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Autore: Madame Melerik    20/12/2009    6 recensioni
Allen e Tyki si incontrano in uno studio discografico per una gara canora. L’obbiettivo è uno solo: diventare Idol. Tyki, però, sembra averne anche un altro: fare breccia nel cuore dell’inglesino.
[ Autrici: Gala e XShade-Shinra ]
[ Fanfiction classificata 1° allo “Stars And Diamonds Contest -quando l'amore incontra la comicità-” indetto da Jeannina e Nii sul Forum di EFP ]
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Marian Cross, Tyki Mikk, Un po' tutti | Coppie: Tyki/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Magnet-
Allen e Tyki si incontrano in uno studio discografico per una gara canora. L’obbiettivo è uno solo: diventare Idol. Tyki, però, sembra averne anche un altro: fare breccia nel cuore dell’inglesino.
Fanfiction classificata 1° allo “Stars And Diamonds Contest -quando l'amore incontra la comicità-” indetto da Jeannina e Nii sul Forum di EFP

- Autrici: Gala & XShade-Shinra
- Titolo: Magnet
- Fandom: D.Gray-man
- Rating: Arancione
- Genere: Comico, Romantico, Song-fict  
- Avvertimenti: AU, Shounen-ai, Yaoi, RRS  
- Immagine Scelta: Link
- Note delle Autrici: In realtà questa FanFiction sarebbe composta da un unico lunghissimo capitolo One-Shot, ma abbiamo deciso di dividerlo in tre parti per agevolarne la lettura.
L’immagine che abbiamo scelto si rifà a quest’altra: Link
Essa rappresenta la copertina della canzone “Magnet”, cantata dalle Vocaloid Hastune Miku e Megurine Luka (è possibile trovarla reinterpretata anche dagli altri personaggi).
I Vocaloid sono dei sintetizzatori software sviluppati dalla Yamaha Corporation, in seguito sono stati introdotti degli applicativi, ovvero dei personaggi inventati per dare voce al sintetizzatore vocale; da qui sono nati i cantanti virtuali, detti Vocaloid. Tra i più conosciuti: Hatsune Miku, Kagamine Len/Rin, KAITO, MEIKO, Megurine Luka, Kamui Gakupo (Gackpoid) e Gumi (Megpoid).

Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi – a parte gli OC - e le canzoni non ci appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
Tutti i testi delle canzoni e le traduzioni sono disponibili nelle Note Finali.



- Magnet -
Capitolo 1


Era una fresca mattina d'inizio Primavera. L'aria era ancora un po' troppo fredda perché i ciliegi potessero essere già in fiore; eppure erano lì, rosa e splendenti.
Un ragazzo dai graziosi capelli bianchi, intanto, stava correndo in una strada poco trafficata di Tokyo.

"Non ci credo! Proprio oggi non posso fare tardi!" pensò il giovane, con gli occhi puntati dritti verso l'orologio da polso.
"Allen, vedi di vincere il contratto. Dobbiamo pagare tutti i nostri debiti!" le parole di Cross, il suo manager, gli risuonavano ancora in testa.
"Vecchio ubriacone... se invece di bere mettesse da parte un po' di soldi, forse non avremmo tutti questi problemi."
Quella poteva essere la giornata di riscatto per l'inglese: molti giovani aspiranti Idols si erano riversati a Tokyo per via di un importante provino che avrebbe dato il libero accesso al Festival dell'Inverno, una gara canora molto quotata tra i giovani, che poteva dare molto spicco, addirittura mirare ad un contratto con una casa discografica.
«Buon giorno!» esclamò il ragazzo, ormai senza fiato, una volta varcato l'ingresso dello studio di registrazione.
Nessuno, però, gli diede attenzione: erano tutti troppo indaffarati tra prove, preparativi ed organizzazione.
"Come non detto..." pensò, ridacchiando depresso.
«Ehy, tu!» si sentì chiamare.
«Chi, io?» chiese l'albino, voltandosi a quella voce.
«Sì! Vedi altri qui intorno?» gli chiese retoricamente un uomo vestito elegante, dai lunghi capelli neri portati all'indietro e degli occhiali dalla fine montatura.
Allen si guardò intorno vedendo un sacco di altre persone.
«Beh...»
«E' ovvio che io stia parlando con te, giovanotto!» disse l'uomo, dandogli dei colpetti alla spalla per farlo scollare da dov'era «Forza, seguimi! Sei in catastrofico ritardo! Tra soli quindici minuti iniziamo le prove!»
«Mi dispiace...» pigolò il ragazzo, sentendosi in soggezione.
«Bah... Non ne parliamo!» disse l’uomo, conducendolo davanti ad una piccola porticina un po' in disparte.
«E' qui dentro lo studio per le prove?» chiese confuso l'albino, togliendosi il cappuccio dalla testa e mostrando così i suoi candidi capelli.
«No.» disse l'uomo, con una faccia non poco perplessa. Poggiò la mano sulla maniglia della porta e la aprì, rivelando così essere... «Qui trovi scopa, paletta, straccio e quant'altro ti serva per pulire.» disse, dandogli un colpo alla schiena per farlo entrare dentro lo sgabuzzino delle scope «Avanti! I concorrenti devono iniziare le prove. Non possiamo certo fare delle riprese in un luogo sporco!»
«Ma io non sono il ragazzo delle pulizie...» s'imbronciò l’albino «Anch’io sono qui per il concorso!» esclamò.
«Sì, certo... Anche l'elettricista ci ha provato, prima!» disse scorbutico.
«E' vero! Questa è la raccomandata del mio manager...» sbuffò il ragazzo, consegnandola all'uomo, che la prese come se si trattasse di un foglio di carta igienica dopo l'uso.
«Beh, capirai che è raro, per non dire unico vedere qui una persona, che vuole essere un futuro Idol, senza il suo manager accanto.» disse, scorrendo veloce tra le righe del documento.  
«Era impegnato... Non ha potuto accompagnarmi...» si scusò ancora Allen, iniziando a provare una forte antipatia nei confronti di quell'individuo.
«Pensi di sapertela cavare da solo?» domandò annoiato, porgendogli il foglio per un angolo.
«Credo di sì...» rispose il ragazzo, allontanandosi di un passo dal ripostiglio delle scope.
«Bene.» sbottò l'uomo «La sala per voi è quella per di là.» disse, indicando verso un antro pieno di ragazzi intenti in gorgoglii ed acuti di vario genere per scaldarsi l'ugola.  
«Grazie mille... E’ stato molto gentile...» sorrise angelico il ragazzo, facendogli un inchino "Moron..."
«Tsk!» fece il moro, prima che una sorta di antenna gli spuntasse in testa, attivata dal rumore dei passettini leggeri, e quasi impercettibili in mezzo a tutto quel chiasso, prodotti da una bambina che correva in maniera composta verso l'uomo, con le braccia aperte.
«Papino!» lo chiamò da lontano.
«Piccola Road!» esclamò l'uomo andando in brodo di giuggiole alla vista della figlioletta adorata.
«Papino!» la vocina leggermente acuta della nuova arrivata sembrava davvero tanto felice; abbracciò il padre di getto, stringendosi a lui «Lo zio Tyki mi ha portata qua, dato che lui deve fare le prove ed io con la mamma mi annoio! Non vuole mai giocare con me!»
«La mamma ha problemi di salute, dovresti accudirla...» la rimproverò dolcemente il genitore accarezzandole i capelli.
«Ma ci penseranno le domestiche a lei!» ribatté, con una faccia tenera, impossibile da contraddire.
«Forse hai ragione...» borbottò Cheryl strapazzandosi la figlia. Era completamente rapito da lei, talmente tanto da quasi non accorgersi del doppio suono secco e pulito che produceva un elegante paio di scarpe da uomo in laccato, avvicinandosi verso di lui.
