disse, sembrando più distaccato del solito.


Tu non sai nulla” ribattei.

Io so solo che in un anno spendi un capitale per belle ragazze e alcol, che di te non ci si può fidare e che come figlio sei una delusione totale... Non credo quanto dureresti come padre”

Strinsi i pugni. In quel momento mi sarebbe venuta voglia di dargli un pugno in piena faccia.

Sai che ti dico? Adesso vado proprio da Blair” risposi voltandomi e andando verso l'ascensore.

Fai come vuoi, ma poi non dirmi te l'avevo detto”

Mi bloccai un secondo. “Tanto non potrei dirlo a nessuno” dissi a bassa voce prima di entrare nell'ascensore e tornare da dove ero venuto.



24 Dicembre, ore 20.32.

Il tin dell'ascensore mi avvisò di essere arrivato.

Entrai nella penthouse e trovai Blair che dava ordini a Dorota.

Te l'ho detto. Voglio rose rosse a tavola! E' Natale, quello è il suo colore. Vattele a procurare”

Ma... Miss Blair, è tardi”

Non importa. Cerca! Tra poco verrà qui...” si voltò verso di me, accorgendosi della mia presenza “Chuck. Sei in anticipo” disse abbozzando un sorriso.


Ho fatto presto” risposi senza molto entusiasmo.

Mi venne incontro, mi sorrise ma non fece altro. Cosa poteva fare, dopotutto?

Meglio andare di sopra nel frattempo” disse poi vedendo Dorota che rientrava “e vedi di trovare quello che ti ho detto, Dorota” ordinò alla cameriera. Mi faceva ridere vedere Blair dare ordini, ma aveva sempre fatto così da quando ci conoscevamo.


Si avviò verso la scala che portava di sopra, e non chiesi nulla.

Forse immaginavo dove voleva andare, ed anche cosa probabilmente voleva fare.

Raggiungemmo la sua stanza. La porta era già aperta.

Blair si avvicinò alla culla rosa mentre io restai indietro. Non sapevo se avvicinarmi o meno in verità. Era una cosa tutta nuova e strana per me.


Guarda che non morde” disse Blair, al che avanzai di qualche passo. La prese dalla culla e le sorrise. La bambina stranamente fece la stessa cosa, quasi come un gesto di sintonia.

Mi avvicinai ancora di più, senza sapere bene cosa dire.

Blair tornò seria e mi fissò. “Ti ho perdonato la bravata che hai fatto oggi... Ma ti avverto, Chuck” sospirò “Avevo deciso di far crescere questa bambina senza un padre. Ora che... Apparentemente sembra che tu...” non la lasciai finire.


Blair. Ti ho fatto quel regalo. Sono venuto qui stasera... Non credi che almeno qualcosa...?”

Abbassò lo sguardo e scosse la testa. “Non basta... E lo sai”

Abbi fiducia in me” le risposi. Sembrava che nessuno credesse che potevo cercare di fare qualcosa di non dannoso alle persone che mi circondavano...

Dovrai dimostrarmelo”


Allungai le braccia “passamela” le chiesi, ovviamente riferendomi alla bambina.

Non farla cadere” disse lei passandomela con attenzione.

Quando mi ritrovai quella piccola creatura tra le braccia dovetti sedermi sul letto.

Dovevo ancora prendere coscienza che fossi il padre di quella piccola bambola di porcellana, ma solo con l'esperienza ce l'avrei fatta.


La osservai meglio, per la prima volta da vicino.

Aveva gli occhi color nocciola che ricordavo di aver visto anche la prima volta. Non ne ero certo, ma sembravano proprio del colore dei miei. I capelli che stavano iniziando a crescere erano castani, ma non sapevo dire da chi li avesse presi.

D'istinto mi venne da sorriderle, ma non riuscii a fare un sorriso troppo convinto.


So che come le avevo detto le avevo fatto il regalo per la bambina ed ero andato lì quella sera, ma tuttavia nella mia testa avevo ancora le idee confuse. Ci avrei pensato dopo, o domani, comunque non ora perchè sapevo che stare assieme a loro avrebbe influenzato tutto.


