Era
una tiepida mattina di settembre, e il pallido sole autunnale splendeva con i
suoi deboli raggi su Bolton, una piccola città situata tra gli immensi centri
industriali di Liverpool e Manchester. Per i viali si vedevano numerosi
studenti camminare con zaini pesanti sulle spalle, per raggiungere le
rispettive scuole. Tra questi, solo una ragazza procedeva in disparte, lo
sguardo basso, perso nel vuoto, i riccioli castani le coprivano parte del viso
dalla chiara carnagione.
“Calma
Emma, calma…è impossibile che qualcuno ti riconosca…”
Con
la coda dell’occhio sbirciava gli studenti che le camminavano intorno. Tutti
avevano lo sguardo rivolto altrove, e nessuno, per fortuna, si stava curando di
lei.
“Forse
è la volta buona che arrivo a scuola tutta intera…E in orario…”
Ecco, vedeva già la sua università, la Bolton
University, mancavano una cinquantina di metri, era salva…
-Scusa? Sai che ore sono?- era la voce di una
ragazza bionda, con gli occhi azzurri, circa della sua età.
-No, adesso non posso fermarmi, devo andare!-
rispose la ragazza nel modo più gentile che conosceva.
-Io credo di averti già visto da qualche parte!-
disse la biondina cercando di sbirciare sotto i lunghi capelli di Emma.
-No, io credo proprio di no!-, e mentre cercava di
sistemarsi la camicia le cadde un libro e si inginocchiò per raccoglierlo. Il
suo sguardo incontrò quello dell’altra ragazza, che riconobbe quegli occhi.
-Tu sei Emma Watson!!!-
“Brava
Emma! Così impari a parlare prima del
tempo!”
-No, mi spiace, ma io mi chiamo… Tracy!-
-Ah!- replicò la biondina dispiaciuta, -Comunque le
assomigli molto!- e detto questo se ne andò per la sua strada lasciando Emma
libera di proseguire verso scuola.
Erano
le otto in punto ed era finalmente riuscita a raggiungere la sua classe,
composta da sette ragazze (inclusa lei) e dodici maschi, i quali non avevano
occhi che per la povera Emma.
“Eccomi
di nuovo qua: un’altra lunga giornata scolastica mi attende! Chissà che cosa
sta facendo ora lui? Con chi sarà?”
Questo si chiedeva la ragazza mentre salutava il
professor Whitter seduto alla cattedra:
-Vedo che siamo riusciti ad arrivare in orario una
volta tanto, signorina Watson!-
-Sì,
prof!- si limitò ad affermare la ragazza senza replicare.
-Va bene ragazzi, aprite il libro a pagina sei che
oggi ripassiamo algebra.-
Anche Emma da brava scolara prese il suo testo e
cominciò a leggere in silenzio. Poi, all’improvviso il professor Whitter si
alzò dalla cattedra e annunciò alla classe:
-Ragazzi, stavo per dimenticarmene! Fra tre giorni
arriverà un nuovo alunno. Per ora non vi dirò come si chiama, ma appena avrò
qualche notizia in più vi informerò. Ora tornate a ripassare: ho intenzione di
interrogare tre persone!-
Gli studenti continuarono a leggere, ma qualche
volta si sentiva una specie di brusio e si riuscivano a distinguere alcune
parole:
-Chissà da dove viene!- diceva Lora Flabbren, una
ragazza mora di occhi e di capelli, portati molto corti e con qualche meches
bionda.
-Da quanto ne so io è proprio lui a non voler far
sapere chi sia!- replicava Mary Richmord, una ragazza biondissima con gli occhi
verde smeraldo.
-Secondo me è uno che ha qualche problema!- diceva
Michael Giandko, con capelli rossi e occhi azzurrissimi e con un sorrisino
stampato sulla faccia.
-Per me è straniero!- affermava deciso Toby Mcgiffin,
un ragazzo alto, magro e snello, molto carino, con i capelli castano chiaro e
gli occhi che erano un misto tra il blu e il viola; il ragazzo numero uno nella
lista dei pretendenti per Emma.
