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Autore: Lamuchina    23/12/2009    3 recensioni
Jules Sullivan è una bella ragazza di 23 anni con una sfrenata passione per la musica, sin da bambina. Proprio questa sua passione la spingerà, da un giorno all'altro, ad abbandonare la tranquilla vita della sua cittadina, prendere un aereo e trasferirsi nella città degli Angeli, dove già abita il suo adorato fratello Michael, e realizzare il suo sogno di diventare una cantante vera. Il tutto con il benestare dei suoi adorati e svitati genitori. Fino a qui sembrerebbe tutto perfetto: ma cosa succederà una volta trasferitasi nel superlussuoso appartamento di Michael? Jules aveva scordato, poverella, che la sua convivenza sarà divisa, non solo con l'affermato fratellone medico, ma anche con il migliore amico di quest'ultimo, eterna nemesi della nostra protagonista sin dal primo momento che si sono incontrati, anni prima...Cris Thompson farà saltare i nervi alla nostra beniamina più di una volta ma come si sà, l'odio è un sentimento forte quanto l'Amore, e Jules lo scoprirà ben presto, anche grazie all'ausilio della sua coscienza in versione GRILLO PARLANTE PETULANTE! Citazione dall'introduzione: " Era inevitabile non guardarlo e pensare a qualcosa che non fosse: STUPIDO ARROGANTE IDIOTA: TI VOGLIO E TI DESIDERO FINO A STARNE MALE!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

Los Angeles, arrivo!

 

Come diceva la mia adorata ed ultraottantenne nonna? Ah, si, ora ricordo: ” Piccola mia, non dare mai niente per scontato perché la vita talvolta è davvero strana ed imprevedibile! “. Accidenti se aveva ragione da vendere: un momento prima mi trovavo al bar sotto casa a mangiare un cornetto alla crema avvolto da una quantità industriale di zucchero a velo, sorseggiando un cappuccino bollente con una spruzzata di cioccolato fondente sopra insieme al mio migliore amico, e l’attimo dopo, come per magia, mi sono ritrovata all’aeroporto, trascinando due ingombranti trolley blu scuro ed un beauty case abbinato stracolmi di roba “ necessaria ma allo stesso tempo inutile “ e tra i denti il biglietto d’aereo di sola andata per Los Angeles, destinazione: realizzazione di un sogno, anzi DEL sogno per eccellenza: il mio!

Almeno posso dire di non avere nulla da rimproverarmi. La lezione l’ho imparata ed anche piuttosto bene: mai dubitare della saggezza degli anziani!

Ora sono seduta, sola, su una sedia giallo shock scomodissima della sala d’attesa dell’aeroporto ed attendo con impazienza la chiamata del mio volo: l’AZ23456F che mi condurrà verso non so bene cosa, ma sicuramente qualcosa di altamente voluto e desiderato.

Vi starete ponendo tutti la stessa identica domanda e come darvi torto: come diavolo ci è finita lì? Beh, a domanda semplice corrisponde una domanda altrettanto semplice. Tutto ha avuto inizio due giorni prima.

 

Casa Sullivan, ora di cena. Solito tram tram.

Mamma Beth Sullivan ai fornelli intenta a sfornare qualche assurdo e complicato manicaretto goffamente copiato da una qualche rivista di cucina comprata dal giornalaio del quartiere, manicaretto inguardabile a prima vista ed immangiabile dopo averne ingurgitato un solo boccone. L’odore dei preparati non prometteva mai nulla di buono e l’avvelenamento alimentare, in quella casa bifamiliare in cui abitavo, era in sempre in agguato.

