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Autore: Ginny85    27/06/2005    14 recensioni
Tutto iniziò con un litigio, seguito da un bacio...sarebbe potuta finire lì, se non fosse stato per quel piccolo, insignificante particolare... (la mia prima storia auto-conclusiva! COMMENTATE, please!^__^)
Riveduta e corretta il 14/11/2006
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled

Messaggio dall’autrice: Questa one-shot senza troppe pretese è solo un esperimento. Vorrei dedicarla alla mia carissima amica virtuale di vecchia data Emily Doe, che ha sempre mostrato di apprezzare le mie fanfiction, con grande gratificazione da parte della sottoscritta. Le sue simpatiche e-mail mi sostengono spesso nei momenti difficili. Spero ti piaccia! By Ginnuzza.

Buona lettura anche a tutti gli altri!

Ginny85.



“Ogni storia ha il suo inizio...”


.:: Silvered Moonlight ::.
Di Ginny85



I’d like to run away from you
But if I were to leave you I would die
I’d like to break the chains you put around me
And yet I’ll never try
No matter what you do you drive me crazy
I’d rather be alone
But then I know my life would be so empty
As soon as you were gone
Impossible to live with you
But I could never life without you
For whatever you do
For whatever you do
I never, never, never
Want to be with anyone but you
You make me sad you make me die
You make me laugh you make me cry
You make me long for you
You make me live you make me die
You make me laugh you make me cry
You make me cry for you
I hate you, than I love you than I love you, than I hate you
Than I love you more

“I hate you than I love you” – Celine Dion.



