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Autore: CipDebbi    23/12/2009    1 recensioni
Vorrei capovolgermi, per vedere finalmente diritto questo mondo storto.
Jennifer racchiudeva se stessa in quella frase. Non riusciva ad urlare al mondo quanto male le facesse, quanto dolore si celava in quel suo bellissimo corpo. Era stanca di quella falsa felicita' che ogni volta era costretta a mostrare agi altri. Si rassegna alla vita, ma non sapeva che un incontro speciale l'avrebbe cambiata radicalmente.
"A volte nella vita, ci capita di fare scelte sbagliate, ma il segreto piu' grande per riuscire ad essere felici è seguire sempre il proprio cuore.."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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cap.2- Un anno.

 "Jenni.. Jenni svegliati, sono le 19:00" La voce di Andrew mi fece sobbalzare.

"Dio Andrew, Le 19:00! Mi ammazzera', mi ammazzera'.." Mi prese pre un braccio e mi fece voltare verso di lui.

"No, non lo fara'. Starai qui, stanotte. Domani chiamiamo l'agenzia e gli avvertiamo.."

"No! No ti prego, Andrew non farlo.. Trovero' il modo di persuaderlo, non mi fara' del male, trovero' il modo, trovero' il modo.." Continuavo a ripeterlo cercando piu' di convincere me stessa che Andrew. "Jenni, non ti lascero' in balia di quel mostro.. Potrebbe farti del male sul serio e.."

"Ascolta. L'angezia non deve sapere nulla. Se è a questo che stai alludendo. E anche se lo sapesse non muoverebbe un muscolo perche' mio padre è uno dei capi piu' importanti. Quindi, Andrew, grazie, ma sarebbe solo uno spreco di voce e dignita'. Me la cavero', come ho sempre fatto. Sono o non sono una agente?"

"Si, lo sei." Annui sospirando.

"Bene. Adesso io ti saluto, esco da quella porta e tu non muovi un muscolo oki? Capito?"

"Afferrato." Si gratto' la nuca.

"Oki. Grazie Andrew. A domani." Aprii la porta di camera sua, e non appena la chiusi, feci in tempo a sentire, con il mio udito piu' sviluppato rispetto ad un'umano, un sussurrato "sempre se sei viva." Camminai lenta per strada, lasciando profonde impronte sullo spesso strato di neve che imbottiva la citta'. Tante risate provenivano dalla case, lucine e festoni sui balconi e Babbi Natale appesi magicamente alle inferiate ed ai muri. Era tutto stupendo, per gli altri. "Vorrei capovolgermi per vedere finalmente diritto, questo mondo storto." Quella frase mi aveva sempre assillato, ogni giorno della mia vita, dalla perdita di mia madre. Camminavo senza guardare nulla, camminavo e basta, passi lenti, indecisi. Forse avrei dovuto scappare. Si, sarebbe stata la cosa giusta, ma lasciare Maggie, Andrew, Clair.. no, non avrei poututo. Persa nei miei pensieri non mi accorsi di avere sbagliato strada. Oh si, una spia che si perde. Magnifico. Joseph, il mio capo ne sarebbe andato fiero. Mi trovai in un vicolo chiuso, sacchi della spazzatura erano sparsi ovunque, sparpagliati al suolo, abbandonati. Feci per voltarmi quando mi sentii chiamare.

"Ehi, bambola. Cosa ci fa uno schianto come te, in un posto come questo?" Mi fermai. Anche questi ci si dovevano mettere. Non bastava la giornataccia che avevo appena passato. Mi voltai, rassegnata all'idea di dover essere ragionevole. D'altronde, se qualcuno a lavoro avrebbe portestato per aver fatto del male a degli umani sarebbe stata legittima difesa, quindi niente ramanzine. Avrei comunque evitato di usare il mio potere. Bene, mi ci voleva uno sfogo. Decisi di provocarli.

"Ehi, e cosa ci fanno dei coglioni come voi in un posto come questo? Ops, scusate, cosa potevate possedere di piu'?" Sorrisi.

"Come scusa?" Rise isterico.

"Ho detto che.."

"Chiudi la bocca, stronza, ho capito.." Mi prese il viso con una mano, tanto stringeva da farmi male. "Forse non hai capito con chi hai a che fare.." Mi sussurro' sulla bocca.