Vabbè, era impossibile darsi per assente o per momentaneamente indisponibile ogni volta che la mamma decideva di cucinare i pasti giornalieri, ma era altrettanto impossibile non sorridere ascoltando le scuse più divertenti e fantasiose del mondo che riuscivo ad accampare, del tipo : “ Mamma, devo andare dal parrucchiere, ho preso l’appuntamento e non posso assolutamente mancare! Mi dispiace, ma a cena non ci sono! “ con conseguente risposta “ Figlia mia, alle 8 di sera hai appuntamento dal parrucchiere? Guarda che la mamma non è nata ieri! E poi stranamente sempre a pranzo e cena, ovvero quando cucino io hai degli impegni, eh? Il fatto che preferisci andare da Mcdonalds, strafogarti di schifezze, grassi e conservanti di qualsiasi tipo piuttosto che mangiare ciò che ti cucino io, di certo non mi fa piacere! Dimmelo una volta per tutte Jules: smetto di cucinare? “ e successiva mia risposta: “ Mamma, ma che dici! Ma che vai a pensare! Quello che ti posso dire è che non devi smettere di cucinare, ma semplicemente devi smettere di avvelenare la gente! Magari parti dalle basi, tipo la differenza tra zucchero e sale, tra cioccolato in polvere e caffè, tra olio ed aceto e poi le cose andranno meglio, fidati! “ e borbottio materno finale: “ Figlia ingrata! Pensavo di averti cresciuta con certi valori come il rispetto e la generosità, ed invece che delusione! “

Dall’altra parte della barricata papà Charlie Sullivan, perennemente impegnato nel sociale, perennemente distratto, perennemente Charlie Sullivan, nulla da aggiungere.

Osservavo quell’ennesima scena quotidiana appoggiata allo stipite della porta di legno massiccio della cucina e le mie intenzioni erano chiare: la faccia parlava già da sola ed il fatto che avessi deciso di rimanere a cena, nonostante il rischio di un ricovero in ospedale con conseguente lavanda gastrica fosse molto alto, fece insospettire, e non poco, i miei genitori.

La tavola, apparecchiata con precisione e cura quasi maniacale da mamma Beth, rendeva ancora più difficoltosa il mio imminente annuncio.

A metà dessert, un budino alla vaniglia fortunatamente comprato nella pasticceria vicina e quindi preventivamente ” fatto “, papà Charlie mise fine a quello strano, ingombrante ed inquietante silenzio.

“ Jules, hai qualcosa da dirci? È strano vederti qui di tua spontanea volontà. O hai nascosto piuttosto bene in tutti questi anni uno spirito masochistico piuttosto acceso, oppure devi dire qualcosa! Altrimenti non si spiegherebbe la tua presenza in questa cucina, con in mano una forchetta e del cibo cucinato da tua madre! Quindi avanti, non avere paura, siamo qui per ascoltarti! “

Dopo che papà ebbe ricevuto un’occhiata gelida dalla mamma, decisi che era il momento di buttare fuori tutto perché come diceva quel detto: VIA IL DENTE VIA IL DOLORE! Ecco, il mio sarebbe stato un dente ed un dolore piuttosto definito, anzi con un nome ed un cognome ed una scarsa propensione ai fornelli.

“ Si papà, ho qualcosa da dirvi. Nulla di grave, premetto! ”

“ Sei incinta? “ la mamma. Non s’incominciava bene per nulla.

“ Ma quando mai incinta! E poi dello Spirito Santo mamma? Lo sai che non ho più rapporti da, vabbè, hai capito!”

“ Ok ok, non scendiamo nei dettagli Jules che tuo padre non ama conoscere l’attività sessuale della propria adorata figlioletta! “

“ Hai bisogno di soldi? “ ancora Beth Sullivan, ed era solo l’inizio, lo sapevo.

“ No! “

“ Sei entrata in qualche brutto giro?“

“ No! ”

“ Sei entrata in una banda di motocicliste tatuate? “

“ Ne hai ancora per molto mamma? Hai delle idee bislacche, te lo concedo! Ma quello che voglio dirvi è che ”

“ Oh no oh no oh no! Non puoi  farmi questo tesoro! ” faccia terrorizzata, distorta da una smorfia di disapprovazione e preoccupazione.

“ Farmi questo cosa mamma? Oddio, cosa stai pensando? “

“ Hai deciso di andare via di casa, vero? “

Porca miseria.

“ E come hai fatto ad indovinare? Ok, escludiamo i poteri soprannaturali tipo lettura del pensiero e simili. Riflettiamoci bene su , come ci sei arrivata? ”

Un minuto, due minuti , tre minuti, quattro minuti.

Resa definitiva.

“ Mamma, mi spieghi come cavolo l’hai capito? Sei una sensitiva e non lo sapevo? “

Dopo aver preso un bel respiro profondo, eccola che parlò.