La ragazza, infatti, aveva qualche problema ad
ambientarsi, non perché lei fosse troppo introversa, ma i compagni tendevano a
considerarla una ragazza che poteva avere tutto e subito, che non aveva bisogno
né degli amici, né di aiuto. Questo valeva soprattutto per le ragazze, tranne
Mary e Lora, che uscivano spesso con Emma e finivano per doversi nascondere
dietro ad un cespuglio affinché i paparazzi smettessero di seguirle.
La giornata continuò con due ore di italiano con la
professoressa Danmarbiff, un’ora di sociologia con la professoressa Kinberly e
un’ora di pratica con il professor Fernis.
Il giorno
seguente
La
mattinata fu un vero mortorio, la spiegazione di Whitter sulla teoria della
“fusione nucleare” provocò nei ragazzi un vero attacco di sonno. Quanto ad
Emma, lei aveva ben altro da fare. Tutto il suo diario era tappezzato di cuori
e scritte, riguardanti un suo… carissimo amico…
“Se
solo lui fosse qui…” pensava ogni tanto la ragazza, e ogni suo pensiero veniva
accompagnato da un sospiro assente.
Finalmente
era giunto l’intervallo ed Emma diede libero sfogo ai suoi desideri,
cominciando a giocherellare con la penna e a osservare la pagina bianca del
diario che quel giorno doveva iniziare scrivere:
Bolton, 25 settembre
Caro diario,
mi sento strana: so che qualcosa deve
accadere e ho un insolito presentimento. Ora ti lascio, continuerò a scriverti
finita scuola, perché sta arrivando Faith (quella smorfiosa!!!), …
Baci baci!
Tua
Emma
-Ciao,
“Hermione”…- la salutò Faith con il suo solito tono velenoso. Velenoso, e
inconfondibile… purtroppo!
-Ciao
Faith…- le rispose gentilmente Emma, anche se in realtà il suo pensiero era un
altro.
“Ma
questa non la pianta mai di rompere!”
-Io
so chi è!- esclamò ad un tratto la vipera, sfoderando uno dei suoi migliori
sorrisi da “Signorina-io-so-tutto-sto-solo-aspettando-che-vi-inchiniate-alla-mia-magnificenza”…
Emma
la fissò sbalordita, tra l’incredulo e il preoccupato.
“Ma
ti senti bene?” era quello ciò che voleva chiederle, ma naturalmente non lo
fece.
-Come
prego?- chiese, cercando di sorridere, anche se in realtà non aspettava che
l’occasione buona per pestarla a sangue: tale era la simpatia che provava!
-Io
so chi è il nuovo alunno!- ripeté la rossa, mentre i suoi occhi verde pallido
fissavano con morbosa attenzione il diario su cui Emma aveva scritto fino a pochi
attimi prima.
Certo,
Faith non era quel genere di ragazza che una voleva avere per amica. Piuttosto
bruttina e molto piccola per la sua età, con un senso dell’umorismo “mooolto
basso”, era nota soprattutto per le sue capacità di “lingua lunga”… Peggio di
così…
-Ah,
davvero? E immagino che non me lo diresti neanche sotto tortura?-
-Brava
signorina “Granger”; sappi mia cara che il solo fatto che tu sia un personaggio
noto al pubblico infantile, non ti permette di poterti pavoneggiare per i
corridoi come meglio credi!!!-
Emma
stava per scoppiare: voleva riuscire a fronteggiare l’avversaria tirando fuori
tutto il suo coraggio, ma fortunatamente, proprio in quel momento, le si
avvicinò Lora che la prese per un braccio facendola allontanare da Faith.
-Credo
di averti salvato la vita!- le disse.
-Sì
Lora e ti ringrazio.-
Le
due amiche si avviarono per i corridoi, chiacchierando. Tuttavia, Emma non
riusciva a dimenticare le parole che Faith le aveva detto pochi attimi prima.
Sapeva veramente chi era il nuovo alunno? E da dove veniva questo misterioso
ragazzo?
Emma
non ebbe il tempo di pensarci su: arrivate all’angolo del corridoio che
divideva il primo anno dal secondo, le apparve l’immagine di Clark Fehym, un
ragazzo di due anni più grande. Era un ventunenne alto, muscoloso e con corti
capelli castano chiaro; al lobo sinistro scintillava un orecchino ad anello, e
i suoi occhi blu notte fissavano Emma, completamente incantati.
