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Autore: Youko    20/12/2009    4 recensioni
Come sarebbe l'ordine oscuro ai giorni nostri se fosse una rinomata scuola? Ma soprattutto, come sarebbero generali ed esorcisti se fossero studenti e professori?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La foto 07 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Katsura Hoshino; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Ermellino: Eh eh eh spero che non ti sia dissanguata XD anche a me Reever e Komui hanno sempre ispirato pensieri poco “professionali”. Sono  contenta di capire che Froi e Jerry insieme ti piacciano, io li adoro.
Ablaze: Ihihih hai ragione Lavi e Yu sono due baka ma ci piacciono proprio per questo, si questa fic è piena di coppie ma sono felice di sapere che ti stai innamorando anche di quelle strambe.
Namidachan: Lol si ho capito che la fic ti piace e ne sono contenta. Grazie dei bei complimenti, mi sono scervellata per trovare una spiegazione per il nome del preside.
Non mi sta antipatico Tyki è Daisya a pensarla così, in realtà è solo invidioso e come dargli torto? Tyki è alto, bello, fascinoso, elegante e sofisticato, ha un sorriso ammaliante e seducente, una voce calda e morbida … almeno un difetto troviamoglielo no?
Per quanto riguarda Froi e Jerry eh si è molta anomala, ma spero ti possa conquistare. Un bacione cara.

Ringrazio come sempre tutti quelli che seguono questa storia .

Buona lettura.     

07
   
- Su bambini ora scattiamo una bella foto – la donna vestita da infermiera sorrideva allegra e i piccoli pazienti, delle più svariate età, presero ad agitarsi a quella notizia tanto che alcuni medici, la donna e le sue colleghe dovettero intervenire, decidendo loro l’ordine per lo scatto e le coppie
– io e Yu la facciamo insieme- urlò a gran voce il bambino dai capelli rossi, mi afferrò per il braccio attirandomi vicino a lui, così che l’uomo col camice bianco dovette alzare le mani ridendo in segno di resa
– non voglio farla – dissi mettendo il broncio
– invece la facciamo, così poi la mostriamo alla tua mamma – mi sorrise piegando un poco la testa di lato e mi ritrovai ad annuire
– forza un bel sorriso – fece la donna armata di macchinetta quando tocco a noi
– aspetta -  la bloccò Lavi, mi fece girare e si mise di fronte a me sorridendo, lo faceva sempre in continuazione, non mi dava fastidio, in realtà mi piaceva, ma non glielo dicevo altrimenti quello stupido non avrebbe mai smesso
– ecco mettile qui- decretò alzandomi le mani e facendole poggiare sulla sua vita, le sue raggiunsero le mie spalle –guarda l’infermiera – disse ancora, quando lo feci  Lavi si poggiò alla mia fronte con la sua e poi ci fu il bagliore del flash
- forse è meglio farne un’altra – decretò la donna dopo che l’istantanea fu asciutta – dovresti sorridere questa volta – mi disse piegandosi sulle ginocchia per guardarmi, scossi il capo con forza e scappai nel corridoio
–Yu chan aspetta – mi fermai all’inizio delle scale – guarda – mi mostrò la foto appena scattata
– andiamo a farla vedere alla tua mamma – mi prese la mano e iniziammo a salire.