«Scusa se te l'ho portata qua, ma davvero non mi voleva lasciar andar via.»  disse il proprietario dei costosi calzari.
Si trattava di un giovane uomo dai tratti simili a quelli del primo: capelli neri e mossi e stesso colore degli occhi, un insolito e prezioso dorato.
«Non importa, mi fa piacere averla qua...» disse zuccheroso il fratello maggiore, cercando di sbaciucchiarsi il nuovo venuto.
A quelle scene familiari, Allen si sentì un po' a disagio e si mise in disparte, cercando con gli occhi un posticino dove mettersi anche lui a scaldare la voce.
«Chi era quel ragazzino, Cheryl?» chiese il giovane al fratello maggiore, mentre gli spalmava una mano in faccia per allontanarselo dal viso per timore dei suoi baci incestuosi.
«Uno che vuole partecipare al concorso. Pensa, il suo manager non lo ha nemmeno accompagnato! Ed io che pensavo fosse l'addetto alle pulizie...» iniziò a sproloquiare a raffica, senza badare se il fratello lo stesse ascoltando.
«E' carino...» ridacchiò civettuola Road.
«Sì... molto carino...» asserì lo zio, osservando il ragazzino che timidamente provava a cantare qualcosa, cercando di non dare disturbo agli altri.
«Trovi? Ha un non so che di strano... forse i capelli o quello sgarro che ha sul viso...» meditò l'organizzatore dell'evento.
«Ha gli occhi argentati... la pelle chiara, come i capelli. E' piuttosto basso e non ha il viso perfetto.» disse il giovane, osservando bene l'albino «E' così diverso da me. E' una regola della fisica: gli opposti si attraggono.»
«Ti interessa Tyki-pon?» ridacchiò la bambina.
«Mi pare ovvio...» ghignò, camminando verso l'albino.
Allen intanto si era messo in un angolo a studiare il testo della canzone che avrebbe presentato all'audizione. Non voleva certo scordare le parole.
«... tra la cenere scoppiettano due o tre volte, illuminando il suo adorabile profilo...» pronunciava a bassa voce le parole del testo, concentrato nel suo mondo, come poté notare il giovane che si era appena avvicinato abbastanza a lui, quasi da riuscire a specchiarsi in quelle due grandi pozze che sembravano come riflettere la luce lunare.
«... migliaia di sogni si abbattono al suolo...» continuava a canticchiare le parole della canzone, senza dare segni di essersi accorto che qualcuno lo fissava con intensità.
Il moro a quel punto flesse il busto, in modo da mettere i loro visi alla stessa altezza.
«Kanbawa, Shounen!» lo salutò.
Allen sussultò, preso alla sprovvista. Alzò i suoi occhioni argentei in quelli dorati del moro portandosi una mano al cuore, spaventato. «C-- Ciao...» balbettò.
«Sono così brutto?» chiese l'altro, sorridendogli accattivante.
«No, non lo sei... cioè, mi hai preso alla sprovvista! Ero concentrato...» balbettò l’albino, arrossendo.
«Oh, quindi mi stai dicendo che non sono poi tanto male?» chiese, avvicinandosi appena.
«No, cioè sì... Non intendevo questo!» sbottò l'inglese in piena confusione, con il volto rosso fiamma.
«Sei tutto rosso..» sussurrò l'uomo, poggiando la fronte su quella del ragazzo «Non avrai la febbre?»
«Sto bene... grazie...» sillabò l’albino ridacchiando nervoso, cercando di sottrarsi all'altro.
«Oh, se lo dici tu.» disse, con lo stesso fare annoiato del fratello «Comunque, sono Tyki Mikk.» si presentò, arretrando d'un passo per fargli un profondo e galante inchino «Con chi ho il piacere di parlare?»
«Allen Walker...» sorrise appena il ragazzo porgendogli una mano guantata. Tutte quelle cerimonie da parte di Tyki lo mettevano un po' a disagio. Sembrava uscito da un'altra epoca.
«Oh, ma allora nemmeno tu sei di qua.» notò, mentre gli occhi si modellavano sul delicato profilo dell'interlocutore.
«No, sono inglese...» sorrise ancora il ragazzo, in modo meno rigido rispetto a prima «Anche tu sei qui per il concorso?» chiese curioso il ragazzo.
«No, io sono qui per il film.» rispose, ammiccando.
«Film?» in uno studio discografico?
«Certo! Qui accanto fanno film per adulti.» spiegò con aria seria «Saresti perfetto per avere una parte, sai?»
«Non m'interessa, grazie...» Cross gli aveva insegnato a diffidare degli sconosciuti in sua assenza, anche perché era già capitato che gli rifilassero una bufala. Poi trattandosi di film per adulti… lui ancora non aveva nemmeno l'età per vederli!
«Sto scherzando.» disse subito il moro, con un sorriso caldo e... rassicurante, nel suo piccolo «Anche io sono qui per le prove, esattamente come te.»
«Non... Non sei un po' troppo vecchio per fare questo genere di provini?» che colpo basso per Tyki Mikk!
«Come ti permetti, moccioso?» chiese con uno sguardo che poteva uccidere «Quanti anni mi daresti?»
«L'ergastolo...» lo freddò con una battuta prima che il nome dell’inglesino venisse chiamato dal capo della commissione. Era il suo turno per cantare.
«Allen Walker si presenti sul palco, grazie!»
«S-- Sì, arrivo!» si agitò il ragazzo, affrettandosi a raggiungere la sua postazione.
«Ma... Ma...» balbettò Tyki, ancora sconvolto dal comportamento del ragazzo. Pensava fosse una preda molto più facile.
«Che cosa ci canti?» chiese la voce di una donna tra la giuria, austera ma piacente.
Il ragazzo strinse forte la mano sinistra nella destra e, cercando di tranquillizzarsi, rispose.
«"Tsunaida Te ni Kiss wo". Si accompagna con il pianoforte.»
«Se hai uno spartito puoi farla suonare dal nostro direttore d'orchestra, altrimenti puoi farlo tu stesso, se ne sei capace.» lo invitò lei con un sorriso formale.
«Posso farlo da solo...» sorrise tirato il ragazzo, prendendo posto dietro il piano e regolando il microfono.
Cheryl si sporse di lato verso la donna.
«Che sia un cantautore?» chiese «Non ho mai sentito questa canzone.»
«Shhh.! Ascolta...» lo zittì Lulubel, mentre Allen cominciava a suonare.
Una dolce melodia invase e riempì la sala in ogni angolo, per poi essere seguita dalla dolce voce del ragazzino, che riuscì a far tacere di colpo tutti gli altri partecipanti all'evento. Le dita premevano delicatamente i tasti bicromati dello strumento, mentre la sua voce valorizzava ed interpretava il testo. Un concorrente si fece spazio tra gli altri per raggiungere un posto davanti all'entrata della sala, come richiamato da quella voce. Si trattava di Tyki, il quale, appena visto l'albino così concentrato nella sua esibizione, non poté fare a meno di incantasi, allargando un po' gli occhi per lo stupore, come la maggior parte dei presenti, che oltre a quelli, tenevano anche le labbra semidischiuse.
La voce dell'albino non vacillò nemmeno per un secondo; anche se la canzone si chiuse con una nota triste ed i suoi occhi argentati sembravano più brillanti o forse semplicemente lucidi.
I giudici scrissero qualcosa sui loro taccuini, senza degnarlo di un applauso. Loro erano lì per valutare con occhi critico, non per dare futili soddisfazioni agli artisti che ivi si presentavano.
«Marian Cross...» sussurrò l'organizzatore «Dopo la cantante lirica Maria, sta riuscendo a plasmare una nuova stella.»
