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Autore: Mizar    19/12/2009    7 recensioni
Potter si è innamorato della bellissima cugina di Sirius. Come potrà strapparla dalle braccia di Lucius e rimanere vivo ? (e possibilmente anche in buona salute). L’impresa sembra disperata ma…
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

*****

Quella volta che James s’innamorò di Sissy

“E dai Sirius…Non puoi non presentarmela… E’ semplicemente bellissima! Sento che è la donna della mia vita!”

La voce supplichevole e lagnosa di James risuonava nella sala comune di Grifondoro, disturbando gli studenti che, come Remus, stavano tentando di studiare.

“Avanti, Sirius. Presentagliela e facciamola finita! E’ una settimana che sentiamo questi piagnistei, giorno e notte. Vorrei cessassero, possibilmente alla svelta, visto che domani abbiamo il compito di Trasfigurazioni e dobbiamo ancora ripassare gli ultimi tre capitoli.”

“Sentito Sirius… Anche Remino te lo chiede… Su, accontentami, così poi possiamo cominciare a studiare.”

“Ma tu sei matto! Ti ho già detto che mia cugina Narcissa è la promessa sposa di Malfoy. Vuoi forse che ‘Barbie Boys’ ti lanci un Avada?”

“Che vuoi che sia un Avadakedavra confrontato alla bellezza di quella ragazza?”

Chiese Potter con aria sognante.

“Questo è andato” commentò Minus, fissando ad occhi sgranati l’amico del cuore.

“James… Malfoy è un pazzo pericoloso, basti pensare che il suo migliore amico è Mocciosus… Rendo l’idea?”

“Peter, non m’ interessa. Pur di uscire con Sissy affronterei anche un dragosauro norvegese.”

“E un mannaro inferocito?”

Chiese malignamente Remus che, esasperato, stava perdendo il suo tipico aplomb inglese.

Insomma, va bene l’amicizia, ma quello era un tormento.

“Se non gliela presenti tu lo faccio io!”

Concluse, mentre, con occhi assassini, fissava Sirius.

“Ok, lo farò. Domani a colazione presenterò Sissy a James, ma tutte le nefaste conseguenze che ne verranno saranno a carico della vostra coscienza! Io non voglio saperne nulla, nemmeno quando gli Auror verranno a indagare sul vostro decesso.”

“Amicooooo…Grazieeeee”, gridò James, saltando al collo di Sirius e cominciando a riempirlo di baci.

“Arghhhh!!! Che schifo!!! Remiiiiiii Aiutooooo!!!”.

Il licantropo li fissò con odio, prima di schiantarli entrambi con uno Stupeficium.

***

Erano ormai le tre del mattino e Remus, sfinito, stava mettendo i bigodini sui capelli indomabili di James.

Erano ore che provavano incantesimi su incantesimi per renderli, se non ordinati, almeno presentabili ma quella chioma pareva avere vita propria e, naturalmente, aliena.

“A estremi mali estremi rimedi”, sospirò il licantropo, dopo aver fissato l’ultimo bigodino con uno stecchino arancione, “Peter, passami la retina”.

Minus accorse, tenendo tra le mani una reticella di tessuto rosa pallido.

“Sei sicuro che funzionerà?”

Chiese ansioso Potter, mentre la sua testa veniva fasciata, con maestria, dal compagno.

“Che carino che sei… Sembri Olli Babà! Perché non ti presenti a Narcissa così domattina?”

Ridacchiò Sirius, che assisteva alle manovre stando sdraiato sul letto e mangiucchiando patatine.

“Alì Babà, Sirius; ma possibile che in babbanologia tu non stia mai attento?”

Lo redarguì Remus, terminando il bendaggio con un bel fiocco e mettendo le mani sulla lacca che il servizievole Peter gli porgeva.

“E adesso cosa gli dai?”

S’informò Black ,“lo spray contro le tarme?”

“Cosa dici?”

Remus lo guardò allibito.

“Bhe, sai, visto che i bigodini e tutto il resto li abbiamo rubati alla Cooman pensavo che cercassi di disinfettare il tutto almeno un pochino… Ha un’aria così malsana quella prof…”

“Scemo”, fu il lapidario commento di Lupin, mentre inondava il turbante di James con la lacca.

***

Il giorno dopo, alle sei e mezza, Remus venne svegliato dallo starnazzare di James, che, aiutato da un insonnolito Minus, cercava gli abiti più adatti per fare colpo sulla ragazza del suo cuore.

“Jamie, mi sembra un po’ azzardato quel completino”, stava dicendo timidamente Peter, guardando inorridito il frack di paillette verde acido con papillon arancione, che Potter stava indossando.

“Non credo che la McGrannit ti farà entrare in classe vestito così”, provò a dissuaderlo.

