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Autore: arylupin    18/12/2009    6 recensioni
“Vai subito in bagno, muoviti!” gli ordinò Tonks con un tono ancora mooolto arrabbiato. Senza avere la forza e il coraggio - e dire che era stato un Grifondoro! - di aprir bocca, Remus J. Lupin, con ancora l’asciugamano fra le mani, fece come gli era stato ordinato, precedendo la nuda padrona di casa nella stanza da lei indicata.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
È da un po’ che seguo molte belle storie scritte da tanti bravi autori.
E ora ho deciso di provare anch’io a scrivere due righe, senza pretese, e di dire la mia.
Ovviamente sulla mia coppia preferita: Remus/Tonks!
Adoro quel fantastico lupacchiotto…
A voi, dunque, la mia versione di come la stupenda Dora ha “incastrato” Lunastorta!
;-)



TUTTI I COLORI DI TONKS




Era ormai da più di un’ora che discuteva con Malocchio, cercando di fargli capire che NON voleva assolutamente cambiare il colore dei capelli: quel particolare rosa, oltretutto, le stava così bene, ed era così intonato ai suoi pantaloni, e piaceva così tanto a… forse questo era meglio non dirlo. Certamente se avesse dovuto lavorare sotto copertura avrebbe anche potuto pensarci, ma per le riunioni dell’Ordine non serviva nessuna copertura!

Ormai tutti gli altri membri avevano lasciato la stanza, ed ora Grimmauld Place era di nuovo deserta, o quasi. I due Auror capirono che oramai si era fatto veramente tardi quando sentirono Sirius chiedere loro se doveva ordinare a Kreacher di preparare due stanze in più per la notte.
“Non disturbarti, caro cugino, potremmo stare qui a discutere anche fino a Natale, ma nessuno potrà mai convincermi a cambiare qualcosa solo per buona norma!” disse Tonks, calcando in modo eccessivo le due ultime parole, e subito dopo fece un giro su se stessa per Smaterializzarsi con un secco POP.

Ricomparve pochi istanti dopo, agitata e molto stanca, direttamente nella camera da letto del suo appartamento. Si svestì in un batter d’occhio, buttando distrattamente tutti i suoi indumenti in giro per la stanza, prese un asciugamano pulito dal comò e si diresse in bagno per una doccia ristoratrice. Si fermò di colpo, come colpita da un “Pietrificus”, e dalla sorpresa lasciò cadere a terra l’asciugamano.

Davanti a lei, sulla soglia del soggiorno, c’era Lui, il suo Lui, o per meglio dire colui che secondo i suoi desideri avrebbe dovuto ricoprire questo ruolo, ovvero Remus J. Lupin, che la fissava sbalordito con quei suoi stupendi occhi nocciola.

I capelli di Tonks virarono ad un rosso acceso, così come il suo viso. Era talmente imbarazzata che nel tentativo, vano, di coprirsi un po’ mandò in terra tutti i peluche che si trovavano sul mobiletto del corridoio, gran parte dei quali potevano sembrare dei cani, o dei lupacchiotti…

Istintivamente il mago si chinò per raccogliere l’asciugamano e porgerlo in fretta, da perfetto cavaliere, a Tonks, ma forse il suo movimento era stato troppo repentino, così repentino da causargli uno sbalzo di pressione nel rialzarsi, e ora vedeva solo un turbinio di colori.
Ciò nonostante riuscì a non vacillare troppo e a rimettersi diritto, ma fu solo quando allungò il telo alla strega di fronte a lui che, guardandola in viso, si rese conto di ciò che gli era realmente successo: “Dora, ma tu sei… si insomma… cioè… volevo dire… i tuoi vestiti… e la tua…” disse lanciando una veloce quanto imbarazzata occhiata all’inguine nudo di lei “Ecco… cambia colore…”, quindi si voltò dall’altra parte, cercando di impedire ai suoi occhi di tornare ad ammirare quell’arcobaleno.

“Sì!” rispose lei asciutta “Anche lì cambio colore, proprio come i miei capelli!” E proprio come per i capelli, l’imbarazzo, la sorpresa e la rabbia di quel momento le rendevano molto molto difficile avere il controllo delle sue trasformazioni.