-Ciao
Emma!- la salutò lui con un largo sorriso stampato in volto.
“E
questo da dove sbuca?”
-Ciao…
Non mi sembra di conoscerti… ci siamo già visti da qualche parte?-
-Non
credo, perché mi sarei sicuramente ricordato di te!-
“Questa
è vecchia come il mondo!”
-Quindi
immagino di dovere quest’onore per via del mio lavoro?-
-Suppongo
di sì!- disse il ragazzo gaiamente circondando le spalle di Emma con un
braccio.
Lora
osservava la conversazione imperterrita, guardando prima uno, poi l’altro. Si
chiedeva infatti per quanto ancora sarebbe durata.
-Ehm…
bene! Ora scusaci Clark, ma dobbiamo andare in palestra per l’ora di educazione
fisica! Saluta il tuo nuovo amico Emma!- la incoraggiò Lora.
-Sì,
certo. È stato un piacere conoscerti!- rispose serena, come se fosse abituata a
dire quella frase.
-Il
piacere è mio! Spero di poterti conoscere meglio un giorno!-
“Quanto
ad originalità con i complimenti siamo messi male e mi dispiace, ma…”
-Certo,…
magari! …Chissà!- commentò Emma per poi alzare i tacchi e dirigersi verso la
palestra affiancata dalla sua amica.
Dopo
aver percorso il corridoio per qualche metro, Lora ruppe il silenzio:
-Cara
la mia Emma, ti rendi conto che hai fatto colpo su uno dei ragazzi più carini
della scuola?-
-Sì,
lo so, ma mi spiace deluderti: il motivo per cui è successo è perché sono
famosa e basta!-
-Quindi
lo lasci a me?-
-Più
che volentieri, Lora! A parte gli scherzi,- fece Emma divenendo seria in volto,
-ci sono giorni in cui io proprio non vorrei essere così popolare! Ti giuro che
non hai idea di quanto questo possa farti soffrire: vedevo i miei genitori
molto poco quando ero piccola, poi sul set mi accompagnavano a fare le riprese
e stavano con me. Ora li vedo solo a Natale e quasi sempre mia mamma è via per
lavoro.-
-Posso
capire che ci siano dei lati negativi in quello che è successo in questi ultimi
otto o nove anni, ma ti rendi conto di quanta fortuna hai avuto? Ci sono
persone che avrebbero fatto di tutto per diventare la coraggiosissima e
intelligentissima Hermione Granger!- replicò Lora cingendola la vita con un
braccio.
-Credo
di sì, ma… non è facile da spiegare!- disse Emma abbassando lo sguardo.
-Cosa
è difficile signorina Watson?- disse Mary, che raggiunse le due amiche dal
fondo del corridoio.
-Nulla!
Ho paura che la nostra “Hermione” abbia avuto una piccola crisi d’identità!
Parlava in un modo talmente “perfetto” che sembrava davvero quella piccola
maga!- fece Lora scherzando.
Emma
risollevò il viso e fissò attentamente le amiche che la guardavano sorridendo:
finalmente era riuscita a capire quale fosse quel sentimento che in due sole
persone aveva trovato fin d’ora: l’amore. Una di queste era la sua adorata
nonna, con la quale aveva vissuto fino agli undici anni e l’altra,…
“Ho
trovato altre due persone speciali come te!” pensava la ragazza riferendosi al
soggetto dei suoi sogni mentre abbracciava le sue due uniche vere amiche, oltre
a Bonnie Wright, che interpretava Ginny Weasley.
Appena
si staccarono si diressero verso la palestra. Emma era felice di aver trovato
due persone così belle e che le volevano bene, non per quanto lei “fosse
Hermione”, ma semplicemente per la ragazza che ama divertirsi e che ha bisogno
di tanto affetto.
Entrarono
nello spogliatoio femminile e cominciarono a cambiarsi mentre “la carissima
Faith” cinguettava con due alunne di lei molto più grandi. Emma non le dette
peso e aprì una tasca della borsa: non si ricordava ciò che le aveva messo
dentro, ma sapeva che era successo anni prima, dato che quella sacca l’aveva
portata con sé per tutti gli Studios. Anche se era incuriosita decise di non
guardare il contenuto e, malgrado che Faith non le toglieva gli occhi di dosso,
continuò a cambiarsi imperterrita.