-Yu ti sei divertito?-  annuii alla mamma e mi avvicinai al letto facendo attenzione ai macchinari e a tutti i tubicini a cui era collegata, non mi piaceva vederla così, sembrava che fosse legata e odiavo quegli apparecchi che sapevo le facevano male, ne ero più che convinto.
Da quando era lì non si alzava quasi mai dal letto ed era diventata così pallida
 –guarda- le disse Lavi allungando la foto, la mamma la prese con una mano magra tanto sottile come il suo braccio
 –oh ma che bella, siete così carini – sorrise e allora la riconobbi, era la mia mamma, di nuovo lei come un tempo
-Yu chan non voleva farla però l’ho convinta io – esordì fiero il ragazzino dai capelli rossi, allargando ancor di più il sorriso. La mia mamma rise e io mi sentii felice ma poi iniziò a tossire, trattenni il fiato finché l’attacco non passò.
– Voglio darti un regalo Yu – disse mentre mi sorrideva stanca – Lavi caro fammi un favore, apri quello sportello - le indicò un armadietto accanto alla finestra - c’è una cosa avvolta in una stoffa rossa – annuì quando lui la tirò fuori mostrandogliela.
Svolse il panno e – questa l’ho fatta io pensando a te – presi la clessidra che mi porgeva e osservai meravigliato il fiore sospeso
– cos’è quella pianta?- chiese Lavi incuriosito
– è un fiore di loto, non una pianta – sorrise mia madre scompigliandogli lentamente i capelli, un tempo era così energica – è molto antico, molti popoli gli hanno attribuito molti significati nel corso del tempo, gli egizi pensavano che da questo fosse nato il dio Ra, il dio sole, i romani… – si fermò ridacchiando di fronte i nostri visi confusi
- ti dico solo Yu – riprese allungandomi una carezza sul viso  - che in india questo fiore è considerato il simbolo della “luce del cuore”, per questo ho voluto crearlo e dartelo, perché tu sei la luce del mio cuore, non dimenticarlo mai – allungò le braccia e io mi sporsi più che potei per raggiungerla su quel letto così alto, troppo alto.
Non riuscii ad abbracciarla come volevo, la mamma faceva fatica a muoversi e io non arrivavo a lei.
Scoppiai a piangere dalla frustrazione, per essere così piccolo, perché quelle macchine le facevano male, perché da quando eravamo lì sembrava che stesse scomparendo, perché mi aveva detto che presto qualcuno sarebbe venuto a prendermi e io dovevo andare con lui e non volevo
- non piangere Yu- Lavi mi abbracciò e mi strinse a se mentre la mano della mamma mi accarezzava i capelli e pian piano mi calmai.

Kanda si svegliò col cuore che batteva forte e un senso di oppressione nel petto, la ricordava, non benissimo, il ricordo del viso della madre era ancora sfocato come nel sogno, ma l’aveva vista di nuovo. Si mise a sedere osservando la clessidra sulla mensola, si portò una mano sugli occhi combattendo contro la voglia di piangere.

- Miranda -  la ragazza si bloccò voltandosi immediatamente come se fosse stata colta a compiere un reato
– Marie -  pronunciò il nome dell’altro sentendo il viso andarle a fuoco.
Dopo quel fuggevole bacio di ringraziamento ricevuto il giorno prima, l’universitaria aveva evitato d’incontrarlo, troppo consapevole che gli avrebbe fatto capire quanto quel suo gesto, dettato dall’amicizia, l’avesse sconvolta, dato che per lei solo amicizia non era
- ti andrebbe di fare una passeggiata?- le domandò indicandole la bella giornata che si apriva oltre la finestra
– ce … certo- accettò sperando che non sentisse il galoppare furioso del suo cuore.
Si recarono nel parco in silenzio prendendo a passeggiare lungo il viale
– i biscotti erano davvero squisiti- esordì il ragazzo con un sorriso radioso
– erano un po’ bruciati – ribattè lei, sapeva che non erano riusciti perfettamente, come avrebbe voluto
– affatto, li ho divorati tutti, uno dietro l’altro – Miranda arrossì di gioia scoprendo di aver fatto una cosa gradita per Marie
– la prossima volta mi riusciraaaaaa- si ritrovò a barcollare e sarebbe sicuramente caduta faccia a terra se due braccia forti non l’avessero fermata, con sommo imbarazzo si accorse di trovarsi con la schiena appoggiata al petto del ragazzo –mi … mi dispiace – balbettò in un sussurro, ma quella stretta invece che attenuarsi si fece più salda e avvolgente
- io sono felice di averti presa – il cuore di Miranda prese a battere folle, il respiro le si bloccò in petto, s’impose la calma, ovviamente si stava riferendo al fatto che come amico le aveva evitato una brutta caduta – grazie, ora puoi lasciarmi – gli disse celando con poco successo l’imbarazzo
– vorrei tenerti così per sempre – ammise l’altro, Miranda si voltò di scatto sicura che Marie la stesse prendendo in giro, ma invece si ritrovò d’innanzi il suo sguardo, seppur imbarazzato, sincero.  Non capì cosa accadde ma si ritrovò una mano del musicista a sorreggerle il mento e le sue labbra poggiate alle proprie. Chiuse gli occhi rispondendo e lasciandosi coinvolgere dal bacio.

