Ok, lo so non è un gran che, ma l’ho
pensata durante una fredda e tetra giornata di ritorno da scuola…mi rendo conto
che è deprimente (almeno hai il coraggio di ammetterlo!
Nd Kai), ma mi farebbe piacere avere una vostra
opinione così almeno saprò se dovrò farmi internare!!
Buona lettura!!
Ad un passo…between Life and Death
Ancora buio.
Non
ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva aperto gli occhi verso il
sole. Era notte? No, forse era giorno…non lo sapeva…non voleva saperlo, non le interessava…a cosa sarebbe servito in fondo?
A nulla, questa era la risposta. Se fosse stato giorno, il sole le sarebbe
sembrato troppo felice per il suo animo sofferente ed
il suo calore sarebbe entrato in contrasto con il freddo che da giorni si era
insediato nel suo cuore; se invece fosse stata notte, allora la dolce e chiara
luna le avrebbe ricordato quel corpo pallido e quei capelli argentati. No…faceva
troppo male…
Non
ricordava da quanto tempo se ne stava lì, rannicchiata in un angolo della sua
stanza abbracciando le gambe davanti al petto, come se volesse comprimersi. La
testa pesantemente abbandonata sulle ginocchia pareva essere di granito tanto
era pesante. Tutta la sua figura era immobile quasi senza
vita.
I
suoi occhi si rifiutavano di aprirsi come se avessero timore di osservare ancora
quel mondo così crudele…e lei non tentava nemmeno di reagire, voleva essere
lasciata lì nel suo dolore, lì dove sapeva che presto la Morte sarebbe andata a
trovarla. L’aspettava, attendeva con ansia il suo
arrivo, come una bambina che aspetta l’arrivo della fata dei sogni durante la
notte…sì, la Morte sarebbe giunta e l’avrebbe portata nel suo regno dove
finalmente sarebbe stata felice.
Buffo vero? Come si può essere felici nel regno della
Morte? E’ un controsenso, ma lei aveva imparato ad amare i controsensi, aveva
capito che essi in realtà ti celano solo il meglio delle persone. Era proprio a
causa del più grande controsenso che avesse mai conosciuto che ora si trovava in
quello stato…una lacrima scese lunga attraverso il suo viso ormai salmastro
andandosi a mescolare insieme alle sue altre sorelle che inumidivano la
maglietta blu notte della ragazza.
Ancora una volta un dolore a lei noto si diffuse dal suo
petto facendo fuoriuscire un’altra lacrima…ma non si trattava di un dolore
fisico…
Era
una sensazione sgradevole, terribile, che le stava
impedendo da troppe ore il sonno. Era forse un segno che la Morte era
vicina? No…anche lei sembrava che si volesse prendere gioco di
lei…
Solo la luna, o il sole dipende dalle interpretazioni
era stata l’unica spettatrice della sua disperazione, lei sola aveva osservato
il suo corpo scosso da violenti spasmi, solo lei l’aveva vista urlare di dolore,
solo lei l’aveva sentita invocare nel pieno del delirio un nome, ripetuto più
volte con un’intensità crescente…Kai
Perché se ne era andato? Perché proprio ora che aveva
capito di amarlo con tutta se stessa lui aveva deciso di tornare per un breve
periodo a Mosca per tagliare definitivamente i ponti con il suo passato? Perché
non l’aveva portata con lui? E soprattutto perché aveva preso quel dannato
aereo?
Domande, solo inutili domande.
Frasi incompiute che sanno lacerare il cuore meglio di
un pugnale, con una piccola differenza…un colpo sferrato da un pugnale al centro
del petto ti uccide, le domande no…loro ti fanno soffrire ininterrottamente
senza lasciarti un secondo di tregua, ti inseguono, ti sfiorano e poi quando
cadi stremata ti assalgono per ricominciare a tormentarti…
Ricorda un po’ una storia di Boccaccio, Nastagio Degli Onesti, dove la dama è costretta da una pena
infernale ad essere inseguita da dei cani che
l’azzannano dilaniandole le carni, ma senza mai ucciderla…così la sua tortura
prosegue…all’infinito.