“James Potter sei uno stupido! Terribilmente, irrimediabilmente, dannatamente stupido!”
La diciasettenne Lily Evans marciava a passo svelto e agitato sotto il colonnato del cortile di Hogwarts schiaffeggiato dal tiepido vento d’ottobre. Il suo passaggio venne seguito da decine di occhi incuriositi e vagamente perplessi: la maggior parte degli studenti sapeva benissimo dove la Grifondoro del settimo anno si stava dirigendo così inviperita. Scene del genere non erano affatto rare in quel periodo. Erano diventate una specie di barzelletta, lì a Hogwarts.
I piccoli pugni stretti lungo i fianchi magri, l’intero corpo teso come una corda di violino, Lily sembrava non accorgersi della brezza fresca che le sferzava gentilmente il viso regolare, e i lunghi capelli color rame che le finivano davanti agli occhi di un verde intenso, adesso scintillanti di malcelata collera.
“Questa è stata davvero l’ultima goccia! Dovrai vedertela con me, stanne pur certo! Ti pentirai di quello che hai fatto, Potter!!”
Sarebbe potuta andare avanti con quel monologo per ore, probabilmente. Il disappunto che provava in quel momento era a dir poco devastante, una sorta di fuoco le ardeva nelle iridi chiare come l’acqua e dalla luce solitamente dolce e gentile. Ma non certo quando si trattava di lui, il Malandrino James Potter. La piaga patentata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Lily Evans, le pieghe della gonna grigia che si muovevano al ritmo elegante e frenetico dei suoi passi decisi, il distintivo di Caposcuola scintillante alla luce del sole d’autunno, raggiunse finalmente l’immenso campo da Quidditch dove la squadra dei Grifondoro usava incontrarsi per allenarsi sin dalle prime ore del mattino. Entrò nel campo solcando rapida come un fulmine l’erba ancora bagnata di rugiada, decisa a raggiungere il più velocemente possibile il gruppetto di studenti che sostava al centro del prato, le teste levate in alto intente ad osservare qualcosa che si trovava apparentemente tra le nuvole.
“Black!”
Al suono un po’ acuto della voce di Lily, uno dei ragazzi, indiscutibilmente il più affascinante, si voltò verso di lei, assumendo all’istante un’espressione sorpresa.
“Ehi, Evans!” la salutò con fin troppa allegria, compiendo qualche passo nella sua direzione e prendendola sotto braccio nel tentativo di allontanarla da lì “Come mai da queste parti? Ho sempre creduto che odiassi il Quidditch...”
Lily gli scoccò un’occhiataccia, ignorando del tutto quel commento sfacciato. Si distolse dalla sua presa, voltandosi di nuovo verso il gruppetto.
“Dov’è quel vigliacco del tuo compare?” domandò acida, incrociando le braccia davanti al seno e prendendo a picchiettare con il piede sul terreno umido.
Il giovane Sirius si passò una mano tra la folta chioma bruna, in palese imbarazzo “Ecco, lui...”
“Ehi, dolcezza!” Sirius e Lily alzarono in contemporanea gli occhi, fissando il cielo screziato di blu dove una sagoma rosso-oro sfrecciava a cavallo di un manico di scopa. James Potter, dal punto in cui si trovava sospeso nell’aria, agitò una mano a mò di saluto, esibendosi poi in una complicata virata che si concluse con un teatrale giro della morte. La perfetta performance scatenò diverse grida e applausi più o meno accalorati, come quello di Peter Minus.
Sirius scosse la testa e chiuse gli occhi rassegnato. Lily semplicemente si accigliò ancora di più, fremendo d’irritazione.
Attorniato dai fischi di approvazione dei suoi numerosi fans, James planò dolcemente sul prato, poggiando entrambi i piedi per terra e percorrendo un altro paio di metri per effetto dell’inerzia. Scese dalla scopa, spettinandosi automaticamente i capelli scuri con una mano, poi si diresse a passo sicuro verso la Evans.
“Lo sapevo che prima o poi saresti venuta a vedermi allenare” commentò con uno smagliante sorriso, i furbi occhi castani che brillavano dietro le lenti leggermente appannate degli occhiali tondi.
Lily strinse le labbra vermiglie, alzando con fare altero il mento e lanciandogli un’occhiata sprezzante.
“Pfu! Come se me ne importasse qualcosa dei tuoi sciocchi allenamenti!”
“E allora perché saresti qui?” domandò James inarcando un sopracciglio, ancora non del tutto arreso all’evidenza, cioè al temibile sguardo assassino che la ragazza gli stava elargendo senza troppi complimenti.
Sirius si frappose velocemente tra loro, sorridendo teso “Sai James, forse dovresti andare a cambiarti ora, sei tutto sudato...ti accompagno...”
“Voi due non andate proprio da nessuna parte!” esclamò la Caposcuola Grifondoro puntando minacciosa un dito contro il moretto “Tu, James Potter, sei soltanto un vigliacco!”
Sirius scrollò le spalle, preparandosi alla bufera appena accennata, e facendosi finalmente da parte affiancò il suo migliore amico, Remus Lupin, che insieme agli altri si godeva la scena da debita distanza.
“Cos’avrei fatto adesso, si può sapere?” chiese con incredibile calma James, assumendo un’espressione innocente sul volto falsamente angelico.
Lily si controllò a stento dal mollargli un sonoro ceffone. Stava facendo lo gnorri, ma lei aveva le prove delle sue malefatte.
“Lo sai benissimo. Mi ha appena chiamato il professore d’Incantesimi: sai chi hanno trovato rinchiuso in un ripostiglio delle scope in disuso al terzo piano, appeso con i piedi al soffitto?”
