Passano,
passano, uno ad uno. Lentissimi tra l'altro. Le lancette gli sembrano
quasi immobili.
Il
rumore dei talloni di Feliks può chiaramente sentirlo appena
un
piano più in alto, mentre attraversa di fretta il corridoio.
«Feliks?»
Quello
di Liet è più che altro un sussurro, non ci prova
nemmeno ad
urlare. Non vuole minimamente rischiare che Russia li scopra mentre
escono di nascosto. Un'altra volta.
I
talloni di Feliks si bloccano, probabilmente deve averlo sentito.
Tornano indietro.
«Sì?»
Toris
sente distintamente la “s” fin troppo sibilata,
è anche sicuro
che le labbra di Polonia si siano stirate in un sorrisino malizioso,
mentre la pronuncia. La “i” è un po'
troppo acuta, forse
strafottente.
«Sei
pronto?»
Feliks
ride di gusto. A Toris la sua domanda non sembrava di certo comica.
«Liet,
vai di fretta?»
Tum.
Tum. Tum. Tum.
I
talloni di Polonia tornano a sbattere prepotentemente sul pavimento.
Si allontanano e poi tacciono, segno che, assieme al resto del corpo,
si sono sistemati davanti la toletta. Dannato, dannatissimo Feliks.
Lituania
rimane seduto. Dannato rossetto, dannato ombretto. Polonia è
sempre
così lento quando deve imbellettarsi.
Feliks
scappa di nuovo da una parte all'altra. Il movimento delle lancette
dell'orologio da polso di Lituania si alterna a quello dei piedi di
Polonia che corrono verso il bagno ad afferrare la spazzola.
Toris
sospira. Lui ci teneva così tanto ad essere puntuale.
Non
immaginava minimamente che Feliks avesse perso tempo con abiti da
donna. Conosce bene l'abitudine del suo compagno – quella di
indossare solo e soltanto le gonnelline, tipo,
così graziose – ma pensava che almeno
questa volta, ora che
rischiano anche la vita pur di lasciare in confini, Feliks avrebbe
scelto di mettersi qualcosa quantomeno pratica da gestire.
Tum.
Tum. Tum. Tum.
E
invece no. Quel piccolo fetente si è anche messo i tacchi
alti.
«Feliks?»
Tum.
Tum. Tum. Tum.
«Sì?»
«Non credi che dovremmo
andare?»
Ed
eccola di nuovo la risatina, quella che Toris ama tanto ma che in
quel momento detesta con ogni singola regione di sé. Feliks
è
giovane, sadico e forse anche un po' immaturo. Non fa altro che
sparare diecimila “Liet” al giorno, imbronciarsi
quando ha di che
offendersi, baciarlo nei momenti meno opportuni – una volta
gli
aveva anche infilato una mano nelle mutande mentre lui parlava con
Russia. Di cosa stesse parlando, poi, Toris se l'era ricordato circa
quarantacinque minuti dopo.
Lituania
scosse la testa e si ridestò. Mai pensare a quanto erano
esperte le
mani di Polonia – specie in sua presenza. Secondo lui quel
dannato
era in grado di leggergli nella testa, ridacchiare e andargli a fare
un'altra delle sue-
Tum. Tum. Tum. Tum.
«Liet?»
I
tacchi alti di Feliks scandiscono per bene il minuto durante il quale
Toris lo osserva. Il fiato corto, il sangue alla testa, le labbra
serrate in un'espressione tesa. Quello stupido si vergogna di tutti,
come può poi andare in giro vestito a quel modo?
Tum.
Tum. Tum. Tum.
Feliks
si avvicina. Toris arrossisce.
«Sei
senza parole, Liet?»
Yoh<3
Questa FanFiction ha partecipato al contest Prompt Penta su
http://fan-fiction.blogfree.net/ classificandosi prima assieme ad altre
quattro Liet/Polonia che nonhoideadiquandoposterò.
Ringrazio cainhx, aka_z e baekho per le loro recensioni. Mi fate felice<3