“ Prima di tutto, quando parli con tua madre evita di usare in una frase la parola cavolo, sia perché non è educato ed io e tuo padre non ti abbiamo cresciuto così, e poi perché il cavolo non sono mai riuscita a cucinarlo: è un cruccio che mi porto dietro da sempre, lo sai! ”

“ Scusami, non lo faccio più! “ seguito da un “ magari  fosse solo il cavolo a non esser riuscita a cucinare! “ appena borbottato.

“ Hai detto qualcosa Ju? Non ti ho sentito, puoi ripetere?“

Evitando di guardare mio padre che cercava di trattenersi dal ridere sguaiatamente in faccia a mia madre, negai categoricamente.

“ Ah, mi sembrava di averti sentito parlare, ma avrò capito male! Comunque, proseguendo figlia mia, ti conosco meglio delle mie tasche e dei miei libri di ricette, e sapevo per certo che questo giorno sarebbe prima o poi arrivato!”.

Attimi di silenzio in cui la mia espressione divenne piuttosto scettica ed interdetta, il tutto accompagnato da un’alzata di sopraciglio teso a sottolineare, ancor più, il mio essere sospetta nei suoi confronti e nella sua incredibile capacità di aver colto, quasi al volo, il nocciolo della questione .

Beth Sullivan aveva capito di non avere vie di scampo, anche di fronte alla buffa risata di Charlie Sullivan e decise, finalmente, di sputare fuori tutta la verità.

“ E va bene e va bene! Non l’ho capito da sola, contenti? Ora toglietevi dal viso quelle espressioni che non vi sopporto! Confesso tutto, prometto! “

Gesticolava troppo animatamente e non guardava dritta negli occhi. Trovava più interessante la tendina color pesca della piccola finestra della cucina, appena sopra il lavello.

Se a casa mia 2+2 fa sempre 4, allora la bomba era in procinto di essere sganciata.

Ed impazienti e curiosi, attendevamo di udire le parole fatidiche.

“ Ok. Sono entrata in camera tua Jules perché dovevo portare la biancheria pulita e per sbaglio, e sottolineo PER SBAGLIO, ho visto il biglietto dell’aereo! ”

“ Tutto qui mamma? C’è dell’altro? “ la guardai con fare sospetto.

“ Accidenti, sei peggio di un cane da tartufo! Si si, c’è dell’altro, tipo la chiamata di un’entusiasta fratello che annunciava il lieto evento, ossia l’arrivo a Los Angeles della sua adorata sorellina! ”

Già.  Mamma aveva capito, o meglio, scoperto tutto quanto.

Mi venne comunque naturale chiederle una cosa.

“ Scusa se te lo chiedo ma dato che sapevi tutto quanto, che scopo avevano quelle assurde domande di prima? Per esempio,  l’essere incinta, sai bene che dopo la storia di solo sesso selvaggio con Marc non ho più avuto nessuno! “

“ Ma la miseria ladra Jules! “ mio padre “ Puoi tenere per te queste cose? Cavolo! Scusa Beth per la parola “ cavolo “, mi è uscita spontanea. Tesoro, te ne prego in ginocchio, lascia un alone di mistero nella mia vita, lasciami crogiolare nell’assurda convinzione che la mia bambina non sia cresciuta, che non abbia rapporti sessuali con ragazzi che non la meritano , che nessun uomo la tocchi o la sfiori ma soprattutto lasciami assimilare l’idea che la mia Jules andrà via per seguire la sua strada, e niente e nessuno potrà impedirglielo! “

Papà. Quanto mi sarebbe mancato.

“ Ha ragione  stranamente tuo padre questa volta tesoro! È bello che parli con noi di tutto, certo, ma con lui alcuni argomenti li eviterei accuratamente altrimenti non è da escludere un prematuro addio ad una delle sue coronarie! “

“ Beth, moglie mia adorata! È fantastico sapere l’alta opinione che hai di tuo marito. Entusiasmante guarda!”

Povero papà Charlie. Senza la sua piccola Jules e da solo contro l’uragano Beth: nulla da invidiargli.

“ Ho capito! La prossima volta cercherò di tenere per me alcuni “ scabrosi “ argomenti! Ma torniamo al punto fondamentale: mi lasciate andare si o no? “

Un loro sguardo d’intesa era stato più che sufficiente.