Siuris si lasciò sfuggire una risata, che camuffò abilmente con un forzato colpo di tosse, appena in tempo per evitare lo sguardo accusatorio della ragazza. James invece si portò un dito sulle labbra e alzò la fronte aggrottata, come se stesse riflettendo intensamente.
“Ehm...forse, il gatto morto del custode?”
“No! Severus Piton! E sono più che certa che ci sei tu in mezzo a tutta questa storia!”
“Io?!” Il moretto spalancò gli occhi in un’ostentazione di stupore immenso “E come avrei potuto, scusa? Sono stato qui ad allenarmi tutta la mattina…vero, ragazzi?” si voltò verso il gruppetto di ammiratori, che annuirono tutti senza esitare sotto l’influenza del suo sguardo eloquente e indiscutibilmente sincero.
“Mi meraviglio di te, Remus...” fece cupamente Lily rivolgendosi al ragazzo pallido ed emaciato al fianco di Sirius “Anche tu sei un Caposcuola, dovresti impedirgli di comportarsi in maniera così irresponsabile...”
Il giovane Lupin non rispose. Abbassò silenziosamente la testa, scuro in volto. Lily si morsicò il labbro inferiore, tornando a fissare il suo antagonista con il fuoco negli occhi e nei capelli levigati dal vento.
“Quanto a te, Potter...” riprese in tono severo “La tua bravata mi costringe a togliere venti punti alla nostra casa, contento?”
“Ma che cavolo dici?! Ti ho appena detto che non sono stato io!” gridò con foga James, facendola trasalire impercettibilmente “Cosa posso farci se quell’idiota di Mocciosus si caccia sempre nei guai?!”
“Non azzardarti ad alzare la voce con me, chiaro?!” strillò a quel punto Lily in tono ancora più elevato, marciando con determinazione verso il ragazzo e puntandogli un dito al petto, paonazza in viso “Tu sei solo un povero complessato che se la prende con i più deboli e che non trova mai il coraggio di ammettere le sue sciocche azioni! Sei solo un inetto Potter, uno come te non potrà mai fare colpo su nessuno, tantomeno su di me!”
James indietreggiò sotto la spinta comunque minima del suo dito, o forse per via dell’influsso delle sue brusche parole, e subito dopo la fissò per un istante come se non sapesse cosa dire, completamente immobile. Gli incantevoli occhi verdi di Lily mandavano lampi di sdegno al suo indirizzo, la ragazza era profondamente accigliata e respirava rapidamente, senza fiato per aver gridato tanto.
Non si era nemmeno resa conto, mentre parlava, di essersi avvicinata un po’ troppo al giovane, al punto che le loro divise quasi si toccavano. Fu la consapevolezza del suo respiro provato dall’allenamento contro la pelle nivea del suo viso a farla ripiegare, improvvisamente contraddetta. Lily spalancò lievemente gli occhi, realizzando che gli aveva letteralmente gridato in faccia, il volto a pochi centimetri dal suo; si era persino alzata in punta di piedi, visto che Potter era molto più alto di lei. Decisa a non mostrare il fianco nemmeno una volta, tornò lentamente con i piedi per terra – in tutti i sensi – le gote arrossate in un visibilissimo accenno di imbarazzo, continuando comunque a fissarlo con gelido astio.
A quel gesto James parve improvvisamente superare il momento di confusione, e riacquistando in un lampo la luce di sfacciataggine nello sguardo e il sorriso indisponente sulle labbra sottili, con movimento lesto e inaspettato circondò la vita di Lily con il braccio e la attirò verso di sé. La rossa sussultò nell’esatto momento in cui si sentì pilotare senza troppi riguardi contro il suo petto atletico, e il suo profumo misto a sudore la avvolse senza che potesse impedirlo.
“E brava la nostra Evans” ridacchiò Potter esaminando quasi compiaciuto la sua espressione presa dal panico “E dimmi, chi sarebbe l’inetto adesso? Beh, che c’è, non parli più? Mocciosus ti ha tagliato la lingua??”
“Tu...sei un brutto...”
Il braccio di Lily scattò in avanti, la mano pronta a colpire, ma James la bloccò al volo, stringendole divertito le dita tra le sue. Poi le abbassò con forza il braccio lungo il fianco, avvicinò il viso, e con una mossa repentina quanto inaspettata premette le labbra su quelle carnose della compagna.
Un coro di ‘oooooh’ si levò prepotentemente tra la piccola folla di persone che aveva assistito alla scena. Sirius e Remus si scambiarono automaticamente uno sguardo impensierito. Quando James si staccò, molto più lentamente, da Lily, quest’ultima assistette per qualche secondo completamente pietrificata alla sua espressione di vittoria.
“Dimmi che ti è piaciuto, dolcezza” mormorò James maliziosamente, e leggendo il suo sorriso sfrontato e per nulla pentito la rossa si sentì fremere dentro.
“Bastardo!” strepitò, e al suono dell’insulto seguì istantaneamente quello di un sonoro schiaffo, che stavolta si abbatté senza impedimenti sulla guancia sudata di James Potter.
Lily abbassò la mano dolorante, stringendo i piccoli pugni lungo i fianchi. Il suo corpo tremava visibilmente, proteso fino all’inverosimile. Lacrime si andavano raccogliendo agli angoli dei suoi occhi lucidi di rabbia. James, tenendosi saldamente la guancia arrossata con una mano, se ne accorse e sgranò incuriosito gli occhi.
“Evans...”
“Ti odio da morire” sussurrò Lily. Abbassando la testa gli diede bruscamente le spalle e si allontanò correndo.
Sirius Black represse un sospiro sconsolato, poi si avvicinò all’amico e gli diede una leggera pacca sulla spalla nell’amichevole intento di essere di conforto.
“Mi dispiace, Ramoso” commentò asciutto “Ho paura che stavolta l’hai proprio combinata grossa...”