"Ehi, Tayler. Qualche problema?" Una voce maschile parlo' alle mie spalle. Non potevo voltarmi, il coglione mi tringeva la mandibola.

"Oh, no. C'è capitata una tipetta tosta. Ma lo sai, a me piacciono.." Rise a chi aveva parlato.

"Mhh, e perche' non la lasci andare? Potresti dormire una notte senza senso di colpa sai? Anzi, si riposa mille volte meglio.."

"Sta zitto, David. Levati da qui prima che ti faccia il culo." Sentii dei passi, e una mano si poso' sulla mia spalla.

"Lasciala.." Il tono calmo e placato che avevo sentito inizialmente era scomparso ed aveva lasciato spazio ad una voce gelida e tremendamente terrorizzante. Colui che si doveva chiamare Tayler tolse le sue manaccie dal mio viso e si allontano' di qualche centimetro. Guardo' me, ma lo sguardo piu' cattivo lo rivolse a lui, David.

"E adesso vattene" Sussurro' gelido da dietro di me. Tayler e la sua banda non fecero storie, si voltarono e se ne andarono. Erano dieci contro uno.. cioe' due, contando me, eppure se n'erano andati. Sparirono dalla mia vista.

"Beh', almeno un grazie credo di meritarmelo.." La sua voce giocosa torno' a fondermi il cervello. Era cosi' sexy.

"Ce l'avrei fatta benissimo da.. sola." Forse era un angelo, mandato sulla terra per proteggermi? O no, forse Dio in persona, pronto a trascinarmi con se' nel paradiso.

"Stai bene?" Chiese dolce.

"Si, si sto bene.." Non riuscivo a distogliere lo sgurdo da quella meraviglia. Era alto, possente, forse sfiorava il metro e novanta. Il suo viso d'angelo era incrniciato da dei capelli mori che ricadevano spettinati sulla fronte. I suoi occhi erano blu come il mare, profondi e mi stavano perferando l'anima. Portava un piumino bianco e Dio, quei pantaloni che li fasciavano perfettamente le gambe mi mandavano fuori di testa. Aveva ai piedi un paio di sneakers.

"Hai bisogno di un passaggio?" Sorrideva accennato. Ero rimasta zitta, muta, probabilmente a sentire il tono con cui scandiva la parole, mi aveva preso per una ritardata.

"Oh, no. Abito qui vicino. Gra-grazie comunque." Trovai non so dove, la forza di tornare a muovere le gambe, e con tutto l'autocontrollo che possedevo riuscii a non saltarli addosso.

"Sono David, comunque." Urlo'.

"Jennifer, piacere. E ancora grazie." Mi voltai e continuai a camminare sentendo comunque il suo sguardo pesarmi addosso come un macigno. Il suo viso riusci' persino a farmi dimenticare cio' che mi attendeva, una volta arrivata a casa.

 

"Lo sai che cazzo di ore sono, vero?? Le 20:30! Non sei tornata nemmeno a pranzo, dico io, ti sei rimbecillita, stupida puttanina?" E giu' un'altro schiaffo in pieno viso.

"Rispondi, merda, rispondi!" Mi prese i capelli e me li tiro' cosi' forte da farmi quasi svenire.

"Mo-Moris ti prego.."

"Supplica, stronza, supplica.." E continuo'.

"No ha i itto.."

"Come hai detto?" Stringendo sempre i capelli si avvicino' a me con l'orecchio.

"Non hai il diritto!" Urlai con tutta la forza che mi restava. Un colpo nella gamba fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi accasciai in terra, sfinita.

"Non rivolgerti mai piu' a me in quel modo! Stronza! Adesso vai a letto, e dormi. Se ti sento fiatare ti ammazzo, capito?" Sapevo che purtroppo l'avrebbe fatto sul serio. Mi trascinai in camera, stremata ed aggrappandomi alla sedia della scrivania riuscii a gettarmi su letto. Tolsi le scarpe ed esaminai la ferita. Il livido si espandeva a vista d'occhio. Joshep l'avrebbe notato e come sempre, avrebbe fatto finta di niente. Come tutti avevano sempre fatto, all'agenzia. Un anno, un solo anno e poi sarei stata finalmente libera.

  
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