Si
stava lasciando andare ancora una volta a quei pensieri senza senso…e proprio
ora che era ancor più fragile, i ricordi tornarono a
tormentarla…
- Buongiorno a
tutti! – Hilary entrò sorridente nel dojo dei Kinomiya
dove c’erano i suoi amici ad attenderla. Quando quella mattina Takao
l’aveva chiamata dicendole di venire immediatamente da lui, non se lo era fatto
ripetere due volte. La voce dell’amico era allegra e rassicurante ed Hilary potè darsi solo una
spiegazione…Kai
- Finalmente
Hila! – la salutò il dragoonblaider facendole spazio sui grandi cuscini al
centro del dojo.
- Allora,
visto che sicuramente ti starai chiedendo il perché di
questa chiamata comincio col dirti...-
- Abbiamo
ricevuto una e-mail di Kai questa mattina presto –
s’intromise Rei fermando il lungo racconto del prof. K
Il viso della
brunetta fu attraversato al solo pronunciare il nome di Kai da un luminoso
sorriso, che non aveva niente da invidiare alla più bella delle stelle.
- Beh…che
dice? – chiese ansiosa la ragazza il cui cuore aveva preso a battere ad una velocità incredibile. Si ritrovò ad attendere con il
cuore in gola che qualcuno continuasse.
- Devo dire
che il tuo ragazzo non è stato di molte parole, ma dopotutto dovremmo esserci
abituati – iniziò Takao avvertendo la trepida attesa dell’amica.
- …comunque
scrive che va tutto bene, il Monastero sta lentamente tornando al suo antico
ruolo e…tieniti forte…tornerà oggi pomeriggio a Tokyo! –
Hilary
spalancò gli occhi troppo felice per poter credere ad
una notizia simile…”Kai sta per tornare…il mio Kai sta per tornare a casa…oh
Kai…finalmente”
Sciocca…dovresti saperlo no?!
C’è sempre il rovescio della medaglia…
Hilary sollevò con molta fatica la testa verso la
finestra non riuscendo però ad aprire ancora gli occhi. Essi rimanevano serrati,
serrati anche grazie ad una patina di lacrime secche
che le circondavano le palpebre.
Che
cosa strana la vita vero? Un attimo prima ti sembra che
il mondo sia troppo bello per poterlo vivere ed ogni
attimo trascorso è come un premio di indicibile valore, mentre un attimo dopo
capisci che tutta quella felicità non è altro che una vile illusione, e che il
mondo è solo una enorme scacchiera dove non c’è spazio per i sentimenti e ogni
pedone può essere distrutto come anche può distruggerne
altri…
Era
stato forse un castigo di Dio privarla dell’unica persona che era riuscita ad entrare nel suo cuore e a scaldarlo con la forza del suo
fuoco? Perché Dio doveva avercela con lei? E allora perché non se l’era presa
con lei? Perché lui? Come poteva Dio odiare uno dei suoi figli, il più bello e
magnifico di tutti?
“Ancora domande” pensò, mentre i freddi
raggi della luna avanzavano prudenti verso l’esile figura della giovane,
accarezzandola lievemente come per consolarla.
Non
riuscì ad impedirlo…i ricordi ormai l’avevano raggiunta
per l’ennesima volta…doveva riviverli…ancora…”Beh magari questa è l’ultima volta…poi la
Morte arriverà”
Non riusciva a
stare ferma, il suo cuore batteva i battiti più velocemente del solito, ed i suoi occhi color cioccolato avevano preso a brillare di
una luce particolare. Era dovuto al ritorno di Kai? Sicuramente. Hilary era
felice e veramente se stessa solo quando si trovava in
compagnia del russo.
Kai Hiwatari,
il blaider più introverso e scostante che fosse mai esistito, ma che con Hilary
aveva trovato un posto per lui e per il suo cuore da troppo tempo
ghiacciato.
Lui e Hilary
si erano messi insieme da pochi mesi; era stata un’impresa far sì che entrambi
aprissero il proprio cuore all’altro, ma alla fine ci erano riusciti, e da quel
momento il mondo per loro aveva cambiato colore, mentre nel cielo due piccole
stelle dapprima lontane si erano avvicinate legandosi indissolubilmente.
Ricordava perfettamente come dal trovarsi ad un passo
dallo poter sfiorare la luna, si era ritrovata a
precipitare verso il baratro, verso il buio dal quale non c’è ritorno.
Si
alzò lentamente mentre avvertiva le sue ossa protestare debolmente per l’immane
sforzo a cui le stava sottoponendo. Non ci fece caso.
Barcollando si avvicinò alla grande finestra della sua
stanza dove quella sera una pallida e tenue luna
osservava preoccupata ogni singolo movimento della ragazza, temendo che potesse
fare una sciocchezza.