E' bellissima” dissi dopo qualche minuto in cui restai in silenzio.

E' mia figlia, ovvio che sia bellissima” rispose Blair sorridendo.

Oggi sembrava più amichevole del solito con me... “E' bellissima come sua madre”

Attraverso le lusinghe non otterrai nulla, Chuck”

Chi ha detto che voglio ottenere qualcosa” risposi, e in effetti niente volevo da lei. Forse una cosa c'era, ma dovevo ancora capire bene la situazione...


Miss Blair, è arrivato suo padre!” disse Dorota sorprendendoci entrando di soppiatto.

Blair congiunse le mani e gli occhi sembrarono quasi brillarle.

Allungò le braccia e le passai Eve. “Finalmente incontrerai il nonno!” disse Blair entusiasta.

Senza aggiungere altro uscì dalla stanza ed io la seguii.



24 Dicembre, ore 21.37.

E allora, Blair, quando si sapranno i risultati dei test d'ammissione?” chiese Harold qualche oretta più tardi. Eravamo seduti noi tre più Eve nella carrozzina accanto a Blair.

Eleonor a quanto pare era rimasta bloccata in un aeroporto a causa di una bufera di neve che forse si sarebbe propagata anche qui a New York.


No, papà ha detto la preside che ce lo farà sapere a gennaio... Io sono sicura di essere stata ammessa a Yale!” rispose lei raggiante. Davvero sembrava felice oggi. Colpa mia?

Certo, ne sono sicuro” rispose Harold con un sorriso, poi si rivolse a me “E tu, Charles? A quale università hai fatto domanda?”

Che domanda. “Beh, a dire il vero mio padre vuole che vada a Yale, ma io ho intenzione di seguire un'altra strada...” dissi convinto.


Harold aggrottò la fronte. “Lavoro?” chiese un po' impertinente.

Esatto. Presto erediterò le industrie Bass... Preferisco investire lì che a Yale...”

Sospirò. “Se pensi che sia meglio per te...”

Abbassai la testa e tornai a mangiare il mio tacchino. Non avevo molta voglia di parlare di me e di cosa avrei fatto, ma risposi solo per educazione.


Cadde un silenzio abissale. “Allora, papà... Quanto hai intenzione di fermarti?”

Credo almeno fino a dopo Natale... Almeno il giorno dopo. Sai, Roman è impegnato per lavoro e si libererà solo dopo domani, e lo raggiungerò a Miami prima di tornare a Parigi”

E' stupendo!” rispose sempre sorridendo. Poi sentii un pianto. Blair si voltò verso la carrozzina e anche Harold. Prese la bambina in braccio e la adagiò sulla sua spalla per farla calmare.

Poi si alzò. “Credo che voglia mangiare...” disse andando nell'altra stanza.


Io continuai a mangiare.

Allora, Charles” cominciò a dire poi Harold “come mai non sei con i tuoi a festeggiare?”

Mi aspettavo di peggio. Mi schiarì la voce. “Mio padre e Lily sono partiti per un viaggio di piacere... Serena ed Eric passeranno il Natale con la madre di Lily, quindi...” era fin troppo facile rispondere a domande del genere quando eri sempre solo a Natale...

Capisco” rispose inespressivo “allora mi fa piacere che almeno tu sia qui questa sera...” mi sorrise, e sperai che non fosse un sorriso di compassione.

Odiavo essere compatito solo perchè non passavo un Natale decente ed ero ancora giovane.


Anche a me fa piacere” gli risposi distaccato. Non doveva credere chissà cosa, dato che non ne avevo idea nemmeno io. Che confusione dannata.

Beh, tralasciando i convenevoli” continuò “Ho da dirti qualcosa di molto importante...”

Ero preparato a questo. Voleva farmi le sue raccomandazioni? Più che avvicinarmi, mi stava allontanando. Odiavo le raccomandazioni quando nemmeno io sapevo bene cosa fare.

