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Autore: sassy86    17/12/2009    1 recensioni
"gli mostrai di come mi sentissi il tassello mancante del puzzle messo li per dare equilibrio al tutto. mi sentivo un ripiego. la soluzione al triangolo edward-bella-jacob...." spesso mi sono chiesta cosa si prova a sapere di poter vivere in eterno, o meglio mi sono chiesta cosa provassero i cullen a quel pensiero... è la prima volta che scrivo spero vi piaccia! QUESTA è LA VERSIONE RIVEDUTA è CORRETTA!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Le vecchie abitudini non muoiono mai.

Io non avevo perso quella di passare le ore a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra, nonostante la mia vista non più fallace come quella umana mi permettesse di scorgere qualsiasi dettaglio della foresta che si intrevedeva dalla grande vetrata.

Avevo appena messo Renesmee a dormire nella sua culla, adagiandola come se fosse la cosa più preziosa e fragile al mondo. In effetti lo era: era la mia bambina, frutto dell'amore tra un'umana e un vampiro, un essere incredibile nella sua unicità.

Ma ad un tratto, il pensiero che quel  lettino di legno lavorato da esme sarebbe stato presto troppo piccolo per lei mi faceva riflettere.

Il circuito pensiero-movimento, con la sua velocità sovraumana a cui forse non sarei mai riuscita ad abituarmi, mi fece trovare sdraiata sul letto come quando aspettavo edward la sera, nella vecchia casa di charlie.

<< Un penny per i tuoi pensieri >> soffiò Edward. Come avevo fatto a non accorgermi che si era sdraiato accanto a me e che mi guardava con sguardo indagatore.

<< Odio non sapere a cosa pensi. Specialmente in momenti come questi. Sei pensierosa e quando stai così darei la mia eternità perchè tu abbassi il tuo scudo >>

<< A me piace di più parlare >> risposi girandomi dall'altra parte del grande letto bianco. << è a Renesmee che non piace comunicare con le parole, io preferisco mantenere questa usanza umana>> sorrisi ironica.

<< Perchè non mi parli, allora? E gradirei inoltre vedere il viso di mia moglie. Cos'è che ti turba che io non posso risolvere?>>

<< Preferiresti non saperlo, te lo assicuro >> dissi voltami verso di lui. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi visto che i miei pensieri riguardavano quello che proprio lui aveva tanto voluto evitarmi.

<< Questo lascialo giudicare a me >> rispose Edward con un tono che rasentava l'ansia e che si sentiva essere forzatamente calmo.

Presi un bel respiro, nonostante non ce ne fosse bisogno e parlai.

<< Pensavo al fatto che non potrò mai tagliarmi i capelli perchè non crescerebbero più. non potrei tingerli, perchè non andrebbe via il colore. Non vedrò il mio corpo cambiare con le stagioni. Non posso apprezzare il tepore del camino in inverno e gustare una cioccolata  sotto le calde coperte del letto. Se mi commuovessi davanti a un film d'amore, il mio viso rimarrebbe impassibile, freddo come il marmo, non verserei una lacrima. Presto charlie e tutte le persone a me care moriranno e io non potrò fare altro che piangere sulle loro tombe. Tra qualche anno dovrò presentarmi come la sorella di renesmeee, avrà le mie stesse proporzioni e non potrò mai dire di essere più grande di lei, di essere la sua mamma>>.

Non riuscivo a continuare. La voce mi si era rotta nel pronunciare l'ultima frase.

Non avrei mai voluto alzare lo sguardo verso mio marito. Era una maschera di dolore, mista a tristezza e consapevolezza. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui avrei rimpianto la mia umanità.

<< Mi pento ogni giorno di averti inflitto questo dolore, di averti condannata ad una vita fatta di menzogne. Ogni secondo della mia non vita sono combattuto tra la felicità di sapere che tu e Renesmee starete con me per sempre ed il fatto di aver in qualche modo distrutto le vostre vite.>> Con uno scatto infinitamente breve si portò accanto alla finestra e prima che me ne accorgessi infranse il prezioso vaso della nostra camera.

