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Autore: Meli_mao    22/12/2009    2 recensioni
PARTECIPANTE AL CONCORSO: "New Couples Contest (fanfiction- fandom libero)"
"Strinsi con insicurezza quelle dita. Il calore che percepii dalla mano passò al mio volto che divenne di un rossiccio sbiadito. La mia pelle era troppo pallida per assumere una tonalità più scura del rosa.
Infatti nessuno lo notò."
Storia incentrata su un particolare sentimento d'amore che Petunia può provare verso il ragazzo di sua sorella...spero vi piaccia!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Petunia Dursley | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente quelle giornate di Settembre? Quelle in cui il Sole risplende debole oltre una tenue coltre di nuvole che affievoliscono il suo calore? Quelle in cui l’unica cosa che senti il bisogno di fare è sederti in giardino ad ascoltare la natura, magari farti attaccare da mosche, cimici e zanzare? Quelle in cui chiudi appena gli occhi e respiri lentamente per goderti ogni istante?
Anche se era Aprile era esattamente una giornata così quando lo incontrai per la  prima volta.
Mia sorella aveva ceduto alle richieste dei nostri genitori e si era decisa a presentarlo in famiglia.
“Che orrore” pensai inizialmente “Un altro tipo strambo per casa..”
Ma per mia madre era tutta un’altra storia.
E così, per ripicca avevo voluto invitare anche il mio Vernon a pranzo quel giorno. L’unico, vero fidanzato “normale” in quella casa di pazzi troppo presi dalla magia…già…almeno per me, unica che la vedeva nel modo corretto.
Non avevo bisogno di un interprete per capire che Lily aveva avuto una qualche benedizione dal cielo secondo i miei, poiché era dotata di poteri, frequentava una scuola di magia e avevo anche un fidanzato perfetto. Inoltre…quell’anno si sarebbe diplomata intraprendendo un’ eccitante carriera in quell’altro mondo.
Io ero solamente la sorella noiosa, da compatire.
Ma da quando mi ero fidanzata ufficialmente mi sentivo tranquilla, come rinata o semplicemente…apprezzata.
Vernon non era di certo il più bel ragazzo del mondo, non faceva il modello o l’attore, non era ricco né magro, ma per me era un porto sicuro. Seguiva le regole, lavorava da anni nello stesso posto, era cresciuto in una famiglia standard, amava stare in casa a vedere la TV e la cosa più insolita che aveva fatto era andare in giro con una vespa.
D’altro canto io mi sono sempre definita tranquilla, semplice e abbastanza compiacente.
Non sprecherò tempo a descrivere ciò che invece Lily rappresentava per me. Era la mia sorellina e le avevo voluto un bene indescrivibile. Poi un giorno lei prese quel treno e si allontanò…non la vidi mai tornare realmente. Lo faceva fisicamente, a Natale o in altre feste, ma mai di nuovo nello spirito di quella Lily che avevo salutato il 1 settembre di ormai sette anni prima.
“Petunia!” una voce seccata mi richiamò dalla cucina.
“Non stare li come una salsiccia…aiutami…saranno qui a momenti…”
La mamma era la più eccitata. La domenica si trascorreva insieme secondo la tradizione. Mio padre sulla poltrona col naso nel giornale, io sul divano fissa sulla televisione, e lei in cucina chissà a far cosa.
“Tua sorella ama la puntualità.. spaccherà il minuto!”
Predizione sbagliata quella volta. Arrivarono con ben quindici minuti di ritardo. Non ebbi dubbi…la colpa era di quel ragazzo perditempo che si era trovata.
Mi aspettavo un tipo magro, quasi anoressico, con degli occhiali enormi e spessi sul un naso adunco, pochi capelli e un principio di scogliosi. Non mi ero mai preoccupata di immaginarmi quel James Potter, ma quando la mia mente, in assenza di argomenti più interessanti, aveva rivolto la sua attenzione a quel nome era quello il ragazzo che creava. Anche per questo avevo voluto invitare Vernon. A modo suo aveva fascino o comunque più di quello del ragazzo della mia sorella spostata.
Non ero mai stata così lontana dalla realtà.
Quando varcarono insieme la soglia di casa, accolti calorosamente dai nostri genitori, rividi dopo anni la sorellina che avevo perso tempo fa.
Nel suo cappotto nero, con i suoi lunghi cappelli rossi e quegli occhi verdi si guardò attorno curiosa. Con una mano si tolse un berretto buffo che teneva in testa. Notai subito che l’altra teneva stretta quella di Lui semi nascosto ai miei occhi dalla figura di mio padre.
Quando lo vidi…o si…quando lo vidi fu inevitabile provare freddo, caldo, vertigini e soprattutto.. una stretta al cuore.
Portava gli occhiali, ma non spessi o grossi. Non aveva un naso adunco, era abbastanza alto e magro, ma ben lontano dall’anoressia e i capelli non erano radi ma numerosi, semi lunghi e stranamente indomabili.
La camicia che portava, con le maniche appena risvoltate, aderiva al suo torace in modo morbido.
I pantaloni neri gli cadevano leggeri sulle gambe. Faceva sport, era palese.
Voltandomi appena verso Vernon provai come disgusto per il suo fisico così…grasso.
Ma ciò che forse più mi fece ribollire di rabbia fu vedere che non aveva occhi che per lei.
Lui, come ogni singola persona in quella stanza, fuorché me e il mio compagno, era ammagliato da lei. Lei che ai miei occhi era una comune pazza a già sapevo come sarebbe finita.
Quando lo sguardo di smeraldo di mia sorella si puntò su di me per la prima volta in vita mia provai vergogna. Quando quel suo sorriso così dolce fu rivolto a me, provai imbarazzo. Quando si avvicinò velocemente per presentarmi lui, provai invidia.