«Grazie per avermi ascoltato...» disse il ragazzo, facendo un inchino davanti alla giuria prima di scendere dal palco, preoccupato. Aveva l'impressione di aver sbagliato tutto.
«Avanti il prossimo.» disse la donna, mentre una coppia di ragazzi vestiti in maniera un po' stravagante saliva sul palco.
«Voi cantate in coppia?» chiese la donna, anche se sapeva benissimo chi fossero.
«Certo!» dissero i ragazzi, abbracciandosi in maniera appiccicosa «Siamo i Jasdebi!!»
«Cosa cantate?» chiese Lulubel, mentre Allen usciva fuori dalla stanza delle audizioni. Aveva il cuore che batteva a mille.
«“Jasdebi’s Song!!!”» dissero in coro, estraendo di tasca due pistole, facendo così intervenire la sicurezza.
Intanto le selezioni andarono avanti.
L'albino si era messo in disparte in modo da poter sentire gli altri cantare, senza però intralciare nessuno. Ogni volta che sentiva una nuova performance gli sembrava migliore della sua.
Sbuffò appena, poggiando la schiena alla parete. Se Cross fosse stato lì almeno avrebbe avuto qualcuno con cui bisticciare e non avvertire la pressione che lo opprimeva in quel modo; ma ci pensò un'altra persona a distrarlo dai suoi propri pensieri.
«Congratulazioni, Shounen.» sorrise Tyki, arrivando di lato rispetto al ragazzo.
«Eh?» chiese confuso Allen, alzando il volto sul portoghese.
«Sei stato molto bravo, prima.» lo lodò, poggiando una mano tra i capelli argentati.
«Dici sul serio? A me sembrano tutti più bravi di me...» borbottò depresso.
«Questo lo penserai quando canterò io.» sorride sensuale, facendo scorrere un dito lungo la linea della mascella dell'albino, fermandosi al mento per alzargli un poco il viso.
«Sei molto sicuro di te...» ghignò in risposta il ragazzino tenendo lo sguardo fisso in quello del moro.
«Essere sicuri di sé stessi è la chiave del successo.» rispose.
«Ad esserlo troppo però si risulta superbi ed antipatici...» asserì il ragazzo sfuggendo il mento dalla presa del moro.
«Hai un'ottima parlantina, ragazzo.» disse, accarezzandogli la guancia sinistra con il pollice, sentendo il sottile rilievo della cicatrice nonostante gli eleganti guanti che indossava.
«Lo prenderò come un complimento...» ghignò quello, spostando appena lo sguardo alla mano di Tyki che gli accarezzava il lato del viso con il solco.
«E poi, io ho i miei buoni motivi per essere sicuro di vincere...» disse sibillino, mentre le dita si insinuavano tra i fini ciuffi argentati del ragazzo.
«Tutti hanno i loro buoni motivi...» sussurrò lievemente a disagio, cercando di allontanare garbatamente la mano dell'altro.
«Il mio penso che abbia un peso maggiore...» iniziò a dire, facendo appena le fusa, nonostante il gesto di rifiuto dell'altro.
«E quale sarebbe?» ridacchiò impacciato, mentre il moro si avvicinava sempre di più e lui si ritrovava bloccato contro il muro.
«Ma come? Non ci arrivi?» chiese, arricciando il labbro superiore «L'organizzatore è mio fratello. Non farebbe mai un torto ad un famigliare, no?»
«Se è una persona corretta passerà sopra queste cose!» fece sicuro Allen, mentre il ghigno di Tyki si avvicinava pericolosamente al suo viso.
«Non è una persona corretta.» appuntò, poggiando le mani al muro, ai fianchi di Allen «C'è posto per due sole persone...»
«Perché mi stai dicendo queste cose?» chiese l’inglese, cercando si sfuggire alla vicinanza del moro.
«Perché mi piacerebbe che tu fossi scelto con me.» spiegò, breve e diretto.
«Io...» stava per dire il ragazzino, imbarazzato dalla proposta dell'altro, quando una mano lo agguantò dalla collottola come un gatto e lo tolse dalle grinfie del portoghese. «Discemolo! Ti ho cercato dappertutto!»
Tyki non fu pronto di riflessi e non poté fare altro che baciare l'amara e fredda parete, al contrario delle dolci e calde labbra dell'albino alle quali mirava.
«Stupido Scemaestro! Per colpa sua mi avevano scambiato per l'addetto alle pulizie!» sbraitò il ragazzo mentre si agitava, per farsi mettere giù dal rosso.
«Ero indaffarato!» rispose «Ti ricordo che è da ieri che non torno a casa!»
«E a fare cosa? Quest'audizione era la priorità!» sbottò l'inglesino incrociando le braccia al petto.
«Tsk!» fece, aprendo di colpo le dita che sorreggevano il ragazzo, facendolo così cadere a terra «Ci sono priorità impossibili da posticipare!»
«Tipo?» chiese dolorante Allen, massaggiandosi il fondoschiena.
«Sei troppo piccolo.» tagliò la conversazione, notando solo allora Tyki che si puliva la bocca con una manica dell'abito.
«Bleah!!» fece il moro, sentendosi ancora in bocca il sapore di intonaco.
«E lui chi sarebbe?» chiese al suo cliente, indicando con il pollice il portoghese.
«Un certo Tyki Mikk... Anche lui  partecipa al concorso. A quanto pare è il fratello minore dell'organizzatore...» gli riassunse in poche parole.
«E lo spiattella pure ai quattro venti??» chiese, incredulo.
In quel momento, il cervello di Cross si costruì abilmente un contorto diagramma di flusso, che solo un manager sarebbe riuscito a fare.
Tyki è il fratello dell'organizzatore --> E --> Allen conosce Tyki --> QUINDI --> Tyki può metterci una buona parola --> SE --> Allen sta simpatico a Tyki --> QUINDI --> Allen DEVE stare simpatico a Tyki.
«Come mai palavate?» chiese, curioso ed interessato.
«Mi diceva che gli piacerebbe che io venissi scelto con lui... o qualcosa del genere...» disse incerto il ragazzino. Quando Cross si interessava a qualcuno non era mai di buon auspicio, almeno per lui.
«Veramente?» chiese, con gli occhi che si illuminavano a formare la $ dei dollari.
«Sì, ma la giudice di gara mi sembra molto severa. Forse la sua influenza non servirà a niente...» borbottò l'albino. Ci sperava davvero tanto.
Senza nemmeno ascoltarlo, Cross andò dal portoghese e gli batté una mano sulla spalla.
«Buongiorno, signor Mikk!» disse, sfoderando un bel sorrisone.
"Cosa diavolo avrà in mente?" si chiese sospettoso l'albino, mentre si alzava in piedi ed origliava discretamente cosa diceva il maestro.
«Eh?» fece il giovane, girandosi verso il manager di Allen «Buongiorno, signor...?»
«Il mio nome è Marian Cross, sono il suo manager...» sorrise, indicando l'albino.
«Ah, piacere.» disse, palesemente disinteressato.
«Vorrei parlarti di una cosa... in provato...» fece il rosso, abbassando la voce.
«Tra poco è il mio turno...» disse neutro.
«Si tratta di Allen...» sussurrò con un ghigno il rosso.
"Dove vanno ora?" si chiese l'albino spiando i due allontanandosi in un'altra stanza.
«Allora, che mi vuoi dire?» domandò il portoghese, stravaccandosi su una sedia e portando le braccia incrociate dietro la testa.
«Prima… Dimmi, perché ti interessa Allen?» chiese il rosso, portandosi una sigaretta alle labbra.
«Non si offre?» chiese il moro, indicando con un cenno la cicca.
Cross gli passò il pacchetto aspettando che rispondesse alla sua domanda.
