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Autore: Damned_Roar    21/12/2009    2 recensioni
La donna ha questo in comune con gli angeli: gli esseri che soffrono le appartengono.
{Pairing: Piton/Nuovo Personaggio}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

PROLOGO

Era come se fosse nata in quel secondo. Un attimo lungo una vita in cui i loro sguardi si erano incrociati, intrecciati; lei, fra le lacrime, scagliata a sedici anni in un mondo in cui Mangiamorte uccidono Auror. Un giorno prima era Alexandra Mustang, studentessa del sesto anno, nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, smistata a Serpeverde, figlia di due Auror. Ora era solo un’orfana. Curioso è come, in queste situazioni, tutto si riduca a qualcosa di semplice, limitato, stretto, claustrofobico. Nel giro di ventiquattr’ore era stata strappata dalla vita di tutti i giorni e gettata di peso in un mondo in cui Mangiamorte e Auror ancora si uccidevano a vicenda.

 Era stata svegliata nel mezzo della notte, trascinata via dal suo Dormitorio e portata in Presidenza. Lì aveva tremato. Certo, in sei anni di scuola ne aveva combinate, eccome; ma non tanto grandi da essere spedita dal Preside: aveva fatto saltare in aria un paio di volte i calderoni altrui durante le lezioni di Piton, aveva involontariamente trasfigurato una Grifondoro in un maiale viola e talvolta aveva sottratto piante orticarie dalla serra della professoressa Sprite, ma mai niente di troppo grave.

 Quando Silente, seduto alla scrivania, le aveva fatto segno di sedersi di fronte a lui, a Piton e alla Mc Granitt, aveva compreso che doveva essere successo qualcosa di grave.

Quando Silente si era stropicciato le mani e l’aveva guardata attraverso gli occhiali a mezzaluna con aria triste, aveva compreso che doveva essere successo qualcosa di molto grave.

Quando la Mc Granitt si era alzata e le aveva posato una mano sulla spalla, aveva compreso che doveva essere successo qualcosa di gravissimo.

E così si era rivelato. Erano morti. Si erano spenti come candele accese esposte al vento. Vento. Una leggera ventata dell’aria fredda di quel settembre inoltrato la colpì, facendo danzare i lunghi capelli corvini. Gli sguardi che Silente e la Mc Granitt le rivolgevano erano tristi, sull’orlo delle lacrime. Certo, Helena e Jonathan Mustang erano stati anche loro allievi, anni prima.

Quegli sguardi così tristi non la consolavano. Infine, si era sentita osservata da lui. Con un brivido si era voltata verso Severus Piton, l’oscuro Severus Piton. Lo sguardo di quell’uomo era diverso. Non la vedeva come la povera piccola bambina che ha perso mammina e pappuccio; lui la vedeva come una donna forte e sicura di sé che aveva perso entrambi i genitori. Ovviamente ciò non poteva dirglielo, almeno non ancora; eppure lei lo comprese.

In tutte le situazioni, le donne hanno maggiori cause di dolore di quante ne abbia l’uomo e soffrono più di lui. L’uomo ha la propria forza e l’esercizio del proprio potere: agisce, va, si occupa, pensa, abbraccia il futuro e trova in tutto ciò motivo di consolazione; così, infatti faceva Severus. Ma la donna rimane, rimane di fronte al dolore da cui nulla distrae, discende fino in fondo all’abisso che ha spalancato, lo misura, e sovente lo colma con i propri desideri e le proprie lacrime. E così faceva Alexandra; si iniziava al proprio destino.

In uno sguardo lei aveva trovato la risposta, ora doveva trovare la forza.

Silente ora blaterava della necessità di ridare vita ad un certo Ordine della Fenice e di mettere Alexandra al corrente di tutto e…

-Basta Albus, non vedi che neanche se potesse, ti starebbe ad ascoltare?- sbottò Piton, incrociando le braccia sul petto. Alexandra alzò gli occhi, così cupi da non sembrare verdi, e li guardò tutti e tre con aria spaesata.

-D’accordo.- acconsentì Silente, mentre la Mc Granitt scuoteva la testa.

Domani, pensava Alexandra rientrando in camera, domani combatterò di nuovo. Ora, si raggomitolò nelle coperte color smeraldo, ora fa ancora troppo freddo nel mio cuore. E il misericordioso Morfeo la accolse fra le sue amorevoli braccia per un altro po’, cullandola nel dolce sonno dei puri di cuore.

La donna ha questo in comune con gli angeli: gli esseri che soffrono le appartengono.

Angolo Autrice: Buongiorno, sono di nuovo qui XD Qualcuno forse si chiedeà perchè di nuovo. Bene, tempo fa avevo pubblicato una ff col titolo di "Black Soul", ma non mi soddisfava e quindi l'ho cancellata dalla faccia di EFP. Oggi sono tornata con Rust, un rifacimento-sconvolgimento della suddetta ff. Per ora vi propongo solo il prologo, come al solito corretto dalla mia Khris, in futuro (XD) posterò anche i successivi capitoli ùwù In corsivo sono scritti i pensieri dei personaggi, in rossi citazioni da libri (ecco svelato il mistero Kiki XD). Il libro da cui ho preso le citazioni di questo capitolo è Eugenie Grandet di Balzac. Adiòs :3

Damned Roar

  
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