*~*~*~*~*~*~*~

“Stupido, stupido, stupido...ti odio, non ti sopporto, ti odio, ti odierò per tutto il resto della mia vita!!”
“Ehi Lily, se hai intenzione di continuare così per tutta la sera basta dirlo...” commentò con voce stanca una delle sue compagne di stanza “Almeno non ci facciamo vedere per un bel po’ da queste parti”
Alzando il viso dal cuscino umido, Lily si asciugò le lacrime che le erano finite sulle guance chissà come, e soprattutto chissà perché. Già, perché doveva piangere e sprecare parole per uno come James Potter? Proprio non riusciva a perdonarlo per quello che le aveva fatto quella mattina, e al solo pensiero che gli altri avevano visto tutto le ribolliva il sangue dalla rabbia e sì, anche dalla vergogna. La vergogna per essersi concessa di abbassare la guardia un solo, essenziale secondo.
“Insomma, ma cos’avrà fatto di tanto tremendo?” continuò con la solita annoiata calma la sua compagna “Ti rendi conto che stai piangendo per essere stata baciata da James Potter, il sogno proibito di praticamente tutte le ragazze di Hogwarts? Io al posto tuo piangerei sì, ma dalla gioia!”
Finalmente Lily si staccò dal cuscino pregno di lacrime, mettendosi a sedere a gambe incrociate sul letto. Tirò su col naso, liberando il viso dalle ciocche umide di capelli che vi si erano appiccicate contro a furia di piangere come una disperata. Lo sapeva anche lei che era sciocco frignare per quello che le aveva fatto James, e non certo perché era contenta di essere stata baciata. Senza contare che era stato tremendamente sleale a coglierla così di sorpresa. Sleale e crudele. Non riusciva a capire perché le provocazioni di quell’antipatico le causassero tanta rabbia e frustrazione. Non riusciva a capire perché doveva essere proprio lei la sua vittima, quella su cui il moretto si sfogava ogni volta per il solo gusto di spassarsela e di farle passare brutti quarti d’ora, confezionandole spesso e volentieri figure orribilmente imbarazzanti davanti ai loro compagni.
“Tu non capisci, quel mostro ha fatto una cosa orribile nei miei confronti, come posso smettere di pensarci, dimmelo?!” gemette, fissando sinceramente sconsolata la sua amica.
Quest’ultima sbuffò, alzandosi dal suo letto e dirigendosi verso la porta del dormitorio.
“E allora continua pure a disperarti come ti pare, io ci rinuncio” concluse, aprendola “Non scendi a cena? Sono le sette...”
Lily scosse la testa, debolmente “N-No...no, non me la sento...”
Non me la sento di vederlo, non saprei cosa fare né cosa dire pensò, maledicendo se stessa per la sua debolezza.
Quando la sua compagna di studi se ne fu andata, lasciandola sola con i suoi sensi di colpa, Lily si rituffò nel suo letto, abbracciando il cuscino e affondandovi il viso, senza più forze. Non ce la faceva più, si sentiva distrutta...ogni volta che chiudeva gli occhi per non pensare, inevitabilmente si ritrovava davanti James Potter e il suo inseparabile sorriso spigliato, che le afferrava poco gentilmente la mano, poi la sensazione dell’altro suo braccio, quello libero, che si avvolgeva come una catena intorno alla sua vita, una forza invisibile che la spingeva verso di lui, e per finire, le sue labbra tiepide che si abbattevano senza pietà sulle sue serrate dal panico e dall’amara sorpresa. Non si era ribellata a quel bacio forzato, e questo le bruciava dentro più di ogni altra cosa. Ma ciò che più la sconvolgeva, portandola a dubitare seriamente della sua sanità mentale, era un pensiero, anzi una consapevolezza, che non l’aveva mai lasciata nelle ultime ore, e che era rimasta sempre fissa, costante nella sua testa: la consapevolezza del suo sapore. Era rimasto indelebile, come marchiato a fuoco, sulle sue labbra. Se chiudeva gli occhi un attimo e vi passava la punta della lingua – cosa che fece – poteva persino sentirlo di nuovo, quel sapore. Rabbrividì, vergognandosi di se stessa.
Perché mai il suo corpo non aveva collaborato in quel momento, nonostante la sua mente le ordinasse di muoversi, di staccarsi da lui e dal suo abbraccio violento e di reagire come normalmente si richiedeva da una come Lily Evans? Perché? Perché non lo aveva fatto?
A furia di porsi tutti quei perché, la stanchezza prese ben presto il posto della confusione nel suo animo, mentre le tante lacrime versate in quelle poche ore avevano fatto sì che un possente mal di testa s’impadronisse di lei; così Lily si addormentò, l’espressione del viso tutt’altro che rilassata, sprofondando in un sonno non privo di incubi e occhi scuri accesi di furbizia.

*~*~*~*~*~*~*~

A mezzanotte circa, secondo i rintocchi dell’orologio della torre, riaprì gli occhi, scoprendo che il suo mal di testa si era se possibile acuito, per non parlare della gola secca e della bocca amara per colpa del pianto ininterrotto della sera prima.
Lily Evans si trascinò fuori dal suo letto, ancora completamente vestita, e camminando a piedi scalzi raggiunse la finestra aperta per metà, da cui proveniva una fresca brezza notturna. Combattendo contro i brividi di freddo, si sporse meglio e alzò gli occhi per osservare il meraviglioso cielo stellato e la luna piena che sovrastava tutto quel blu.
Il suo sguardo scivolò poi sulla foresta proibita, le fronde degli alberi smosse dal vento che si muovevano in maniera quasi spettrale. Dall’alto del settimo piano il dormitorio dei Grifondoro si affacciava praticamente sull’intera foresta, tanto che da lì si scorgevano perfino i rami bassi degli alberi nel fitto sottobosco, ma anche piccoli sprazzi di radura che spezzavano un po’ la monotonia della macchia.
Una radura come quella che adesso Lily stava guardando rapita, senza riuscire a capacitarsi di ciò a cui stava assistendo.
C’era del movimento nella macchia, qualcosa si muoveva sotto le fronde scure degli alberi all’apparenza addormentati, e quel qualcosa, o meglio qualcuno, venne ben presto allo scoperto.
Non ci credo...è impossibile...
Lily sbatté ripetutamente le palpebre, perplessa più che stupita, sporgendosi istintivamente oltre il parapetto bagnato dall’argenteo fascio lunare, e chiedendosi se per caso non stesse sognando o fosse impazzita.