«Perché come l'ho visto, ho sentito una specie di attrazione verso di lui, non so se mi spiego.» rispose, prendendo una sigaretta e tenendola tra le carnose e sensuali labbra «Non ho da accendere.»
«Non credevo tu fossi quel tipo d'uomo... però è anche vero che Allen ha un viso molto femmineo...» disse piatto il rosso, accendendogli la sigaretta, come se stesse parlando del tempo.
«Mi piacciono sia le donne che gli uomini, basta che siano di bella presenza.» spiegò, per la serie "Non si butta niente" «Come mai questa domanda?»
«Quando si capiscono le intenzioni di un uomo, si sa cosa potergli offrire...» ghignò Marian sedendosi davanti al portoghese.
«Non mi è sembrato un ragazzo così facile...» disse il moro, inspirando il fumo della sua sigaretta. Non era la marca che preferiva, ma sempre meglio di nulla dato che il Conte, il suo Manager, gli aveva buttato al cesso l'ultimo pacchetto che era riuscito a farsi importare dal Portogallo.
«L'ho educato bene. Anche se facesse storie, alla fine farebbe quello che il suo manager gli consiglia essere il meglio per lui...» disse pacato il rosso, soffiando fuori il fumo.
«Vuoi dire che potrebbe anche darsi a me?» domandò, mentre pensava a quante altre volte Cross avesse fatto questo giochino con Allen.
«Non sono mai arrivato a tanto. Il ragazzo ha talento e può benissimo fare carriera con le sue sole forze. Però se io glielo chiedessi non si rifiuterebbe...»
«Uhmm...» fece il moro, grattandosi il mento «E' vergine, quindi...»
«Già...» ghignò Cross non sentendosi minimamente in colpa per quello che stava facendo alle spalle dell'albino.
«E come mai mi offri il tuo pupillo su un piatto d'argento?» rispose al bieco sorriso.
«Voglio che diventi una stella più grande di Maria... Ha bisogno dei trampolini giusti per saltare il più in alto possibile...» rispose Cross, con gli occhi seri e determinati.
«Vuoi sfruttare i miei agganci familiari?» chiese, prendendo la sigaretta tra due dita ed allontanandosela dalla bocca.
«Ti dispiace?» chiese il rosso.
«E' quello che gli stavo proponendo io poco fa.» sorrise, con la labbra che si aprirono in una grottesca mezza luna.
«Bene, vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Che ne dici se Allen stasera cenasse con te? Dopo gli impegni che ha questo pomeriggio, naturalmente...»
«Meglio a casa mia od in un ristorante?» domandò, non conoscendo i gusti del ragazzo. Magari non avrebbe accettato facilmente delle avances in un habitat non suo; non voleva certo trascinarselo a letto con la forza, no. Sarebbe stato poco elegante e lo avrebbero subito saputo tutti i paparazzi della zona. Essere sulla cresta dell'onda era molto seccante, a volte.
«Meglio in un posto non sotto gli occhi di tutti...» meditò il manager del ragazzo, pensando anche che, nonostante il budget che doveva avere a disposizione il portoghese, non gli sarebbe mai bastato nemmeno un mutuo per pagare il conto. Allen era la classica persona alla quale è preferibile regalare un vestito piuttosto che un invito al ristorante!
«Perfetto... Allora, facciamo stasera alle 19.» disse, porgendogli un biglietto da visita «Qui c'è l'indirizzo.»
«Saremo puntuali. Ah, un consiglio: fai come se foste in dieci stasera a cena...» ridacchiò l'uomo uscendo dalla stanza.
«Eh??» fece l'altro, con un'espressione incomprensibile in volto. Quello che in quel momento non gli era chiaro, sarebbe stato limpido quella stessa sera.
«Tyki Mikk sul palco!» si udì in quel momento la voce di Lulubel chiamare dall'altra stanza.
«Arrivo!» disse l'interpellato, come se la giudice potesse sentirlo.
Si alzò di corsa dalla sedia e si precipitò sul palco, dimenticandosi della sigaretta.
«Sei pregato di non fumare qui...» lo riprese subito la donna.
«Ah... E'... E’ finta!» disse subito, spegnendola con le mani e facendosi un male cane, ma non facendo trapelare dal viso una sola espressione di dolore che lo potesse tradire "Ahia..."
«Cosa ci canti?» chiese la donna guardando male il portoghese.
«Vi presento il mio Cavallo di Battaglia in inglese.» disse, sfoderando un sorriso smagliante.
«Procedi...» disse Lulubel sistemandosi al suo posto.
L'uomo abbronzato prese il gelato in mano e cominciò a cantare. La sua voce era bassa ed avvolgente, tremendamente sensuale, anche se la sua canzone era abbastanza… stupida.
«# Tutti gli uccelli cantano parole ed i fiori canticchiano nella stanza tiki tiki tiki tiki tiki #»
Allen si era messo in disparte ad osservarlo cantare, arrossendo inspiegabilmente quando gli occhi del moro incontrarono i suoi. Doveva ammettere che era bravo... allora non era solo un pallone gonfiato!
Bastò che Cross gli passasse davanti per rovinare il magico filo che avevano tessuto i due.
«E' bravo.» rise il rosso, appoggiandosi al muro di fianco all’inglesino.
«Già... ha una voce molto matura...» pigolò il ragazzo.
«Non solo la voce.» disse piano, buttando a terra il mozzicone di sigaretta e spegnendolo con il tacco della scarpa.
«Cosa intendi dire?» chiese confuso il ragazzo, concentrando tutta la sua attenzione sul maestro.
«Ti ha invitato a cena, poiché ha compreso il tuo talento musicale e vorrebbe parlare con te.» spiegò, inventandosi una storia che non scandalizzasse troppo l'albino «Anche se è più grande di te, vuole trattarti come un suo coetaneo e collega.» sottolineò alla fine.
«Dov'è il nostro tornaconto?» chiese l'albino che conosceva bene il manager.
«Parlerà di te al fratello.» spiegò brevemente.
«Non mi piace quel tizio...» sbuffò l'albino, riferendosi al signor Kamelot.
«Non devi andare a simpatia con quelli più potenti di te, ma a convenienza.» disse il rosso, annuendo.
«Questo non cambia quello che penso di lui...» s'intestardì il ragazzo, mentre Tyki ormai finiva di cantare.
«Grazie, il prossimo!» lo liquidò Lulubel chiamando l'ultimo nome della lista.
Il moro, mentre andava via, incrociò il suo cammino con una bella ragazza dai lunghi capelli biondi, che prendeva il suo posto sul palco.
«Cosa ci canti?» chiese la donna, felice di aver quasi terminato.
«E' una ninna nanna... l'ho scritta io, però non ha ancora un titolo...» disse timidamente la fanciulla.
«Siamo già stanchi, ragazza, cerca di non farci addormentare.» la derise Cheryl.
Lei arrossì, facendo un breve inchino prima d'iniziare a cantare con voce chiara e cristallina.
Bastò questo a smorzare sul nascere uno sbadiglio del moro, rimasto di stucco sin dalle prime note. A quanto pareva, in quella gara canora si erano presentati cantanti piuttosto dotati.
«Che brava...» fece incantato Allen, zittendo il maestro che gli stava parlando.
«Ehy! Ma mi ascolti?» fece questi, indignato.
«Sshhh! Ascoltate...» lo invitò, spazientito.
«Ma che te ne frega degli altri? Tanto vincerai se il nostro piano va in porto.» insistette.
«Io non voglio vincere disonestamente! Posso farcela anche da solo!» si accanì il ragazzo.
«Non fare il testardo.» lo sgridò «Lo senti quanto sono bravi anche gli altri?»
«Mi ha appena detto che non devo ascoltarli!» gli fece la linguaccia, correndo via tra i partecipanti per non dover sentire ancora il maestro.