Per favore, sta zitto. Taci. Taci, taci.


Glielo dirai dopo, papà” mi salvò Blair proprio nel momento giusto tornando dall'altra stanza con la bambina. “Dorota ha preso il nostro dolce di Natale proprio ora dal forno”

Mi chiesi se Blair era arrivata giusto in tempo per caso oppure proprio per non far finire Harold.

Sapevo che lei molto probabilmente pensava alla cosa che stavo pensando io non appena Harold mi fece la domanda... Sapeva che sarei potuto andare via non rispettando le mie scelte.

Harold le sorrise. “Certo, Blair bear. Mangeremo prima la torta”

24 Dicembre, ore 23.22.

Dopo aver mangiato la torta di Blair – devo ammettere che non era male, anche se sapevo l'aveva fatta Dorota – Blair iniziò a dire tutto quello che le passava per la testa su Yale e roba del genere, su come sarebbe entrata ad ogni costo e come poi avrebbe vissuto lì, finché Harold, stanco dal viaggio, non decise di andare nella stanza degli ospiti a dormire lasciandoci soli nel soggiorno di casa Waldorf.


Io ero seduto letteralmente affondato nel divano beige, e non avevo nessuna voglia di alzarmi, anche se dovevo andar via, altrimenti la situazione sarebbe diventata peggiore.

Blair mi avrebbe di sicuro chiesto qualcosa, conferme, conferme e ancora conferme che le avevo dato in parte ma che non ero sicurissimo di darle ancora se me l'avesse chiesto.


Dovevo pensarci su. Una parte della mia testa mi diceva di andare via, scappare più lontano possibile e dimenticarmi di Blair, di Eve e della mia vita a New York, ma quella possibilità stavo cercando di metterla da parte anche perchè era la soluzione che avevo pensato solo nel caso in cui Blair non avrebbe più voluto parlarmi... Cosa che non si è verificata.

L'altra opzione era restare e dimostrare prima a mio padre che a Blair che io potevo prendermi le mie responsabilità, per quanto queste siano pesanti e mi portino a farmi sentire in gabbia.


Penso che me ne andrò anch'io” informai Blair qualche minuto prima di mezzanotte.

Blair era seduta al tavolo e stava sfogliando una rivista. Mi voltai e la vidi alzare la testa per incrociare il mio sguardo. Poi si alzò ed andò ad affacciarsi alla finestra.

Pensai che il suo comportamento fosse strano. “Non puoi” disse qualche secondo dopo.

Bart mi aspetta a casa, tra mezz'ora sarà Natale” mentii. Non aveva sentito il discorso che avevo avuto con suo padre. Almeno così sperai.

Volevo e non volevo andar via allo stesso tempo.


Blair si voltò di nuovo. “Chuck andiamo, non fare lo stupido” disse sorridendo appena “so bene che la tua casa è completamente vuota”

Alzai le sopracciglia, mostrandomi interdetto. “Ti hanno informato male” mentii.

Blair scosse la testa e si avvicinò. “Guarda che i muri divisori non sono spessi... Ho sentito cosa hai detto a mio padre prima. Ed inoltre me l'ha detto Serena” ecco una conferma.


Scrollai le spalle e feci spallucce. “Beh, quello che hai sentito era una bugia”

No, che non lo era... Chuck Bass non vuole passare per vittima ed essere compatito. Mai. Quindi se l'hai detto vuol dire che era vero” aveva capito tutto.

Sospirai. “Blair... Devo andare. E non deve interessarti il perchè”

Non puoi” disse, quasi facendolo suonare come un ordine perentorio.


Mi morsi un labbro e senza aggiungere altro mi avviai all'ascensore, e lei mi seguì.

Dove pensi di andare?”

A casa” la informai indifferente. Perchè non voleva che andassi via? Camminai lento giusto perchè in quel momento volevo che mi bloccasse prima che raggiungessi l'ascensore.

Mi prese per un braccio e mi voltai. Mi sorrideva. “Non puoi andartene”


E perchè? Blair, te l'ho detto, un passo alla volta...” mi zittì e mi trascinò fino alla finestra.