*~*~*~*~*~*~*~

Sirius diede una piccola gomitata al fianco di James, costringendolo ad alzare la testa dal libro polveroso che stava soltanto fingendo di leggere. Quel giorno l’inseparabile quartetto di Malandrini si era ridotto ad un trio, in quanto Remus Lupin aveva saltato le lezioni della mattina, causa influenza.
“Ehi Ramoso, guarda un po’ chi c’è..." sussurrò Sirius, ammiccando in direzione dell’entrata della biblioteca.
James seguì in silenzio e con sguardo cupo la ragazza dai capelli color rame che entrava nella stanza a passo fiero e testa alta, dirigendosi con andatura sicura verso uno scaffale a pochi metri del tavolo dove i Malandrini stavano studiando.
Il moretto inarcò un sopracciglio, arricciando disturbato le labbra. Quella Evans...aveva osato schiaffeggiarlo davanti ai suoi fans! Non le avrebbe fatto passare tanto facilmente quell’affronto...
Lily ignorò volutamente l’insistenza dello sguardo di Potter, concentrandosi piuttosto sul libro che stava cercando, e che la bibliotecaria le aveva assicurato fosse miracolosamente rientrato il giorno prima.
“Eccolo qua” esordì a voce alta e soddisfatta, fermando l’indice contro la copertina consumata del volume ed estraendolo dallo scaffale.
James sgranò un poco gli occhi quando la vide sedersi nientedimeno che davanti a loro, sul lato opposto del tavolo. La ragazza aprì il libro e cominciò a sfogliarlo in tutta tranquillità, apparentemente immersa nella lettura di qualcosa che la interessava.
“Direi proprio che ti sta ignorando” commentò Sirius piegando le labbra rivolto verso James, il quale affondò il collo nelle spalle rimanendo ancora più in silenzio.
Un istante dopo Lily prese a canticchiare una canzoncina sottovoce, muovendo leggermente le labbra e abbozzando dei mezzi sorrisi a intermittenza.
“Anzi no, direi che ti sta sfottendo” precisò Black cristallino.
James piegò con rabbia la piuma d’oca che aveva in mano e con uno scatto improvviso balzò in piedi, sbattendo i palmi sul tavolo e facendo sussultare i libri.
Lily alzò la testa, guardandosi intorno tranquilla come se qualcuno l’avesse chiamata gentilmente e lei stesse verificando chi fosse. Quando lo sguardo le cadde casualmente su un contrariato James, inarcò le rosse sopracciglia e parlò disinvolta, una traccia di velenosa dolcezza nella voce:
“Oh, scusa...volevi dirmi qualcosa, per caso?”
Sirius spinse poco gentilmente l’amico sulla sedia, prima che si avventasse davvero sull’indifesa studentessa.
“Lascia stare, o la situazione peggiorerà” gli sussurrò fermamente all’orecchio, trattenendolo per una spalla con la sola forza delle mani.
James sbuffò, digrignando i denti e stropicciando la pagina del libro con le dita. Lily non riuscì a reprimere un sorriso vittorioso per essere riuscita a fargli abbassare la cresta davanti a tutti. In quel momento le sue compagne di studi si avvicinarono al tavolo, chiacchierando del più e del meno.
“Ehi, Lily!”
“Ciao Lily, che stai facendo? Non dirmi che studi come al solito...”
“Ciao ragazze...no, mi sto solo avvantaggiando per il test di domani”
“Sei sempre la solita!”
“Dai Lil, lascia stare quelle stupidaggini e vieni con noi...”
“Beh...” Lily si morse le labbra, esitando. Distrattamente si accorse che i due Malandrini davanti a lei stavano origliando l’intera conversazione.
“Oh andiamo, non farti pregare!” insistette una delle compagne “Oggi pomeriggio c’è l’allenamento dei Corvonero al campo da Quidditch, il portiere è Richardson, il fusto del sesto anno!”
“Sì, però...”
Una voce maschile e furba s’intromise di colpo:
“Sì, vai con loro, Evans. Non lo sai che se studi troppo invecchierai prima del tempo? Dopo chi ti vorrà più?”
Lily alzò di scatto la testa e fissò James negli occhi per la prima volta da che avevano litigato. Il moretto sembrava divertirsi un mondo mentre contemplava la sua espressione indignata, i piccoli pugni serrati e frementi accanto alle pagine consunte del libro.
“Potter” sibilò Lily, trattenendosi a stento dal gridare, tanto che la voce le uscì strozzata “Chiedimi immediatamente scusa, altrimenti...”
Gli occhi scuri dell’altro lampeggiarono di sarcasmo “Sennò che mi fai? Mi appendi nello sgabuzzino come Mocciosus??”
Anziché esplodere in una serie di improperi non troppo cortesi, Lily distese di colpo i lineamenti del viso, assumendo un’aria angelica. Increspò lentamente le labbra in un piccolo sorriso, fissando il moretto con occhi artificiosamente gentili.
“No, James...” rispose in tutta calma, rendendosi conto vagamente che l’aveva chiamato col suo nome per la prima volta “…ma forse i professori saranno curiosi di sapere perché la notte, invece di dormire, ti aggiri per la foresta proibita come un fantasma...”
Silenzio assoluto. La Evans aggrottò sospettosa la fronte davanti al repentino cambio di espressione di Potter e Black, che da incredibilmente tediata si era fatta estremamente interessata, quasi sconvolta. Sorrise interiormente, compiaciuta di averli messi in difficoltà.
“Dobbiamo andare” concluse frettolosamente Sirius, alzandosi in piedi e trascinando di peso un basito James fino all’uscita della biblioteca. La ragazza registrò vagamente l’occhiata indecifrabile che le riservò ques’ultimo, un attimo prima di lasciare la sala.
“Ma sono impazziti?” domandò una delle ragazze al suo fianco.
Lily arricciò le labbra, confusa e un po’ frastornata. Che razza di idioti…

*~*~*~*~*~*~*~

“Ma com’è possibile?! Come diavolo ha fatto a vederti??” sibilò a voce contenuta un agitatissimo Sirius Black, le mani nei capelli, misurando a passi ansiosi il piccolo corridoio laterale accanto alla biblioteca; James era appoggiato con la schiena al muro, le braccia conserte, apparentemente estraneo all’intera faccenda. Il suo sguardo innaturalmente tetro fissava con estremo interesse il pavimento.
“James...mi dici come diavolo ha potuto farlo?!” continuò nervosamente il Malandrino, fermandosi davanti all’amico “Eppure credevo che ti fossi mantenuto lontano dal limitare della foresta ieri notte…era o non era questa la nostra regola più importante?”
James si strinse nelle spalle, replicando pacatamente, contrario ai suoi canoni:
“Calmati, Felpato. E’ stato solo un incidente di scarsa importanza. Probabilmente mi ha visto mentre tornavo al castello, ma non accadrà in futuro. Puoi stare tranquillo”
“Non posso pensarci, abbiamo corso un rischio tremendo. Pensa se invece della Evans ti avesse visto uno dei Serpeverde, o peggio ancora, un professore…ci avrebbero espulsi tutti! Non lo sai che siamo Animagus non registrati, e quindi, fuorilegge?”
“Certo che lo so” ribatté James seccato, agitando una mano davanti a sé “Ti ho detto che non capiterà più. E poi, dimentichi che stanotte è l’ultima notte di luna piena. La prossima ci sarà solo tra un mese e puoi scommettere che per allora se lo sarà già scordato...”
Sirius sospirò, osservando in tralice l’amico.
“E’ per lei, vero?” domandò, accigliato.
James gli rivolse uno sguardo interrogativo “Prego?”
“La Evans non ti degna di uno sguardo da ieri, e tu ti stai pentendo di averla fatta arrabbiare con quella bravata. Ecco perché sei così giù di tono in questi giorni...”
“Non era una bravata” replicò placidamente Ramoso mentre insieme prendevano a camminare lungo il corridoio alla volta della Sala Comune “Volevo solo attirare l’attenzione su di me, tutto qui”
“Non cambierai mai, James...”