-Yu chan che faccia lunga – esordì Lavi avvicinandosi al giapponese, Kanda si era recato nel parco per fare qualche esercizio con la spada e distendere i nervi. Gli lanciò uno sguardo adirato e riprese la posizione
– non arrabbiarti con me se il dojo il fine settimana è chiuso e non puoi andarti ad allenare al caldo- fece ancora l’altro portandosi le mani alla testa e fissando il corpo agile e tonico di Yu muoversi con grazie e abilità, lo vide fermarsi e fece in tempo ad abbassarsi per schivare il fendente laterale
- non chiamarmi per nome baka usagi- urlò furioso incamminandosi per tornare in camera
– ecco, ora ti riconosco – esordì la voce canzonatoria alle sue spalle, cosa che lo fece infuriare di più.
Per colpa dello stupido, maledetto coniglio, stava ricordando cose che non voleva, cose che aveva dimenticato per anni, certo rivedere il volto della madre, il suo sorriso, la sua risata era piacevole, ma c’era anche tutto il resto che gli faceva male.  
– dai Yu non essere così scorbutico – stava dicendo ancora l’altro, aumentò la velocità per seminarlo
–Yu aspettami, Yuuuuuuuu- continuava a chiamarlo e Kanda sentiva che stava per perdere la pazienza. Proprio quando era deciso a voltarsi e tagliare in due l’altro, si sentì sbilanciato in avanti, due braccia gli circondarono il collo e un peso gli si gravò sulle spalle
– su Yu chan fammi un bel sorriso – gli disse direttamente contro la sua guancia, la reazione del giapponese fu immediata
– togliti di dosso maledetto idiota, cretino senza cervello – urlò cercando di scrollarselo via, Lavi prese a correre sghignazzando e schivando Mugen. Quando si accorse che il giapponese aveva sguainato l’arma si quietò subito e prese a darsela a gambe
– torna qui e muori con coraggio baka – gli urlò dietro l’altro inseguendolo deciso a farla finita una volta per tutte, o quanto meno a farglielo credere.

Daisya Barry si alzò svogliatamente dal letto su cui era stravaccato comodamente a leggere un manga e andò ad aprire – Jas – salutò sporgendosi nel corridoio e cercando il gemello, che strano a dirsi non era con lui
– sono arrivate le nuove divise, ecco la tua – esclamò porgendogli un sacchetto di plastica trasparente in cui faceva bella mostra di se la maglia nera e bianca con lo stemma della scuola.
– non vedevo l’ora – esordì afferrandola  ed avviandosi all’interno – entra – lo invitò liberando gli indumenti dalla plastica protettiva – tuo fratello?- domandò quando l’altro fu entrato e chiuse la porta
- un impegno con Tiky – esalò  – avresti preferito che venisse lui?- Daisya lo fissò perplesso da quella domanda
– scherzi? Ma se non ci sopportiamo – gli rammentò – non è che mi stia antipatico – chiarì per evitare incomprensioni – ma è chiaro che non riusciamo a non scontrarci, diciamocelo tuo fratello ha proprio un brutto carattere, sicuro che siate gemelli? – gli domandò vedendolo annuire prontamente tranquillo – no perché siete proprio diversi – chiarì ancora sfilandosi il maglione e infilando la divisa sportiva
– ci compensiamo –disse Jasdero godendosi felice quella visione, lo vide andare ad aprire un anta dell’armadio dove all’interno c’era lo specchio lungo
– niente male – affermò Daisya contento
-quanto sei disordinato – ridacchiò l’altro notando il caos che regnava all’interno e non solo, Barry chiuse con un calcio l’anta e andando a riprendersi il maglione gli diede un piccolo buffetto con l’indice sulla fronte –non prendere in giro – lo rimproverò piccato, già gli bastava essere ripreso da Marie.
– come mai sei venuto tu? Non è compito di Mikk?- s’informò ricordando le parole scambiate nello spogliatoio con gli altri giocatori
– in teoria, mi ha chiesto di consegnarti la tua mentre ha preso Deby per aiutarlo con gli altri – lo informò mentre si aggirava per la piccola stanza, trovato il manga abbandonato sul letto prese a sfogliarlo.