Passato lo stupore iniziale, però, riprese quel minimo di autocontrollo per “sintonizzarsi” su un minaccioso nero corvino e per porgere al suo ospite alcune educate domande: “E tu che ci fai in casa mia?!”

“Ma Dora, ecco… tu avevi detto di aspettarti qui… cinque ore fa, alla fine della riunione, perché volevi parlarmi, e io ho pensato di aspettarti in salotto, poi ho sentito dei rumori e…” riuscì a rispondere il mannaro, seppur a fatica e sempre evitando lo sguardo della ragazza, visto l’imbarazzo che ancora lo opprimeva.

Quella risposta per Ninfadora Tonks fu come una rivelazione: in un colpo solo ricordò di come lei stessa avesse chiesto a Remus, alla fine dell’ennesima riunione dell’Ordine della Fenice, di passare a casa sua, per poter parlare di loro due lontani da occhi e soprattutto da orecchie indiscrete; di come, appena prima di andarsene, Malocchio Moody le avesse inveito contro col suo vocione per il colore vivace dei capelli, e di come quella discussione, seppur assurda, si fosse accesa un po’ troppo, protraendosi per diverse ore. Questi vivaci “intermezzi” tra di loro non erano troppo rari, in effetti, e in genere riguardavano argomenti non certo di vitale importanza, su quelli doveva ammettere che spesso il vecchio Malocchio aveva ragione, “Vigilanza costante!”, e spesso la ragazza assecondava l’ex Auror per amore del quieto vivere, così che tutto finiva relativamente in fretta, salvo poi continuare a fare di testa propria… Si ricordò infine della battutina pungente di suo cugino, e del suo rifugiarsi ignara di tutto nel proprio appartamento.

Alla luce di queste considerazioni, che si formarono nella testa della ragazza a una velocità sorprendente, il colore dei capelli (anche dei capelli…) di Tonks passò dal tempestoso colore della notte al più consueto, e molto meno minaccioso, rosa cicca, ma l’espressione del suo volto non cambiò minimamente. Aveva chiesto a Remus di aspettarla per parlare di loro due, o meglio dei continui rifiuti di lui nell’ammettere il sentimento che ormai li legava, per cercare di porre fine a quella situazione così dolorosa per entrambi, ed ora più che mai era decisa a far capire a quel testone che stava sbagliando in modo clamoroso, quindi si impose di ignorare il proprio imbarazzo e decise di partire al contrattacco.

A vederla il povero Remus non poté non paragonarla alla cara Andromeda, e l’associazione di un’espressione così adirata, con una capigliatura così sbarazzina, lo lasciarono completamente impietrito, non riusciva a pensare ad altro che a guai in arrivo.

“Vai subito in bagno, muoviti!” gli ordinò Tonks con un tono ancora mooolto arrabbiato.

Senza avere la forza e il coraggio - e dire che era stato un Grifondoro! - di aprir bocca, Remus J. Lupin, con ancora l’asciugamano fra le mani, fece come gli era stato ordinato, precedendo la nuda padrona di casa nella stanza da lei indicata.

“Siedi!” gli intimò la giovane. Lui non si arrischiò assolutamente a disobbedire e di sedette sullo sgabello che aveva di fianco.

Tonks, allora, certa di avere tutta l’attenzione del suo ospite, entrò nella doccia e cominciò a lavarsi. Aveva di proposito lasciato la tenda aperta, così che Remus potesse guardarla mentre si lasciava accarezzare dal getto di acqua calda. Prese poi la spugna, vi versò una dose generosa di bagnoschiuma all’inebriante profumo di cioccolato, e con studiata lentezza, con una grazia che non le apparteneva, iniziò a insaponarsi il collo, poi le spalle, quindi le braccia e il seno (ma non sembrava così rigoglioso prima…) per scendere poi sul ventre, sui fianchi, passando quindi alla schiena, dal collo fino all’attaccatura delle cosce, quindi una gamba, poi l’altra…
A volte lasciava che i suoi capelli cambiassero colore, ora verde acqua, ora lilla, ora blu, per poi riportarli al tanto amato rosa cicca.
Ogni tanto si girava di spalle, per poi tornare di fronte a Remus, in modo tale che lui potesse seguire attentamente lo spostarsi di quelle mani affusolate sul giovane corpo.