*~*~*~*~*~*~*~

“Ehi, Evans! Insomma, vuoi fermarti? Andiamo, aspetta un momento! Evans!!”
Dai finestroni del corridoio del terzo piano filtrava la luce rossastra del sole prossimo al tramonto, i cui raggi s’infrangevano sul grigio pavimento di pietra in mille sfaccettature arcobaleno.
Lily Evans sbuffò irritata, voltandosi verso il Grifondoro che correva nella sua direzione. Era dalla fine delle lezioni che la seguiva, anzi inseguiva, e piuttosto insistentemente per giunta. Che scocciatore...
James Potter si fermò ansimando davanti a lei. Era senza borsa dei libri e senza mantello; la camicia bianca era sbottonata all’altezza del collo di due o tre bottoni, e le maniche arrotolate mettevano in risalto gli avambracci abbronzati e atletici. Lily gli lanciò uno sguardo apparentemente schifato.
James riprese fiato e finalmente alzò la testa, scorrendo la sua figura non troppo alta con gli occhi e osservando quasi ammaliato il gioco di luci e ombre che il sole compiva sui suoi capelli sanguigni, rendendoli animati come una fiamma.
“Che-cosa-vuoi-ancora-da-me?” scandì la ragazza caustica, stringendosi i libri al petto.
“Non usare quel tono con me Evans, non ti si addice proprio” commentò beffardo James, piegando le labbra col solito modo di fare fastidioso. Si passò una mano tra i folti capelli neri, scompigliandoli più del solito, e quel gesto la irritò ulteriormente.
“Si può sapere cosa vuoi, Potter? Ho fretta”
“Ehi, non scaldarti. Volevo parlare di quello che è successo tra noi di recente...sai, il bacio...”
“Ah, davvero? Beh, io non ne voglio parlare, spiacente” replicò Lily improvvisamente fredda come il ghiaccio, voltandosi e riprendendo a camminare con le braccia rigide attorno al petto.
“Aspetta!”
James la bloccò, afferrandole un braccio. La rossa spalancò ancora più irritata gli occhi verdi, fissando la sua mano che la serrava in una morsa implacabile.
“Lasciami subito, Potter. Te lo ripeto per l’ultima volta” disse sdegnata, arrossendo senza volerlo sulle guance “Non ho alcuna intenzione di rivangare quella storia, per me la faccenda è chiusa”
“Da come reagisce il tuo viso, non sembrerebbe proprio. Scommetto che non vedi l’ora di rifarlo, ammettilo” ridacchiò James, e i suoi occhi scuri la fissarono più a lungo del solito, quasi volessero carpirle i pensieri più reconditi. Lily arrossì, e di nuovo quel fremito di gelo e quella strana sensazione le attraversarono in un brivido la schiena innaturalmente tesa.
“Sei sempre il solito presuntuoso...lasciami” ripeté, una traccia di malcelato nervosismo nella voce, che si era fatta meno decisa di prima.
“Okay, okay”
Contrariamente a quanto si aspettava, James la lasciò, indietreggiando persino di un passo. Stupita, Lily lo vide abbassare gli occhi al pavimento, in un atteggiamento vagamente imbarazzato, e intrecciare le dita davanti a sé.
“In verità, non ti cercavo solo per dirti del bacio...”
“Ah, no?” L’altra tentò, senza grandi risultati, di risultare impassibile. Spostò il peso del corpo da un piede all’altro, tradendo il suo nervosismo. Uno spiacevole formicolio le aveva attanagliato le gambe e le braccia “E sentiamo, cosa vorresti allora?”
Il tono molto meno brusco adottato dalla sua voce fece sorridere James.
“Volevo informarti che ti sei sbagliata” rispose, con calma “Non è possibile che tu mi abbia visto la scorsa notte nella foresta proibita, perché il sottoscritto era nel suo dormitorio a quell’ora e posso provarlo...”
“Mi dispiace deluderti Potter, ma io ho visto qualcuno. E quel qualcuno eri senza dubbio tu”
“Ne sei sicura?”
“Certo. La tua zazzera perennemente in disordine è distinguibilissima, anche da una distanza di dieci chilometri”
“Io invece ti dico che non mi trovavo lì a mezzanotte” James le sorrise malizioso “Ero in, come dire, dolce compagnia…lei potrebbe testimoniarlo in caso di accusa...”
Lily si ritrovò a deglutire il vuoto. Strinse le labbra struccate, trattenendo senza volerlo il respiro. A quel punto, nel disperato tentativo di riacquistare un certo contegno, inarcò un sopracciglio, ribattendo mordace:
“Perché mi guardi così? Credi forse che sia gelosa delle tue, pfu, avventure amorose?”
“Non lo so, tu che ne dici?” replicò l’altro in tono volutamente provocatorio, fissandola con insistenza.
Lily gli diede le spalle, adesso davvero seccata.
“Vattene Potter, mi hai stancato con le tue chiacchiere. Perché non vai a provarci con qualcuna che ci crede?”
“Ma cosa posso farci se voglio solo te?”
Dopo una minuscola esitazione dettata dall’agitazione, la ragazza si voltò di nuovo, senza realmente volerlo. E, senza realmente volerlo, socchiuse le labbra rosee, rimanendo a lungo a guardare James e il suo inseparabile ghigno, come se sul suo viso ci fossero scritti i misteri dell’universo. Per un attimo ebbe l’irrefrenabile impulso di chiedergli: “Dici sul serio?”, ma poi il buon senso ebbe la meglio ed ella si risolse a rispondergli come sempre, ovvero sprezzantemente:
“Bugiardo. Tu non proverai mai nulla di profondo per nessuna ragazza al mondo. L’unico motivo per cui mi perseguiti e non mi sopporti, è perché sono molto più intelligente e più brava di te, che sei solo un perdente. Non ho mai sopportato i ragazzi che tormentano i più deboli e fanno sfoggio delle loro capacità solo per fare colpo su noi ragazze, li trovo deboli, senza spina dorsale. Anzi, vuoi sapere tutta la verità? Quelli come te mi fanno pena, non li sopporto…sì, hai capito bene…io ti odio e ti odierò per sempre, James Potter”
Lily Evans s’interruppe, il fiato mozzo, mentre i libri che stringeva con inaudito vigore al seno si alzavano e s’abbassavano al ritmo scalpitante del respiro. I battiti del suo cuore erano aumentati in maniera vertiginosa, il petto le doleva, la gola anche. La testa aveva preso a vorticarle furiosamente, la vista le si offuscava.
Mentre parlava si era fatta istintivamente avanti, mentre l’altro aveva retrocesso lentamente fino a sfiorare il muro con la schiena, spalancando man a mano gli occhi. Lily indietreggiò, improvvisamente confusa. Non avrebbe saputo dire se James si fosse risentito o no delle sue parole di aperta disapprovazione. Forse sì, a giudicare dalla sua espressione palesemente meravigliata, per non dire scossa.
Secondo il punto di vista di Lily Evans, le cose sarebbero dovute andare così, arrivati a quel punto: Potter l’avrebbe fissata e si sarebbe fatto una risata, canzonatoria come al solito, poi avrebbe confermato tutto quello che lei gli aveva – giustamente – detto, semplicemente avvicinandosi, magari prendendola per la vita come l’ultima volta, e tentando di baciarla o chissà che altro…lei avrebbe risolto tutto con un ceffone e “nemici più di prima”...
Peccato che al momento non stesse facendo nulla di tutto questo, lui.
Anzi, no. James Potter la stava fissando. Intensamente. E nello scorgere quella luce di rammarico nei suoi affascinanti occhi scuri – si trattava proprio di rammarico? O forse era solo una sua astuta manovra per farla intenerire e prenderla di sorpresa, come sempre? – Lily spalancò gli occhi marini, e si sentì improvvisamente un mostro.
Cos’ho fatto...?
Aprì la bocca, ma non riuscì ad articolare una sola parola di scuse. Avvertendo come un peso soffocante all’altezza del petto e le lacrime che pigiavano per uscire fuori a tutti i costi, si voltò e fuggì dalla sua presenza, ignorando i successivi richiami del ragazzo.