L’altro si sedette sul letto invitandolo ad accomodarsi a sua volta, Jasdero saltellò felice al suo fianco con un enorme sorriso – è carina la tua stanza, anche se incasinata, l’ordine non è il tuo forte – terminò di dire ridendo, dopo che lo aveva spinto facendolo stendere con le gambe penzoloni, che prese a muovere ritmicamente fissando la copertina del fumetto
– ridammelo – fece allungando la mano il ragazzo più grande –non hai il diritto di leggerlo dopo che mi hai fatto due volte la predica, vorrei vedere la tua stanza – l’americano allungò le braccia muovendole perché non potesse raggiungere il volumetto
– puoi venire quando vuoi –
- dai ridammelo ragazzino mi sto incavolando – lo sgridò ma le sue labbra, increspate in un sorriso, smentivano le sue parole. Si poggiò su una mano e si allungò più che poté su di lui.
Perse l’equilibrio poco dopo quando riuscì a riappropriarsi della copia stampata
– eh eh ce l’ho fatta – esultò puntando lo sguardo sul viso  sotto di lui. Rimase immobile e finalmente tutto ebbe un senso, ciò che cercavano di dirgli i compagni di squadra, quello che non aveva capito fino ad allora, si scostò come se l’altro fosse circondato dalle fiamme
 – è meglio se vai ora – fece Daisya, spostando lo sguardo dal suo viso arrossito, dagli occhi che un attimo prima erano piacevolmente stupefatti e ora solo feriti.
Jasdero si mise seduto – mi dispiace – esalò con voce flebile, l’altro l’osservò di sottecchi vedendolo passarsi un braccio sul viso, le spalle scosse da un singhiozzo silenzioso
– senti non è, insomma non è successo niente – tentò di rassicurarlo, ma che dirgli? Non ho capito niente fino ad ora? Come un cretino non mi sono accorto che mi venivi dietro? Quando l’altro arrivò alla porta lo sentì tirare su col naso e un gemito strozzato gli sfuggì dalle labbra – ehi dai non fare così – si alzò e lo raggiunse facendolo voltare
– ora mi odi – esclamò di rimando il biondo tra le lacrime copiose
– ma no scemo, dai sta tranquillo –
- non prendermi in giro, ti faccio schifo l’ho capito – i singhiozzi divennero più alti e Daisya fece l’unica cosa che poteva calmarlo, lo abbracciò
– non metterti in testa idee strane capito? – gli disse con un tono un po’ rude, passando le mani sulla schiena sottile e scossa dal pianto, Jasdero si accoccolò contro il suo petto inzuppandogli ben presto la maglia
– allora ti piaccio?- Barry si fermò all’istante
– sei un ragazzino – sputò fuori, non capendo perché semplicemente non gli avesse detto che non era il suo tipo, il suo tipo? Da quando aveva un tipo? non che la cosa gli sconvolgesse la vita, in genere andava dietro alle ragazze ma non era mai impazzito per nessuna,quindi se avesse trovato un bel ragazzo, anche se l’altro era un bel tipino in fondo, ma che discorsi mentali si era messo a fare?
Si riscosse accorgendosi che il ragazzo aveva sollevato il capo e lo fissava con gli occhi lucidi e umidi
– il 21 dicembre compio diciotto anni, in questo e molti altri paesi sarò considerato un adulto – riferì
– allora non potrai usare questa scusa e dovrai prendere sul serio i miei sentimenti, quel giorno mi dirai la verità? –
- la verità?- domandò non capendo di che cavolo stesse parlando, ad essere sinceri non capiva neanche quello che lui stesse pensando in quegli ultimi cinque minuti
- se non ti piaccio, se ti faccio schifo oppure – le sue parole vennero fermate quando Daisya si chinò a sfiorargli la bocca con la propria – te lo dirò – promise al suo sorriso, prima di catturargli nuovamente le labbra.

Tiedoll osservò felice i figli - professore su non faccia quella espressione seria  – gli disse Marian Cross strizzandogli un occhio con fare complice – alle signore non piace avere uomini musoni intorno a loro – scoppiò a ridere lanciando un’occhiata seduttrice alle insegnati sedute poco distante
– Marian cosa c’è di così divertente?- chiese Anita avvicinandosi all’altro scivolando con grazia sulla panca
– nulla cara, si faceva due chiacchiere con Froi – l’artista sorrise imbarazzato quando la giovane donna gli puntò lo sguardo addosso  
- e di cosa parlavate?- s’informò lasciando che l’ingegnere le avvolgesse il braccio intorno alle spalle
– ma di donne naturalmente – esordì tranquillo sorridendo del suo sguardo truce – dicevo al nostro caro professore d’arte che non riuscirà a conquistare un angelo magnifico e splendido come te e quindi di avere così la mia stessa fortuna, se non si decide a sorridere e chiacchierare con il “corpo” docente femminile- calcò su quella parola osservando le curve generose della dottoressa
- dovrebbe seguire i suoi consigli Tiedoll- fece la ragazza cinese – nessuno è più esperto di Marian in materia – gli scoccò un’occhiata gelida allontanandosi
– Anita tesoro volevi dire ero – la corresse avvicinandosi e avvolgendo le braccia alla sua vita. Froi distolse lo sguardo dall’uomo che ora sussurrava chissà cosa all’amata, facendola arrossire e sorridere deliziata, per dedicarsi alla sua cena.
Marie era venuto poche ore prima nello studio a dargli la lieta notizia, si era dichiarato a Miranda e anche la ragazza corrispondeva i suoi sentimenti, non poteva esserne più che felice. Ora le neo coppia tubava felice al tavolo spalleggiata dall’altra già consolidata e sostenuta con grandi complimenti di Daisya, Lavi e Lenalee, anche se ora la ragazza sembrava più intenta a fulminare con lo sguardo la nipote del preside, che non si staccava un attimo dal braccio del giovane Walker
– ha preso il mio talento – gli sussurrò Cross che aveva indovinato cosa avesse colto la sua attenzione
- Marian? –
- si cara eccomi – rispose ad Anita avvicinandosi subito a lei.