«Discemolo!!» lo richiamò invano, mentre lo vedeva scomparire nella fiumana di gente. Ma Cross non si preoccupò: Allen sarebbe sicuramente rientrato a casa per pranzo!
«Problemi?» chiese Tyki che aveva assistito alla scena.
«Doveva andare in bagno.» lo liquidò il manager.
«A stasera, allora...» ghignò, andando verso il fratello e la nipotina.
«Certo!» rispose, voltandosi poi nella direzione nella quale era sparito Allen "Se mandi tutto all'aria, ti darò da pagare tutti i miei debiti."
L'albino, intanto, era andato a conoscere la ragazza che aveva appena finito di cantare.
«Complimenti! Sei stata davvero bravissima!» la lodò.
«Davvero?» chiese lei, facendo brillare appena l'occhio non coperto dal bendaggio «Pensavo di non farcela, onestamente...»
«Tu sarai sicuramente una delle finaliste... Hai una voce meravigliosa...» sorrise Allen.
«Beh, grazie...» ringraziò lei, portandosi il pugno chiuso alla bocca.
«E' la verità...» sorrise il ragazzo, accarezzandole appena la testa in un gesto affettuoso.
Lei sorrise timida, accettando quelle coccole.
«Ora scusami, ma devo andare.»
«Sì... Ciao!» la salutò con la mano l'albino, sorridendole candidamente.
Anch’ella lo salutò, ed Allen la vide andare incontro ad un uomo all'apparenza piuttosto anziano, che la abbracciò contento. Che fosse il suo manager?
«Andiamo ad aspettare da quella parte, tra poco diranno chi è stato scelto...» disse l'anziano signore alla fanciulla.
A sentire ciò, anche Allen li seguì. Era decisamente agitato.
"Accidenti, forse avrei dovuto studiare di più l'interpretazione del testo..." si lagnò mentalmente, prendendo profondi respiri.
La tensione in quella sala era palpabile. Tutti i partecipanti non nascondevano quanto fosse dura per loro l'attesa del verdetto ufficiale. Solo uno fra tutti teneva in sé una calma a dir poco glaciale, lo stesso uomo che si avvicinò all'albino, posandogli una mano sulla spalla.
«Sei contento, Shounen?» gli soffiò caldo all'orecchio.
«Ah!» Allen era talmente teso, che la mano di Tyki lo spaventò.
«Ho parlato con Cheryl...» sussurrò ancora, leccandogli appena il lobo, come per pregustare ciò che avrebbe mangiato quella notte.
A quel gesto l'albino arrossì, allontanando il moro spingendolo con una mano sul petto.
«Che vorrebbe dire? Che gli hai parlato?» chiese, coprendosi poi l'orecchio appena leccato dall'altro.
«Che vinceremo. Non sei contento?» gli chiese con un sorriso.
«No! Io non voglio vincere così!» si arrabbiò Allen, fedele al suo essere un gentil’uomo.
«Troppo tardi.» ghignò il moro, alzando spalle e mani al cielo.
«Riparlagli! Digli che non scelgano me se non me lo merito!» lo pregò allora, aggrappandosi alla sua giacca.
«Ma come?» chiese, poggiandogli le mani sulle spalle, creando come un abbraccio tra di loro «Io ti sto solo aiutando...»
«Non voglio questo genere di aiuti... E’ una truffa questa!» sussurrò, in modo che nessuno potesse sentire a parte Tyki.
«Non hai mai barato in vita tua?» gli chiese, accarezzandogli i capelli.
Tyki sembrava non saper proprio resistere al niveo corpo del ragazzo.
«Ehm...» lo sguardo di Allen si perse nel vuoto per qualche secondo, come se stesse rivangando vecchi ricordi "In pratica..." ripensò a tutte le volte che aveva dovuto racimolare soldi in maniera disonesta per pagare i debiti del maestro.
«Questa cosa non c'entra! Ho lavorato tanto per questo giorno, e non sarò soddisfatto finché non vincerò correttamente!» disse deciso.
«Però... io ci terrei tanto che venissi scelto...» bisbigliò «Per me sei stato il più bravo del concorso, non ti basta questo?»
«Dici sul serio?» la rabbia del ragazzo scemò a quelle parole.
«Sì.» rispose piano, posando un bacio sulla fronte del’inglesino. Gli altri partecipanti erano troppo in fibrillazione per i risultati per poter accorgersi di loro.
«Però la tua parola non mi basta!» tornò poi all'attacco, facendo cadere il moro per terra depresso.
«Sei senza cuore!» uggiolò, con i lacrimoni agli occhi.
«Abbiamo raggiunto un verdetto!» la voce di Lulubel riuscì a far fermare più di un cuore ed a spezzare più respiri in quel momento.
«Ora la nostra mascotte porterà la lettera con i nomi dei due candidati prescelti.» disse, porgendo la mano verso l'entrata per le quinte, dalla quale fece capolino la piccola Road.
«# Sennen ko ha sagashiteru... Daijina HEART sagashiteru... Anata ha atari, tashikameyo... #» canticchiò, mentre zampettava per piccolo palco montato per l'occasione.
«Quella è la bambina di prima...» disse Allen, un po' sorpreso.
«Sì, la piccola Road.» disse il portoghese, guardando con una strana lucina che gli brillava negli occhi la bimba che consegnava la busta alla bella giudice.
"E' il momento della verità..." pensò l'albino, trattenendo il fiato mentre Lulubel apriva la busta.
«Road!» abbaiò la donna, scuotendo poi l’involucro «E' vuota!»
«Oops...» ridacchiò la ragazzina, tornando dietro le quinte per prendere la busta giusta.
La donna si spalmò una mano sulla faccia, depressa, mentre i concorrenti inveivano verbalmente contro il piccolo diavoletto.  
«Eccola! E' quella giusta!» sorrise la bambina, porgendole quella esatta.
«Uhmf.» ringraziò la bionda, aprendo la busta, giusta «Signori e Signore, i due finalisti di questo concorso sono... Allen Walker...» cominciò mentre l'albino si sentiva morire. Aveva ragione Tyki allora.
«Ci rivediamo dopo i festeggiamenti, Shounen...» ghignò l'uomo, facendo già un passo in avanti.
«... e Lala!!» terminò la giudice.
«COOOOOSAAA?!?!?!» urlò sconvolto il portoghese.
«Lala?» chiese confuso Allen per poi vedere la ragazza in questione festeggiare con il suo manager.
«Abbiamo vinto io... e Lala?» chiese ancora incredulo, sentendo l'euforia salirgli lentamente in tutto il corpo.
«E... io... no... deve esserci un... errore...» balbettò shockato il moro.  
Senza che se ne rendesse conto, però, le braccia dell'albino si strinsero contro il suo collo, stritolandolo per la gioia. Aveva vinto grazie alla sua voce, e non per l'intervento di Tyki.
«A-- Auguri...» sussurrò l'uomo, senza nemmeno cogliere un'occasione ghiotta come quella per baciare il ragazzo sulle labbra.
"Qualcosa non torna... che ha combinato quell'impiastro di mio fratello!?" si chiese.
«Grazie...» sussurrò, anche se non era certo merito di Tyki se alla fine il giudizio non era stato truccato!
«Puoi aspettarmi un momento qui?» chiese glaciale, con una vena che gli pulsava alla tempia.
«Certo...» disse confuso il ragazzo, staccandosi da lui.
«A dopo.» lo salutò, camminando con passo meccanico verso il retro, dove era sicuro di trovare Cheryl.
Nel frattempo, Allen si sentì un braccio stringergli il collo.
«E bravo, Discemolo! Allora qualche soddisfazione me la dai ancora!»
«Ho vinto da solo!» sorrise candido e soddisfatto, abbracciando l’arto del rosso.