- Hilary stai ferma un attimo, riposati! – l’ammonì dolcemente Rei mentre osservava con stupore la
brunetta preparare sul tavolo tutti gli in gradienti che le servivano per la
torta che aveva intenzione di cucinare per il ritorno del suo ragazzo.
- Oh no fermatela! – sbraitò Daichi entrando come una furia nella
cucina tenendosi le mani sulla testa.
- Perché? –
chiese Max al rosso
- Come perché!
Povero Kai, torna dopo più di un mese a casa e gli
facciamo trovare uno degli abomini culinari della sua ragazza! Meglio se cucina
Rei! –
- Oh Daichi
guarda oggi non ti rispondo solo perché sono troppo felice…e poi t’assicuro che vi stupirò! – rispose dolcemente la brunetta
aprendo il frigorifero e prendendo le uova.
Improvvisamente squillò il telefono.
Non poteva
essere Kai, a quest’ora lui doveva trovarsi in aeroporto, o addirittura in volo,
quindi era da escludere che si potesse trattare di lui.
- Vado io! –
rispose Takao dalla sua stanza
Intanto in
cucina Hilary aveva iniziato la preparazione della torta, mentre il cinese
aiutato da Max e da Daichi stava stilando la lista delle cose da comprare per la
spesa.
“Non vedo
l’ora di riabbracciarti amore mio” sorrise la ragazza rompendo il primo
uovo.
Ad un tratto i
passi di Takao annunciarono la sua presenza nella cucina. Non disse nulla, ma
bastò che tutti si voltassero verso di lui perché il bel clima di allegria che
c’era si tramutasse in altro.
- Chi era? –
chiese Max preoccupato dall’espressione dipinta sul volto del giapponese
Takao non
rispose, ma i suoi occhi lo fecero per lui. Uno specchio di lacrime era comparso
sui suoi grandi occhi castano rossicci andando presto a
ricoprire gran parte del suo viso.
- Fermi…non
c’è più niente da festeggiare…
Hilary non
ricordò cosa accadde subito dopo, l’ultima cosa che rammentava era che il suo
cuore aveva smesso per qualche secondo di battere, e l’ultimo rumore che aveva
udito era stato quello dell’uovo che cadeva rovinosamente sul pavimento.
Era
andata così…il Presidente Daitenji era arrivato subito a casa Kinomiya portando
con sé la notizia che l’aereo sulla quale Kai stava viaggiando aveva preso fuoco
e si era schiantato contro i Monti Urali ponendo fine alla vita di quasi
settantacinque passeggeri.
Era
bastato così poco…in un attimo si era deciso il destino di tante persone e con
loro anche i sogni e le aspettative dei loro cari.
A
detta dei soccorritori nessuno si era salvato, l’aereo era stato rinvenuto
completamente carbonizzato e all’interno vi erano stati ritrovati molti corpi
bruciati, e così fu impossibile constatare i reali
danni della tragedia. Inoltre molti dei cadaveri non erano stati identificati
in quanto ne fu impossibile il riconoscimento, e
oltretutto anche le analisi del DNA si erano rivelate inutili.
-
Kai! – urlò con tutta la forza che le era rimasta la
giovane ragazza, scandendo bene quelle tre lettere come a volerle scolpire sulla
superficie della luna.
Da
quel giorno maledetto erano trascorsi altri giorni, che
poi si erano tramutati in settimane, che poi si erano evolute in mesi. Tre mesi.
Erano tre mesi che lei era morta, che si era lasciata andare…perché sapeva che
senza Kai la sua vita non era indegna di essere vissuta. Lui era la sua vita…i
loro fili erano intrecciati, annodati e le Parche tagliandone uno, avevano di
conseguenza distrutto anche l’altro.
Ma allora
perché ancora non si era tolta la vita? Perché la Morte non veniva prendersela?
Perché non riusciva a farla finita da sola? Lo aveva detto lei stessa che senza
Kai la sua vita non valeva nulla, allora perché?
Ancora quelle maledette domande…
Si
affacciò al balconcino della sua camera…
Sarebbe bastato un piccolo salto…salì in piedi sulla ringhiera tenendo sempre gli
occhi chiusi…
Inspirava a pieni polmoni l’aria fresca di quella
sera…sola…No non era sola…milioni di stelle la stavano
osservano come si guarda un film dalle morbide poltrone di un cinema. C’erano
astri che speravano si buttasse ponendo così fine alle sue agonie, mentre altri
pregavano Dio che si salvasse…
Ma
a lei importava solo che due stelle la stessero guardando…quelle due piccole
stelle unite indissolubilmente…”chissà se
lo sono ancora…”
Aprì lentamente le braccia…lasciando che l’aria della
notte l’avvolgesse.