*~*~*~*~*~*~*~

Dopo aver lasciato James Potter da solo in corridoio, Lily Evans non si recò in Sala Grande per la cena. Non corse nemmeno a rifugiarsi nel suo dormitorio. Piuttosto, oltrepassò correndo a perdifiato il portone a due battenti, e senza vedere realmente dove stava andando proseguì lungo e oltre il cortile esterno. Il sole era tramontato, e la foresta proibita si stagliava buia e minacciosa all’orizzonte azzurrognolo privo di stelle.
Lily non si curò affatto della direzione che avevano preso i suoi piedi, che ormai si muovevano completamente indipendenti dalla sua mente sconvolta. Continuò a correre, mentre le parole da lei stessa pronunciate pochi minuti prima le vorticavano nella testa, aumentando il suo rimorso e le sue lacrime. Queste ultime in particolare, pungevano la pelle delicata del suo viso quasi fossero state gocce di limone.
Da quando in qua doveva sentirsi così per...per Potter?!
D’accordo, non era stata molto carina con lui. Anzi, si era comportata malissimo. Ma nonostante sapesse di avere pienamente ragione, e nonostante sapesse che Potter era solo un mascalzone, non riusciva a darsi pace per via delle brutte cose che si era sentita dire.
Perchè l’aveva fatto? si chiese più volte. Perché l’aveva detto?
Beh, se l’è meritato. Come sempre, provò a rispondersi per altrettante volte, invano. Quel pensiero isolato non bastò a cancellare il suo inspiegabile senso di colpa.
Il vento le soffiava nelle orecchie, facendole male. A parte questo, nessun altro suono la colpiva al momento. Il vociare distante dei suoi compagni che attraversavano i corridoi per andare a cena si era fatto ancora più distante, fino al punto di scomparire del tutto. Anche la luce delle candele sospese sul soffitto era svanita da tempo, lasciando il posto ad un’innaturale oscurità.
Lily rallentò gradualmente l’andatura, guardandosi intorno per la prima volta da che aveva lasciato il cortile protetto dal vento. E adesso, dov’era finita?
Non potendo più andare avanti, s’immobilizzò davanti a un gruppetto di alberi scuriti dalla notte, spalancando gli occhi e accusando un primo sintomo di spavento. La foresta proibita…era entrata nella foresta proibita senza nemmeno accorgersene?!
Evans, che sciocca!
Il cuore prese ad aumentare sin da subito i suoi battiti, rischiando di sfondarle i timpani. Deglutì il vuoto, avvertendo una puntura di panico al petto, unita allo sconcertante pensiero di una punizione imminente.
Si guardò intorno, la radura circondata da un alone opalescente e spettrale, un dedalo di rami e piante che si contorceva davanti e dietro di lei. Era finita in un vero e proprio labirinto naturale. L’aria era ferma, e il vento da qualche minuto non le schiaffeggiava più il viso. Il cielo era blu, senza stelle, e una tondeggiante luna piena spuntava in tutta la sua luminescenza al centro d’esso.
Faceva comunque freddo, poiché l’ora era tarda. Lily si strinse nella sua semplice divisa da studentessa – non aveva nemmeno il mantello con sé. Deglutì di nuovo, a vuoto. Accidenti, si era addentrata troppo, troppo stupidamente...
E tutto per colpa di James Potter.
Potter...
Chissà perché il pensiero di quel guastafeste – infatti, era tutta colpa sua se adesso lei si trovava dove si trovava – doveva raggiungerla proprio in quel momento e in quella circostanza spiacevole?
O-Ok, Evans. Mantieni il sangue freddo. Ovviamente non ti sei persa, hai solo...perso momentaneamente il senso d’orientamento. Adesso torni indietro e...
Rifletté che sicuramente qualcuno della sua casa, non vedendola rientrare in Sala Comune, si sarebbe preoccupato e avrebbe certamente chiamato aiuto. Qualcuno... Lily sospirò, socchiudendo gli occhi. Dopotutto, a chi poteva importare di lei, la secchiona asociale Evans? L’unica persona che si era mai preso la briga di considerarla, ma solo per darle fastidio sia chiaro, era proprio...
Lui.
Il pensiero le causò un’ulteriore fitta al petto. Doveva assolutamente tornare al castello. Doveva trovare James Potter, e ammazzarlo con le sue stesse mani. Perché era tutta colpa sua se adesso si trovava in quel guaio.
CRACK.
Lily si voltò di scatto, estraendo e alzando istintivamente la punta della bacchetta illuminata davanti a sé. Con gli occhi scorse freneticamente i cespugli immoti che delimitavano la piccola radura, il cuore in gola e il respiro accelerato. Cos’era stato? Un fruscio proveniente da destra e un successivo ringhio sommesso la fecero sussultare e pentire di essersi inoltrata tanto in quel groviglio di vegetazione.
Lily cominciò ad indietreggiare lentamente, ormai presa dal panico, senza staccare gli occhi sbarrati dal cespuglio che aveva cominciato a fremere minacciosamente, mentre la sua mente elaborava mille e una spiegazioni per quel fruscio, una più orripilante e feroce dell’altra. La bacchetta le scivolava dalle dita rese insensibili a causa del freddo; lei la afferrò con entrambe le mani e compì un altro passo all’indietro, deglutendo. Col piede andò a colpire una radice sporgente dal terreno umido, e il risultato fu che perse l’equilibrio e cadde a sedere per terra.
Emise un gridolino soffocato, quando un paio di occhi grossi, gialli e scintillanti emersero attraverso l’oscurità di un cespuglio secco, fissandola minacciosi. Agli occhi seguì un corpo, un corpo massiccio ricoperto di peli scuri e striature marroni lungo la schiena aggobbita. Lily impallidì, pietrificata dallo shock. L’essere aveva un muso allungato da lupo e due enormi canini giallastri rigati di saliva spuntavano dalle sue fauci socchiuse e frementi. Gli occhi brillavano, feroci, riflettendo al loro interno la luce opaca della luna piena. Un ringhio scosse quell’ammasso di nervi e muscoli, causandole l’ennesimo urletto strozzato.
Lily provò ad alzarsi, ma le gambe le si erano fatte molli come burro e non vollero collaborare. Allora puntò la bacchetta tremante di fronte a sé, pensando disperatamente ad un incantesimo per allontanare il mannaro.
Mentre ancora cercava le parole giuste, l’animale si raggruppò su se stesso e compì un repentino balzo, atterrando con un tonfo a pochi metri da lei. Lily avvertì il suo fiato selvatico e pungente sul collo e levò la bacchetta in alto, anche se ormai era troppo tardi. Il mannaro scattò di nuovo, stavolta puntando direttamente alla gola con le fauci spalancate.
“NO!”
Lily Evans serrò gli occhi, preparandosi al dolorosissimo impatto con i suoi denti letali.
Impatto che non avvenne.
Il lupo mannaro si bloccò a metà del salto, ripiombando pesantemente a terra senza nemmeno sfiorarla. Nello stesso momento un altro animale, ben più grande e aggraziato, affiorò dalla parte opposta della radura con un sonoro rimbombo di zoccoli, frapponendosi senza esitare tra lui e la ragazza.
Lily attese invano di sentirsi la pelle dilaniata da quei canini affilati. Sempre ad occhi chiusi, udì il suono di qualcosa di molto pesante che cozzava contro una superficie morbida e poi un basso ululato di dolore, seguito dal silenzio più assoluto. A quel punto si arrischiò a socchiudere gli occhi, e quello che vide la lasciò di sasso.
Il mannaro era scomparso, ma nel punto in cui si trovava poco prima c’era una larga pozza di sangue. Davanti a lei, invece, vi era l’animale più nobile che avesse mai visto. Aveva un magnifico manto grigio vellutato, e la luce della luna rendeva quasi argentata la sua elegante sagoma curvilinea. Le corna erano grigie e ramificate, ma la cosa che la colpì di più furono i suoi occhi: grandi e caldi, scintillanti ed espressivi. Dove aveva già visto quello sguardo?
Lily non si tolse dal terreno gelato; era ancora troppo scossa e respirava a fatica. Il cervo piegò un orecchio e le rivolse un lungo sguardo triste e quasi umano con i suoi occhioni color tabacco, tanto che lei avvertì uno strano brivido lungo la schiena, e non certo dovuto al freddo.
Poi, talmente all’improvviso da spaventarla, il cervo emise un verso di dolore ancora più umano e piegò le zampe, accasciandosi sul terreno umido.
Solo a quel punto Lily gridò.