L’uomo era totalmente rapito da quello spettacolo, dalla bellezza della ragazza, fino a perdere la nozione del tempo. Fu ancora una volta la voce ferma e decisa di Ninfadora , che nel frattempo aveva chiuso il rubinetto dell’acqua, a scuoterlo dal tuo torpore e a costringerlo a muoversi.

“Apri l’asciugamano, sto ghiacciando!”

Lupin si alzò e tese le braccia distendendo l’asciugamano, pronto ad avvolgere Tonks che, infreddolita, si stava per dirigere tra le sue braccia. Lui amava quella ragazza, ne era consapevole da un po’ ormai, ma non poteva, non doveva lasciare che i suoi sentimenti condannassero ancora una volta coloro che amava a una vita di privazioni per stargli vicino. Non poteva permettere che una vita giovane come quella di Tonks fosse sprecata con un vecchio, povero, lupo mannaro. Non voleva vivere ogni plenilunio con la paura di far del male alle persone che aveva nel cuore, era meglio per tutti che si fosse allontanato chissà dove per vivere da solo il suo “piccolo problema peloso”.

Ma ora che lei era così vicina, più vicina di quanto non fosse mai stata, non riusciva più a pensare, non riusciva quasi a respirare. Avere il corpo di lei premuto contro il proprio gli faceva battere forte il cuore, gli alleggeriva l’anima, gli intorpidiva il cervello.

“Tu sei uno stupido Remus!” iniziò Tonks. “uno stupido, monotono idiota! Non fai altro che ripetermi che sei troppo povero, troppo vecchio e troppo pericoloso per me.
Sei troppo povero, ma un Auror del Ministero prende uno stipendio più che adeguato per poter vivere anche in due, senza contare che, con la fine della guerra, sicuramente si apriranno nuove possibilità anche per te.”

Non aveva staccato un attimo gli occhi da quelli del mannaro, il suo viso era ancora tirato, ma la sua voce stava assumendo un’inclinazione via via meno adirata e più addolorata, Lupin poteva sentire in quelle parole tutto l’amore della sua strega, e tutta l’amarezza nel venire respinta ogni volta.

“Sei troppo pericoloso” continuò Dora “permettimi di dirti che non so quanti uomini avrebbero assistito imparziali: una giovane donna, sola, bagnata, senza bacchetta… sarebbe facile approfittarsi di me, ma ancora una volta mi hai dato la prova che con te al mio fianco non devo temere niente, tu non mi faresti mai del male, e se per una volta al mese preferisci dormire in soffitta non te lo impedirò.
E infine, queste non sono certo le reazioni di un vecchio…” disse sfiorando appena con una mano l’erezione dell’uomo dietro l’asciugamano.

Detto questo si voltò e si diresse quasi correndo verso la sua camera, riuscendo miracolosamente a non inciampare sui molti peluche che ancora giacevano dimenticati sul pavimento, dove sfogò tutte le emozioni che si erano rincorse nel suo cuore con un pianto silenzioso.

Quando la luce del sole iniziò a danzare sul suo volto, infastidendola, Tonks si svegliò. Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata, né si era accorta di quando Lupin l’aveva coperta con un panno - perché sicuramente era stato lui, chi altri? - e poi doveva aver lasciato l’appartamento.
Allora si alzò, indossò una vecchia tuta, rosa rifinita in verde mela, e andò a prepararsi un caffè molto forte, che l’avrebbe aiutata ad affrontare una nuova, lunga, difficile giornata.

Quando fece per aprire l’anta del pensile, scorse sulla tavola un piccolo biglietto scritto con una grafia ordinata ed elegante:



Cara Ninfadora,
sei davvero sicura di voler passare il tuo tempo
con un vecchio licantropo al verde? Sì?
Allora ti passo a prendere all’uscita dal lavoro:
vicino all’ingresso visitatori c’è un ristorantino
che non è niente male.
Remus
PS: sei adorabile in versione rosa acceso!



FINE!!!




E ora un ringraziamento speciale a fri rapace e ai suoi mitici consigli: sei stata utilissima!!!
Che ne dite: merita un commentino?

  
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