«Ho notato.» disse «Beh, ora puoi anche andare a casa, mi occupo io di parlare con chi di dovere.»
«Va bene...» sorrise passando prima a congratularsi con Lala.

Intanto Tyki era giunto finalmente dal sangue del suo sangue...
«Che cosa hai combinato?!» chiese, sputando fuoco e fiamme dalla bocca, mentre sembrava quasi che un'aura nera lo avvolgesse.
«Mi dispiace, Road ha fatto confusione con le buste...» ridacchiò Cheryl spaventato.
«Confusione un corno!!!» sibilò, prendendo una sedia, con palesi cattive intenzioni.
«Che intenzioni hai?» chiese preoccupato il signor Kamelot.
«Di vedere quanto è dura la tua testaaaaa!!» urlò, balzando verso Cheryl.
«Aiutoooooooooooo!» iniziò ad urlare l’uomo, nascondendosi dietro le sottane di Lulubel.
«Che succede qui?» chiese seccata la donna.
Tyki, buttò subito l'arma del futuro delitto a terra e ci si sedette sopra, con fare angelico.
«Nulla!»
 «Tu ti sei classificato terzo. In caso uno dei due vincitori non potesse prendere parte all'evento che stiamo organizzando, tu lo sostituirai. Sarai una specie di rimpiazzo...» ghignò la bionda.
«Io un rimpiazzo????» berciò, con un demone in corpo che scalpitava per venire fuori.
«Se non ti sta bene puoi andartene. Non facciamo favoritismi, Tyki...» ghignò, andando via.
A quel punto, Tyki non si contenne più ed afferrò la donna per un gomito, bloccandola.
«Dimmi almeno perché non avete preso una voce calda e sensuale come la mia, che manda in visibilio le ragazze anche solo con un mio sospiro!»
«Sei borioso e superbo... abbiamo già troppi artisti come te...» lo incenerì lei, liberandosi dalla sua presa.
«E poi, Tyki, sei anche vecchio...» osò fargli notare il fratello, prima di ritrovarsi un vaso di fiori spaccato sulla testa.
Che affronto!
«Vecchio? Ma se ho appena ventitre anni!»
«Zio Tyki, all'anagrafe ne hai ventisei.» le ricordò l’innocente voce della bimba.
«Zitta tu!» sbottò quello, prendendole le guance tra le mani, bisticciando come se fosse anche lui un bambino.
«Ngh!! Zio Tyki mi fai male!!» ringhiò Road, imitando l'attacco del parente.
«Io ho ventitre anni, capito?! Ventitre!»
«Non è vero, zio Tyki!!! Bugiardo!!» urlò la bimba.
In quel momento si risvegliò Cheryl dal colpo subito e la mascella gli cadde a terra nel vedere la sua figliola maltrattata.
«Non osare toccare la mia Road, maledetto!» sbottò Cheryl. Adesso era lui che faceva paura.
«Ihk!» fece l'aspirante Idol, spaventato per il repentino cambiamento dell'uomo.
«Scappa se non vuoi incontrare quel ragazzino in un lago di sangue questa sera...» sibilò il padre della bimba.
«Volo!!!» fece, scappando e portandosi appresso Road, visto che si era dimenticato di mollare la presa.
«Paaaaaaaaapinoo!» si sentì la voce della bimba spegnersi in lontananza.
«ARGH!!! TYKIIII!!! MOLLA MIA FIGLIA!!!» urlò il padre, rincorrendoli più veloce di Super Mario potenziato.

Allen, intanto, stava tornando all'appartamento che divideva con Cross. Si mise ad aspettare l'autobus alla fermata davanti all'edificio.
Ancora non credeva di essere stato scelto. Era davvero felicissimo! Pensava che finalmente il suo manager non gli avrebbe più dato addosso e che il tempo dello schiavismo per pagargli i debiti sarebbe finito, ma ci pensò una furia nera a fargli rimettere i piedi a terra.
«Pistaaaaaaa!!» urlò Tyki, ancora inseguito dal fratello.
«Attent--» cominciò a dire l'albino, prima di venire investito dal portoghese.
Durante la colluttazione, la bimba volò in aria ed il padre la prese al volo, accogliendola tra le sue forti braccia.
«Piccola mia!!» disse, con le lacrime agli occhi, come se l'avesse appena recuperata da un sequestro.
Mentre, per quanto riguardava Tyki, egli buttò a terra l'inglesino, di schiena al marciapiede e ci finì lungo disteso sopra, con le labbra incollate alle sue.  
Allen spalancò gli occhi diventando rosso peperone. Vide la stessa smorfia sul viso di Tyki per qualche secondo, ma non durò molto, cedendo poi il posto ad un'espressione molto compiaciuta, dove l'oro si fuse nell'argento ed una rossa lingua birichina, sfiorò le rosee labbra dell'albino.  
«T-- togliti!» balbettò l'albino, spingendolo via.
«Ma anche no!» rispose il moro, leccandogli una guancia.
«Che diavolo ti prende? Sei un maniaco!» lo accusò, asciugandosi la guancia con una mano guantata.
«Bauf!» abbaiò, tirando fuori la lingua e respirando affannosamente.
«Non m'incanti! E' inutile che fai finta di fare il cane, adesso!» sbottò iroso l'albino, tirandogli un pugno in testa.
«Caiii!!» uggiolò, cercando di fargli pena. Tutta la rabbia di prima si era spenta con un bacio.
«Ma guarda tu...» borbottava stizzito il ragazzo, mentre si rimetteva in piedi e si spolverava i vestiti.
«Wof!» fece ancora il moro, mettendo il muso su una coscia del ragazzo, guardando in alto al suo volto.
«Piantala di guardarmi così! Il maestro deve essersi bevuto il cervello se ha pensato di farsi aiutare da te!» borbottò ancora, spostandosi sotto la pensilina del bus.
«Caiii caiii...» pianse Tyki, strusciando il muso sul cavallo dei pantaloni dell'albino.
«Brutto idiota!» sbottò Allen avvampando, tirandogli una ginocchiata sotto il mento.
Il portoghese si lamentò in maniera più umana, tappandosi il naso con il palmo di una mano, sperando che non gli si fosse rotto niente.
«Tzè...» fece stizzito, accingendosi a prendere l'autobus che si stava fermando.
«Asbedda!» lo fermò il moro, agguantandogli una caviglia con la mano libera.
«Cosa vuoi ancora? Lasciami!» si lamentò l'inglese.
«E la cena?» chiese, sperando che Cross gliene avesse già parlato.
«Ti aspetti ancora che venga dopo quello che mi hai fatto? Non sono mica scemo...» disse deciso il ragazzo.
«Ma... io ti avrei fatto vincere!!!» urlò appositamente a voce alta, affinché anche gli altri presenti alla fermata lo potessero udire.
«Non m'interessa! Io ho vinto per il mio talento e non per i tuoi favoritismi... Il maestro può chiedermi di esserti amico quanto vuole, ma non starò certo al tuo gioco!» disse deciso, facendo per salire sull'autobus.
No! Tyki non poteva permettere che quel ragazzino se ne andasse così!
«E allora perché ieri sei venuto a letto con me ed oggi mi tratti come una pezza??» gridò, fingendo di piangere.
«Ma che diavolo dici? Ci siamo incontrati oggi per la prima volta!» sbottò arrabbiato.
A quel punto, una donna si avvicinò a loro con un taccuino in mano.
«E' vero quel che dite, ragazzuoli?» chiese interessata, con la voce diabetica.
«No che non è vero! Queste sono calunnie!»
«Ma come?» fece la donna, un po' triste, ponendosi tra la portiera dell'autobus e l'inglesino «Eppure sembrate così affiatati...»