*~*~*~*~*~*~*~

La prima sensazione che provò James Potter destandosi da quella specie di dormiveglia, fu una fitta tremenda al fianco destro. Qualcuno doveva avergli infilato un chiodo o qualcosa di simile nella carne, non ricordava molto bene...
La seconda sensazione, ben più piacevole, fu quella di un morbido cuscino sotto la sua testa e un altrettanto morbido e profumato materasso sotto di lui.
Poi avvertì nitidamente una mano sottile sfiorarlo con delicatezza, e a quel punto spalancò gli occhi.
Sulle prime comprese di trovarsi nel castello, anche se non sapeva esattamente dove e come vi era arrivato. Girò la testa da un lato, sempre più confuso, e notò che c’era qualcuno seduto davanti a lui. Cercò di mettere a fuoco l’immagine, senza grandi risultati.
“Come ti senti?” domandò improvvisamente una voce femminile. Una voce che conosceva fin troppo bene, solo più bassa e debole del solito.
Finalmente, la nebbia che avvolgeva la sua mente e i suoi ricordi delle ultime ore si diradò, e James ricordò tutto. E capì di essere dannatamente nei guai.
“Accidenti!”
Emise quell’imprecazione ad alta voce, balzando a sedere sul letto.
Felpato mi ucciderà, stavolta...
Respirando profondamente, fissò Lily Evans più a lungo di quanto lei gli avrebbe permesso in circostanze normali. Notò vagamente preoccupato che era molto pallida e sembrava spaventata a morte. Il che era più che comprensibile, rammentò mestamente, visto lo spettacolo a cui aveva assistito. I capelli rossi pieni di rametti e foglie secche le ricadevano sotto forma di massa informe intorno al viso bianco e sulle spalle, e la divisa era in più punti macchiata di fango. Teneva le mani appoggiate in grembo, immobili, eppure il Grifondoro era sicuro che un secondo prima quelle dita gli stavano accarezzando affettuosamente la fronte.
James aprì la bocca e provò ad articolare qualche parola, ma dalle sue labbra non fuoriuscì alcun suono. Lily lo fissava con insistenza, sul volto pallido un misto di ansia e premura. Lui si schiarì la voce, e ritentò l’impresa:
“Cos’è successo...?”
“Sei svenuto” mormorò la rossa, abbassando gli occhi verdi quasi si sentisse colpevole.
“Dove siamo?” chiese il ragazzo guardandosi intorno.
“Si chiama Stanza delle Necessità. E' un posto segreto, non verrà nessuno a cercarci” Lily si stropicciò le mani “Ho fasciato la ferita con un incantesimo, ma non so se basterà…forse dovresti farti controllare da Madama...”
“No” la interruppe bruscamente James, e lei trasalì, prendendo a tremare.
Poi James le afferrò senza alcun garbo le mani, accostando il viso al suo e piantando gli occhi scuri nei suoi ben più dilatati e perplessi. Visto che ormai non aveva più nulla da perdere, domandò nervosamente:
“Evans, devi dirmi una cosa, è importante. Il lupo...il mannaro che ti ha attaccato, sta bene? Era ferito molto grave?”
Lily lo fissò come se fosse improvvisamente impazzito “James, ma cosa...”
“Se lo sai dimmelo, Evans. Per favore"
“C-Credo di sì” balbettò la ragazza, rispondendo senza capire alla prima domanda “E’ fuggito subito dopo che tu…che il cervo…” s’interruppe, e lui le lasciò andare rapidamente le mani, che stava stringendo con eccessiva forza senza nemmeno rendersene conto.
Lily indugiò su di lui, pallida in viso. Il ragazzo sospirò, passandosi lento una mano fra i capelli, ma non per spettinarsi come al solito.
“Beh, tanto l’avresti scoperto comunque” biascicò, senza guardarla negli occhi.
“Eri tu la scorsa notte...” osservò Lily, con un tono che ostentava tutto fuorché spavento.
James si limitò ad annuire, muto.
"E sei un Animagus" aggiunse lei, ancora più gravemente.
Il moretto annuì di nuovo, ormai rassegnato al peggio.
“Non volevo mentirti, ma non avevo altra scelta...adesso mi denuncerai ai professori, non è così?” mormorò, con un sorriso stanco.
Lily sembrò rifletterci su un secondo, infine, con sua grande sorpresa, scosse la testa.
“Non potrei mai farlo...perché mi hai salvato la vita” rispose, abbozzando un minuscolo sorriso, il primo da che lui si era svegliato.
James la guardò, mentre sul suo viso sudato si affacciava un’espressione di puro sollievo.
“Evans, io...non so davvero come ricambiare...”
“Raccontami la verità” replicò Lily, accigliandosi. I suoi occhi, tuttavia, rimasero sereni “Dimmi quello che sta succedendo, James, e ti prometto che non dirò nulla a nessuno”
“Perché vorresti saperlo?” chiese lui, sulla difensiva. Non che la credesse una spia, ma non poteva mettere a repentaglio la vita dei suoi amici così, senza un buon motivo.
Lily distolse gli occhi chiari, mordendosi un labbro. Distrattamente, il ragazzo pensò che era bellissima.
“Perché ho fatto un errore ieri, e anche prima, quando ti ho detto quelle cose...perché non è vero che ti...insomma, che ti odio...non del tutto almeno” si affrettò a precisare lei, leggendo la scintilla maliziosa che aveva attraversato per un istante lo sguardo del moretto.
“Ah” fece James, incrociando le braccia davanti alla camicia strappata all’altezza della fasciatura. Quello sembrava un buon motivo; ma lui voleva saperne di più “E allora sentiamo, cosa provi per me? Davvero”
A quella domanda che non aveva proprio nulla di velato, la rossa avvampò, provando per un attimo l’impellente desiderio di strangolarlo, così da fargli sparire quel ghigno insolente dalla faccia una volta per tutte. Era incredibile, eppure gli piaceva ancora di più quando sorrideva così…anzi, ad essere schietta, gli piaceva tutto di lui.
Quella riflessione nacque spontanea nella sua mente, e Lily Evans non si pentì nemmeno per un attimo di averlo pensato.
“Non lo so” rispose con sincerità, alzando le spalle e sorridendo divertita di fronte alla sua espressione chiaramente delusa “Ma so per certo che tu, James Potter, riesci a tirare fuori il peggio di me…e sento che questo, in fondo, mi piace...”
James scoppiò a ridere.
“Vuol dire che devo stare attento a come ti tratto nei prossimi giorni, altrimenti ben presto diventerai ribelle e indisciplinata come il sottoscritt...”
S’interruppe di colpo, sgranando gli occhi scuri. Lily si era protesa in avanti, posando senza alcun preavviso le labbra sulle sue, in un tocco tiepido e appena avvertibile, leggero come le ali di una farfalla.
Nonostante le sue famose e comprovate doti di seduttore, il Malandrino James Potter, per la prima e ultima volta in vita sua, non seppe cosa fare e restò completamente immobile, come pietrificato. Poi Lily si staccò da lui, e probabilmente ebbe lo stesso suo pensiero, infatti lo squadrò piuttosto perplessa, rossa in viso.
“Ehm...quello era un grazie per avermi salvato la vita...” spiegò, temendo forse di essere fraintesa.
Ma James non ebbe il minimo dubbio. Senza dire nulla, la attirò di nuovo verso di sé. I capelli ramati di Lily gli finirono sparpagliati davanti al viso, quando finalmente prese in mano la situazione e le restituì il bacio. Al quale lei rispose priva d’indugi, stavolta senza nemmeno preoccuparsi di quello che gli altri avrebbero pensato o detto sul suo conto. Non le importava più, ormai.
Alcuni minuti più tardi, mentre lui ancora la abbracciava, tenendola stretta, Lily avvertì un nuovo sentimento farsi strada in lei, qualcosa che non aveva mai provato prima in tutti i suoi diciassette anni di vita. Qualcosa che riconduceva totalmente e inesorabilmente alla persona che le stava accanto. Quel sentimento però non era del tutto nuovo: l’aveva già sperimentato altre volte, ed era coinciso sempre con le occasioni in cui lei e James Potter litigavano, o lei e James Potter si prendevano in giro, o lei e James...
La verità, era che qualsiasi cosa facesse o pensasse, lui era sempre stato lì, paziente, ad aspettarla.
“Devo confessarti un segreto” bisbigliò James, parlandole dolcemente attraverso la nuvola di capelli rossi.
“Quale?”
“Non mi sono fatto quasi sbranare solo per far colpo su di te...”
Lily rise piano, asciugandosi una lacrima capricciosa dagli occhi. E poi lo baciò di nuovo.



"...il resto, come si suol dire, è leggenda"



.:: Fine ::.



Nda: Che ne dite?^^ Come ho detto anche prima, è una storiella senza troppe pretese, nata quasi per caso dalla mia mente degenerata. Ovviamente mi sono presa qualche licenza, ma il fatto era che mi piaceva l’idea e…beh, questo è il risultato. Il resto lo conosciamo tutti, no?^^ Questo era solo l’inizio, un mio modesto parere su come potevano essersi svolti i fatti. Naturalmente la one-shot presume un seguito, che io non ho intenzione di scrivere, ma che voi potete facilmente immaginare. Vi è piaciuta, comunque? Spero tanto di sì! Commentate per farmelo sapere, please!

Kiss,

Ginny85.

  
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