Prese parola la mamma: “ Saremmo in grado di impedirtelo figliola? Anche se vorremmo averti sempre con noi, per proteggerti da tutto, è arrivato il momento di lasciati libera, ma soprattutto è arrivato il momento che realizzi tutto quello che vuoi! E se quello che vuoi è diventare una cantante, beh, non saremmo noi a dirti di no, anche perché siamo i tuoi primi sostenitori e crediamo in te e nel tuo enorme talento! Spicca il volo Jules, perché te lo meriti! ”

Con le lacrime agl’occhi li abbracciai in una morsa assassina e li ringraziai.

Anche se loro avessero dato parere negativo, la mia testa dura mi avrebbe comunque fatto andare all’aeroporto, a prendere quel benedetto aereo.

Ma è sempre meglio avere il sostegno dei genitori, no? È un’arma in più per la propria autostima ed un’arma a doppio taglio.

“ Lasciati dire una cosa Jules: da una parte sono contento che a starti dietro e starti vicino ci sia Michael , così stiamo più tranquilli! Ma c’è una cosa che mi fa riflettere e mi fa stare anche in ansia! ”

“ Cosa papà? Dimmi tutto! “

“ Sei in grado di convivere con quella catastrofe umana del migliore amico di tuo fratello, Cris? Ogni volta che vi siete visti, sei anni fa, sono scattate scintille e fuochi d’artificio. Non vi sopportate neppure se state a chilometri di distanza, non oso immaginare nella stessa casa! Che Dio ci assista! “

Argh. Non avevo minimamente messo in conto la possibilità, anzi, la necessità di condividere lo stesso tetto con quel beota di Cris Faccia da schiaffi. Punto a mio sfavore.

“ Papà, tranquillo! Sono anni che non ci vediamo e siamo cresciuti entrambi, spero. Da parte mia non ci saranno problemi di nessun genere, da parte sua non saprei e nemmeno m’interessa saperlo. Se sarà indispensabile eviteremo qualsiasi tipo di contatto, verbale e fisico. Per la mia salute sarei disposta a fare tutto. E Cris non la spunterà mai con me papà, contaci! “

“ Il guaio è proprio questo: Jules riusciresti a spuntarla anche se Cris decidesse di assoldare un killer professionista per farti fuori. Ne uscirebbe sempre e comunque sconfitto! “

“ Caro, dai, non dire così! Vedrai che andranno d’accordo, me lo sento! “

L’espressione che assunse subito dopo non preannunciava nulla di buono. Conoscevo troppo bene mia madre da sapere che quel sorrisetto malizioso e quello sguardo improvvisamente acceso nascondessero una qualche verità rivelata ed assurdamente reale.

Poi quella frase appena sussurrata che accompagnò la visuale sarcastica del suo viso confermò tutti i miei più grigi sospetti.

“  Il problema non sarà quello di farli andare d’accordo, ma quello di tenerli separati e ne prevedo delle belle! “

“  Mamma, cosa intendi dire scusa? “

Ingenua. Fino al midollo.

“ Niente niente, cara! Finisci di mangiare il tuo budino. È tardi! “

Ancora quel sorriso appena accennato. Mi dava tremendamente sui nervi non sapere cosa passasse esattamente per la testa di mia madre. Quello che mi preoccupava era solo una cosa: mia madre si convinceva di una cosa? Ed allora quella cosa, quasi automaticamente, si realizzava.

Ed ero sicura al cento per cento che quella frase “ Il problema non sarà quello di farli andare d’accordo ma quello di tenerli separati “ nascondesse una qualche rivelazione divina, destinata a sconvolgere il mio intero soggiorno nella città degli angeli.

Guai in vista.

 

“ Ultima chiamata per il volo AZ23456F diretto a Los Angeles “ 

Eccolo, il mio volo. Mi alzo dalla mia scomodissima e giallissima seggiola. Stendo i muscoli intorpiditi perchè rimasti troppo fermi nella stessa e medesima posizione.

Stiro alla bene e meglio con le mani gli abiti che indosso leggermente sgualciti: un pantalone marrone stretto a sigaretta, una camicia bianca aderente con i polsini ed i colletto lo stesso marroni dentro agli stessi pantaloni, con in bella vista una cinta beijè, ai piedi delle comode ballerine color bronzo( ho evitato tacchi o simili per una questione strettamente tecnica: la comodità ma anche perché non necessito di scarpe con centimetri supplementari dal momento che il mio metro e settantasei è più che sufficiente a farmi apparire una stangona niente male: ne è la riprova l’ennesima occhiata languida e lasciva che mi viene lanciata da un ragazzo sui 26 anni seduto poco distante ed apparentemente piuttosto piacente ).

