Erano passati ormai due giorni
dalla sfuriata tenuta con Faith e proprio quel mattino sarebbe arrivato il
nuovo compagno di classe.
Emma era molto eccitata a questa idea, ma non poteva
negare che non era contenta della litigata: non è il tipo che ritorna sui suoi
passi, ma non le piace reagire di impulso. Quel mattino, anche a causa di
questi pensieri, si era alzata abbastanza presto e mancavano ancora tre ore
all’inizio delle lezioni. Si trovava nel suo appartamentino nel quale viveva
sola con Rufy, il suo gatto persiano di appena due anni. Emma aveva messo molta
cura nell’arredarlo in modo tale che assomigliasse alla stanza d’albergo nella
quale viveva durante le riprese, per sentirsi di più a casa. Le pareti erano di
un giallo ocra appena percettibile alla vista e ricca di mobili in legno di
ciliegio e betulla e mensole con sopra le foto dei genitori, di suo fratello
Alex e della nonna Freda, di Bonnie, di Rupert e di Daniel con la sua solita
aria ribelle, che sfoggiava un look rockettaro. La casa era composta dal
soggiorno molto ampio, la piccola cucina affiancata dalla bella sala da pranzo,
la camera matrimoniale, il bagno color vermiglio, la stanza degli ospiti e
l’enorme terrazza che dava libero sfogo all’immaginazione di Emma.
La ragazza fece in tempo a farsi una doccia e
vestirsi: indossava uno stupendo top blu notte, che stava sopra ad una
maglietta a spalla larghissima verde acqua, dei calzoni lunghi color panna e
delle scarpe sportive nere. Finito ciò cominciò a preparare il materiale di
studio e la sacca da ginnastica: appena le posò gli occhi sopra si chiese se
non fosse il caso di aprirla e quando si convinse che non poteva aspettare
oltre le si precipitò addosso come una furia e iniziò a leggere la lettera che
Faith aveva rubato dalla tasca.
Londra, 21 Agosto
Cara Emma,
se tu stai leggendo queste poche righe vuol dire che la
nostra avventura è finita. Ho lasciato una lettera simile anche a Rupert e
volevo solo farvi sapere quanto voi due siete stati importanti per me. Mi avete
aiutato tanto a crescere in questi anni della mia vita e sappiate che vi vorrò
per sempre un mondo di bene.
Venendo a noi, volevo solo dirti che io mi sono divertito
con te come mai mi era successo fino ad ora: ti ricordi quando abbiamo
attaccato sulla schiena di Robbie la scritta “PRENDIMI A CALCI”? Non credo di aver mai riso così tanto! Spero
che per te sia stato lo stesso e ti prego di chiamarmi ogni tanto, solo per
sapere come stai e come vanno gli studi.
Non cercare di assomigliare ad Hermione perché la mia
Emma è cento volte meglio di lei! Io sono in campagna, dai miei nonni a Londra
e se vuoi passarmi a trovare, anche solo per parlare, non esitare a farlo!
Ti auguro tanta felicità e soddisfazione, sperando un
giorno di poterti rincontrare (magari anche su di un set!).
Voglio tanto bene sia a te che al quel matto di Rupert!
Vai così mia piccola strega: sei grande!
Un bacio grande e solo per te,
Daniel
Emma alzò lo sguardo dalla lettera con le lacrime
agli occhi: la persona che tanto amava provava qualcosa per lei. Probabilmente
non era amore, ma questo le bastava comunque. Aveva finalmente capito che
qualcosa tra loro c’era stato: una amicizia fortissima e quasi indistruggibile,
forse solo dal tempo o dalla lontananza.
“Non riesco ancora a crederci!” pensava felice,
mentre si sedeva alla sua scrivania contemplando il ciondolo d’argento che
Daniel le aveva regalato come ricordo di tutto quello che avevano passato
assieme. Esso terminava con la saetta, simbolo noto come la cicatrice che porta
in fronte Harry Potter e Dan le disse prima di donarglielo:
-Finchè avrai con te questo ciondolo il nostro trio
non potrà mai venire distrutto!-
Emma capì subito che si stava riferendo anche a
Rupert, malgrado fosse consapevole che le “vere avventure” sul set le avevano
vissute solo lei e Dan.
“Dimmi che prima o poi ti rincontrerò!” continuava a
chiedere a quell’oggetto e a stringerlo forte con la mano.