“Tunia!” mi salutò allegramente.
“Lily!” mi sprecai nel risponderle.
“Ti presento James….James questa è mia sorella e lui..” si rivolse appena verso il ragazzo al mio fianco. Era più alto del suo di almeno 5 centimetri, più grosso di almeno 30.
“Vernon…” dissi spiando di nascosto la reazione di entrambi.
Ma negli occhi limpidi di lei non scorsi nessun genere di ripugnanza né di disapprovazione.
Allungò la mano libera e con un debole sorriso disse:
“Piacere di conoscerti, cognato!”
Chiamarlo a quel modo era fuori luogo. Non avevamo mica intenzione di sposarci. Anche James, lasciando temporaneamente la presa da lei distese il braccio per salutarlo.
Poi, inaspettatamente porse la sua mano morbida anche a me.
“Lily mi ha parlato spesso di te. James Potter, il suo fortunato ragazzo!”
Ma benché il suo corpo fosse disteso verso di me, il suo sguardo color cioccolato era ancora adorante verso la mia giovane sorellina.
Strinsi con insicurezza quelle dita. Il calore che percepii dalla mano passò al mio volto che divenne di un rossiccio sbiadito. La mia pelle era troppo pallida per assumere una tonalità più scura del rosa.
Infatti nessuno lo notò.
Concentrai ogni mio pensiero, ogni mio movimento nel sembrare schifata da loro.
Staccai velocemente la mano da lui, cosa che fu interpretata come ripugnanza, ma in verità quel sentimento che mi aveva invasa mi metteva una paura folle.
Mi sedetti il più lontana possibile da loro. Prendendo fra le mie una delle mani di Vernon, stringendola con rabbia e ossessività, chiudendo appena gli occhi ogni tanto per immaginarmi fosse la Sua.
Lily era tornata la solita bambina gioiosa e felice di un tempo. Meno rigida nella sua adorazione verso quella scuola di spostati. Meno seria sul suo futuro e soprattutto più sognatrice.
Si rabbuiò appena nominando uno dei numerosi attacchi terroristici di cui si sentiva parlare, rivelando che dietro a tutto c’era un pazzo, del “loro” mondo. Ciò fu per me la conferma di quanto fosse necessario rinchiuderli tutti perché iniziavano ad essere un pericolo.
Lui l’aveva trasformata così? Lui l’aveva fatta tornare la vera Lily Evans che alle elementari prendevano in giro per quei suoi capelli rosso pomodoro.
Era davvero un gran bravo mago.
Poi in un attimo lo notai. Quell’anello semplice e brillante sul suo anulare.
Era perfetto: oro bianco, una perla trasparente che poi compresi essere un diamante.
Lily seguì il mio sguardo sulla sua mano e alzò il mento orgogliosamente, sempre però con un leggero velo di imbarazzo. Poi iniziò a parlare:
“Mamma, papà…Tunia e tutti…io e James abbiamo un importante annuncio. So che forse sarà scioccante, dato che incontrate lui per la prima volta, ma abbiamo pensato bene ai pro e ai contro e posso assicurarvi che..”  come sempre era partita in quarta, tormentando una ciocca di capelli con le dita. Fu lui a fermarla richiamandola appena.
“Beh….” E senza fiatare mostrò lo stesso gioiello che avevo notato poco prima.
“E’ nella mia famiglia da generazioni.. trovo si addica perfettamente alla vostra stupenda figlia!”
Oltre che affascinante era pure ricco?
Balzai in piedi furiosa.
“Questa è pazzia!” urlai.
“Come puoi accettare di sposare un simile uomo? È un anormale…per un attimo ho creduto che fossi tornata la vecchia Lily, ma questo..” le presi la mano con l’anello additandolo.
“Questo è malsano, terribile…”
La verità era semplicemente una: io volevo quell’anello! Beh detta così non è esatta la cosa…io avrei accettato di portare anche un rametto di spine se fosse stato Lui a regalarmelo.
“Tunia..” sussurrò lei al limite. La conoscevo, avrebbe pianto, appena sola l’avrebbe fatto.
“Con tutto il rispetto non sono io l’anormale qui!” James si alzò, sovrastandomi facilmente con il suo fisico.
Arrossi, mollando la mano di mia sorella e mettendomi a fianco di Vernon, anche lui in piedi, nel tentativo di difendermi.
“Che vuoi dire?!” grugnì in risposta al mago.
“Che Lily è fenomenale, fantastica, la miglior strega del suo anno, la più bella ragazza della scuola, la più dolce creatura di questo mondo…questa non è anormalità! Il tuo peso lo è, o la sua faccia.. ma non la mia famiglia né la mia fidanzata!”
Sentire quelle parole, il tono fiero con cui vennero pronunciate, e le accuse che per un attimo ritenni vere, mi colpirono tanto che per la prima e ultima volta fino ad ora, sentii distintamente nelle mie orecchie il suono del mio cuore in pezzi.
Era arrivato, l’aveva fatto suo con uno sguardo, e in quello stesso giorno l’aveva distrutto.
Sentii il bisogno di sputargli in faccia tutto il mio rancore e così feci.
“Tornate nel vostro mondo strampalato, anche se il luogo per voi sarebbe un manicomio…non mi sorprende che la vostra scuola sia così lontana, vi tengono sotto controllo no? Lontano da tutti…per tutto l’anno, così i vostri poveri genitori possono dimenticarsi di voi e delle vostre stramberie!”
Assunsi un’espressione disgustata, aggrappandomi al braccio del mio ragazzo e morsicandomi appena un labbro per l’agitazione.
“Hogwarts è la migliore scuola di magia e stregoneria di sempre.. chiunque vi sia ammesso è speciale e si ritiene una persona più che fortunata. Ogni genitore spera un futuro lì per  i propri figli, lo stesso per i miei!” poi mi rivolse uno sguardo di sufficienza e quello mi fece venire voglia di sotterrarmi viva.
“I Babbani come voi..”
“James!”
Lily l’avevo fermato con un tempismo perfetto. Già solo da quella parola, “Babbani” , avevo compreso stesse per dire qualcosa di terribile.