«Infatti!» disse Tyki, cogliendo la palla al balzo «Costui nega il profondo amore che provo per lui!»
 «La tua è ossessione... Sei solo un maniaco!» lo accusò il ragazzo, cercando di salire sul mezzo pubblico.
La donna appuntò tutto sul suo blocchetto.
«Non è vero!» negò il portoghese «Allen, non puoi mollarmi solo perché non ho vinto!!»
«Questo è il colmo! Non starò a sentire un minuto di più le tue stupidaggini!» si offese il ragazzo. Tyki stava facendo davvero perdere le staffe al ragazzino.
«Che succede qui?» chiese la voce di Cross, che era uscito a fumare una sigaretta.
«Allen se ne sta andando!!!» disse a gran voce il moro. Forse il manager dell'albino lo avrebbe aiutato.
«Gli ho detto io di tornare a casa. Ora che sta per diventare famoso deve mantenere un profilo basso.» disse il rosso.
«Basso?» chiese la giornalista «Non sa che bell'articolo che ne uscirà domani... Eheh!» rise, nascondendo il viso dietro un ventaglio piumato, spuntato dal nulla.
Senza che lei potesse fare niente, Cross le rubò il foglio degli appunti per poi strapparlo in mille pezzettini.
«Non permetterò a nessuno di rovinare l'immagine del mio cliente con delle calunnie prima ancora che diventi qualcuno!» disse glaciale e minaccioso Marian.
La donna sollevò appena un sopracciglio.
«Ricordo tutto.» disse neutra «Ora vado alla mia villa a scrivere! A presto, miei carissimi!» rise giuliva, salendo sul pullman.
«E' tutta colpa tua!» sbottò il ragazzo facendo per aggredire mortalmente il moro, pronto ad azzannargli la gola, quando Cross lo fermò per le spalle.
«Avrei dovuto accompagnarti a casa in macchina. Sono stato uno sciocco a poter pensare che tu fossi abbastanza grande per poter prendere l'autobus da solo...» lo prese in giro.
«Ah, ora sarebbe colpa mia? E' stato Tyki a dire un sacco di fandonie ed a comportarsi in modo strano con me...» si lamentò, cercando di fare del male al portoghese in qualsiasi modo.
«Ouch!» si lamentò questi, ancora aggrappato alla caviglia di Allen, che scuoteva la gamba, come se avesse pestato cacca in mezzo alla strada, per levarselo di mezzo «Ti avevo chiesto di aspettarmi prima!! Sei tu che stavi fuggendo! »
«Le persone scappano per un motivo preciso, sai?» gli fece retorico l'albino, guardandolo male.
«Prima eri così felice, mi hai anche abbracciato!»
«Sono ancora felice, ma certo non grazie a te!» gli rinfacciò il suo tentativo di barare.
A quel punto, il portoghese si girò verso Cross.
«E la cena?»
Il rosso valutò il fatto che comunque gli agganci del moro potevano ancora essergli utili. «Abbiamo detto alle sette, no?» ghignò quello caricandosi Allen in spalla e dirigendosi alla sua macchina.
Il sorriso radioso del moro illuminò tutto il quartiere. Era fatta!
«Cosa alle sette? Io non ci voglio andare!» sbottò il ragazzo.
«A mangiare... E’ solo una cena.» disse imperterrito il maestro.
In quel momento, le papille gustative di Allen registrarono la parola "cena", addolcendolo un poco.
«Va bene... Però dopo cena mi vieni a riprendere...» concordò, salendo in macchina.
«Beh, cosa pensavi che ti avrei lasciato lì?» chiese in un ghigno.
«Non si sa mai... Dopo la vostra conversazione segreta non mi fido di voi due...» fece sospettoso Allen.
«Quanto sei crudele con il tuo adorato Maestro.» disse, forgiandosi di un titolo non suo, mentre si sedeva al posto di giuda ed accendeva l'auto, iniziando a spostarla dai parcheggi.
«Avete parlato con chi di dovere?»
Il rosso inchiodò di colpo, facendo cozzare la fronte di Allen sul parabrezza.
«Mi sono scordato!» urlò, spalmandosi la mano sulla fronte.
«Stupido Scemaestro! Io l'aspetto qui, lei torni dentro!»
«Sì!» esclamò, spegnendo il veicolo ed uscendo dall'abitacolo a tutta velocità.
"Moron..." pensò stizzito, guardando distrattamente fuori dal finestrino e vedendo che il paesaggio si muoveva piano, piano all'indietro «Aaaaaaaaah!!» urlò, mentre la macchina senza freno a mano scivolava giù dalla discesa.
Per fortuna, ebbe la prontezza di riflessi di tirare su la leva e fermare così il veicolo, che altrimenti sarebbe andato giù a ruota libera.
Che giornata! Per una che gli andava bene, la sfiga doveva riempirgli la restante parte della giornata con tanto di interessi!
«Che stress...» si lamentò poggiandosi una mano sul cuore.
In quel momento, sentì un ticchettio sul vetro, come un qualcuno che bussava.
«Mh?» chiese il ragazzo, voltandosi verso il rumore.
«Moyashi...» sentì un ringhio provenire da dietro il vetro.
«K-- Kanda?» chiese stupito il ragazzo, abbassando il finestrino.
Appena il giapponese ebbe abbastanza spazio libero, infilò di scatto la mano dentro l'abitacolo e prese Allen per il collo, con l'evidente proposito di volerlo strozzare.
«MOYASHI!!!! MI STAVI PER INVESTIREEEE!!!»
«Ehh? Non è colpa mia! E' stato Cross a non mettere il freno a mano!» rispose a tono l'albino portando le sue stesse mani al collo dell'altro con lo stesso proposito.
«Che c'entra Cross?? Qui sull'auto ci sei tu!!» latrò, afferrandolo anche con l'altra mano.
«E' lui che guidava...» ansimò senza fiato.
«Non mi incanti!» disse con voce strozzata ed un preoccupante colorito bluastro in volto.
«Io non ho mica la patente, Bakanda!» sbottò ritirando le mani e schiacciando il pulsante per tirare su il finestrino cosicché, a causa dell'effetto ghigliottina, Kanda fu costretto a ritirare le braccia.
«Anche Lavi gira senza patente, Moyashi!» disse inviperito.
«Non sono mica Lavi io...» borbottò massaggiandosi il collo, lasciando giusto uno spiraglio per sentire la voce dell'altro.
«Ciò non conta!» gridò, girandosi di lato e mostrando parte del kimono da kendo completamente insudiciato «Guarda!! Per sfuggire alla tua stupidità mi sono dovuto buttare a terra ed ho sporcato tutto il kimono!!»
«Ti pagherò la tintoria, ora puoi evitare di rendere più insopportabile questa giornata?» lo pregò, mentalmente esausto.
Se non ci fosse stato il vetro di mezzo, il samurai avrebbe senz'altro fulminato l'albino con l'occhiata omicida che gli scoccò.
«Non penso che sia peggiore della mia!» si impuntò, dando un calcio alla portiera con un piede senza scarpa.
«Sei scalzo?» chiese confuso l'albino.
«No! Mi sono rotto una scarpa!!!» disse in un fiotto acido.
«E' ancora colpa mia?» chiese tra il divertito e il dispiaciuto.
«E' rimasta sotto la ruota!!» disse, indicando un paio di zori da uomo in carta di riso, ormai spiaccicati a terra, sotto il pneumatico.
«Se prometti di non uccidermi ti faccio salire in macchina e quando torna il mio manager ti accompagniamo a casa...» gli propose per fare pace.
«Uhn...» fece, grattandosi il mento «Ok.»
L'albino aprì la sicura della portiera dietro, in modo che il moro potesse salire, ma di certo non si aspettava che Kanda aprisse di scatto lo sportello e mettesse un piede sul sedile.