Dopo pochi attimi le squillò il telefono. Erano
circa le nove del mattino e non riusciva a immaginare chi potesse essere la
persona che la chiamava tanto presto. Un po’ titubante rispose:
-Pronto?-
-Ciao Emma!-
La ragazza riconobbe subito quella voce e appena
sentì pronunciare il suo nome urlò felice:
-Rupert! Dove sei? Come stai? È una vita che non ti
vedo!-
-Sono felice anch’io di sentirti!- rispose il
ragazzo allegramente,- Sono in Europa: faccio un viaggio con la mia famiglia e
non so bene che ore siano lì da te, ma qua in Grecia sono le undici del
mattino!-
-Beh, qua le nove! Dimmi: con chi sei?-
-Sono con i miei genitori e… Elizabeth.-
-Stai scherzando? Quella Elizabeth che conosco io?-
-Credo proprio di sì!-
-Sono davvero felice per te!!! E come va la storia con
questa tua truccatrice nonché fidanzata?- chiese Emma scherzosamente.
-Molto bene, grazie! E tu? Raccontami: sei ancora la
solita “signorina Granger” in cerca di un intelligentone tutto cervello e pochi
muscoli?-
-Per vostra informazione “signor Weasley”, io non
sono mai andata alla ricerca di un tipo così: diciamo solo che non lo voglio
stupido!-
-E non è che la nostra “Hermione” fila ancora dietro
ad “Harry Potter”?-
Emma avvampò improvvisamente:
“E lui come le sa queste cose?” si chiese tra sé e
sé.
-No, Rupert! Non credo che ad “Hermione” piaccia il
signor “Potter”!- concluse cominciando a scaldarsi un po’.
-Va bene, lady Watson! Sempre ai suoi ordini! Ora ti
devo lasciare: c’è mia madre che si sta arrostendo in spiaggia e la vado a
riprendere prima di trovarmela carbonizzata!- disse ridendo.
-Ti lascio, allora! Mi ha fatto molto piacere
sentirti! Ciao!!!-
-Anche a me! Ti richiamo fra qualche giorno! Stammi
bene! Ciao!-
E detto questo riattaccarono entrambi il telefono.
“Così Elizabeth e Rupert stanno insieme: come è
strana la vita!” pensò, mentre prendeva giacca, cappello e sciarpa per
dirigersi verso la scuola.
Emma aveva proprio ragione: Elizabeth era entrata a
far parte del “cast” solo negli ultimi due anni. Per la verità era una delle
truccatrici, ma a volte faceva da comparsa come abitante di Hogsmade o qualcosa
del genere. Lei e Rupert si erano conosciuti per caso, dato che lui si era
sbagliato a mettere casacca: aveva indossato la sciarpa dei Grifondoro con i
pantaloni di un Serpeverde e il maglione di un Tassorosso. Insomma, la scena si
presentava alquanto comica, ma Elizabeth si innamorò comunque di lui.
Emma aveva anche notato quanto Rupert fosse rimasto
un “bambinone”: sempre pronto a scherzare e usare termini poco fini per un
ragazzo di ventun’anni.
“Eppure lui è innamorato e felicemente fidanzato,
mentre io sono qui da sola, persa in questa città e lui,… Ma perché sto a
chiedermelo! Lui sarà sicuramente alle Maldive o in un posto del genere a
godersi ragazze stando spaparanzato su di uno sdraio.” e pensando questo era
divertita nell’immaginarlo con il suo cocco fresco in bocca affiancato da
ragazze che muovevano il bacino attorno a lui.
Ormai percorreva quel marciapiede da quasi dieci
minuti e ancora una volta le si presentò d’innanzi a sé il solito scenario:
l’università. Pensando a tutto quello che le era successo, per la prima volta
riuscì a vedere quell’edificio grigio, tetro e scuro, quasi le pareva d’aver
davanti una prigione. Dopo però le si posò lo sguardo su dei ragazzi che parlavano
e si fermò ad osservarli: avranno avuto circa tredici o quattordici anni e
riusciva ancora a vedere quella “spensieratezza bambina”, che quando se ne va è
impossibile dimenticare.
“Diverrete grandi anche voi un giorno!” si diceva,
“Imparerete cose che vi sorprenderanno e conoscerete finalmente l’amore,… ma
potrà farvi soffrire.” concluse meditabonda e con un fare nostalgico distolse
lo sguardo e se ne andò per la sua strada.
Stava facendo i primi gradini dell’entrata quando
suonò la prima campanella e decise di affrettare il passo:
“Muoviti Emma o arrivi in ritardo!”
Per il corridoio incontrò la sua classe che si
avviava all’aula. Mettendosi in coda senza far finta di nulla, Emma entrò in
aula, salutò il professor Fernis con un sorriso che egli sembrava ricambiare.