La
lezione si svolse abbastanza rapidamente e quando finì le si avvicinò Toby che
le disse:
-Hai
due secondi per parlare?-
Emma,
facendo segno a Mary e Lora di andare, si fermò ed affermò col capo.
-Volevo
chiederti se in uno di questi giorni ti va di stare un po’ assieme: che ne
dici?- chiese tutto d’un fiato.
-Ti
ringrazio Toby,- rispose Emma sinceramente, -ma non lo so veramente.-
-C’è
di mezzo qualcun altro vero?-
Emma
era quasi sconcertata dall’intuizione di Toby:
“Ma
come diamine a fatto a capirlo?”
-Il
tuo silenzio afferma quello che pensavo!- disse il ragazzo deluso, che si voltò
e salutandola raggiunse Michael e altri compagni della sua classe.
Emma
non voleva farlo soffrire così, dato che era un bravo ragazzo, sempre
disponibile con chiunque. Ancora un po’ sconvolta Emma ritornò in spogliatoio
per poi cambiarsi e raccontare tutto alle amiche che ascoltavano esterrefatte:
-Così
hai dato buca non solo a Clark, ma anche al povero Toby?- disse Lora divertita.
-Sì
e mi è dispiaciuto fare questo a Toby!- disse Emma.
-Non
ti devi preoccupare!- affermò Mary, - A Toby ci penso io: siamo amici da una
vita, ma… cos’è successo con Clark?-
Nell’istante
in cui Emma tentò di rispondere le si avvicinò Faith, che lesse ad alta voce:
-Trattato
dalla lettera ad Emma Watson: Cara Emma, se tu stai leggendo queste poche righe
vuol dire che,…- ma in quel momento le venne
strappato il pezzo di carta dalle mani ed Emma si affrettò a nasconderlo nella
sua borsa.
“Come
si è permessa quell’insulsa vipera di rubare dalla mia tasca della borsa!”
pensò furiosa.
-Come
sono in pena signorina “Granger” di averti dato un dispiacere! Immagino che a
scriverla sia stato quell’idiota del signor “Weasley”, giusto?-
-Rupert
non è un idiota, ma è simpatico e divertente!- replicò Emma infuriata, ma Faith
non mollava:
-Mi
spiace ancor di più allora che un bravo e bel ragazzo come “Harry Potter” si
venga a rovinare la vita dietro ad una come te, “Granger”!- affermò decisa la
nemica.
Emma
non riuscì più a trattenersi e cercando di non urlare troppo disse:
-Come
puoi permetterti di parlare così dei MIEI amici? Dimmelo che ce l’hai con me
perché sono quaranta volte MEGLIO DI TE! AMMETILO! Ti giuro che ne ho sentite
tante su di me e alcune erano molto brutte, ma neanche quando io e Tom
recitavamo il signor “Malfoy” riusciva a farmi diventare tanto furiosa!!!-.
Per
la prima volta in tutta la sua vita, Faith fu zittita da Emma, che ancora
alterata uscì dallo spogliatoio con Mary e Lora.
Le
due amiche continuavano a complimentarsi con lei per il bel lavoro svolto ed
Emma ne fu sollevata, dato che credeva di aver esagerato. Era finalmente
riuscita a dimostrare alla sua peggior nemica quanto davvero valesse Emma
Watson e ne era entusiasta.
Mi
permetto di dedicare un piccolo commento su delle autrici di fanfiction alle
quali devo molto, se non tutto il mio racconto: innanzitutto alla
simpaticissima Carol87 con la speranza di leggere presto il tuo “innominato”
racconto; a Sunny le cui storie sono incredibili con la “I” maiuscola; a
Petronilla che mi ha fatto capire cosa significhi scrivere una fanfiction; a
Robix che a scritto delle storie molto belle e intricate e alla quale devo
molto. Mi auguro di poter leggere una vostra recensione sul sito e vi assicuro
che mi mandereste al settimo cielo.
Infine alla “proprietaria”, Erika che ha creato un
sito stupendo va il mio più caloroso ringraziamento.