Ci crederesti mai? Nevica”

In effetti non ci credevo. Era raro che a New York nevicasse. “Incredibile” commentai.

E non è una semplice nevicata, a quanto pare. E' una bufera. Non è sicuro uscire per le strade con questo tempo... Oltretutto piove pure” disse voltandosi. Aveva un'espressione pregante.


Arthur se la saprà cavare egregiamente sulla neve” dissi per far si che mi lasciasse andare.

Non ne ero sicuro tuttavia. “Non fare lo stupido e resta” offrì “domani mattina potrai andar via... se la smetterà. Per favore, Chuck” disse aggrottando la fronte.

Quegli occhi scuri mi guardarono pregandomi che non riuscii a dire altro se non 'okay'.

Grazie” mi rispose, e mi chiesi di nuovo da dove veniva tutto questo improvviso cambiamento nei miei confronti. Sembrava troppo gentile per essere lei.


Adesso andiamo a portare Eve di sopra” aggiunse, e mi prese la mano portandomi vicino alla carrozzina accanto alla tavola. “Porta questa” disse indicandomi quest'ultima.

Andammo nella sua stanza. Poggio la bambina sul letto e si mise ad osservarla, ed io le fissai preso da una nuova strana sensazione che mi spinse ad avvicinarmi e vederle da vicino.

Mi sedetti sul bordo del letto, e Blair mi sorrise.


Sembrava un sorriso diverso da tutti quelli che mi aveva rifilato da quando ci conoscevamo, ed iniziai a sentire di nuovo quel vuoto nello stomaco che mi aveva accompagnato per tanto tempo. Mi veniva sempre quando la pensavo o la vedevo, alla fine poteva solo dipendere...

Sospirai allontanando forse per la milionesima volta quel pensiero che mi faceva paura.


Buon Natale” disse poi Blair quando ormai notai che Evelyn si era addormentata.

Fissai l'orologio notando che era passata mezzanotte. “Già, buon Natale”

Blair si adagiò sul letto mettendo la testa sul cuscino mentre da fuori provenivano i rumori del vento e si sentivano dei tuoni. Non solo nevicava, pioveva anche. Okay, avevo detto che sarei rimasto, non dovevo avere più ripensamenti.


Fissai la finestra per qualche secondo e poi abbassai la testa e mi strofinai le mani.

Faceva un po' freddo in quella stanza, ma a quanto pare solo a livello di temperatura esterna. Blair sembrava tutto meno che fredda. Soffiai un po' d'aria sulle mani per riscaldarle, quando lei mi rivolse di nuovo la parola. “Probabilmente il riscaldamento si è abbassato... Dovrò dire a Dorota di procurare coperte più pesanti”

Non c'è problema” dissi senza voltarmi.


Le ho detto di farti preparare il divano in soggiorno...” continuò.

Ignorai tutto quello che aveva detto e le feci forse la domanda che non si aspettava... Almeno non ora, ma non so mi premeva sapere. “E' andato tutto bene?” chiesi voltandomi.

Corrugò la fronte, e sapevo che aveva capito bene la domanda. Sembrò esitare prima di darmi almeno una piccola risposta “Sì, tutto perfettamente come doveva andare” rispose sorridendo, ma non mi accontentai della risposta... Era strano il suo sorriso.


Proprio niente?”

Blair sospirò. “Okay, va bene. La bambina è nata con dei giorni di ritardo perchè quella stupida della dottoressa aveva sbagliato la data... E sai bene cosa sarebbe successo se non fossi andata in ospedale quel giorno...”

Agosto, vero?A Parigi” ricordai la data di nascita che avevo dovuto scrivere nel modulo.

Blair annuì. “Basta fare due conti” rispose acida “dal mio diciassettesimo compleanno” le comparve un ghigno sul volto. Semmai la vecchia Blair era sempre lì. Improvvisamente non sentii più nulla. Solo qualche ora dopo realizzai di essermi addormentato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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