<< Mi maledico ogni giorno per questo, Bella. come se non sapessi che il mio dolore è secondo solo alla gioia che mi dai quando sorridi a me e nostra figlia. ed allora ritorno in me e riesco a trovare una seppur minima giustificazione alla mostruosità che ho compiuto. Già una volta te lo dissi: la tua ora è scoccata la prima volta che ti ho vista, che ti ho presa senza chiedere il permesso, senza lasciarti la possibilità di un'alternativa umana, sana e felice. Quanto dolore ci avrei risparmiato se ti avessi lasciata andare...>>

Gli posai un dito sulle labbra per zittirlo e con l'altro provai a rilassare le rughe di espressione che lo facevano sembrare un uomo divorato dalle fiamme.

<< Non dirlo. Non dirlo più, Edward. Io non mi pento della scelta che ho fatto. che io e te abbiamo fatto, insieme. Non parlare come se mi avessi rapita. Io ho voluto stare con te, io ho voluto rimanerti vicino in eterno e non me ne pento. Lo rifarei altre dieci, cento, mille volte. Perchè  le esperienze umane che perdo non sono nulla, niente se comparato alla felicità e l'amore che ogni giorno mi dai. Scusa non avrei dovuto condividere questi miei brutti pensieri. Non pensiamoci più, perdonami. Vuoi?>>

E mi zittì con un bacio che da umana non sarei riuscita neanche a sognare.

Quanto dolore potevo scorgere nei suoi gesti.

Passione, tormento. come se in ogni istante in cui le nostre labbra si toccavano, Edward volesse farmi sua.

sarei sempre stata sua, ma il tormento di quel contatto  mi faceva presagire che avrei faticato molto a far ritornare sereno il suo umore.

Mi diedi mentalmente della stupida quando pensai che non avrei dovuto condividere con lui quei macabri pensieri e che non ne combinavo una giusta. Forse non ero in grado di essere una buona compagna per Edward, neanche da immortale.

Quando ci staccamo,vidi che i suoi occhi erano neri come la pece. Questa volta non per il desiderio, come avevo potuto osservare tutte le notti passate insieme, ma era la rabbia che li rendeva così scuri e impenetrabili. Neanche una battuta di caccia straordinaria avrebbe potuto riportare qualche pagliuzza d'oro tra le iridi.

<< Meglio che vada un pò di là. Ho bisogno di...pensare>>,disse Edward. 

Era strano sentirlo dire proprio da lui che era in grado di leggere i pensieri di chi lo circonda. E con il suo sorriso sghembo mi lasciò lì, da sola, nella nostra camera. Rimasi imbambolata per qualche istante e quando poi mi resi conto che Renesmee dormiva profondamente, accertandomi che i suoi sogni fossero più che sereni, decisi di andare a casa Cullen.

Una volta entrata nel grande salone, seguii il profumo di miele e sole di edward. inconfonibile. Non avrei potuto scambiarlo con nessun altro e sarei sempre stata in grado di riconoscerlo, anche a chilometri di distanza. Il suo profumo, misto al mio di lavanda, un tempo così dissetante per chiunque incrociasse la mia strada, era un porto sicuro. La traccia di questo aroma significava la nostra presenza nel mondo. Noi c'eravamo.

Mi avvicinai alla porta socchiusa di quella che un tempo era la camera di Edward e sperando che non se ne accorgesse, mi misi a spiare.

Non era solo. C'era Jasper lì con lui.

<< Non riesco a capire mia moglie!>> il tono di edward era alterato. << In più di cento anni ho imparato a leggere non solo la mente delle persone ma a provare a decifrare i volti, le espressioni dei loro visi e ci sono sempre riuscito. Non mi è mai sfuggito niente. Ma con Bella.. con lei è tutto così complicato, è mia moglie, la mia compagna per l'eternità. E per esperienza personale, l'eternità è un lasso di tempo piuttosto lungo>>. La conversazione aveva preso una piega tragicomica, ma il fatto che Edward si torturasse i capelli con la mano era un chiaro segno di nervosismo. Perchè si tormentava così?

<< Non è colpa tua>> gli rispose Jasper. << Noi abbiamo avuto più tempo per assimilare l'idea che vivremo per sempre ed io stesso fatico ancora ad abituarmici, tu lo sai bene. Ma bella è da poco che è diventata immortale. In lei riesco a percepire gioia, felicità quando ti è accanto. Ma poi tutto cambia così repentinamente. Diventa triste e malinconica, come se ad ogni grammo di felicità ne corrispondesse uno di dolore. Non è una cosa facile da gestire per me e per lei.>>

Non avevo mai sentito Jasper fare un dirscorso così articolato, tranne quella volta in cui mi raccontò la sua storia. Ad ogni modo aveva ragione.