«Sei morto,» disse, mentre estraeva la spada da Kendo, con gli occhi coperti dall'ombra della frangetta, nei quali si vedeva solo un brillare malvagio «Moyashi!»
«Aaaaaaaah, pazzo!» esclamò, l'albino proteggendosi con le braccia.
«Mwahahah!!» rise malefico, gettandosi dentro l'auto e chiudendo la portiera dietro di sé con la sola forza dell'aria che aveva smosso.
L'auto cominciò a muoversi in modo singolare, mentre la lotta imperversava tra i sedili.
«Uffa...» la voce lagnosa di Tyki invase a strada.
Camminava a passo lento sul marciapiede, trascinandosi.
«Dovrò aspettare stasera alle sette prima di rivedere il Piccolo Baro.» borbottò, curvo con le mani in tasca.
La bella macchina, tirata a lucido di Cross, intanto sobbalzava ritmicamente con i pneumatici che stridevano appena sull'asfalto.
«Uhn?» Tyki sollevò un sopracciglio nel vedere quell'auto «Ma è pieno giorno... C'è gente anche più spudorata di me!» borbottò, per poi sentire una voce a lui conosciuta provenire da essa.
«Ngh, Bakanda...» ansimò Allen.
«...» bastò quello a raggelare il portoghese.
Quella era la voce del suo Allen!!!
«ALLENNN!!!!» urlò come se fosse un posseduto e si precipitò in picchiata all'auto.
«Ahia!» si lamentò ancora il ragazzino mentre il giapponese gli tirava i capelli.
«Questo ti farà ancora più male, Moyashi!» ruggì il rivale, dandogli una ginocchiata alla bocca dello stomaco.
«Ouch...» gemette ancora l'albino mordendo un braccio di Kanda.
«ALLEN!» all'urlo dell'uomo, Kanda e Allen vennero investiti da un fascio di luce che illuminò la scena: Kanda sopra un Allen con  vestiti e capelli piuttosto sfatti.
«Eh?» chiesero in coro i due in macchina, voltandosi verso la voce.
«Io. ti. UCCIDO!!!» urlò il terzo incomodo, entrando anche lui in macchina per ridurre il giapponese in poltiglia.
«Tyki! Che diavolo fai?» chiese l'albino, ritrovandosi in un angolo della macchina, mentre i due mori si scannavano tra di loro.
«Non permetterò al primo fan morto di fame di rubarti la verginità prima di me!» abbaiò, cercando di cavare gli occhi di Kanda.
Allen elaborò in fretta le parole del moro e la sua espressione divenne scura e truce. Con un calcio bene assestato fece volare Tyki fuori dalla macchina.
«Cosa vorresti tu da me?» chiese minaccioso.
«Ehmm... ehmm...» farfugliò, facendosi piccolo, piccolo.
«Non rispondi?» chiese, mentre dal suo corpo si sprigionava un'aura scura ed inquietante.
«Io sono scorpione... Cross mi ha detto che sei vergine...» pigolò, cercando di arrampicarsi sugli specchi.
«Risposta sbagliata...» fece intimidatorio, scrocchiando le nocche delle mani con un ghigno ostile in volto.
«Eheh... Toro?» tirò d indovinare, arretrando come un gambero.
«Sei un pervertito...» sibilò Allen, fulminando Tyki con lo sguardo. Aveva sentito bene quello che aveva detto, l'altro non lo incantava.
«Non è vero!» tentò di negare l'evidenza «Sono sol--» ma si bloccò quando si ritrovò la schiena contro un albero.
«Ora ti farò vedere io la costellazione della vergine...» ghignò Allen pronto a menare Tyki.
Intanto Kanda li guardava acquattato al finestrino. Avrebbe lasciato stancare il Moyashi, poi avrebbe continuato a menarlo.
Proprio quando alzò il pugno, pronto a colpire il moro, quello fu fermato da una mano guantata di nero.
«Discemolo, che stai combinando?» chiese Cross, muovendo appena la sigaretta accesa che teneva tra le labbra.
«Difendo il mio onore...» sussurrò iroso l'albino.
«Che ti ha fatto?» chiese annoiato il rosso, lanciando un'occhiataccia a Tyki come per dire 'ma non potevi aspettare?!'.
«Ha detto che vuole la mia verginità!» sbottò arrossendo e spostando gli occhi da una parte.
«Naturalmente intendeva dopo i dovuti tempi.» disse calmo, per poi soffiare velenoso verso il portoghese «Non è forse vero??»
«Sì, sì! Esatto! E' proprio come dice il tuo manager!» disse, annuendo ritmicamente con la testa.
«Chi se ne frega dei dovuti tempi! Chi ha deciso questa cosa? Io non sono d'accordo!» s'impuntò, ancora desideroso di colpire il viso di Tyki, ma Cross gli stringeva ancora forte il pugno.
«Non l'ha deciso nessuno: era una dichiarazione.»
«Una dichiarazione?» chiese confuso l'albino, voltandosi verso il rosso.
«Sì.» disse, sfornando la faccia più convincente che aveva nel repertorio «Ne parlavamo prima. Tyki vorrebbe chiederti un fidanzamento ufficiale.»
«Che?» Allen era disarmato da quelle parole. Fece qualche passo indietro ancora trattenuto però da Cross per un braccio.
«Mi state prendendo in giro, vero? Siamo due uomini, non è naturale...» rabbrividì il ragazzo.
«Ma si sa che i grandi della musica sono gente stramba!» cercò di convincerlo Cross, mentre Tyki guardava allibito «Faresti subito scandalo e ti faresti un nome!»
«No, grazie. Non voglio adottare questi sotterfugi per diventare qualcuno...» si offese l'albino, incrociando le braccia al petto.
«Pensa alla giornalista in pullman!» osò dire il portoghese.
«Se uscirà anche un solo articolo imbarazzante di farò fare ammenda a tutte le tue colpe...» lo zittì l'inglesino con una minaccia.
«Io non negherò mai che tu mi piaccia!» disse sicuro, alzandosi di colpo.
«Moron...» sibilò arrossendo girandosi per tornare in macchina.
Cross mandò una frecciatina con gli occhi a Tyki, spingendolo per lo meno a continuare.
«Allen?» lo chiamò, avvicinandosi al ragazzo.
«Non ti voglio sentire... Zitto prima che decida di non venire nemmeno a cena da te...» sussurrò, fermandosi ad un passo dalla macchina.
A quel punto, Tyki fu preso da un dilemma interiore, ma decise comunque di rischiare, da buon giocatore di poker quale era, e parlare.
«Qual'è il tuo piatto preferito?» chiese piano, sorridendo gentile.
«Chiedi al mio agente...» soffiò, montando in macchina e mettendosi a guardare dalla parte opposta di dov'era Tyki.
Il portoghese guardò allora Cross, che gli rispose pacato.
«I mitarashi dango...» disse per poi camminare verso la macchina. «Ah, un consiglio. Quando vuoi qualcosa da un tipo come Allen, devi prima sconfiggere il suo orgoglio con la gentilezza. La violenza non porta da nessuna parte...» gli sussurrò Marian, quando gli passò accanto.
«Vedrò di ricordarmelo.» disse, con un cenno del capo come ringraziamento.
Cross lo congedò con un'alzata di spalle, entrando in macchina.
«E lui che ci fa qui?» chiese quando notò Kanda.
«E' una storia troppo lunga da raccontare...» sbuffò l'albino mentre il maestro partiva lungo la strada.
«Almeno mi portate alla palestra?» chiese il giapponese.
«Mi avete preso per un tassista?» si lamentò Cross mentre si perdeva tra il traffico cittadino.

[ Continua... ]  
Gala & XShade-Shinra
 
  
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