-oh ma come sono felice, davvero, davvero felice – esultò Jerry, anche se a dire il vero Miranda non ne era molto convinta. Il cuoco oltre a non usare il solito tono scoppiettante, stava prendendo a mattarellate un panetto di pasta fresca, modellandolo con forza e irruenza
– qualcosa che non và?- gli domandò flebile e incerta, non era sicura di essere la persona più adatta o con cui l’altro volesse confidarsi, però lui l’aveva aiutata e incoraggiata molto e desiderava essergli di aiuto
– no nulla, è solo la mia solita sfortuna, o meglio – prese ad aprirsi lo chef – sono una ragazza troppo romantica e sentimentale, finisco sempre con l’innamorarmi della persona sbagliata. Il fatto è che è così gentile, dolcee affettuoso, un vero amore – gongolò portandosi le mani bianche di farina al volto e alzando una nuvola candida
– e il problema sarebbe che?- domandò Miranda portandosi una mano sul volto mentre l’altra scacciava i granelli bianchi dall’aria
– o un piccolo dettaglio di poco conto in effetti – disse con noncuranza Jerry prendendo a sbattere con decisione, troppa, l’impasto sul piano – semplicemente non sono una donna, Oh mio Dio che orrore che ho detto – si portò una mano al petto – io sono una donna, dentro ma non fuori, ecco il problema – chiarì riprendendo a lavorare.
Miranda abbassò lo sguardo dispiaciuta, la persona di cui Jerry si era innamorato sembrava così perfetta e lui si meritava di essere felice, non essere corrisposti, essere rifiutati, che si fosse uomini o donne non faceva differenza, era sempre doloroso.
– su ora va di là tesoro e non preoccuparti – la rassicurò il cuoco lanciandogli un sorriso allegro e agitò una mano per spronarla.

- non voglio - dissi continuando a piangere, portandomi le mani strette a pugno sugli occhi – non voglio - ripetei caparbio
– neanche io vorrei Yu chan - esclamò Lavi – però il dottore ha detto che non serve più che stia in ospedale - chiarì abbassando lo sguardo
- non ti vedrò più – esordii piangendo ancora più forte, faceva così male separarsi da lui
– ci rivedremo te lo prometto, io non ti lascio Yu chan – mi strinse forte dandomi un bacio sulla guancia
- io voglio sposarti Yu chan così staremo sempre insieme come la mia mamma e il mio papà – esclamò sorridendomi, tirai su col naso
– baka  … usagi –


Kanda si mise seduto con uno scatto si portò una mano alla guancia, il respiro era affannato e il cuore gli batteva forte, era sconvolto per quell’ultimo ricordo
– maledetto coniglio – sussurrò con aria feroce, scostò la mano rendendosi conto che era corsa nel punto esatto di quel bacio infantile.
Era arrossito, agitato ed euforico, non ne capiva la ragione ma un misto di tristezza, per la separazione, e felicità, per quella promessa, si agitavano dentro di lui.
-Sto diventando matto-  disse trovando l’unica soluzione possibile, perché sentire quell’affermazione accorata e sincera di non lasciarlo, lo riempiva di gioia?
Perché il fatto che non fosse mai tornato lo faceva stare così male?
Perché sapere che il ragazzo ora era lì, lo colmava di speranza?
Speranza che questa volta non lo abbandonasse lasciandolo nuovamente solo.
Scosse il capo con foga infilando le dita nei capelli serici, come a volersi cacciare via a forza quelle idee, sensazioni, sentimenti dalla testa. Non si capiva più, lui da sempre freddo e distaccato, autosufficiente in tutto, aveva il bisogno spasmodico che Lavi rimanesse con lui, che gli confermasse, che gli desse la certezza che gli sarebbe rimasto accanto questa volta.
  
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