Infilo il giubbino in pelle corto, inforco gli occhiali da sole quadrati e grandi con le lenti fumè, metto nella piega del braccio destro il bauletto che è la mia borsa.

Prendo poi il biglietto e mi dirigo al gate indicato nella carta d’imbarco.

Il ragazzo di prima continua a seguirmi e ho la netta sensazione che la destinazione, la mia e la sua, sia la stessa. Come se non bastasse, la fortuna o la sfortuna come la si vuole chiamare, infilerà ancor di più il suo zampino, prevedendo un viaggio con posti vicini.

“ Niente di più squallido e scontato! Solo nei film succedono queste cose. Non può capitare a me! “, penso.

Mi preparo psicologicamente al nefasto volo, consegno  alla signorina della compagnia aerea vestita di tutto punto con un tailleur nero, sempre e comunque sorridente, il biglietto che ho tra le mani.

Dopo tutte le operazioni di routine eccomi seduta sul mio sedile. Quello accanto è ancora vuoto, e spero lo rimanga per tutte le tre ore di viaggio.

Ma mai sperare qualcosa che, per qualche strana combinazione astrale, non si può ottenere: come nel peggiore degli incubi, il ragazzone piacente che noto solo ora, gelatinato eccessivamente, mi si siede accanto e mostra un sorriso da ”  come sono bello, tutte le donne cadono ai miei piedi “.

Ma con la qui presente ha sbagliato tattica.

Sorvolando sul fatto che mi rivolge la parola eccessivamente, ammiccando e facendo una specie di occhiolino che dovrebbe avere l’obiettivo di essere sexy ed attraente, allaccio la cintura in vita e mi concentro su ciò che mi aspetterà all’arrivo, ascoltando della buona musica.

Troppo presto per pensarci, ma piuttosto che assecondare le avances di questa sorta di playboy seduto al mio fianco, mancato evidente alle fondamentali lezioni di Piacioneria Comparata, 12 crediti, tenute all’Università di Oxford dal Professor Casanova,  preferisco pensare, udite udite, a Cris ed al nostro rapporto che sarà, quasi sicuramente litigioso e rissoso.

Sei parole, ahimè, interrompono il flusso, già scombinato, dei miei pensieri.

“ Scusa, ma per caso ti disturbo? “

Perspicace il ragazzo. La risposta è sulla punta della lingua.

“ Beh, direi di sì. A parte il fatto che se uno non risponde o non asseconda quello che dici, un motivo di sicuro c’è, avresti anche dovuto notare il fatto che se le cuffiette di un mp3 sono poste nelle orecchie qualcuno, quel qualcuno, si suppone, stia ascoltando della musica, e sempre quel qualcuno gradirebbe non essere disturbato. Ma magari è chiedere troppo e sono io la stupida che non si fa capire! “

“ Che caratterino bambolina, mi piaci! “

“ Beh anche a me piacerebbe fare una cosa: me lo permetteresti? “

Sbatto gli occhi come una cerbiatta in calore. Conosco gli uomini abbastanza da capire che con questo mezzuccio misero li posso manovrare e gestire come voglio.

“ Per te questo ed altro bambolina! “ mi risponde senza rifletterci un minimo.

Ecco, come volevasi dimostrare.

“ Oh grazie, ma che gentile! La cosa che vorrei fare è mandarti al quel paese, tanto, tranquillo, non saresti solo! E poi, azzardati nuovamente a chiamarmi bambolina e giuro su quello a me più caro, che sulla tua testa non sarà più possibile apporre gelatina di nessun tipo dal momento che ti strapperò i capelli uno ad uno, piano piano, dolcemente. Ci siamo capiti? “

Dopo aver deglutito rumorosamente, il volo è proseguito nel più totale silenzio. In pace e tranquillità.

Mamma mi ha sempre detto che con le buone maniere si ottiene tutto: mai frase fu più veritiera.

 

 

Ecco i personaggi:

Jules Sullivan:

Cris Thompson:

Michael Sullivan:

Beth Sullivan:

Charlie Sullivan:

Brian Scott:

Adam Palmer:

Megan Foster:

Rich Perry:

  
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