“Non importa quello che la vecchiaccia avrà da dire; l’importante è quello che penserà di me Sissy”.

Il ragazzo sospirò nominando l’amata e il suo sguardo s’illanguidì.

“Piuttosto, trovi che mi doni?”

Chiese a Minus, mentre si pavoneggiava allo specchio.

“Insomma…” sussurrò il ragazzo, arrossendo.

“Come insomma. Non ti pare che mi dia un’aria elegante e raffinata? Voglio dire, guardami, dimostro almeno diciassette anni!”

“No, James. Non solo continui a dimostrarne quattordici, che sono quelli che hai, ma più che un elegante gentleman sembri il domatore di leoni del circo Orfei, ma col turbante della moglie” , s’intromise Remus, esasperato, alzandosi dal letto e raggiungendoli.

Anche Sirius, aveva aperto un occhio e, alla vista di com’era conciato Potter, aveva cominciato a ridere così forte che era caduto dal letto.

Ora, arrotolato nel lenzuolo, stava battendo i pugni sul pavimento in preda alle convulsioni, con le lacrime che gli scorrevano sulle guance.

“Invece di fare il pagliaccio perché non mi aiuti”, lo apostrofò tutto offeso James.

“In fondo sei tu il cugino e, anche se non vali uno zellino in confronto Sissy, dovresti conoscere i suoi gusti!”

“Tutti conosciamo i suoi gusti, Jamie. Malfoy non ti suggerisce nulla?”

Sospirò Remus, togliendo dal baule di Sirius un paio di jeans neri a vita bassa ed una camicia alla coreana dello stesso colore.

“Hey, quella roba è mia”, protestò Sirius, “fa parte dell’ultima collezione di D&G.”

“Adesso è confiscata”, rispose tranquillamente il licantropo, consegnando gli abiti a Potter.

“Fila a lavarti e poi torna qui, che vediamo come vanno i capelli.”

Tre quarti d’ora dopo James non era ancora uscito dal bagno.

“Sirius, dici che dobbiamo preoccuparci?”

Chiese Lupin alzando lo guardo dal libro di trasfigurazione e posandolo sulla porta chiusa.

“Mah”, rispose Black sollevando le spalle, “pensi si sia sentito male?”

“Peter, vai a vedere, per favore”, chiese gentilmente Remus, mentre ricominciava a leggere.

Poco dopo, il più piccolo dei Malandrini, tornò in camera un po’ perplesso.

“Credo ci sia un problema Remi”, disse piano.

Due paia d’occhi lo fissarono curiosi.

“Ecco, James, per essere perfetto, ha pensato di radersi e…”

“Radersi?”

Esplose Sirius, “e che cosa? Non ha neanche un filo di barba…”

“Si che ce li ho! Ho ben sette peli sul mento, solo che adesso che ho dato la schiuma non li trovo più…”

James s’affacciò dal bagno con il rasoio di Sirius nella mano destra e il viso coperto da uno strato extralarge di crema da barba.

“Oh cielo!”

Fu il commento di Remus, mentre alzava gli occhi al soffitto, “meringa-man è atterrato sul pianeta terra!”

“Licantropo spiritoso. Mi domando perché non partecipi alla Corrida come comico”, rispose acido Potter che, quando veniva toccata la sua barba, segno di virilità, diventava un tantinello nervoso.

“Senti, James, quella che hai sul viso NON è la mia schiuma da barba di Armani, vero?”

Ringhiò Sirius, che era l’unico dei quattro che già si radeva.

“Beh, in effetti… Non credevo ti avrebbe dato fastidio aiutare tuo fratello nel momento del bisogno…”

“Io ti uccido!” Fu il lapidario commento di Black, mentre cercava di assalire il compagno di stanza, prontamente trattenuto da Peter e Remus.

“Quella schiuma costa un occhio della testa”, gridava Sirius, cercando di divincolarsi e gettarsi su James, con intenti omicidi.

“Suvvia, Sis… Sei ricco sfondato! Che saranno per te un paio di galeoni in più o in meno?”

La voce di James trasudava adulazione, mentre, arrampicato sull’armadio, cercava di rabbonire il feroce Black.

“Piantala Sirius”

Remus, più spiccio, lo spintonò a sedere sul letto e poi, con fare scocciato guardò gli amici.

“Dunque, sono le otto meno un quarto. Tra, esattamente, quarantacinque minuti suonerà la prima campanella e noi siamo ancora qui, in mutande e con James conciato come un bignè alla panna… Pensate seriamente che riusciremo a presentarlo a Sissy, stamani?”

In meno di dieci minuti i quattro erano in corridoio.

James, chioma pettinata in morbide onde, abiti elegantemente dark/chic, camminava con passo spedito per i corridoi del castello, mentre gli altri tre cercavano di raggiungerlo.