<< Ti prego dimmi come devo comportarmi. Sono diperato Jasper, ho paura che... Non so come continuare.>> Le parole di Edward mi avevano bloccata dall'entrare. Avrei voluto abbracciarlo, rassicurarlo e dirgli quanto lo amavo ma...cosa significava " non so come continuare"?. Lui voleva forse... no! perchè?

 

Scesi di corsa le scale e in un lampo mi ritrovai seduta sullo sgabello del suo pianoforte.

Anche se ero triste, mi accorsi che ad ogni modo ogni mio gesto mi riconduceva a lui. Tutto il mio mondo era fatto di lui. Di Edward. Uno strano vuoto prese forma al centro del mio petto. Conoscevo bene quella strana sensazione: era come se qualcuno mi avesse sferrato un colpo proprio sopra lo stomaco. Quante notti insonne avevo passato con quel colpo nel periodo in cui mi aveva lasciata.

Mentre rimurginavo sui vecchi ricordi, sentii un tocco leggero sulla mia spalla.

<< Lo sai che è da maleducati origliare le conversazioni private?>>disse Edward, con un mezzo sorriso che non nascondeva la sua tristezza.

Aveva le palpebre leggermente abbassate e gli occhi fissavano un punto indefinito delle mie spalle. Come se nell'ironia del tono di voce ci fosse celato un chè di rimprovero e di tormentato allo stesso tempo.

<< Pensavo che non ci fosse nulla di privato tra noi. Me lo hai detto tu più volte>> gli risposi. Lo guardai negli occhi, cercando di stabilire con lui quella relazione fatta solo di sguardi che avevo pensato di aver perduto. poi continuai. << Edward, dimmi la verità. Io non posso leggere i tuoi pensieri. Tu puoi sempre farlo quando abbasso lo scudo. Io non posso entrare nella tua mente. perciò... sii sincero con me, Ti prego. Non sono una buona compagna per te? Non sarò la migliore delle mogli, ne tantomeno la migliore delle madri e forse ti sto procurando tanto dolore..ma ho bisogno di sapere, Edward>>

<< Cosa?>>

<< Ti sei stancato di me?>> dissi con voce rotta da quello che sembrava...un pianto?

<< A volte sei così sciocca Bella...>> disse Edward sedendosi accanto a me. con un gesto lentissimo prese il mio viso e mi obbligò a guardarlo negli occhi. Com'era difficile farlo. A volte è più facile scalare l'everest che guardare le persone che ami negli occhi, perchè così non hai la possibilità di mentire o di nascondere l'imbarazzo che si prova.

Mi sentivo quasi nuda di fronte a lui.

<< Hai detto che non sapevi come continuare... Vuoi forse lasciarmi? Non sopporterei che lo facessi un'altra volta>>

I suoi occhi si fecero vitrei.

<< Sai, a volte mi domando se dovrò pagare in eterno gli sbagli che ho commesso con te. Ci sono parecchie cose irrisolte tra noi, Bella. E credo sia il caso di parlarne. In fondo, il tempo non ci manca...>>

Uno dei rari raggi di sole di Forks filtrò tra i vetri delle finestre come se la vetrata si fosse trasformata in un enorme prisma che irradiava la sua luce sul viso di Edward e sul mio. Forse era  un segno, il quale ci ricordava la nostra diversità: io e lui, vampiri, diversi dagli altri esseri umani, normali.

<< I miei programmi, bè  come dire i  programmi per  i prossimi anni,  ecco, prevedono solo tu, io,   nessie e purtroppo anche il cane >> disse riuscendomi a strappare un sorriso.

 

 << Mi conosci meglio di chiunque altro, Bella. Ma non sai quante volte ancora vorrei chiederti perdono per averti lasciata. è inutile dire perchè l'ho fatto, lo sai bene. Ma davvero, come posso fare per farti capire che tutta la mia esistenza riguarda te? A me interesa solo che tu sia felice, qui, accanto a me. Non mi importa se col tempo dovremmo dire di essere fratelli, fidanzati, marito e moglie, amici o compagni di Renesmee. A me non importa di quello che la gente pensa ora o che penserà nei prossimi mille anni. Per quanto mi riguarda potremmo trasferirci davvero in antartide come progettammo all'inizio. Questo non cambierebbe nulla. Esisteremmo sempre  e comunque soltato tu ed io.  E la piccola brontolona che ti ha quasi portata via da me.>>

  
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