Avevo lasciato quella casa subito dopo quel litigio lasciato a metà.
Accompagnai a casa Vernon, anche se di regola dovrebbe essere il contrario. Però quella volta ciò che avrebbe detto la gente non mi toccava minimamente.
Nell’uscire sentii la sua voce scusarsi con i miei per il suo comportamento fuori luogo e la risposta di mio padre:
“Ragazzo…Petunia è fatta così, sei tu che devi scusare noi per non averla fermata.. in ogni caso…congratulazioni!” e una serie di felicitazioni sincere da entrambi i miei.
Ripensandoci ora quelle furono le ultime parole che sentii  pronunciare da lui.
Piansi quella sera, nella mia stanza, sotto le coperte, abbracciando un peluche rubato a mia sorella a forma di pallone dorato, con delle ali candide. Mi ricordava lui…
Non andai al loro matrimonio e nemmeno ebbi la voglia di invitarli al mio.
Sposai Vernon si.. in un caldo pomeriggio di metà Settembre, mi pare superfluo spiegarvi il perché..
Anni dopo, una mattina, aprendo la porta mi ritrovai davanti un bambino di poco più di un anno. Si chiamava Harry Potter.
Lo accolsi nella mia casa, dandogli in qualche modo un tetto e del cibo, crescendolo, perché al di là di tutto necessitava di stare da me, sua unica parente.
E di certo non sarei stata io a uccidere quel ragazzino che tanto assomigliava all’unico uomo che avessi amato con tutta me stessa.
Solo i suoi occhi mi ricordarono giorno dopo giorno che quell’uomo non era mai stato mio.
Forse fu proprio per questo, perché apparteneva a quel mondo che tanto disprezzavo solo perché non mi aveva accettata o perché  mi sembrava l’unico modo per fare ammenda alle mie parole terribile dette contro di lui quel giorno …beh per questo supplicai Vernon di accettarlo in qualche modo.
Ma la sua vita ancora una volta si svolse lontano da noi, in quel castello misterioso raggiunto da un treno che io non prenderò mai, controllato da quell’uomo in fondo tanto gentile che ebbe la pazienza di rispondere alla assurda pretesa di una babbana di essere una sua alunna.
E fu la loro storia, di quell’amore incondizionato e puro, a diventare leggenda, non la mia.



Note:
Ecco il giudizio rilasciato dalla gentilissima giudice del contest:

Trama:9/10
Stile:9/10
Grammatica e sintassi:15/15
Originalità:9.5/10
Abbinamento personaggi:5/5
Gradimento personale: 5/5
Totale: 52.5 /55
Impeccabili la grammatica e la sintassi, e perfetto il rapporto fra i due personaggi. Una storia molto coinvolgente, molto interessante. Lo stile era bello, forse un po’ scontato, un po’ poco personale, ma comunque molto scorrevole. La trama era carina, non lunghissima ma molto piacevole. Complimenti!

Grazie a chi commenterà!!!
   
 
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