Appena entrati in sala grande, lui e Sirius si diressero verso il tavolo di Serpeverde, mentre Remus e Peter si accomodavano ai loro soliti posti.

L’ingresso di un James, pettinato e in orario, aveva ammutolito tutti gli studenti che ora lo guardavano con tanto d’occhi.

Di solito, lui e Sirius, arrivavano alle otto e ventisette, trafelati, spettinati e con la divisa mezza sbottonata.

Remus e Peter li aspettavano con già in mano la tazzina di caffè, pronta per essere ingollata e, tre volte su quattro, Potter si ustionava la gola.

Arrivati davanti alle cugine Sirius si era schiarito la gola.

“Hemm ragazze”, aveva esordito titubante, sotto lo sguardo sospettoso di tutti i serpeverde presenti, “vorrei presentarvi il mio amico James Potter”, aveva continuato tutto d’un fiato, mentre cercava di trattenere le risate alla faccia compunta di Jamie che stava facendo un elegante baciamano alle tre Black.

“Enchanté”, mormorò Potter, con accento francese da scaricatore di porto di Marsiglia, strizzando l’occhio, sotto lo sguardo basito di Narcissa, Bellatrix e Andromeda.

“Bene, adesso che vi conoscete perché non fate quattro chiacchiere mentre io faccio colazione?”

Propose Sirius, guardando, speranzoso, il piatto di frittelle di mele che Remus e Peter stavano spazzolando via.

“Sirius”, disse quietamente Andromeda, “non credi sarebbe più opportuno che tu rimanessi con noi? Sai, non ci conosciamo ancora bene e non vorrei che il tuo amico si trovasse in difficoltà”.

“Cugino”, replicò invece Bellatrix ,“che cavolo significa tutto ciò?”

“Bellatrix, suvvia”, s’intromise Narcissa,”non essere sgarbata con questo gentile ragazzo”.

Potter divenne di tutte le tonalità del rosso, dal magenta all’amaranto, virando per il carminio e il corallo, tanto si sentiva lusingato.

Allora, Narcissa lo trovava interessante, sospirone; magari, entro qualche giorno, avrebbero potuto uscire insieme, andare ad Hosgmade, e poi…

“Hemm hemm”, qualcuno si stava schiarendo la gola alle sue spalle.

“Fila via di qui, microbo”

La voce strascicata di Malfoy interruppe i dolci pensieri di Potter, mentre una gelida bacchetta gli veniva puntata alla giugulare.

“Lei è la MIA ragazza, nel caso non te ne fossi accorto”, sibilò il Lord, guardando con sdegno il giovane Grifone.

“Lulù”, disse dolcemente Narcissa, “James non stava facendo nulla di male. E’ un caro amico di mio cugino!”

Lo sguardo gelido di Malfoy si posò anche su Sirius, che cominciò a pregare in silenzio.

“Appunto”, replicò, la voce che grondava ghiaccioli.

Il suono della campanella li tolse dall’imbarazzo.

I due grifoni, a stomaco vuoto, si diressero verso l’uscita, presto raggiunti da Remus e Peter, mentre il gruppo di Serpeverde rimaneva al tavolo.

“Allora? com’è andata?”

Minus era così nervoso che camminava saltellando.

“Peter!”, Remus lo guardò allibito, “abbiamo visto benissimo Lucius puntargli la bacchetta alla gola…Come vuoi che sia andata…”

“Lei mi ha difeso”, mormorò gongolante James, mentre gli altri alzavano gli occhi al cielo.

Quella giornata trascorse all’insegna degli sproloqui amorosi di James, che continuava a fare castelli in aria sulla presunta infatuazione di Sissy per lui.

***

Quattro giorni dopo c’era la partita di Quiddich ‘Tassorosso contro Grifondoro’ e Potter pensò bene di mandare un gufo a Narcissa, per invitarla, approfittando del fatto che Lucius, quella domenica, sarebbe dovuto rientrare a casa per motivi famigliari.

“E’ il destino Sirius”, aveva mormorato all’orecchio del suo amico, durante l’ora di pozioni, il giorno che aveva saputo la notizia.

“Ma che destino e destino…Come minimo quello va a casa per farsi tatuare il marchio nero e ci torna Mangiamorte!”

Sirius, accorato, credeva davvero a quelle parole e cercava di mettere in guardia l’innamorato, ma a James, in quel momento, non avrebbe fatto paura nemmeno Voldemort in persona, serpente e bacchetta al seguito.

La partita si svolse come da copione.

I Grifoni ‘stravinsero’ e James fu talmente spettacolare che venne portato in trionfo per il campo, dai tifosi.