Mary la salutò e così fece pure Lora che si trovava
di fianco al suo banco. Appena tutti gli alunni presero posto il professore
iniziò la lezione dicendo:
-Ragazzi oggi avremo un nuovo alunno! Aspetto a
dirvi come si chiama e raccomando soprattutto a voi ragazze di non saltargli
addosso subito,…-
-Neanche fosse Leonardo Di Caprio o Brad Pitt!-
commentò Micheal.
-La ringraziamo signor Giandko, ma le dispiacerebbe
farmi continuare?… Grazie,… insomma vi dicevo che questo ragazzo vorrebbe
rimanere nella maggior riservatezza possibile… ed inoltre ha un anno in più di
voi, dato che comincia gli studi da oggi.- il professor fece una pausa, ma poi
aggiunse:
-Ecco a voi ragazzi un nostro nuovo alunno e vostro
compagno di classe: il signor Daniel Jacob Radcliffe!-
Emma rimase pietrificata: aveva sentito bene! Era
proprio QUEL Daniel Radcliffe!
“No,” si convinse subito, “avranno solo lo stesso
nome!”
-Signor Radcliffe? È pregato di entrare il aula!-
Dalla classe salì un mormorio di voci che si
chiedevano se fosse davvero lui e quando il ragazzo entrò, con quegli occhi
chiari e inconfondibili, vestito con jeans blu spento e maglietta bianca a
maniche lunghe che delineava perfettamente il suo fisico oramai non più
ragazzino, disse:
-Buongiorno a tutti!… Credo che da parte mia non ci
sia bisogno di presentazioni!-
Emma voleva sprofondare: cercò di farsi piccola,
piccola nel suo banco in penultima fila all’estrema sinistra e guardò con aria
circospetta attorno a sé.
-Perfetto: quindi oltre a “Hermione Granger” ci
tocca anche “Harry Potter”!- disse sottovoce Linda, una ragazza con capelli
neri e ricci, molto amica di Faith.
-Bene, bene! E immagino che tu sia contenta, vero
Emma?- disse la vipera con un tono di voce molto alto, affinché tutta la classe
potesse sentirla.
Daniel posò quindi gli occhi su Emma, malgrado fosse
ancora in piedi, davanti alla lavagna. La ragazza sorrise e Dan ricambiò il
saluto strizzandogli l’occhio.
-Giusto!- fece il professore, -Dimenticavo che il
signor Radcliffe e la signorina Watson hanno lavorato assieme e quindi si
conoscono!- poi si rivolse a Daniel e spiegò, - Se preferisce trovarsi più a
suo agio può sedere accanto a lei, se desidera.-
D’un tratto tutta la classe rivolse gli occhi ad
Emma e lei annuì a Daniel e gli fece segno di prendere posto davanti, nel banco
vuoto. Dan fece per dirigersi, quando Toby uscì con una domanda:
-Come è stato lavorare con Emma?- chiese con aria di
sfida.
-Non credo che il signor Radcliffe sia qui per
rispondere a queste domande, signor Mcgiffin!- lo rimproverò il professore.
-Al contrario,- rispose Daniel cortesemente, - se il
professore acconsente e voi volete risponderò volentieri a qualche domanda!-
Il professor Fernis annuì col capo e Toby ripeté la
domanda. A quel punto Daniel rispose:
-Con Emma, Rupert e tutto il cast ho vissuto molti
dei momenti più belli di tutta la mia vita fino ad adesso,- disse spostando lo
sguardo su Emma, - e immagino che stando qui ne vivrò altri con Emma. Magari
simili al binario nove e tre quarti!-
-Che cosa significa?- chiese Lora che osservava
morbosamente prima Daniel poi Emma, mentre Mary giocherellava con una penna.
-Nulla di preciso: la nostra avventura, mia e di
Emma è iniziata dal binario nove e tre quarti ed è da qui che è cominciata
anche per Harry, Hermione e Ron. È una specie di detto che ci tramandiamo-.
Emma scrutava gli occhi di Daniel e finalmente
riuscì a capire quanto era cambiato e maturato nel corso di un anno, oltre ad
essere diventato ancora più bello.
Finalmente le domande finirono e Daniel poté prendere
posto davanti ad Emma. Non si parlarono, ma appena la lezione fu finita Dan si
girò e le disse, non distogliendole gli occhi dal collo:
-Vedo che hai apprezzato il mio regalo! Sono
contento, poi ti va di andare a parlare dopo scuola: magari pranziamo assieme,
ok?-
Emma toccò la catenina e sfoggiando uno dei sorrisi
più belli che possedeva disse:
-Va bene, ma il posto lo scelgo io: l’ultima volta
abbiamo mangiato tailandese senza saperlo!-, i due ragazzi scoppiarono a
ridere.
“Finalmente i sogni si avverano!”