“Basterebbe così poco…così poco per raggiungerti…”
Forse se non
ci riesci un motivo c’è…
-
No! Non c’è un motivo…sono solo...io…
-
…se credi
veramente in qualcosa non dovresti aver paura di andare
fino in fondo per essa…non è questo che ti ripeteva Kai quando eri in
crisi?
-Tu che ne
sai? -
Rispondi…
-
E’ vero…io…non riesco a morire perché…sento che sarebbe sbagliato…sarebbe la
soluzione più veloce…ma allo stesso tempo…
…la più
sbagliata.
Aveva ragione…morire non era la cosa migliore da
fare…Kai non le avrebbe mai permesso di fare una cosa simile. Lui avrebbe
combattuto per difendere i suoi ideali…lui non si sarebbe mai piegato e non si
sarebbe mai fatto sedurre dal fascino provocante della strada più facile.
E
poi…solo ora lo capiva…lei non riusciva a lasciare questo mondo perché sentiva
che doveva fare ancora qualcos’altro. Sì, ora comprendeva tutto. In quell’attimo
parve tornare lucida e riflessiva, come se un tenue raggio di sole avesse
illuminato un piccolo sentiero in mezzo ad una tetra e oscura foresta.
“Sento che devo fare ancora qualcosa…Kai…ma
cosa?”
Forse ciò che
devi fare è legato al perché non puoi
morire…
-
Sì, ma certo…è questa la verità! Io non credo che Kai sia morto…non ci
credo…l’ho detto prima…le nostre vite sono legate e quindi se io continuo a
vivere…anche lui deve farlo -
La
voce tacque.
-
Grazie…ora ho capito…Kai… sento che sei vivo e ti troverò… -
E
sotto una luna finalmente sorridente, Hilary fece la sua scelta, scendendo dal
balcone e aprendo dopo tanto tempo i suoi occhi color cioccolato verso il cielo
blu, dove milioni di stelle danzavano solo per lei, felici che avesse scelto di
vivere.
Ed in
lontananza la ragazza potè scorgere il suo Angelo allontanarsi; Dio non poteva
odiarla, poiché aveva mandato in suo aiuto il più maestoso e regale dei suoi
angeli. Esso era sceso direttamente dall’Empireo sbattendo le sue ali infuocate
e giungendo fino a lei, giusto in tempo per impedirle di compiere il più
terribile dei gesti.
-
Grazie mio Angelo…grazie Dranzer -
Così, mentre la potente Aquila Rossa si allontanava
irradiando con la sua luce il buio cielo notturno, nella coperta della notte una
piccola stella spaurita iniziò con forza e coraggio a cercare la sua metà, perse
in mezzo a tanti altri astri.
“Come trovare
una stella particolare in mezzo a tante altre senza l’aiuto di una
guida?
Il cuore è la
migliore delle mappe…esso ti indicherà la strada da
seguire, e saprai di essere arrivata solo quando un calore benefico ti invaderà
le membra. La strada è davanti a te, non libera da ostacoli…nessuno ci dice che
finirà bene o male…il destino non centra…esso è una variabile e starà a te
scegliere che valore darle. Siamo noi gli artefici del nostro destino…Prenditi le tue responsabilità e assumiti i rischi e le
probabili delusioni che potranno derivare dalla tua scelta. Hai preso una
decisione Hilary, hai scelto la via da seguire…ora non ti resta che fare il
primo passo…in the middle between life and death.”
E’ finita! Oh meglio…dovrebbe essere finita…in realtà dopo averla terminata
mi è venuto l’impulso di darle un seguito, e forse se sarò nelle condizioni e
soprattutto nell’ispirazione potrei anche darle un sequel (Noooo nd lettori disperati)…cmq il
finale per il momento è aperto, Hilary ha scelto la sua strada assumendosene le
eventuali delusioni…ma sarà davvero la scelta giusta? Kai sarà vivo o no? Come
ho detto prima, lascio il finale aperto cosicché do a voi la possibilità di
scegliere la strada che sentite più vicina al cuore…
Fatemi avere un vostro parere!
Baciuzzi Avly