Naturalmente, durante il giro d’onore, con il boccino stretto tra le dita e il braccio al cielo, Potter si fermò davanti a Sissy e, con un inchino, glielo porse.

La ragazza arrossì deliziosamente davanti ad un gesto così gentile e ringraziò il cercatore con un bacio.

Il giorno dopo a Hogwarts non si parlava d’altro.

Sirius, Peter e Remus pregavano Merlino, perché gli impegni famigliari di Lucius si protraessero il più a lungo possibile ma, purtroppo, mercoledì mattina, durante la colazione, il ragazzo fece il suo ingresso in sala grande, gelido e altero più che mai.

“Potter” disse, sputando le parole, “venerdì all’alba ti sfido a duello”, e gli gettò un guanto bianco in faccia.

Sirius si sentì svenire, mentre Remus e Peter divenivano bianchi come fantasmi.

Lucius era conosciuto come il miglior duellatore del settimo anno e tutti temevano la sua bacchetta.

Tutti tranne Potter che, non appena il Serpeverde girò i tacchi, cominciò a fargli il verso.

“Gne gne gne…Vedremo, biondone ossigenato, chi la vincerà questa sfida! Gne gne gne”.

“James”, boccheggiò Remus, “Lucius ti ha appena sfidato a duello e tu gli fai le boccacce?”

“Certo! Sono il figlio di un Auror, io, non mi faccio certo intimidire!”

“Ma se, nei duelli di magia, non sei in grado di colpire neppure un manichino grosso come una casa e fermo”, s’intromise Sirius con le mani nei capelli, “come pensi di fermare Malfoy?”

“Improvviserò”, disse spavaldo il giovane mago, addentando una fetta di bacon e facendo gli occhioni dolci a Sissy che lo guardava dalla tavolata delle serpi.

***

Quel venerdì mattina, quando i primi raggi del sole lambirono il castello di Hogwarts dissipando la fredda nebbiolina autunnale, Sirius stava facendo le ultime raccomandazioni a James.

Erano lì dalle tre di notte.

Il povero Black, esausto e congelato, aveva cercato di insegnare la nobile arte del duello magico a Potter, ma con risultati miserevoli.

“Non così…Devi tenere più alto quel polso. Adesso prova a mirare al quell’albero, su! E’ una quercia di tre metri”

“Stupeficium”, gridò Potter, mancando largamente il bersaglio ma rischiando di colpire il cane di Hagrid, che stava accucciato a rosicchiare un osso venti metri più a destra della pianta.

Sirius si mise le mani nei capelli.

“James, non ci posso credere”, balbettò, “Malfoy ti spiaccicherà! Farà polpette di te…Come hai potuto accettare un duello con lui?”

James si strinse nelle spalle.

“Quel che è fatto è fatto, ma dov’è Remi?”

Chiese, guardando Lucius che stava arrivando dal castello, accompagnato da Severus e Lestrange.

“Eccomi ragazzi! Sono qui!”

Lupin, arrivò trafelato con in mano una scatolina

“Mi c’ è voluto un po’, ma alla fine il signor Bottom Bottle me li ha consegnati. Adesso vedrai che andrà molto meglio!”

***

Domenica mattina un sole splendido inondava il parco di Hogwarts.

Remus, stava trafficando vicino a una griglia, mentre Sirius, accanto a lui, tagliuzzava delle grosse salsicce che il licantropo provvedeva poi ad adagiare sulla graticola sfrigolante.

Minus era impegnato a stendere una tovaglia sul prato, mentre, Narcissa e James, gli passavano le stoviglie per apparecchiarla, tra un bacio e l’altro.

Il duello era andato benissimo.

Potter, in tre mosse, aveva sbaragliato Lucius, che adesso giaceva in infermeria, con alcune contusioni e i capelli completamente verdi a pois rosa.

L’artefice di tanto miracolo si godeva ora la sua nuova conquista: Narcissa Malfoy che, ammaliata da tanta destrezza, era caduta ai suoi piedi.

“Guardali”, disse piano Remus, mentre Sirius assumeva un’aria schifata, “non sono tenerissimi?”

“Una roba…Ho già l’orticaria”, rispose Black, fingendo di vomitare.

“Smettila sciocco”, sorrise il licantropo, tirandogli scherzosamente una ciocca dei lunghi capelli.

“Certo, Remi, che se non fosse stato per te… Ma come hai fatto a capire di cosa James avesse bisogno?”

“Istinto di lupo e poi non dimenticare che io sono babbano. Da noi è una cosa normale…”

I due ragazzi ridacchiarono, mentre guardavano il loro innamorato amico che sfoggiava un bellissimo paio di occhiali da vista bifocali nuovi.

Fine


PS: Storia partecipante al contest: "What means crack?(ovvero coppie un po' diverse ed originali!)"

   
 
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